IL GIOCATORE Fedor Dostoevskij
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avrò smesso di amarla o per gelosia, ma semplicemente così, perché certe
volte mi vien voglia di divorarla. Lei ride...»
«Non rido affatto,» mi ha interrotto lei indignata. «Le ordino di
tacere.»
E qui si è fermata, respirando a stento per l'ira. Dio mio, io non so
davvero se lei fosse bella, ma mi piaceva sempre guardarla quando si
fermava in quell'atteggiamento davanti a me, e per questo mi piaceva
provocare spesso il suo sdegno. Può anche darsi che lei se ne fosse accorta
e che si arrabbiasse apposta. Gliel'ho detto.
«Che schifo!» ha esclamato lei con disgusto.
«Mi è perfettamente indifferente,» ho replicato. «Ma sa cosa le dico
ancora? Che andare a passeggio noi due soli è pericoloso; tante volte provo
la tentazione irresistibile di batterla, sfregiarla, strangolarla. Lei forse
pensa che io non arriverò a tanto? Ma lei mi conduce al delirio! Lei pensa
che io tema lo scandalo, o la sua ira? Ma che me ne importa della sua ira?
lo amo senza speranza, e so che dopo una cosa del genere l'amerò mille
volte di più. Se un giorno io l'ucciderò, ebbene dovrò per forza uccidere
anche me; eppure indugerò il più possibile a uccidermi per provare il
dolore insopportabile della sua mancanza. Ma voglio dirle una cosa
inverosimile: io l'amo ogni giorno di più, anche se questo è quasi
impossibile. E con tutto ciò io non dovrei essere fatalista? Lei si ricorderà
che l'altro giorno, sullo Schlangenberg, provocato da lei, io le ho
sussurrato: dica una sola parola e io salterò nell'abisso. Se lei avesse detto
quella parola, io mi sarei buttato di sotto. Forse lei non crede che mi sarei
buttato?»
«Che chiacchiere sciocche!» ha esclamato Polina.
«Non me ne importa nulla se siano sciocche o intelligenti!» ho
esclamato. «Io so soltanto che davanti a lei io debbo assolutamente parlare,
parlare e parlare, e così parlo. Davanti a lei io perdo ogni amor proprio, e
non me ne importa niente.»
«E perché avrei dovuto costringerla a gettarsi dallo Schlangenberg?»
ha detto Polina in tono particolarmente secco e offensivo. «Questo per me
sarebbe perfettamente inutile.»
«Magnifico!» ho esclamato. «Lei ha pronunziato questo magnifico
‹inutile› apposta per schiacciarmi. Io la vedo da parte a parte. Inutile, dice
lei? Ma il piacere è sempre utile, e il sentimento di disporre di un potere
assurdo e sconfinato su qualcuno - fosse pure su una mosca - ci dà un certo