In punta di sellino n. 3 - marzo 2024

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16 in punta di sellino IN LIBRERIA Alla scoperta del Belpaese Cicloturismo a km 0 o quasi. Gli itinerari più affascinanti possono essere dietro l’angolo. Basta infatti iniziare dall’Italia per sperimentare l’avventura lungo percorsi ricchi di cultura. Ecco alcune guide Palmarosa Fuccella L’ANELLO DEI PARCHI LUCANI IN BICICLETTA 15 tappe alla scoperta della terra dai mille paesaggi La guida è una novità Ediciclo. in libreria a partire dal mese di maggio, propone il percorso cicloturistico ad anello in 15 tappe, parte da Maratea, sulla costa tirrenica della Basilicata, e qui fa ritorno dopo aver attraversato le Aree Protette della regione per 750 Km. Da Maratea il tracciato muove verso il Parco nazionale del Pollino toccando la cima più alta dell’intero percorso a 1458 m. Procede a sud-est in direzione del versante jonico e attraversa il Parco dei Calanchi per poi approdare a Matera, la Città dei Sassi Patrimonio dell’Umanità. Dal Parco della Murgia si spinge verso il Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane e da qui risale in direzione nord verso Venosa, Melfi e il Parco del Vulture per poi ridiscendere nel Parco nazionale Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese e, infine, far ritorno a Maratea. Il percorso attraversa paesaggi naturali di rara bellezza, con un incantevole tracciato tra ponti e gallerie dell’ex ferrovia calabro-lucana, e nello stesso tempo incontra o lambisce città e borghi storici. Giovanni Guarneri SICILY DIVIDE IN BICICLETTA. LA GRANDE TRAVERSATA DELL’ISOLA 460 KM da Trapani o Palermo fino a Catania Un trail per tutti gli appassionati di cicloviaggi nel cuore della Sicilia. Da Ovest a Est si attraversa l’entroterra dell’isola in un paesaggio che conserva tracce storiche dai Greci agli Arabi e ai Normanni. E si sperimenta l’accoglienza unica della gente di Sicilia, a cominciare dai sapori della sua tavola. Sette giorni da vivere in bicicletta – mtb, gravel, da corsa o elettrica – per un’avventura da mare a mare, fino al centro storico di Catania e alle pendici dell’Etna. Nella guida – a cura di Terre di Mezzo – ci sono le tracce Gps, i consigli per l’attrezzatura, l’indicazione dei servizi bike friendly e quelli per il trasporto bici, le mappe, le altimetrie. E otto deviazioni “a portata di pedale” per scoprire i tesori dell’isola, come il tempio di Segesta, o sfidare gli altri ciclisti lungo l’ascesa al rifugio Sapienza, sul vulcano più alto d’Italia. LA NUTRIZIONISTA Chiara Doni: “Ho un debole per la Sicilia” “Amo fare le vacanze in bici in Italia”. Chiara Doni, 38 anni, ex ciclista professionista, dopo aver lasciato il posto fisso in azienda, offre le sue consulenze a chi va in bici e vuole mangiare in modo corretto. “Il mio viaggio più interessante? In Sicilia. Tanti posti belli da vedere e un bel clima. Non disdegno però anche il Nord Europa, in particolare l’Irlanda”. Roberto Guido CICLOVIA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE Cicloesplorazione da Caposele a Santa Maria di Leuca Ecco la riedizione aggiornata a cura di Ediciclo di una guida che ci porta a pedalare sull’acqua per 500 chilometri, dall’Irpinia al Salento, passando per il Vulture, l’Alta Murgia e la Valle d’Itria. Indicata per una pedalata con le bici gravel. Seguendo la condotta storica dell’Acquedotto Pugliese, realizzata tra il 1906 e il 1939, si sviluppa un “itinerario narrativo”, che mette insieme la storia e la natura dell’Italia del Sud. Corrado Marastoni Michele Cremonesi Antonio Dalla Venezia CICLOVIA AIDA OVEST Dal Moncenisio a Verona La guida, disponibile in libreria a partire dal mese di maggio, propone un itinerario