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In punta di sellino n. 3 - marzo 2024

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BUONE NOTIZIE<br />

Il “vento in faccia” con Andrea Ferrigato<br />

N. 3 - Marzo <strong>2024</strong><br />

LA STAGIONE DEL<br />

CICLOTURISMO<br />

ITINERARIO: sulle strade <strong>di</strong> Marco Pantani<br />

SANTIAGO DI COMPOSTELA: il taccuino <strong>di</strong> viaggio<br />

IN SELLA: le bici top a pedalata assistita


2<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

BUONE NOTIZIE<br />

“Felicità è pedalare con il vento in faccia”<br />

Andrea Ferrigato, ex corridore professionista, accompagna le persone <strong>di</strong>sabili<br />

con un tandem speciale. Con<strong>di</strong>videre una passione, donare un po’ del proprio tempo,<br />

spalanca il cuore e fa assaporare il gusto della vita. Ecco l’intervista con il campione<br />

“Gridano <strong>di</strong> gioia”. La felicità è quella<br />

delle persone <strong>di</strong>sabili coinvolte nel progetto<br />

Vento in faccia, lanciato da Andrea<br />

Ferrigato, ex corridore professionista,<br />

veneto <strong>di</strong> Schio.<br />

Smessa l’attività agonistica Ferrigato ha<br />

intrapreso un lavoro <strong>di</strong> responsabile<br />

commerciale per Selle Italia, un’azienda<br />

leader del settore ciclistico, per poi<br />

iniziare a organizzare viaggi per cicloamatori<br />

e ad accompagnarli nei loro<br />

tour. Durante il periodo del Covid ha poi<br />

scoperto che la bici fa bene veramente a<br />

tutti e in particolare alle persone <strong>di</strong>sabili<br />

che tornano a sentire il vento in faccia.<br />

È una delle sensazioni più belle che<br />

si prova quando si pedala. Nasce così l’idea<br />

<strong>di</strong> accompagnarli su un tandem<br />

speciale: “Sono stato ospite <strong>di</strong> una cooperativa<br />

della Valle dell’Agno nelle prealpi<br />

vicentine, Stu<strong>di</strong>o Progetto, – racconta<br />

Ferrigato – per parlare della mia carriera<br />

<strong>di</strong> ciclista. Qualcuno mi conosceva e in<br />

molti si ricordavano dell’emozione <strong>di</strong> andare<br />

in bici prima della malattia o dell’infortunio”.<br />

All’ex corridore viene in mente un’idea:<br />

perché non provare a pedalare assieme<br />

con queste persone ora costrette a<br />

passare molto tempo al chiuso? “È gente<br />

che poco prima <strong>di</strong> un incidente – prosegue<br />

Ferrigato – faceva magari il manager<br />

o l’impren<strong>di</strong>tore e alcuni <strong>di</strong> loro praticavano<br />

sport. Ora purtroppo sono costretti<br />

all’immobilità e rischiano <strong>di</strong> perdere<br />

il piacere <strong>di</strong> praticare un’attività all’aria<br />

aperta”.<br />

Per iniziare a pedalare con loro c’era<br />

però bisogno <strong>di</strong> una bici speciale e qui<br />

entra in gioco la Pino, prodotta in Germania<br />

e all’estero piuttosto conosciuta:<br />

“Si tratta <strong>di</strong> un tandem in cui il guidatore<br />

pedala e frena; il passeggero ha un ampio<br />

17 vittorie tra i professionisti<br />

Andrea Ferrigato, classe 1969, è stato un signor<br />

corridore.<br />

Competitivo e vincente, ha detto la sua in svariate<br />

gare. Ha iniziato a misurarsi con gli avversari<br />

a 15 anni e la sua carriera si è conclusa a<br />

35.<br />

Ferrigato ha partecipato a 8 Giri d’Italia, 4<br />

Tour de France e si è aggiu<strong>di</strong>cato 17 corse, tra<br />

le quali due prove <strong>di</strong> Coppa del Mondo, il Gp<br />

<strong>di</strong> Zurigo e Leeds <strong>In</strong>ternational Classic, una<br />

tappa del Giro d’Italia, il Gp <strong>di</strong> Plouay, il Gp<br />

<strong>di</strong> Berna, Vuelta Algarve e ha partecipato a<br />

due e<strong>di</strong>zioni del Campionati mon<strong>di</strong>ali.<br />

se<strong>di</strong>le davanti dove se vuole può aiutare<br />

a pedalare, oppure può lasciarsi trasportare.<br />

L’ho provata sulla ciclabile dell’Agno<br />

con Giovanni Rigobello, il ragazzo che mi<br />

aiuta, ed è stato molto bello”.<br />

Il progetto Vento in faccia ha conquistato<br />

i cuori <strong>di</strong> molti volontari e piace alle<br />

persone che così tornano a pedalare:<br />

“Siamo impegnati due volte alla settimana<br />

in varie località del Veneto. La con<strong>di</strong>zione<br />

è che ci sia una pista ciclabile per<br />

motivi <strong>di</strong> sicurezza. Pedaliamo assieme<br />

una ventina <strong>di</strong> minuti a persona. Trascorriamo<br />

così in compagnia una mattinata<br />

serena e gioiosa. Dopo <strong>di</strong> che mangiamo<br />

assieme”. Andrea è entusiasta dell’iniziativa:<br />

“Quando pedalo assieme a queste<br />

persone sento <strong>di</strong> ricevere molto da loro. È<br />

un’esperienza umanamente gratificante<br />

e vorrei che crescesse”.<br />

Il prossimo obiettivo è completare una<br />

raccolta fon<strong>di</strong> per acquistare una seconda<br />

bicicletta e poi “sono benvenuti<br />

i volontari che desiderano unirsi a noi”.<br />

Una birra in compagnia<br />

A 55 anni per Andrea Ferrigato il ciclismo<br />

è ancora una passione e un mestiere,<br />

come quello che lo vede fra i<br />

collaboratori <strong>di</strong> un importante tour operator<br />

specializzato nel cicloturismo, Girolibero,<br />

e che lo porta, come guida e<br />

accompagnatore, sui percorsi del Giro<br />

d’Italia vissuti da corridore professionista<br />

e a scoprirne <strong>di</strong> nuovi, anche all’estero:<br />

“Agli stranieri che vengono in Italia,<br />

in particolare agli inglesi, piace salire sul<br />

Passo dello Stelvio e sulle altre cime delle<br />

nostre Dolomiti. Sono molto apprezzati e<br />

conosciuti i percorsi in Toscana, ma ci sono<br />

tante altre zone da scoprire viaggiando<br />

con la bicicletta: penso agli Appennini,<br />

a tutto il centro Italia, alla Basilicata.<br />

Io ho un debole per la Sardegna perché<br />

il cicloturista trova tutto: le salite lunghe,<br />

il mare, la spiaggia e il bel tempo anche<br />

fuori stagione. Il mio percorso top è il tratto<br />

da Alghero a Bosa, 45 chilometri lungo<br />

il mare, un vero e proprio Para<strong>di</strong>so per i<br />

cicloturisti”.<br />

Il fenomeno gravel incentiva<br />

il cicloturismo<br />

Da ciclista esperto e da attento osservatore<br />

del fenomeno, Ferrigato ha visto<br />

anche un cambiamento nella tipologia<br />

<strong>di</strong> chi va in bici: “Si sta affacciando un<br />

appassionato che mette un po’ da parte<br />

la tempra agonistica per godersi <strong>di</strong> più il<br />

paesaggio e il cosiddetto “terzo tempo”.<br />

Va bene la pedalata impegnativa, ottima<br />

cosa percorrere il Giro delle Fiandre sullo<br />

stesso percorso dei professionisti, ma<br />

poi ci si trova alla fine della gara a bere<br />

una birra con gli amici. Anche il fenomeno<br />

delle bici gravel spinge in questa <strong>di</strong>rezione.<br />

Si va su percorsi e tracciati affascinanti,<br />

in mezzo alla natura per gustarsi il<br />

paesaggio; poi magari si fa una pausa in<br />

più per pranzare in un bel locale”.


