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Opuscolo Livorno per pdf

Ritengo che questo lavoro sia un ottimo esempio di partecipa-zione autonoma della cittadinanza attiva alla vita della comuni-tà, un documento esemplare che testimonia quanto si possa fa-re unendo competenza tecnica e passione per il bene comune. Rappresenta inoltre un efficace modello di analisi ed informa-zione che dovrebbe essere utilizzato anche in molte altre parti d'Italia: dal Piemonte alla Sicilia, passando naturalmente per la Liguria in cui vivo, serve unire le forze per contrastare il dila-gante e cinico pensiero neoliberista

Ritengo che questo lavoro sia un ottimo esempio di partecipa-zione autonoma della cittadinanza attiva alla vita della comuni-tà, un documento esemplare che testimonia quanto si possa fa-re unendo competenza tecnica e passione per il bene comune. Rappresenta inoltre un efficace modello di analisi ed informa-zione che dovrebbe essere utilizzato anche in molte altre parti d'Italia: dal Piemonte alla Sicilia, passando naturalmente per la Liguria in cui vivo, serve unire le forze per contrastare il dila-gante e cinico pensiero neoliberista

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locale. Si obietta infatti che nel Progetto “viene fornita una descrizione

molto generica ed insufficiente delle attività di pesca in essere,

con solo riferimento ai principali sistemi utilizzati, senza presentazione

di dati specifici sulla consistenza della risorsa e sulle

possibili ricadute derivanti dalla realizzazione dell’opera. Anche

nel documento 1233-PD-C-013-0, sezione 1 “Inquadramento

dell’area”, tra le attività d’interesse non è riportata la pesca professionale.

I soli riferimenti sono all’assenza di impianti di maricoltura

ed alle tre aree utilizzate per la pesca delle telline. Mentre è

di tutta notorietà l’esistenza di uno strutturato sistema di pesca

professionale locale, legato soprattutto alla piccola pesca artigianale”.

Anche l’inevitabile intorbidamento delle acque, conseguente

alla dispersione delle particelle più fini a causa del dragaggio, a giudizio

di Legambiente Toscana potrebbe arrecare pregiudizio alle attività

economiche, in particolare all’indotto balneare attivissimo sul

vicino litorale pisano. Senza contare la probabile riduzione della fotosintesi,

a danno delle piante acquatiche e della catena alimentare

connessa. Infine, cinque anni di cantiere impatterebbero fortemente

sul clima acustico, allontanando i cetacei presenti in zona data la vicinanza

del noto Santuario, come già avvenuto in altre situazioni

analoghe (nuovo porto di Monaco).

Di fronte a questa situazione molto preoccupante, si osserva

giustamente che “la presenza ipotizzata di un biologo osservatore

non risolverebbe il problema”. A meno che, viene da pensare, gli

estensori del Progetto non facciano coincidere il problema stesso

con la semplice constatazione degli effetti devastanti dell’opera.

Degli impatti sul delicato e già fragile sistema costiero tratta

anche l’Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Settentrionale,

competente sui bacini idrografici della Toscana. Lo fa con l’approccio

composto che si confà ad un parere richiesto dalle norme,

ma la sostanza è lo stesso abbastanza chiara.

In pratica, ci ricorda che tutti e tre i “corpi idrici” interessati

dall’opera, quello superficiale dello Scolmatore e le due coste livornese

e pisana, già non godono mediamente di buona salute: lo stato

chimico è ovunque “non buono” e in due casi su tre lo stato ecologico

è “cattivo”. Per tutti i tre siti e per entrambe le classificazioni esistono

peraltro precisi obiettivi di miglioramento (o almeno di mantenimento

nell’unico caso positivo) da raggiungere entro il 2027.

Ben difficile che un’opera così impattante riesca anche solo

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