ciclabile adatto a tutti promosso dalla FIAB (Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta) che unisce nell’arte e nella natura i centri storici delle grandi città del Nord. La ciclovia AIDA (Alta Italia Da Attraversare) percorre l’Italia del Nord dalla val di Susa fino a Trieste attraversando le maggiori città dell’alta pianura padana unendo percorsi regionali già esistenti. AIDA è un filo tra i luoghi più ricchi di popolazione e testimonianze artistiche e culturali, occasione di mobilità attiva per i residenti, ma anche oggetto di desiderio del cicloturismo internazionale, che sogna di pedalare dal Museo Egizio al Cenacolo di Leonardo, dall’Arena alla Serenissima, dalle terre di Pasolini alle atmosfere mitteleuropee della Città del Caffè (www.aidainbici.it). Simone Frignani ITALIA COAST TO COAST IN BICICLETTA 450 km dal monte Conero all’Argentario Valicare gli Appennini pedalando lungo le stradine di Marche, Umbria, Lazio e Toscana, dal promontorio del Conero fino all’Argentario: nove giorni in sella per unire due mari, in un’epica traversata italiana. Un itinerario unico e di grande fascino dalla Recanati di Leopardi fino ai vigneti del Sagrantino Docg, tra città del tufo e borghi medievali, come Assisi e Todi, scoprendo i tesori delle terre etrusche e della Maremma, ma anche le terme libere di Saturnia. Nella guida le informazioni più utili come le altimetrie, le mappe e i percorsi per le mountain bike.
in punta di sellino 17 IL RACCONTO Sfide sul ciclodromo del pianeta PlutoNios Il ciclodromo si trovava su una stella molto lontana dalla terra. Lì erano finiti i reietti del pedale, tipo poco raccomandabili; forti sì, ma disposti a tutto pur di vincere una gara. XjX vi era stato mandato per volontà del Presidente 1, monarca incontrastato, Presidentissimo della federazione ciclistica intergalattica. Preso a forza al termine di una gara di provincia, era stato messo su un iperaeroplano a propulsione verde. Le sue scorrettezze non erano passate inosservate ai giudici di gara. XjX non oppose resistenza. Si lasciò avvolgere da una palandrana dalle misure esagerate, poi fu spinto delicatamente verso il mezzo. Prima di salirvi un collaboratore del Presidente 1 gli asciugò il sudore in varie parti del corpo con un panno ruvido di quelli dozzinali che un tempo si compravano al mercato. XjX correva fin da piccolo ed era abituato ad obbedire, partecipava alle gare lasciandosi guidare dalle indicazioni dei direttori delle squadre, così un giorno poteva trovarsi al bel sole della Costa Azzurra e l’indomani farsi imbarcare su un aereo per raggiungere l’Islanda e partecipare alla Corsa dei Fuochi. Quella volta l’aveva combinata grossa. Nel circuito dell’Oltrepò Pavese aveva dato una spallata secca ad un avversario che era finito in un fosso, battuto la testa su un lastrone di pietra e poi rimasto lì intontito, semicosciente. Mentre il resto del gruppo aveva continuato la corsa, si era levato un elicottero per il recupero del ferito. Avvistato il corpo, fu calato un verricello per issarlo sul mezzo. Portato in ospedale il medico di turno al pronto soccorso lo visitò, ma la sua espressione non lasciava intendere nulla di buono: intontito, il cervello forse compromesso, i movimenti di certo rallentati. Il ragazzo, ormai un ex corridore, era diventato un imbecille, un demente. Gli infermieri dopo la visita e le radiografie lo misero su un poltrona davanti a un televisore acceso. Le immagini di un satellite rivelarono l’incidente, il colpevole fu inchiodato dalle sue responsabilità. Inutile il processo perché le prove a carico di XjX erano schiaccianti. Lui però era un corridore forte, molto forte. Non poteva essere eliminato dal giro. Si convenne