EDITORIALE | <strong>di</strong> Angelo De Lorenzi<br />

Pedaliamo con il vento in faccia<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 3<br />

Andrea Ferrigato è un ex corridore<br />

professionista <strong>di</strong> ottimo<br />

livello. Quando ha smesso <strong>di</strong><br />

correre ha intrapreso varie attività de<strong>di</strong>candosi<br />

anche ad accompagnare gruppi<br />

<strong>di</strong> appassionati della bici in Italia e<br />

all’estero. <strong>In</strong> suoi consigli sono preziosi.<br />

Durante il periodo del Covid ha scoperto<br />

che la bici fa bene veramente a tutti<br />

e in particolare alle persone un po’<br />

meno fortunate che tornano a sentire<br />

il vento in faccia. Con tutto ciò che accade<br />

nel mondo, e la guerra alle porte<br />

<strong>di</strong> casa, ci è sembrata una notizia strepitosa<br />

e una storia che dà speranza. La<br />

sua intervista va letta con attenzione.<br />

<strong>In</strong> questo numero <strong>di</strong> <strong>In</strong> <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

de<strong>di</strong>cato al cicloturismo proponiamo<br />

alcuni percorsi sul filo delle emozioni:<br />

a Firenze con Gino Bartali, dal<br />

centro alla periferia, lungo l’Arno per<br />

poi affrontare la salita dei moccoli dove<br />

lui si allenava fin da ragazzo. L’occasione<br />

è la partenza del Tour de France<br />

che avverrà il 29 giugno proprio dal capoluogo<br />

toscano ed è un tributo davvero<br />

speciale ad un grande personaggio,<br />

campione non solo sportivo. Il Giro <strong>di</strong><br />

Francia passerà anche da Cesenatico,<br />

la citta<strong>di</strong>na sull’Adriatico dove ha vissuto<br />

Marco Pantani. A vent’anni dalla<br />

sua scomparsa lo ricor<strong>di</strong>amo con un itinerario<br />

che ripercorre le strade dei suoi<br />

allenamenti, ma anche i luoghi più belli<br />

della sua gioventù: la spiaggia, il mare,<br />

il porto, il monumento e il luogo dove<br />

sorgeva il chiosco delle pia<strong>di</strong>ne, l’attività<br />

<strong>di</strong> famiglia. Dall’Emilia - Romagna ci<br />

spostiamo nel Veneto, vicino a Treviso,<br />

per scoprire un museo allestito in onore<br />

<strong>di</strong> Ottavio Bottecchia, il primo corridore<br />

italiano a vincere il Tour de France.<br />

Fra i viaggi in bici più gettonati c’è anche<br />

il Cammino <strong>di</strong> Santiago; il nostro<br />

taccuino <strong>di</strong> viaggio proverà a trasmettervi<br />

le atmosfere, le fatiche e le sensazioni<br />

nel ricordo <strong>di</strong> un’esperienza <strong>di</strong><br />

qualche anno fa.<br />

Dino Facchinetti e Alberto Fiorin, cicloturisti<br />

<strong>di</strong> lungo corso, a 700 anni dalla<br />

scomparsa <strong>di</strong> Marco Polo ripercorreranno<br />

in bici il suo itinerario: 12.000<br />

chilometri <strong>di</strong> pura avventura. Anticipiamo<br />

il loro progetto.<br />

Il cicloturismo sta ottenendo un grande<br />

impulso in Italia anche dalla <strong>di</strong>ffusione<br />

delle biciclette gravel, un vero e<br />

proprio fenomeno <strong>di</strong> tendenza che sta<br />

conquistando sempre più appassionati.<br />

Un articolo cerca <strong>di</strong> inquadrare il fenomeno<br />

offrendo anche qualche spunto<br />

pratico.<br />

Nella rubrica de<strong>di</strong>cata ai libri ci sono le<br />

guide con tanti itinerari e consigli utili<br />

per programmare le nostre prossime<br />

vacanze in bicicletta.<br />

Se vuoi con<strong>di</strong>videre informazioni o per<br />

saperne <strong>di</strong> più scrivi a:<br />

in<strong>punta</strong><strong>di</strong><strong>sellino</strong>@gmail.com<br />

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in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

CICLOVIAGGIATORI<br />

Gli Stati Uniti da Costa a Costa<br />

Il viaggio <strong>di</strong> Pietro Franzese ed Emiliano Fava in America: seimila chilometri,<br />

25mila metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello. Il caldo della Florida e il freddo <strong>di</strong> notte nel deserto <strong>di</strong> Sonora<br />

Seimila chilometri in bicicletta, 25mila<br />

metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello; dalle temperature<br />

gelide della California (fino a -8°) fino<br />

al caldo umido dell’entroterra della Florida<br />

passando per tempeste <strong>di</strong> sabbia<br />

nel deserto <strong>di</strong> Sonora nel New Mexico<br />

e le palu<strong>di</strong> della Louisiana. Ecco qui, in<br />

sintesi, l’avventura <strong>di</strong> Pietro Franzese<br />

ed Emiliano Fava che hanno attraversato<br />

gli Stati Uniti in meno <strong>di</strong> due<br />

mesi, da San Francisco (Golden Gate) a<br />

Miami (Key West). Partiti dal Golden Gate<br />

Bridge <strong>di</strong> San Francisco il 19 gennaio<br />

2023, sono arrivati a Key West, il punto<br />

più a sud degli Stati Uniti continentali, il<br />

15 <strong>marzo</strong> pedalando in assoluta autonomia,<br />

cioè dormendo in tenda e con<br />

appresso i bagagli: “È stata un’avventura<br />

– racconta Pietro Franzese, uno dei<br />

protagonisti – ed anche una sfida. Abbiamo<br />

incontrato alcuni tratti impegnativi,<br />

in particolare ci ha messo alla prova<br />

pedalare in mezzo al deserto. Di giorno<br />

abbiamo incontrato il caldo, <strong>di</strong> notte c’era<br />

freddo”.<br />

Il viaggio in bici da costa a costa è stata<br />

un’impresa sportiva e allo stesso tempo<br />

un’iniziativa a sostegno <strong>di</strong> Plastic Free:<br />

“l’uso della plastica monouso è ampiamente<br />

<strong>di</strong>ffuso, ma ci saremmo aspettati<br />

molta più sporcizia sulle strade e sulle<br />

spiagge e invece, complice anche la politica<br />

<strong>di</strong> far adottare alcuni tratti <strong>di</strong> strada<br />

dagli abitanti, la situazione è apparentemente<br />

meno degradata. Ovunque,<br />

soprattutto in California, c’è la possibilità<br />

<strong>di</strong> fare refill delle proprie borracce. La<br />

nota più dolente del viaggio è l’enorme<br />

quantità <strong>di</strong> plastica “usa e getta” dalle<br />

buste della spesa al packaging, alle tazze<br />

e cannucce nei fast food”.<br />

100 chilometri al giorno<br />

California, Arizona, New Mexico,<br />

Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama<br />

e Florida sono gli Stati che hanno<br />

attraversato: oltre 100 km pedalati ogni<br />

giorno, fino ai 285 km per la tappa finale<br />

da Miami a Key West, con un vento<br />

favorevole che li ha sostenuti per raggiungere<br />

il punto più a sud. Hanno affrontato<br />

salite impegnative, come per<br />

raggiungere El Paso, che supera i 1000<br />

metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, ma anche <strong>di</strong>fficoltà<br />

sul percorso, come nei primi giorni in<br />

California, dove alluvioni e frane hanno<br />

costretto i due cicloviaggiatori a cambiare<br />

il percorso pianificato, e <strong>di</strong>fficoltà<br />

tecniche, che hanno obbligato Emiliano<br />

Fava verso la metà viaggio a uno stop<br />

forzato <strong>di</strong> alcuni giorni, per poi riprendere<br />

il viaggio e raggiungere Franzese<br />

per le ultime tappe.<br />

“La bici è sempre utile”<br />

Pietro, con i suoi viaggi che documenta<br />

sui social, si può considerare un vero<br />

e proprio ambassador del cicloturismo:<br />

“Sono un <strong>di</strong>vulgatore dell’uso della<br />

bicicletta che può essere utilizzata in vari<br />

mo<strong>di</strong>: per andare al lavoro, per correre,<br />

<strong>di</strong>vertirsi e per esplorare posti nuovi<br />

alla giusta velocità, né troppo in fretta,<br />

né troppo lenti”. Nei video che pubblica<br />

non mancano i consigli utili per chi<br />

intenda intraprendere un viaggio: “Un<br />

tempo si pensava ai cicloturisti come a<br />

un popolo <strong>di</strong> improvvisatori, un po’ folcloristici.<br />

Pren<strong>di</strong> la bici e pedali ma c’è<br />

stata un’evoluzione. I viaggi vanno progettati<br />

con anticipo e per bene. Ci vuole<br />

metodo e organizzazione per affrontare<br />

qualsiasi itinerario in sella a una bicicletta<br />

perché gli inconvenienti potrebbero<br />

trovarsi sempre <strong>di</strong>etro l’angolo. Occorre<br />

essere pronti a ogni evenienza”. Pietro<br />

è un cicloturista professionista che porta<br />

a termine le sue avventure grazie al<br />

contributo <strong>di</strong> alcuni sponsor. La bici<br />

che inforca per i suoi viaggi? La Revolt<br />

Advanced, una bici gravel in carbonio<br />

della Giant. Un percorso cicloturistico<br />

da suggerire? “Sicily Divide, l’itinerario<br />

da Trapani a Catania: scoprire l’entroterra<br />

è un’esperienza molto interessante.<br />

Anche in questo caso è importante<br />

curare i dettagli del viaggio prima della<br />

partenza perché si possono incontrare<br />

alcune <strong>di</strong>fficoltà”. Prossima avventura:<br />

“L’Islanda. Sarà un viaggio impegnativo<br />

per le con<strong>di</strong>zioni climatiche e la situazione<br />

delle strade. Lo sto preparando con<br />

tanta cura”.<br />

I PROTAGONISTI<br />

Pietro Franzese: Brianzolo <strong>di</strong> nascita, milanese <strong>di</strong> adozione, inizia<br />

a viaggiare in bicicletta (a scatto fisso) nel 2016. Negli anni ha trasformato<br />

la sua passione in lavoro grazie al suo profilo <strong>In</strong>stagram<br />

e al suo canale YouTube, dove racconta i suoi cicloviaggi in Europa<br />

e nel mondo macinando milioni <strong>di</strong> visualizzazioni. Nell’estate<br />

