Opuscolo Livorno per pdf
Ritengo che questo lavoro sia un ottimo esempio di partecipa-zione autonoma della cittadinanza attiva alla vita della comuni-tà, un documento esemplare che testimonia quanto si possa fa-re unendo competenza tecnica e passione per il bene comune. Rappresenta inoltre un efficace modello di analisi ed informa-zione che dovrebbe essere utilizzato anche in molte altre parti d'Italia: dal Piemonte alla Sicilia, passando naturalmente per la Liguria in cui vivo, serve unire le forze per contrastare il dila-gante e cinico pensiero neoliberista
Ritengo che questo lavoro sia un ottimo esempio di partecipa-zione autonoma della cittadinanza attiva alla vita della comuni-tà, un documento esemplare che testimonia quanto si possa fa-re unendo competenza tecnica e passione per il bene comune. Rappresenta inoltre un efficace modello di analisi ed informa-zione che dovrebbe essere utilizzato anche in molte altre parti d'Italia: dal Piemonte alla Sicilia, passando naturalmente per la Liguria in cui vivo, serve unire le forze per contrastare il dila-gante e cinico pensiero neoliberista
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Porto di Livorno: la visione “ambientale” del
sindaco
Luca Ribechini
Il sindaco di Livorno ha avuto una visione!
Durante il sopralluogo al futuro cantiere della Darsena Europa
(peraltro tuttora in attesa della Valutazione di Impatto Ambientale
da parte del Ministero dell’Ambiente) ha visto entrare in
porto una grande nave della compagnia MSC, colosso della logistica
e delle crociere, “tra i dieci principali emettitori di anidride carbonica
del continente”.
E l’ha preso come un segno di predestinazione, “profetico”
addirittura, come ha dichiarato sulla sua pagina facebook.
Proprio in quelle ore, infatti, veniva a compimento l’acquisto da
parte del colosso dei traffici marittimi del 100% della Darsena Toscana,
la piattaforma portuale attualmente esistente.
Cosicché poco dopo, sui giornali, il primo cittadino ha ritenuto
di potersi sbilanciare affermando che “il grande gruppo guidato
da Gianluigi Aponte, che rappresenta la seconda realtà a livello
mondiale nei traffici marittimi, ha scelto Livorno per costruire il
proprio futuro”. Forse i livornesi che respirano già tonnellate di
fumi portuali ogni anno si augurano che questo auspicio del loro
primo cittadino non si realizzi.
Non sarebbe la prima volta, in materia navale. Tre anni fa,
infatti, il sindaco profetizzò che Livorno sarebbe diventata la “capofila
delle tematiche ambientali legate al porto, rappresentando un
modello di tutela della salute del cittadino”.
Erano i tempi del primo “Blue Agreement” (una specie di
Gentlemen Agreement in salsa salmastra, fra armatori e istituzioni
locali) che in realtà arrivò anche a Livorno dopo altri protocolli analoghi,
ispirati all’idea di adottare misure volontarie di “buona pratica
marinaresca”. Impegni cioè che se poi non vengono mantenuti
non producono alcun effetto sanzionatorio essendo, per l’appunto,
volontari, tanto il fumo in più finisce nei polmoni degli abitanti e dei
lavoratori portuali, mica degli armatori.
Perché si sa, le navi attraccate devono tenere i motori ausiliari
accesi per produrre l’elettricità necessaria ai servizi di bordo.
Servizi inevitabili, come l’alimentazione delle celle frigorifere delle
navi portacontainer (la principale fonte di emissioni secondo l’Au-
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