che avrebbe potuto avere una nuova carriera nel campionato della Superelisse. “Fai il bravo. Ricordati che ti abbiamo salvato”, così gli dissero appena sbarcarono sul pianeta PlutoNios. La pista si infilava in mezzo a una distesa d’acqua verdognola. L’iperaeroplano aveva planato perfettamente, non un refolo di vento, il cielo terso. Alla termine della corsa il mezzo entrò in un hangar. XjX, accompagnato da un giovane inserviente, prese posto all’interno di una vettura elettrica. I due arrivarono davanti a Camelot, la fortezza a vetri che si trova sopra la montagna più alta del pianeta. Il corridore si accomodò nella sua stanza: era una camera spartana che ricordava le dimore dei frati, senza il televisore, né telefono. Il letto era semplice. In una stanzetta c’era il bagno con la doccia. In un angolo una poltroncina. Da una piccola finestra si poteva ammirare uno straordinario panorama: i fiumi di PlutoNios, gli altri monti, meno elevati, il mare verde, la distesa di impianti per la raffinazione del petrolio che arrivava dal pianeta terra. In fondo in fondo anche le caserme nascoste negli anfratti delle rocce. I tramonti, poi, erano uno spettacolo. “Questo è il programma della tua giornata. C’è scritto quando devi alzarti al mattino, gli orari degli allenamenti, quando mangiare. Ci sono tutte le istruzioni”. XjX prese in mano il foglio senza proferire. Aveva uno sguardo triste. Andò a sedersi sulla poltroncina e lesse con attenzione lo scritto. Era arrivata la sera. Il corridore uscì dalla stanza, infilò l’ascensore che lo portò al primo piano dove si trovava la sala da pranzo. Lì incontrò i suoi colleghi. Erano tutti più o meno sulla trentina, alcuni, i più anziani, erano sul finire della carriera e su PlutoNios vivevano una seconda giovinezza agonistica. L’indomani iniziarono gli allenamenti. La pista, l’Elisse, era lunga 313 metri e si trovava all’interno di un velodromo al coperto. “Lui è il tuo allenatore. Si chiama Gimmi”. XJX squadrò il suo trainer da cima a fondo. Gli sembrava troppo giovane e quindi inesperto. “Ciao, Gimmi. Qual è oggi il programma?” “Giornata tranquilla. Un’oretta di riscaldamento poi su in stanza per i massaggi”. La preparazione continuò per giorni senza intoppi. Il corridore seguiva alla lettera la tabella di allenamenti. Il tempo libero era speso nelle telefonate alla famiglia, il riposo e il tempo trascorso in sala giochi al campo di biliardo. C’era anche un campetto di minigolf all’aria aperta. Arrivò il giorno della gara. XjX era stato accoppiato a Brunea per l’Americana, una corsa a coppie come si faceva tanto tempo prima sul pianeta terra. La parte più difficile era darsi il cambio e poi riprendere la sfida. I giornalisti erano stati accompagnati in sala stampa: un salone ampio con una vetrata azzurrognola da cui assistere alla gara. Oltre alle postazioni con il computer i cronisti potevano usufruire dei servizi di un piccolo bar. I più anziani erano nostalgici del passato ed erano i peggiori: organizzarono una sorta di sommossa. Stanchi di vivere da mesi lontani dal pianeta terra e dalle loro abitudini infilarono un vecchio video nella presentazione dell’Americana. Partì il filmato, effetti speciali, realtà aumentata, la voce elettronica dello speaker. Improvvisamente fecero capolino le immagini in bianco e nero del velodromo Vigorelli, una volata di Maspes, un surplace di Gaiardoni. Un paio di inservienti si introdussero in sala stampa e prelevarono il giornalista più anziano. Lo portarono altrove e per giorni di lui non si seppe più nulla. XjX e Brunea vinsero l’Americana rifilando un giro di distacco alla coppia Knuddesen 1 e Dorothy up. Così andò la gara.
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