2022 ha viaggiato da Milano a Capo Nord in scatto fisso.<br />

<strong>In</strong>stagram: https://www.instagram.com/pietro_franzese/<br />

YouTube: https://www.youtube.com/pietrofranzese<br />

Emiliano Fava: Fotografo e videomaker appassionato <strong>di</strong> ciclismo,<br />

ha deciso <strong>di</strong> realizzare con la propria arte contenuti de<strong>di</strong>cati al cicloturismo<br />

e alla sensibilizzazione sulle tematiche ambientali.<br />

Nell’estate 2022 ha viaggiato da Santa Maria <strong>di</strong> Leuca, il suo paese<br />

natale, a Capo Nord.<br />

<strong>In</strong>stagram: https://www.instagram.com/emilianofava/<br />

YouTube: https://www.youtube.com/@emilianofava<br />

LA RACCOLTA FONDI PER PLASTIC FREE ONLUS<br />

Il viaggio <strong>di</strong> Pietro Franzese ed Emiliano Fava è stato accompagnato ad una<br />

raccolta fon<strong>di</strong> sulla piattaforma GoFundMe a sostegno <strong>di</strong> Plastic Free, associazione<br />

italiana che dal 2019 si occupa tramite la propria rete <strong>di</strong> volontari<br />

della creazione <strong>di</strong> ap<strong>punta</strong>menti <strong>di</strong> clean up, salvataggio delle tartarughe<br />

marine, sensibilizzazione nelle scuole e trasformazione dei Comuni<br />

in Plastic Free.<br />

I sol<strong>di</strong> raccolti sono stati interamente donati a Plastic Free e in particolare<br />

a uno dei progetti scelti da “2 Italians Across the US” come destinatario dei<br />

fon<strong>di</strong> raccolti: la salvaguar<strong>di</strong>a della riserva naturale del Mida Creek in Kenya<br />

grazie alla collaborazione con l’associazione Sasa Rafiki.


ITINERARI DEL CUORE<br />

Sulle strade <strong>di</strong> Bartali<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 5<br />

Dal centro alla periferia, lungo l’Arno, lasciandosi rapire dalle bellezze artistiche<br />

<strong>di</strong> una città unica al mondo. A farci da guida il grande Gino che quest’anno riceverà<br />

un particolare tributo con la partenza del Tour de France dalla sua città<br />

Il Tour de France quest’anno partirà il<br />

29 giugno da Firenze, precisamente da<br />

Piazza Michelangelo, ed è un tributo<br />

davvero speciale a Gino Bartali che<br />

con le sue vittorie ha fatto sognare migliaia<br />

<strong>di</strong> appassionati della bici: tre Giri<br />

d’Italia, due Tour de France, quattro volte<br />

primo alla Milano-Sanremo, tre volte<br />

al Giro <strong>di</strong> Lombar<strong>di</strong>a. Vincente e longevo<br />

(184 primi posti nel periodo compreso<br />

tra il 1931 e il 1954), da corridore ha<br />

dato vita con il più giovane Fausto Coppi<br />

a una rivalità che ha <strong>di</strong>viso le tifoserie<br />

dell’Italia <strong>di</strong> allora, uscendo dall’ambito<br />

puramente sportivo; da uomo è stato un<br />

eroe civile, durante le persecuzioni razziali<br />

ha salvato quasi un migliaio <strong>di</strong><br />

ebrei procurando loro i documenti falsi<br />

che nascondeva nel canotto della bici e<br />

nella sella mentre si allenava. Per il suo<br />

impegno, eroico e silenzioso, nel 2013 è<br />

stato <strong>di</strong>chiarato ‘Giusto tra le nazioni’<br />

dallo Yad Vashem, il memoriale ufficiale<br />

israeliano delle vittime dell’olocausto.<br />

Una vicenda che Bartali non volle mai<br />

far conoscere mentre era in vita, perché<br />

lui affermava che il «bene si fa, non si <strong>di</strong>ce».<br />

Di strada con Bartali se ne può ancora<br />

fare. Per esempio i sentieri attorno<br />

a Firenze che sono stati la palestra naturale<br />

delle sue prime scorribande in bicicletta.<br />

Uno dei suoi percorsi preferiti, da<br />

Ponte a Ema, la frazione dove è nato,<br />

fino a quel piazzale Michelangelo, rialzato<br />

sulla riva sinistra dell’Arno da dove<br />

si apprezza il più bel panorama sul centro<br />

<strong>di</strong> Firenze. Da lì, dopo aver ripreso il<br />

fiato, si lanciava in <strong>di</strong>scesa verso la città<br />

che offriva a un ragazzino <strong>di</strong> quei tempi<br />

la golosa promessa <strong>di</strong> pagnotte <strong>di</strong> farina<br />

<strong>di</strong> castagne, semi <strong>di</strong> zucca e frittelle.<br />

Il nostro, <strong>di</strong> itinerario, ricalca il suo,<br />

ma al contrario. Muove da Firenze per<br />

Il ponte vecchio sull’Arno.<br />

raggiungere Ponte a Ema, in collina, la<br />

frazione dove è possibile vedere la casa<br />

natale, i luoghi della sua infanzia e il<br />

museo a lui de<strong>di</strong>cato. Nel piccolo cimitero<br />

riposano le sue spoglie mortali.<br />

Raggiungiamo quin<strong>di</strong> il percorso ciclabile<br />

che costeggia l’Arno. Partenza dalla<br />

chiesa <strong>di</strong> Sant’Andrea da Rovezzano.<br />

Il primo tratto è in terra battuta e si snoda<br />

fino al Teatro Obihall, da qui, poi,<br />

la ciclabile prosegue in asfalto rosso fino<br />

ad arrivare alla Biblioteca Nazionale<br />

Centrale <strong>di</strong> Firenze. Siamo nel centro<br />

della città e a poche centinaia metri si<br />

trovano i monumenti più belli, le chiese,<br />

le piazze. Ovviamente, se è la vostra<br />

prima volta a Firenze, vi consigliamo <strong>di</strong><br />

de<strong>di</strong>carle tutto il tempo che meritana, a<br />

pie<strong>di</strong>, prima <strong>di</strong> salire in sella.<br />

Esperienza sul Lungarno<br />

Proseguiamo sul Lungarno, che in linea<br />

<strong>di</strong> massima è coperto da piste ciclabili.<br />

Occorre però fare un po’ <strong>di</strong> attenzione al<br />

tratto che va dal ponte alle Grazie, passando<br />

da Ponte Vecchio, perché non è<br />

percorso da nessuna ciclabile, sulla strada<br />

s’incontrano molti turisti e i marciapie<strong>di</strong><br />

sono relativamente stretti. Una<br />

buona idea è quella <strong>di</strong> spostarsi sul lato<br />

sinistro dell’Arno, che nonostante abbia<br />

una panoramica sui ponti più sacrificata,<br />

è meno trafficato. Dopo un centinaio<br />

<strong>di</strong> metri si svolta in via dei Serragli per<br />

proseguire sino a piazzale <strong>di</strong> Porta Romana<br />

e il suggerimento è <strong>di</strong> compiere<br />

un paio <strong>di</strong> deviazioni e lasciarsi catturare<br />

dal posto: sulla sinistra si possono infatti<br />

ammirare la Basilica <strong>di</strong> Santo Spirito<br />

e Palazzo Pitti. Nell’area c’è anche<br />

il delizioso Giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Boboli.<br />

Ripresa via dei Serragli, si arriva al piazzale<br />

<strong>di</strong> Porta Romana per poi imboccare<br />

viale Machiavelli. La strada prosegue<br />

lungo viale Galileo – sulla destra abbazia<br />

<strong>di</strong> san Miniato al Monte – sino a<br />

piazzale Michelangelo. Si scende lungo<br />

la via Michelangelo per arrivare sul<br />

ponte <strong>di</strong> San Nicolò dove si attraversa<br />

l’Arno, poi svolta a destra, si percorre il<br />

Lungarno del Tempio, svolta a destra<br />

per prendere il Ponte Giovanni da Verrazzano.<br />

Raggiunto piazzale Ravenna,<br />

si gira a destra per imboccare Lungarno<br />

Francesco Ferrucci, la prima a sinistra<br />

è via <strong>di</strong> Rusciano. Qui, al numero<br />

10, c’era la bottega <strong>di</strong> Oscar Casamonti,<br />

ciclista <strong>di</strong>lettante, dove Bartali, tre<strong>di</strong>cenne,<br />

