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IL GIOCATORE Fedor Dostoevskij

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Roulettenburg non sarei partito tanto facilmente e che proprio lì si sarebbe

immancabilmente prodotto un qualche mutamento radicale e definitivo nel

mio destino. Sentivo che così doveva essere e così sarebbe stato. Per

quanto possa sembrare ridicolo che io mi aspettassi tanto dalla roulette,

tuttavia mi sembra ancora più ridicola l'opinione corrente, accettata da

tutti, che è sciocco e stupido aspettarsi qualcosa dal gioco. Perché mai il

gioco dovrebbe essere qualcosa di peggio di qualsiasi altro modo di

guadagnare del denaro, per esempio del commercio? È vero che c'è

soltanto uno su cento che vince, ma che me ne importava?

Comunque, avevo deciso fin dall'inizio di non cominciare nulla di

serio per quella sera e di limitarmi a guardarmi intorno. Avevo stabilito

che quella sera, se fosse successo qualcosa, ebbene sarebbe successo come

per caso e senza rivestire una particolare importanza. Per giunta era

indispensabile studiare bene il gioco giacché, nonostante le mille

descrizioni del gioco della roulette che avevo sempre letto con tanta

avidità, non avevo capito assolutamente nulla della stessa organizzazione

del gioco fino a quando non l'ho visto coi miei occhi.

Anzitutto ogni cosa mi sembrava sporca, voglio dire qualcosa di

moralmente sporco e schifoso. Non intendo affatto parlare di tutti quei visi

avidi e inquieti che a decine, o addirittura a centinaia, circondano le tavole

da gioco. Io non vedo assolutamente nulla di sporco nel desiderio di

vincere quanto più è possibile nel più breve tempo; mi è sempre sembrato

terribilmente sciocco il modo di pensare di quel moralista sicuro di sé e

ben pasciuto che alla giustificazione di chi gli faceva osservare che «si

gioca puntando poco,» replicava: «tanto peggio, perché anche il guadagno

è piccolo.» Come se l'avidità di un guadagno meschino non sia la stessa

cosa che l'avidità di uno grosso! In realtà è una questione di proporzioni:

ciò che per Rotschild è un'inezia, per me può essere la ricchezza. Quanto

poi alla vincita e al guadagno, la gente non soltanto alla roulette, ma in

tutto il resto non fa altro che contendersi e vincersi l'un l'altro qualche

cosa. Se poi il guadagno e il lucro in generale siano di per se stessi

schifosi, questa è un'altra questione. Ma non ho intenzione di risolverla

qui. Siccome io stesso ero ossessionato in sommo grado dal desiderio di

vincere, tutta questa avidità di guadagno - questa sporca avidità di

guadagno, se volete - al momento di entrare nella sala era per me qualcosa

di familiare, quasi d'innato. La cosa più simpatica è quando non si fanno

cerimonie e si agisce apertamente, alla luce del sole. E perché poi si

dovrebbe ingannare se stessi? Questa è proprio l'occupazione più vuota e

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