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IL GIOCATORE Fedor Dostoevskij

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delle particolari circostanze che io, forse, più tardi le spiegherò; intanto,

però, la smetta. Che razza di sciocchezze son queste! Io ho bisogno di lei,

e del resto lei stesso ha promesso di mettersi al mio servizio. Si ricordi

dello Schlangenberg! La prego di dimostrarsi obbediente; anzi, se fosse

necessario, glielo comando. La sua P.

P.S. Se lei è ancora arrabbiato per ieri, la prego di perdonarmi.»

Quando ho letto queste righe mi è parso che tutto mi si confondesse

davanti agli occhi, le labbra mi si sono illividite e ho preso a tremare. Quel

maledetto francese era lì in attesa con un'aria di ostentata discrezione, e

aveva perfino distolto gli occhi da me come per non rilevare il mio

turbamento. Sarebbe stato meglio se mi si fosse messo a ridere in faccia!

«Sta bene,» ho risposto, «dica pure a mademoiselle che stia

tranquilla. Mi permetta comunque di chiederle,» ho aggiunto con asprezza,

«perché lei ha tardato tanto a consegnarmi quel biglietto. Mi sembra che

invece di chiacchierare di sciocchezze lei avrebbe dovuto cominciare

proprio da questo... visto che era venuto da me con quest'incarico.»

«Be', io volevo... in generale tutto questo è così strano che lei scuserà

la mia naturale impazienza. Ero impaziente di sapere al più presto dalle

sue stesse labbra quali fossero le sue intenzioni. Del resto non so cosa

fosse scritto in quel biglietto e pensavo che non ci fosse tanta fretta di

consegnarglielo.»

«Capisco. Le era stato semplicemente ordinato di consegnare il

biglietto solo come ultima risorsa, e di non consegnarlo invece affatto se

fosse riuscito ad aggiustare la cosa a parole. È così, vero? Lo dica

francamente, signor De Grieux!»

«Peut-être,» ha risposto il francese con aria particolarmente reticente

e fissandomi con uno strano sguardo.

Ho preso il cappello; l'altro è uscito con un cenno del capo. Mi è

parso di veder aleggiare sulle sue labbra un sorriso canzonatorio; e del

resto poteva forse essere altrimenti?

«Noi due faremo i conti, francesino della malora, vedremo chi la

spunterà!» borbottavo fra me scendendo le scale. Non riuscivo ancora a

raccapezzarmi, proprio come se mi avessero dato una bastonata in testa.

L'aria fresca mi ha un po' rinfrancato. Dopo qualche minuto, quando ho

cominciato a vederci un po' più chiaro, mi si sono presentati nettamente

alla mente due pensieri: primo, che da tali sciocchezze, da certe

inverosimili minacce formulate per monelleria il giorno prima quasi di

passata da un ragazzaccio, si era improvvisamente levato un allarme così

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