andò a lavorare mentre stava completando<br />

i suoi stu<strong>di</strong> in sesta elementare.<br />

L’itinerario prosegue imboccando,<br />

sulla sinistra, la via Colucci Salutati, poi<br />

svolta a destra per immettersi in via Di<br />

Ripoli la destra, via del Para<strong>di</strong>so. Il panorama<br />

è cambiato: i palazzoni e i centri<br />

commerciali lasciano il posto a case a<br />

un piano, muri <strong>di</strong> sasso, campi e, all’orizzonte,<br />

si scorge il profilo delle colline.<br />

La salita dei moccoli<br />

La strada incomincia a salire oltrepassato<br />

il cartello <strong>di</strong> Firenze ed è qui che si<br />

attacca la salita dei moccoli, il teatro<br />

delle prime sfide ciclistiche fra Gino e il<br />

fratello Giulio morto prematuramente<br />

in un incidente <strong>di</strong> gara. La salita ha questo<br />

nome perché i barrocciai dei mercati,<br />

o i conta<strong>di</strong>ni che portavano frutta e verdura,<br />

affrontandola con il carretto, non<br />

riuscivano a vincerla e, sfiniti, si lasciavano<br />

andare a imprecazioni. Nel punto<br />

più impegnativo, la salita raggiunge<br />

il 18% <strong>di</strong> pendenza ed è inevitabile affrontarla<br />

a pie<strong>di</strong> se non si è bene allenati.<br />

Superata la sommità, si prosegue su<br />

via Benedetto Fortini per incontrare<br />

le prime case <strong>di</strong> Ponte a Ema. Nei primi<br />

anni del XIX secolo c’erano la chiesa, una<br />

banca, una bottega <strong>di</strong> ciclista, il mulino,<br />

la scuola e un barbiere. Di caratteristico,<br />

il ponticello, poi vigneti e colline a per<strong>di</strong>ta<br />

d’occhio. Non è cambiato molto da allora.<br />

Resiste splen<strong>di</strong>damente all’incedere<br />

del tempo l’e<strong>di</strong>ficio color crema <strong>di</strong> via<br />

<strong>di</strong> Campigliano, dove il 18 luglio 1914<br />

venne alla luce Giovanni Bartali, detto<br />

Gino. Era una casa popolare, abitata da<br />

gente umile. Il bagno era fuori dall’abitazione.<br />

A un centinaio <strong>di</strong> metri, in via<br />

Chiantigiana, si trova il Museo del Ciclismo<br />

Gino Bartali, che custo<strong>di</strong>sce cimeli<br />

e ricor<strong>di</strong> dell’“<strong>In</strong>tramontabile”. È<br />

una tappa obbligata, anche per i coppiani<br />

più convinti. Tre piani per i ricor<strong>di</strong> del<br />

campione, il museo che omaggia la figura<br />

<strong>di</strong> Gino Bartali si trova in una piccola<br />

frazione <strong>di</strong> Firenze. Il complesso si trova<br />

a un centinaio <strong>di</strong> metri dalla casa natale<br />

del campione. <strong>In</strong>augurato nel 2006 grazie<br />

alla volontà e all’impegno dei membri<br />

dell’Associazione Amici del Museo<br />

del Ciclismo Gino Bartali, nel 2015 è<br />

entrato a far parte del circuito dei Musei<br />

Civici Fiorentini. La struttura ospita cimeli,<br />

ricor<strong>di</strong>, bici, maglie e giornali d’epoca<br />

che celebrano le gesta dell’“uomo<br />

<strong>di</strong> ferro”, come venne anche soprannominato<br />

il corridore toscano.<br />

La salita dei moccoli.<br />

Gino Bartali.<br />

Il museo de<strong>di</strong>cato a Gino Bartali.


6<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

ITINERARI ICONICI<br />

Come pedalare nella scia del Pirata<br />

Il porto, la spiaggia, il chiosco delle pia<strong>di</strong>ne preparate da mamma Tonina.<br />

Ecco i luoghi che ricordano maggiormente la figura <strong>di</strong> Marco Pantani,<br />

uno dei più gran<strong>di</strong> corridori <strong>di</strong> tutti i tempi<br />

“Il Carpegna mi basta”: così Marco Pantani<br />

a proposito della sua “palestra” <strong>di</strong><br />

allenamento prima <strong>di</strong> ogni sua partecipazione<br />

a una gara. “Non ho bisogno – <strong>di</strong>ceva<br />

il Pirata -, prima <strong>di</strong> un Giro o <strong>di</strong> un<br />

Tour, <strong>di</strong> provare a una a una tutte le gran<strong>di</strong><br />

salite. Una sola volta, se ricordo bene,<br />

sono andato a dare un’occhiata in anticipo<br />

al Mortirolo e al Montecampione. Ma<br />

in macchina. E non mi è servito neanche<br />

molto. Il Carpegna mi basta”. Il valico del<br />

Monte Carpegna nel <strong>marzo</strong> dello scorso<br />

anno è <strong>di</strong>ventato il ‘Passo Marco Pantani’,<br />

il primo in Italia de<strong>di</strong>cato al compianto<br />

campione <strong>di</strong> ciclismo scomparso<br />

20 anni fa. <strong>In</strong> questi anni il Carpegna è<br />

<strong>di</strong>ventato un santuario del ciclismo e dello<br />

sport perché sono tanti gli appassionati<br />

che partendo anche da Cesenatico<br />

si fanno tanti chilometri solo per venire<br />

a vedere dove si allenava Pantani. La località<br />

si trova nell’entroterra, sull’Appennino<br />

Tosco-Romagnolo, un po’ lontano<br />

dal mare. Il Pirata usava le pendenze del<br />

valico (7 km al 9%, il punto sommitale a<br />

quota 1370 metri) posto tra la provincia<br />

<strong>di</strong> Pesaro-Urbino e quella <strong>di</strong> Arezzo, a<br />

una settantina <strong>di</strong> km da Cesenatico, come<br />

tra<strong>di</strong>zionale test per i suoi proverbiali attacchi.<br />

Sui suoi tornanti si può leggere anche<br />

una frase: “questo è il cielo del Pirata”,<br />

e i cicloamatori sono ancora soliti <strong>di</strong>re<br />

“oggi an<strong>di</strong>amo a fare la salita Pantani”.<br />

I colori del porto<br />

Se non ve la sentite <strong>di</strong> affrontare le pendenze<br />

del Carpegna ci sono altri percorsi<br />

nella zona capaci <strong>di</strong> restituirvi le atmosfere<br />

<strong>di</strong> Marco Pantani. Il suggerimento<br />

più semplice è che iniziate a pedalare da<br />

Cesenatico dove recarsi a vedere il monumento<br />

che si trova vicino al mare in<br />

viale Carducci. La statua è stata realizzata<br />

dalla scultrice Emanuela Pierantozzi<br />

proprio per omaggiare la memoria del<br />

campione. Si tratta <strong>di</strong> una statua in bronzo<br />

a <strong>di</strong>mensione naturale. Poco <strong>di</strong>stante<br />

si trova porto Canale con le caratteristiche<br />

e variopinte imbarcazioni del posto,<br />

uno degli scorci più belli della città.<br />

Il museo<br />

Non è più gestito dalla famiglia Pantani,<br />

ma il chiosco delle pia<strong>di</strong>ne è uno dei<br />

luoghi <strong>di</strong> maggiore memoria del Pirata.<br />

Qui lavoravano mamma Tonina e la sorella<br />

Manola. Era il punto <strong>di</strong> riferimento<br />

della città dove si andava a mangiare<br />

pia<strong>di</strong>na e squacquerone ed era anche il<br />

rifugio <strong>di</strong> Pantani quando tornava da un<br />

IL MITO AL CINEMA E IN LIBRERIA<br />

A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> vent’anni dalla tragica scomparsa<br />

<strong>di</strong> Marco Pantani, avvenuta il 14 febbraio,<br />

giorno <strong>di</strong> San Valentino, non sono<br />

mancati i tributi, anche e<strong>di</strong>toriali. Fra le novità<br />

in libreria segnaliamo La mappa del Pirata<br />

<strong>di</strong> Giacomo Pellizzari (Cairo, 234 pagine,<br />

17 euro), che realizza una sorta <strong>di</strong> “guida sentimentale ai luoghi <strong>di</strong> Pantani”.<br />

Il mare d’inverno, la neve sulla spiaggia, le uscite con la moto. Nel film documentario<br />

<strong>di</strong> Paolo Santolini, Il Migliore, c’è il racconto del Marco Pantani<br />

più intimo, quello conosciuto dagli amici e dai suoi cari. Attorno a Pantani la<br />

presenza affettuosa <strong>di</strong> famigliari, amici e sostenitori del campione. Sono i loro<br />

volti e le loro voci a dare una vertiginosa ‘presenza’ al corridore romagnolo,<br />

a riportarlo tra noi. Un ritratto che indaga a fondo sulla personalità <strong>di</strong> Marco<br />

