Opuscolo Livorno per pdf
Ritengo che questo lavoro sia un ottimo esempio di partecipa-zione autonoma della cittadinanza attiva alla vita della comuni-tà, un documento esemplare che testimonia quanto si possa fa-re unendo competenza tecnica e passione per il bene comune. Rappresenta inoltre un efficace modello di analisi ed informa-zione che dovrebbe essere utilizzato anche in molte altre parti d'Italia: dal Piemonte alla Sicilia, passando naturalmente per la Liguria in cui vivo, serve unire le forze per contrastare il dila-gante e cinico pensiero neoliberista
Ritengo che questo lavoro sia un ottimo esempio di partecipa-zione autonoma della cittadinanza attiva alla vita della comuni-tà, un documento esemplare che testimonia quanto si possa fa-re unendo competenza tecnica e passione per il bene comune. Rappresenta inoltre un efficace modello di analisi ed informa-zione che dovrebbe essere utilizzato anche in molte altre parti d'Italia: dal Piemonte alla Sicilia, passando naturalmente per la Liguria in cui vivo, serve unire le forze per contrastare il dila-gante e cinico pensiero neoliberista
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Darsena Europa: il gigante di cemento che si
mangia il litorale
Luca Ribechini
Il 5 marzo è scaduto il termine per presentare al Ministero
dell’Ambiente (“e della Sicurezza Energetica”, come ha voluto ribattezzarsi…)
le Osservazioni alla Istanza di Valutazione di Impatto
Ambientale per la prima fase di realizzazione della Piattaforma Europa,
denominata anche Darsena Europa.
Com’era ampiamente prevedibile, sono fioccate varie e circostanziate
critiche sulla mancanza di adeguati approfondimenti del
Progetto, se non addirittura sulla opportunità stessa dell’opera. E a
esprimerle dettagliatamente sono stati soggetti sia privati (Legambiente
Toscana, Associazione Città Ecologica Pisa, Associazione Livorno
Porto Pulito, esponenti di Città in Comune Pisa e Buongiorno
Livorno) che istituzionali (Parco di San Rossore Migliarino).
Ma cos’è, esattamente, la Piattaforma Europa?
Un tassello indispensabile alla crescita del porto di Livorno
e dell’Intermodalità toscana? Un altro atto della narrazione che
identifica sviluppo e cementificazione? Un’opera in ogni caso devastante
per la natura e la salute, dispendiosa di risorse pubbliche e
alla fine, forse finanziariamente insostenibile in funzione dei reali
ritorni economici?
Andiamo per gradi.
In primo luogo, qualche dato di fatto. A regime, ampliare il
porto di Livorno in superficie e profondità significa, stando ai documenti
ufficiali, dragare fondali portandoli dai 5/6 metri attuali a 16
(20 in prospettiva) raccogliendo 15 milioni di metri cubi di sedimenti
da ricollocare altrove.
Significa sviluppare 3 km di banchine, demolire e ricostruire
dighe foranee protese in mare per altri 3.100 metri, realizzare un’infrastruttura
di 800.000 metri quadrati grande quasi come mezza
Livorno, spendere 860 milioni di danari pubblici. Che, come ricorda
Pancho Pardi sul Manifesto del 19 marzo, sono già adesso cresciuti
rispetto ai 600 previsti dall’Autorità Portuale del Mar Tirreno Settentrionale,
soggetto proponente dell’opera.
Significa attivare un enorme cantiere che durerà cinque anni
e già solo nella prima fase (dragaggi e opere di difesa a mare) comporterà
di per sé un impatto inquinante non trascurabile, come riporta
la stessa Istanza di Valutazione di Impatto Ambientale.
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