IL GIOCATORE Fedor Dostoevskij
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messo insieme un capitale rispettabile da lasciare al figliolo, questi a sua
volta lo lascia al suo e questi ancora al suo, e infine dopo cinque o sei
generazioni viene fuori da quella famiglia il barone Rotschild in persona,
oppure la ditta Hoppe & C., o che diavolo so io. Be', guardate un po' che
magnifico spettacolo! Ecco il risultato di un lavoro ereditario di cento o
duecent'anni, di pazienza, intelligenza, onestà, carattere, fermezza, calcolo
e cicogne sul tetto! Cosa volete di più? Non c'è nulla di più alto a questo
mondo, e così in base a questo criterio essi cominciano a giudicare tutto il
mondo e a giustiziare direttamente tutti i colpevoli, e cioè coloro che sono
anche solo un po' diversi da loro. Be', ecco come stanno le cose: io
preferisco invece far baldoria alla russa e cercare di far fortuna alla
roulette. A me non interessa diventare Hoppe & C. tra cinque generazioni.
I soldi mi servono per me stesso, e io non considero tutto me stesso come
un necessario attributo del capitale. So benissimo di aver detto un sacco di
sciocchezze, ma fa lo stesso. Queste sono le mie convinzioni.»
«Non so quanta verità ci sia in quello che lei ha detto,» ha osservato
pensierosamente il generale, «ma so con certezza che lei comincia a darsi
delle arie intollerabili non appena le si lasciano un po' le briglie sul
collo...»
E, secondo il solito, non ha concluso la frase. Ogni volta che il nostro
generale cominciava a parlare di qualcosa che oltrepassava anche di poco i
limiti della conversazione più comune, non c'era caso che concludesse le
sue frasi. Il francese mi aveva ascoltato con aria noncurante, stralunando
un po' gli occhi. Del resto non aveva capito quasi nulla di quel che avevo
detto. Polina aveva un aspetto altezzoso e indifferente. Sembrava non
soltanto che non mi avesse ascoltato, ma che non avesse sentito neppure
una parola di quel che si era detto a tavola.
V
Polina era assorta in una profonda fantasticheria, ma non appena ci
siamo alzati da tavola mi ha ordinato di accompagnarla a passeggio.
Abbiamo preso con noi i bambini e ci siamo diretti verso la fontana nel
parco.
Siccome mi trovavo in uno stato di straordinaria agitazione mi sono
lasciato sfuggire una domanda stupida e grossolana: perché mai il nostro