Pantani e che non fa sconti sull’ambiente ciclistico e sulla stampa <strong>di</strong> allora.<br />

lungo allenamento.<br />

Se volete completare questo viaggio della<br />

memoria nei ricor<strong>di</strong> della vita e della<br />

carriera del ciclista, c’è anche lo Spazio<br />

Pantani. Creato per mantenere viva la<br />

presenza del “Pirata”, nasce dalla famiglia,<br />

che tuttora lo gestisce, dal Comune<br />

<strong>di</strong> Cesenatico e dalla Fondazione Marco<br />

Pantani.<br />

Il Museo si trova a fianco della Stazione<br />

Ferroviaria <strong>di</strong> Cesenatico e rappresenta<br />

uno dei luoghi più frequentati da chi<br />

rende omaggio al Campione romagnolo.<br />

Le tre aree del museo sono denominate<br />

con i nomi delle montagne che hanno<br />

caratterizzato maggiormente la carriera<br />

<strong>di</strong> Marco Pantani: Mortirolo, Alpe<br />

d’Huez e Bocchetta.<br />

La Sala Mortirolo comprende un’ampia<br />

esposizione <strong>di</strong> materiali e cimeli appartenuti<br />

a Marco. Biciclette, in particolare<br />

la sua CustomBike, maglie, trofei e materiale<br />

fotografico degli esor<strong>di</strong>, del Tour<br />

de France e del Giro d’Italia del ‘98 accompagnano<br />

i visitatori, facendogli ripercorrere<br />

le tappe salienti della sua vita<br />

sportiva.<br />

La seconda area, Sala Alpe d’Huez, ha<br />

una sala cinema con 50 posti a sedere<br />

con proiezioni continue e 8 postazioni<br />

multime<strong>di</strong>ali, in cui ogni visitatore può<br />

scegliere e richiedere filmati o altro materiale<br />

multime<strong>di</strong>ale. Anche in questa<br />

stanza sono presenti teche con oggetti<br />

e foto <strong>di</strong> Pantani. Coppe, maglie e biciclette<br />

delle stagioni ’94, ’95, ’96 e ’99 e<br />

le maglie azzurre che rappresentano la<br />

sua vita sportiva. <strong>In</strong>oltre in questa sala è<br />

possibile ammirare ricor<strong>di</strong> della sua vita<br />

artistica: i quadri realizzati da Pantani,<br />

una raccolta <strong>di</strong> brani musicali a lui de<strong>di</strong>cati<br />

e i suoi scritti.<br />

La terza area, Sala Bocchetta, comprende<br />

una terrazza in cui sono organizzati<br />

manifestazioni ed eventi soprattutto nei<br />

mesi estivi. <strong>In</strong> tutte le sale sono presenti<br />

due televisori in cui vengono proiettate<br />

le imprese del Pirata.<br />

Il caratteristico porto <strong>di</strong> Cesenatico.<br />

Cesenatico capitale della bici<br />

Ecco alcuni itinerari circolari alla portata <strong>di</strong> tutti.<br />

Cesenatico - Santarcangelo <strong>di</strong> Romagna<br />

Partendo dal monumento a Marco Pantani si pedala<br />

verso sud sul lungomare fino a immergersi nella<br />

campagna romagnola lungo l’argine del Rubicone.<br />

Giunti a Savignano sul Rubicone si prosegue verso<br />

l’antico borgo me<strong>di</strong>evale <strong>di</strong> Santarcangelo <strong>di</strong> Romagna,<br />

ai pie<strong>di</strong> delle prime colline della Valmarecchia.<br />

Si arriva infine a Bellaria pedalando sui sentieri <strong>di</strong><br />

campagna che costeggiano il fiume Uso, per poi ritornare<br />

al punto <strong>di</strong> partenza tra gli stabilimenti balneari<br />

del lungomare.<br />

Distanza: Km 43<br />

Cesenatico – Cesena<br />

Dal Porto Canale <strong>di</strong> Cesenatico si pedala per circa 15<br />

chilometri sulla ciclabile che affianca la strada statale<br />

e conduce fino a Cesena. Una volta attraversato il<br />

centro storico della città, il percorso prosegue lungo i<br />

sentieri sterrati immersi nel verde della ciclopedonale<br />

del fiume Savio. Si torna infine al punto <strong>di</strong> partenza<br />

percorrendo le strade secondarie poco trafficate<br />

che dalla campagna romagnola riportano alla costa.<br />

Distanza: Km 37<br />

Cesenatico – Cervia Casa delle farfalle<br />

Partendo dal grattacielo <strong>di</strong> Cesenatico il percorso è<br />

adatto a tutta la famiglia: attraverso comode piste ciclabili<br />

si pedala sino alla Pineta <strong>di</strong> Cervia. Qui si trova<br />

la Casa delle Farfalle, un luogo magico per i bambini.<br />

Si ritorna al punto <strong>di</strong> partenza pedalando lungo<br />

la Ciclovia Adriatica verso il porto <strong>di</strong> Cervia, proseguendo<br />

poi sul lungomare fino a immergersi nei freschi<br />

sentieri della Pineta <strong>di</strong> Pinarella e Tagliata.<br />

Distanza: Km 25


ITINERARI EROICI<br />

Un giallo <strong>di</strong> nome Bottecchia<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 7<br />

Cento anni fa è stato il primo corridore italiano a vincere il Tour de France.<br />

Nella sua San Martino <strong>di</strong> Colle Umberto (Treviso) a pochi metri dalla casa natale<br />

è nato un museo che gli rende onore<br />

È stato il primo italiano a vincere il<br />

Tour de France nel 1924, primo ed unico<br />

italiano ad incassare due vittorie consecutive<br />

(sua anche quella del 1925) e<br />

primo a vestire la maglia gialla dalla prima<br />

all’ultima tappa. Nella sua San Martino<br />

<strong>di</strong> Colle Umberto (Treviso) è ora<br />

nato un museo a lui de<strong>di</strong>cato. L’esposizione<br />

è stata allestita nell’antica mola<br />

(piccolo mulino con maglio e fucina) a<br />

pochi metri dalla sua casa natale. L’inaugurazione,<br />

avvenuta ai primi <strong>di</strong> febbraio,<br />

ha segnato l’avvio delle celebrazioni<br />

e degli eventi per il centenario <strong>di</strong> quella<br />

prima vittoria al Tour de France. L’esposizione<br />

ha, tra i suoi oggetti <strong>di</strong> <strong>punta</strong>, la<br />

maglia gialla del 1923, gli occhiali da<br />

corsa del 1924 usati durante gli allenamenti<br />

e le gare, un orologio da tasca del<br />

1924 e una bicicletta originale marchiata<br />

“Automoto”, modello special, del 1925.<br />

Un caso ancora aperto<br />

Su Bottecchia ci sarebbero tante cose<br />

da raccontare, e lo ha fatto egregiamente<br />

lo scrittore e giornalista Clau<strong>di</strong>o Gregori<br />

ne “Il corno <strong>di</strong> Orlando” del 2017<br />

(66thand2nd), ma fra le vicende più narrate<br />

vi è soprattutto l’episo<strong>di</strong>o della sua<br />

misteriosa morte: tante le ipotesi senza<br />

che mai si sia giunti a una conclusione;<br />

un attentato dei fascisti, un banalissimo<br />

regolamento <strong>di</strong> conti per un furto <strong>di</strong> uva<br />

o ciliegie o una <strong>di</strong>sputa amorosa finita<br />

tragicamente.<br />

Bottecchia aveva iniziato a correre tar<strong>di</strong>,<br />

a venticinque anni, mentre era già in<br />

Francia a fare il muratore, perché a casa<br />

sua <strong>di</strong> lavoro non ce n’era. Si era trasferito<br />

a Clermont-Ferrand e pedalava<br />

per raggiungere ogni giorno il lavoro.<br />

Poi ci prese gusto, si <strong>di</strong>vertiva e si accorse<br />

presto <strong>di</strong> saperci fare, saliva soprattutto<br />

i tornanti del Puy de Dôme. Nel 1922<br />

tornò in Italia e l’anno successivo, lasciatosi<br />

convincere da Luigi Ganna, iniziò a<br />

correre con i campioni. Al primo Giro<br />

d’Italia arrivò quinto nella classifica generale,<br />

ma primo fra gli isolati, i senza<br />

squadra. Da allora, però, costruì la sua<br />

carriera in Francia, perché a lui servivano<br />

“gli schei”, i sol<strong>di</strong>. Divenne “Botescià”,<br />

alla francese. Aveva un viso scavato, era<br />

magro, due occhi a volte spiritati, una figura<br />

talvolta un po’ spaesata, da immigrato.<br />

Tornò in Italia per trovare fortuna<br />

anche nel nostro Paese, ma non ci riuscì.<br />

<strong>In</strong>contrò invece un destino tragico.<br />

IL MUSEO<br />

Abruzzo,<br />

Il Museo Ottavio Bottecchia<br />

si trova a San martino<br />

<strong>di</strong> Colle Umberto (TV), in via<br />

Tandura. Il museo è aperto<br />

la prima domenica <strong>di</strong> ogni<br />

mese secondo il seguente<br />

orario: dal 1 novembre al 30<br />

aprile dalle 9:30 alle 16:30.<br />

dal 1 maggio al 31 ottobre<br />

dalle 9:30 alle 12:30 e dalle<br />

15:00 alle 18:30.<br />

Il museo apre anche su prenotazione.<br />

Per informazioni e prenotazioni contattare la Pro Loco <strong>di</strong> Colle Umberto:<br />

via e-mail proloco.colleumberto@gmail.com tramite messaggio WhatsApp<br />

al 375 612 4747. <strong>In</strong>gresso gratuito.<br />

LA CICLABILE TREVISO - OSTIGLIA<br />

Per chi vuole scoprire i luoghi <strong>di</strong> Bottecchia in bicicletta suggeriamo <strong>di</strong> provare<br />

la ciclabile Treviso - Ostiglia, un corridoio verde lungo 70 km che ripercorre<br />

il tracciato <strong>di</strong> un’ex ferrovia: un susseguirsi <strong>di</strong> corsi d’acqua, campagne coltivate<br />

a mais, asparagi e ra<strong>di</strong>cchio, chiese campestri, aree naturalistiche, ville venete il<br />

tutto unito dalla linea della pista ciclabile attrezzata con punti ristoro, aree <strong>di</strong> sosta,<br />

noleggio bici e servizi per il turista. Il percorso muove da est a sud ovest e<br />

conduce fino alla città <strong>di</strong> Ostiglia che si trova nella provincia <strong>di</strong> Mantova.<br />

