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"Inedito, di sera" 16/06/2022

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Forse è solo un gufo di palude, che bagna le ali nell’acqua.

Però poi, quando il rumore esterno smette, non smette

davvero, perché continua nella mia testa, picchia picchia,

con insistenza, con nostalgia, come un ricordo. E allora

sembra uno strangisso, uno strisciullo o un fucullo e mi

chiedo se sto sentendo bene, perché potrebbe essere anche

una scazzola o l’olurnario, ma no, sono abbastanza sicurǝ: è

la santuccia e poi il coccicone, la dimattera, il confuorto, il

ramaccino, e da lontano sento anche la martazia, la

verdacciola, mi sembra il Galileo e tanti, tanti palmirelli. Ci

sono sicuramente un digenovasso e il paolella, sempre

insieme, infine eccolo lì, il romanoccolo, così vicino da

poter essere facilmente catturabile con una jetball.

Attenti se li incontrate. Non è facile approcciarli.

Alla fine, non è molto diverso da prima, quando sentivamo i

vecchi, gli antichi, gli estinti: il Dromornitide di Stirton, il

Pelagornis chilensis, l’Asteriornis, l’Uccello elefante, il Moa.

I grandi dinosauri volanti della nostra infanzia che

pensavamo fossero rettili e invece avevano le piume.

Di giorno il rumore cessa, si spegne, scompare. Per fortuna

qui è ancora notte.

Speriamo di non finire come Dodo.

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