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3X3<br />

Enrico Morteo<br />

Il design oggi è diventato disciplina strabica,<br />

capace di guardare contemporaneamente<br />

in tante direzioni diverse. Guarda avanti, nel<br />

futuro, alla ricerca di forme nuove, adatte a<br />

nuove sensibilità e nuove emozioni. Ma guarda<br />

anche indietro, capace oramai di ripercorrere<br />

la propria storia e rileggere il proprio passato.<br />

Guarda all’utile, di cui rinnova continuamente<br />

il significato e le funzioni, cercando di offrire<br />

soluzioni di intelligente immediatezza.<br />

Ma guarda con ironia anche a ciò che è<br />

apparentemente superfluo e frivolo, conosce a<br />

menadito i meccanismi dell’arte, il gioco della<br />

provocazione che diventa seduzione.<br />

Guarda verso la tecnologia e verso l’invenzione,<br />

cui si prodiga a trovare abiti adatti a convivere<br />

con la nostra quotidianità. Ma guarda anche<br />

verso l’eternità di materie che non conoscono<br />

l’età, il peso del tempo, la caducità delle mode:<br />

legno, ceramica, vetro.<br />

Ecco, questa piccola collezione di oggetti di vetro<br />

- borosilicato, leggerissimo e resistente più delle<br />

attese - riunisce in sé molti di questi sguardi<br />

rivolti ai quattro venti. Come una corda che<br />

prende forza dall’intreccio di tanti trefoli, anche<br />

questa collezione svela il proprio interesse nel<br />

confronto di voci diverse, una polifonia<br />

in cui ritrovare le tante anime del design di oggi.<br />

Volendo cercare fra le forme, non sarebbe difficile<br />

trovare rimandi a certe accumulazioni ripetute<br />

che richiamano i favolosi anni ’60; oppure<br />

l’omaggio a certa eleganza tardo deco; o ancora,<br />

il ricorso all’ermetico paradosso dell’arte, che<br />

apparentemente non serve a nulla ma che ci<br />

costringe a pensare. Possiamo ritrovare certo<br />

piacere del kitsch, riletto in chiave di colta ed<br />

elegante citazione; non manca la libertà del<br />

gesto che penetra la materia, la trafigge più per<br />

mostrarla che per violarla e neppure il coraggio<br />

di proporre la semplice bellezza in un suono di<br />

elegante equilibrio.<br />

Ogni pezzo è un’incognita del teorema cui<br />

affidare il senso del disegnare un nuovo oggetto.<br />

Nessuna da sola basta risolvere l’equazione; solo<br />

se considerate le une con le altre definiscono i<br />

contorni mutevoli e instabili di quell’insieme che<br />

chiamiamo design.<br />

Ma basterebbe affidarsi alla materia, perdersi<br />

nei riflessi del vetro, accarezzarne i gonfiori,<br />

seguire con un dito i delicati cordoni che orlano<br />

bordi come cicatrici di seta o invece scivolare<br />

con lo sguardo su tagli nitidi come raggi di luce.<br />

In fondo, nel fare, c’è già la risposta ad ogni<br />

domanda.

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