L’ex ferrovia fu costruita a più riprese tra il 1921 e il 1941: si trattava <strong>di</strong> una linea<br />

ferrata <strong>di</strong> circa 116 km, che collegava Ostiglia a Treviso e dunque idealmente due<br />

gran<strong>di</strong> fiumi: il Po e il Piave. La ferrovia fu gravemente danneggiata durante la<br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, tanto da essere resa impraticabile. Al termine del conflitto<br />

alcuni tratti furono definitivamente chiusi, altri in provincia <strong>di</strong> Mantova,<br />

Verona e Vicenza continuarono a funzionare fino all’inizio degli anni Ottanta<br />

per consentire il trasporto merci. I lavori <strong>di</strong> recupero del se<strong>di</strong>me e trasformazione<br />

in pista ciclabile iniziarono nel 2009 mentre le prime inaugurazioni risalgono<br />

al 2013.<br />

UNA REGIONE DA PEDALARE<br />

La ciclabile Treviso - Ostiglia è tra le maggiori arterie del cicloturismo veneto,<br />

definita come Itinerario n. 5 nella segnaletica ufficiale regionale (I5), questa<br />

ciclovia consente la <strong>di</strong>ramazione verso altre importanti piste venete come:<br />

la ciclabile del Sile (Treviso - Jesolo), il Sentiero degli Ezzelini (Asolo) e<br />

il Cammino <strong>di</strong> S. Antonio (Padova), la ciclovia del Brenta (Trento - Bassano<br />

del Grappa), la ciclovia del Bacchiglione (Padova - Colli Euganei - Vicenza),<br />

la Riviera Berica (Vicenza - Padova), la via del Tergola (fino alla Riviera del<br />

Brenta) ma intercetta facilmente anche la Dolomiti - Venezia e la AIDA (Alta<br />

Italia da Attraversare), un grande itinerario nazionale lungo oltre 900 km.


8 in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

TENDENZE<br />

Il momento è davvero Gravel<br />

Crescono sempre <strong>di</strong> più le manifestazioni per chi ama gli sterrati e soprattutto la libertà.<br />

Alcune <strong>di</strong> queste gare si possono affrontare con il bikepacking, ma si può uscire<br />

vicino a casa senza sfidare l’impossibile<br />

La gravel-mania contagia sempre <strong>di</strong><br />

più gli appassionati delle due ruote. Si<br />

tratta <strong>di</strong> un fenomeno <strong>di</strong> tendenza destinato<br />

a <strong>di</strong>ffondersi e che propone una<br />

nuova filosofia dell’andare in bicicletta.<br />

I gravellomani utilizzano una bicicletta<br />

speciale a metà strada fra il mezzo tra<strong>di</strong>zionale<br />

da corsa e la bici da ciclocross,<br />

adatta ad affrontare asfalto e itinerari<br />

sterrati. Più che sul mezzo, che è uno<br />

strumento per raggiungere l’obiettivo,<br />

ci si deve però concentrare sullo spirito<br />

della pedalata: in mezzo alla natura,<br />

non necessariamente agonistica e performante,<br />

tendenzialmente in autosufficienza<br />

con bagaglio al seguito e attrezzati<br />

per trascorrere la notte magari<br />

in tenda. Poi c’è il versante agonistico<br />

per le persone che desiderano cimentarsi<br />

in vere e proprie competizioni con<br />

tanto <strong>di</strong> classifiche e regolamenti. Un<br />

fatto è certo: le manifestazioni aperte<br />

alle gravel crescono <strong>di</strong> anno in anno. Le<br />

prime manifestazioni gravel sono nate<br />

dalle Gran Fondo, come eventi collaterali,<br />

o comunque derivate da esse. Il calendario<br />

è molto fitto. Sono <strong>di</strong> varia natura,<br />

dalle randonnée alle experience.<br />

La manifestazione più lunga è la Verona<br />

Garda Gravel Extreme che prevede<br />

un tracciato <strong>di</strong> 1000 chilometri.<br />

I testimonial arrivano<br />

dal professionismo<br />

A “tirare la volata” al movimento gravel<br />

sono oggi anche alcuni ex professionisti<br />

che hanno lasciato le competizioni<br />

e sono alla ricerca <strong>di</strong> nuovi stimoli per<br />

non attaccare definitivamente la bici al<br />

chiodo. È il caso, ad esempio, <strong>di</strong> Daniel<br />

Oss: dopo 14 anni <strong>di</strong> professionismo su<br />

strada ha da poco iniziato una nuova<br />

avventura nel mondo gravel e nella stagione<br />

<strong>2024</strong> è impegnato sugli sterrati <strong>di</strong><br />

mezzo mondo come tesserato dell’Aurora,<br />

la squadra in cui ha mosso i suoi<br />

primi passi. Il corridore, che nel 2022 si<br />

laureò vice campione del mondo del<br />

gravel alla rassegna iridata <strong>di</strong> Cittadella,<br />

sta affrontando la nuova esperienza<br />

supportato da marchi <strong>di</strong> spicco quali<br />

Specialized e Sportful. Non sarà né<br />

il primo, né l’ultimo corridore professionista<br />

a sperimentare questo mondo,<br />

anche perché non si è mai abbastanza<br />

anziani per andare in bicicletta quando<br />

ancora ci si <strong>di</strong>verte.<br />

Una nuova filosofia avanza<br />

L’irrompere sul mercato delle bici gravel<br />

ha influenzato lo spirito dei ciclisti<br />

amatoriali. Il nuovo mezzo suggerisce<br />

<strong>di</strong> andare in bici in un modo <strong>di</strong>verso:<br />

meno ossessione per la performance,<br />

i risultati agonistici, la quantità <strong>di</strong> chilometri<br />

macinati. <strong>In</strong>forcare una gravel<br />

spinge a scoprire i percorsi, a immergersi<br />

nella natura e a prendersi qualche<br />

pausa in più per bere una birra in<br />

compagnia. È l’esperienza che racconta<br />

anche l’ex professionista Andrea Ferrigato<br />

nell’intervista che abbiamo pubblicato<br />

nella prima parte <strong>di</strong> questo fascicolo.<br />

Le aziende leader, i marchi più prestigiosi,<br />

non si sono lasciati sorprendere<br />

da questa nuova tendenza e, anzi, a volte<br />

ne anticipano i contenuti. La Spider,<br />

ad esempio, lanciata <strong>di</strong> recente da De<br />

Rosa, è un modello concepito per competere<br />

ad ogni livello e su ogni percorso,<br />

adatto sia agli agonisti, sia ai viaggiatori<br />

pronti all’esplorazione. ll telaio presenta<br />

forme sinuose che portano a un<br />

peso <strong>di</strong> soli 900 g a cui si aggiungono<br />

i 400 g per la forcella monoscocca. La<br />

bici ideata a Cusano Milanino e provata<br />

sugli sterrati della Brianza propone il<br />

carbonio del telaio offrendo ottime doti<br />

<strong>di</strong> rigi<strong>di</strong>tà e comfort. Sulla bici si trovano<br />

<strong>di</strong>versi occhielli per fissare supporti<br />

per borse, il massimo per chi si sceglie<br />

il Bikepacking. Sul mezzo è montato il<br />

nuovo gruppo Campagnolo Ekar GT.<br />

RESISTENTE E PERFORMANTE<br />

La Spider, un modello gravel<br />

lanciato da De Rosa.<br />

Possiamo qui riassumere le caratteristiche tecniche <strong>di</strong> una bici gravel, senza<br />

entrare ovviamente nel dettaglio delle singole proposte commerciali. L’obiettivo<br />

del mezzo è affrontare in modo performante i lunghi percorsi, alternando tratti<br />

<strong>di</strong> asfalto, strade sterrate e trail poco impegnativi. Rispetto a una bici da corsa<br />

tra<strong>di</strong>zionale, quin<strong>di</strong>, una gravel prevede un assetto più eretto e meno aero<strong>di</strong>namico.<br />

Il telaio ha perciò geometrie più rilassate, un carro posteriore più lungo<br />

e un cannotto <strong>di</strong> sella con un angolo più aperto. Il tubo piantone meno verticale<br />

consente al ciclista <strong>di</strong> stare più eretto in sella ed ha un effetto <strong>di</strong> smorzamento<br />

delle vibrazioni che il mezzo subisce sui fon<strong>di</strong> stradali sconnessi. I copertoni<br />

sono più larghi, con sezioni che variano da 28mm a 36-38mm <strong>di</strong> norma, con<br />

punte <strong>di</strong> 40mm o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> 55mm in alcuni modelli. Per quanto riguarda i<br />

materiali dei telai, si usa l’alluminio o la fibra <strong>di</strong> carbonio. Quin<strong>di</strong> per riassumere,<br />

non ci troviamo <strong>di</strong> fronte a un mezzo ibrido, ma a un bici progettata nei<br />

dettagli per sod<strong>di</strong>sfare pienamente le esigenze dell’utente.


ITINERARI GRAVEL<br />

Alla scoperta del milanese<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 9<br />

A Milano si continua a pedalare e non è solo una metafora: itinerari, corse,<br />

ap<strong>punta</strong>menti e circuiti progettati per scoprire la città in lungo e in largo<br />

È tempo <strong>di</strong> inforcare la bici ed esplorare<br />

il territorio. Con il mezzo tra<strong>di</strong>zionale<br />

oppure con la bici gravel non fa <strong>di</strong>fferenza:<br />

l’importante è la passione per<br />

le due ruote, che a Milano non è mai<br />

mancata. Il 17 <strong>marzo</strong> si svolgerà la quinta<br />

e<strong>di</strong>zione della Randonnée Gran-<br />

Milàn, un evento che unisce gli amanti<br />

della strada e del fuoristrada con l’entusiasmo<br />

della partecipazione amichevole<br />

e la bellezza dei paesaggi locali.<br />

La ciclabile della Martesana.<br />

Quest’anno con due gran<strong>di</strong> novità: partenza<br />

e arrivo dal mitico Velodromo<br />

Vigorelli e doppio percorso gravel. La<br />

manifestazione è pensata per tutti i cicloamatori:<br />

due itinerari stradali da 130<br />

e 200 Km, con rispettivamente 1.100 e<br />

2.300 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello, che si <strong>di</strong>panano<br />

lungo le colline della Brianza offriranno<br />

a ognuno la possibilità <strong>di</strong> partecipare<br />

e <strong>di</strong>vertirsi. Gli organizzatori hanno anche<br />

preparato due percorsi Gravel da 94<br />

Km (650 m <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello) e 127 Km (1.260<br />

m <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello) che attraversano le campagne<br />

della Brianza comasca fino ad arrivare,<br />

nell’itinerario lungo, al confine<br />

con la Svizzera.<br />

Un caratteristico angolo <strong>di</strong> Milano<br />

all’inizio della ciclabile della Martesana.<br />

Un tratto della ciclovia<br />

Comasina-Milano.<br />

AbbracciaMi<br />

A Milano c’è un percorso <strong>di</strong>ventato ormai<br />

una proposta classica per chi desidera<br />

scoprire la città utilizzando la bici.<br />

Si tratta <strong>di</strong> un itinerario <strong>di</strong> 70 km che la<br />

percorre in lungo e in largo. L’itinerario<br />

si chiama AbbracciaMi e, ovviamente,<br />

il nome non è un caso. Questo percorso,<br />

infatti, abbraccia Milano, i suoi<br />

quartieri principali, le strade secondarie<br />

e i parchi citta<strong>di</strong>ni per esplorare l’intero<br />

capoluogo lombardo e i suoi angoli più<br />

nascosti.<br />

Il progetto è stato messo a punto grazie<br />

alla collaborazione tra <strong>di</strong>verse istituzioni<br />

con l’obiettivo <strong>di</strong> far conoscere e raccontare<br />

la città sotto un altro punto <strong>di</strong><br />

vista. Ma si tratta anche <strong>di</strong> un percorso<br />

inclusivo che mette in comunicazione<br />

centro e periferia per non escludere<br />

nessuna parte del territorio. I 70 km da<br />

attraversare su due ruote si snodano sulla<br />

cintura milanese e attraversano quartieri,<br />

parchi e bellezze che forse in pochi<br />

conoscono nella sua totalità. Il percorso<br />

è libero e può essere attraversato in<br />

qualsiasi modo e in qualsiasi senso, anche<br />

se non manca un itinerario base<br />

che parte dal centro <strong>di</strong> Milano e arriva<br />

a Crescenzago. Tutti i quartieri <strong>di</strong> Milano<br />

fanno parte dell’itinerario Abbraccia-<br />

Mi: da Corvetto a Trenno, da Baggio a<br />

Bisceglie passando per Rogoredo, Porto<br />

<strong>di</strong> mare, Santa Giulia, Monluè, Ortica,<br />

Lambrate, Crescenzago, Quartiere<br />

Adriano, Bicocca, Affori, Bovisa, Villapizzone,<br />

Lampugnano, Trenno, Ronchetto<br />

sul Naviglio, Barona, Gratosoglio<br />

e Vaiano Valle. Anche i parchi sono<br />

assoluti protagonisti <strong>di</strong> questa ciclovia.<br />

Con la propria bici, infatti, si possono attraversare<br />

i parchi Gino Cassinis, quello<br />

del Trapezio, il Parco dell’Acqua, il<br />

Bosco in città, Parco della Vettabbia<br />

e molti altri. La mappa interattiva <strong>di</strong> AbbracciaMi,<br />

<strong>di</strong>sponibile sul sito ufficiale<br />

del progetto all’in<strong>di</strong>rizzo www.bici.milano.it/abbracciami,<br />

mostra tutti i sentieri<br />

percorribili. Il tempo <strong>di</strong> percorrenza<br />

varia dalle 5 alle 6 ore e c’è un <strong>di</strong>slivello<br />

massimo <strong>di</strong> appena 200 metri.<br />

I giri <strong>di</strong> Renzo Zanazzi<br />

Rimaniamo in ambito milanese con la<br />

segnalazione <strong>di</strong> un evento che si svolgerà<br />

nel capoluogo lombardo. Per ricordare<br />

Renzo Zanazzi, campione scomparso<br />

nel 2014, il 5 aprile, la sera (orario<br />

da stabilire), al velodromo Vigorelli ci<br />

sarà un incontro <strong>di</strong> 100 minuti in cui<br />

chi ha una storia <strong>di</strong> ciclismo con o anche<br />

senza Renzo la racconta (5 minuti al<br />

massimo); il 6 aprile, la mattina, 100 giri<br />

<strong>di</strong> pista o 100 km per le strade che Zanazzi<br />

frequentava un giorno sì e un giorno<br />

no per decenni. L’evento è organizzato<br />

da Marco Pastonesi, firma storica<br />

della Gazzetta dello Sport e autore <strong>di</strong><br />

uno sconfinato numero <strong>di</strong> libri sul ciclismo<br />

e non solo. Scomparso nel 2014,<br />

classe 1924, il vecchio Manetta – questo<br />

lo storico soprannome - corse da professionista<br />

dal 1946 al 1953, conseguì cinque<br />

vittorie in carriera, tre le quali tre<br />

tappe al Giro d’Italia e indossò tre volte<br />

la maglia rosa. Per lui non si costruirono<br />

monumenti come per altri gran<strong>di</strong><br />

campioni del pedale però per Zanazzi<br />

sono stati tracciati due percorsi nel Milanese<br />

dal Turbolento Thinkbike <strong>di</strong> Milano,<br />

<strong>di</strong> 62 e 90 chilometri: le sue strade,<br />

quelle che faceva un giorno uscendo<br />

da casa (via Lanino, zona Solari). in bici,<br />

entrando nella ciclabile sul Naviglio,<br />

emergendone a Corsico e poi tornando<br />

per la <strong>di</strong>retta da Abbiategrasso dopo<br />

aver guadato il Ticino sul ponte delle<br />

barche o aver sfiorato l’abbazia <strong>di</strong> Morimondo,<br />

ma anche improvvisando qua<br />

e là a seconda dell’umore, del tempo e<br />

delle deviazioni per lavori in corso. Per i<br />

più tecnologici Turbolento Thinkbike ha<br />

memorizzato i percorsi, oggi <strong>di</strong>sponibili<br />

anche su Komoot: Il giro <strong>di</strong> Renzo Zanazzi<br />

- 62km e I 90 <strong>di</strong> Zanazzi - 90km.<br />

Il velodromo del Parco Nord<br />

Se a sud <strong>di</strong> Milano non mancano gli itinerari<br />

da percorrere in bici, non è da<br />

meno neppure il nord Milano. Dal velodromo<br />

situato nel parco Nord si può<br />

partire per esplorare il territorio. La struttura<br />

è gestita amorevolmente dall’associazione<br />

Datecipista capitanata dal suo<br />

presidente, Mario Bodei, ex velocista in<br />

nazionale, ed è <strong>di</strong>ventata in poco tempo<br />

un punto <strong>di</strong> riferimento per i cicloamatori<br />

della zona e per una squadra <strong>di</strong> triathlon.<br />

Il circuito in asfalto ha una forma<br />

ellittica. Una linea blu <strong>di</strong>vide la pista<br />

in due anelli concentrici: quello interno<br />

viene riservato ai ciclisti che procedono a<br />

velocità elevata, l’esterno invece per chi<br />

procede ad andatura più tranquilla. Ha<br />

una lunghezza <strong>di</strong> 497 metri misurati alla<br />

linea blu. L’impianto è inoltre dotato <strong>di</strong><br />

una variante che porta a un’area <strong>di</strong> riposo.<br />

Qui ci si può allenare in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

assoluta sicurezza. Dal velodromo si può<br />

anche partire alla scoperta dei numerosi<br />

percorsi su sterrato all’interno del Parco<br />

Nord. Se si pedala verso sud si va a Milano<br />

in <strong>di</strong>rezione Niguarda, in alternativa<br />

si può andare in <strong>di</strong>rezione opposta verso<br />

il parco Grubria e da lì inoltrarsi verso<br />

la Brianza sfruttando i vari percorsi. Nel<br />

comune <strong>di</strong> Muggiò si incontra il canale<br />

Villoresi che offre la possibilità <strong>di</strong> sviluppare<br />

altri itinerari, in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Monza<br />

oppure verso ovest in <strong>di</strong>rezione della <strong>di</strong>ga<br />

del Panperduto.


10 in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

TACCUINO<br />

Diario <strong>di</strong> un grande viaggio<br />

La cronaca e le impressioni <strong>di</strong> un pellegrinaggio in bici sino a Santiago <strong>di</strong> Compostela,<br />

lungo il Cammino, uno dei sentieri <strong>di</strong> peregrinazione più famosi, battuto sin dal Me<strong>di</strong>oevo<br />

Non è solo un viaggio, non è solo un pellegrinaggio.<br />

È questo e molto altro ancora;<br />

il Cammino <strong>di</strong> Santiago è un’esperienza<br />

straor<strong>di</strong>naria, unica, <strong>di</strong>fficile<br />

da raccontare. Rimarranno l’inespresso,<br />

il mistero, il ricordo dei passi dei pellegrini,<br />

i saluti, la fatica, gli incontri, la<br />

polvere nelle scarpe, gli odori, le piaghe<br />

nei pie<strong>di</strong>, l’appetito, la fame e il vento.<br />

Il giorno e la notte. Un sentiero che va<br />

su e giù, lambisce borghi, collega città,<br />

si inerpica e poi scende. Giornate che<br />

si accendono all’alba, molto presto, e si<br />

spengono al tramonto, fra cieli e profili<br />

infuocati.<br />

Il Cammino <strong>di</strong> Santiago percorso in bicicletta<br />

accorcia i tempi rispetto a quello<br />

tra<strong>di</strong>zionale a pie<strong>di</strong>: 70, 80, al massimo<br />

100 km a tappa sono la misura<br />

ideale da percorrere ogni giorno per non<br />

arrivare esausti e trafelati a destinazione.<br />

Si sente il fruscio delle ruote nel vento,<br />

piuttosto che il rumore delle proprie<br />

scarpe. Vi sono ascese pensose e veloci<br />

<strong>di</strong>scese. Si sfiorano i muri delle case, si<br />

attraversano ponti e ci si ferma, talvolta,<br />

ad ammirare i paesaggi, abbracciati dai<br />

campi e dalle colline.<br />

Ecco dunque, da una personale esperienza,<br />

qualche nota <strong>di</strong> viaggio.<br />

Si è cercato <strong>di</strong> pianificare fin nei minimi<br />

particolari possibili. Riunione tecnica,<br />

qualche allenamento sulle strade<br />

della Brianza. Il gruppo era composto<br />

da 21 persone, compreso un giovane<br />

sacerdote, sportivo e atletico, avvezzo<br />

alla pedalata. Nel gruppo anche alcuni<br />

che si sono de<strong>di</strong>cati al supporto tecnico:<br />

guida dei mezzi ed altre operazioni<br />

in loco, come l’approvvigionamento<br />

dei viveri. Partenza da una citta<strong>di</strong>na<br />

del nord Milano ai primi <strong>di</strong> agosto, correva<br />

l’anno 2007. Partenza dall’oratorio<br />

Pio XI della parrocchia San Martino in<br />

Balsamo. Le bici caricate sui mezzi, un<br />

lungo viaggio in <strong>di</strong>rezione della Francia,<br />

Costa Azzurra e poi verso Lourdes. Una<br />

notte <strong>di</strong> riposo e un giorno <strong>di</strong> visita al<br />

luogo caro a migliaia <strong>di</strong> pellegrini. Poi il<br />

trasferimento al valico <strong>di</strong> Roncisvalle. A<br />

Saint-Jean-Pied de Port in genere ha<br />

inizio il Cammino cosiddetto francese,<br />

760 chilometri lungo la Spagna settentrionale<br />

per arrivare a Santiago <strong>di</strong> Compostela<br />

dove, secondo la tra<strong>di</strong>zione, si<br />

trova la tomba dell’apostolo Giacomo il<br />

Maggiore. Il nostro pellegrinaggio partì<br />

in realtà da Pamplona – luogo arcinoto<br />

per la tra<strong>di</strong>zionale corsa dei tori –<br />

perché scegliemmo <strong>di</strong> saltare la prima<br />

tappa interamente in <strong>di</strong>scesa, ritenuta<br />

insi<strong>di</strong>osa se non ad<strong>di</strong>rittura pericolosa.<br />

Il primo impatto con il Cammino fu alquanto<br />

<strong>di</strong>sagevole. Dormimmo all’interno<br />

<strong>di</strong> una chiesa sconsacrata con i nostri<br />

sacchi a pelo. Pur avendo fatto il militare<br />

non ci si abitua facilmente, almeno<br />

al primo impatto, a una notte assieme<br />

a sconosciuti e in compagnia delle loro<br />

scarpe.<br />

Il Cammino francese – uno dei possibili<br />

itinerari percorsi dai pellegrini - passa<br />

attraverso città incantevoli, paesaggi<br />

e natura da cartolina: Logroño, Burgos,<br />

Leon e la sua splen<strong>di</strong>da cattedrale,<br />

Astorga e il suo palazzo episcopale<br />

con alcuni significativi contributi <strong>di</strong><br />

Gaudì, e il Cebreiro il caratteristico villaggio<br />

<strong>di</strong> montagna. Gli ultimi chilometri<br />

del Cammino sono i più emozionanti,<br />

quando si scorge il profilo della cattedrale<br />

<strong>di</strong> Santiago. Si sa che si sta arrivando<br />

alla méta, è la tappa finale da<br />

raggiungere, quella desiderata e sognata<br />

all’inizio.<br />

Una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 70 chilometri<br />

al giorno<br />

Tenemmo una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 70 chilometri al<br />

giorno. Il percorso non è particolarmente<br />

<strong>di</strong>fficile, tranne una tappa decisamente<br />

impegnativa perché presenta il conto<br />

<strong>di</strong> una salita <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>fficoltà. Scordatevi<br />

però la pianura: ci sono strappi<br />

e strappetti. L’acido lattico è sempre in<br />

agguato. La fatica fisica del pellegrinaggio<br />

fu accentuata dal fatto che al termine<br />

della pedalata si lasciavano i letti, o le<br />

bran<strong>di</strong>ne, per visitare a pie<strong>di</strong> le città raggiunte.<br />

<strong>In</strong>somma, il riposo era ridotto ai<br />

COSE DA SAPERE<br />

I principali itinerari:<br />

Cammino francese da Roncisvalle (740 km)<br />

Cammino dl Nord da Irùn (852 km)<br />

Cammino Primitivo da Oviedo (321 km)<br />

Cammino Aragonese da Somport (840 km)<br />

La Via de la Plata da Siviglia (970 km)<br />

Cammino portoghese da Lisbona (605 km)<br />

Cammino inglese da Ferrol (112 km)<br />

La Compostela è il documento rilasciato dalle autorità<br />

ecclesiastiche presso l’ufficio del pellegrino a Santiago<br />

<strong>di</strong> Compostela. Per ottenerlo il Cammino deve<br />

essere stato eseguito per motivi religiosi o spirituali.<br />

La credenziale del pellegrino deve essere presentata<br />

con i timbri che attestano che gli ultimi cento chilometri<br />

sono stati percorsi a pie<strong>di</strong> o a cavallo e gli ultimi<br />

duecento in bicicletta lungo uno qualsiasi degli<br />

itinerari che portano a Santiago.<br />

Le credenziali del pellegrino: si tratta <strong>di</strong><br />

un documento <strong>di</strong> 16 pagine che si apre a fisarmonica<br />

e contiene uno spazio per i timbri,<br />

ottenuti nelle parrocchie, negli ostelli,<br />

in alcuni bar. Viene considerata una sorta<br />

<strong>di</strong> passaporto del pellegrino e consente<br />

l’accesso alle osterie del Cammino.<br />

Dove dormire: lungo il cammino si trovano<br />

ostelli pubblici e privati. Le citta<strong>di</strong>ne<br />

accolgono i pellegrini anche nelle<br />

palestre quando non c’è più posto negli<br />

alberghi.<br />

Trasporto bici: si può usufruire <strong>di</strong> servizio <strong>di</strong> spe<strong>di</strong>zione<br />

delle biciclette.<br />

Allenamento: allenarsi prima del pellegrinaggio<br />

è importante perché consente<br />

<strong>di</strong> affrontare serenamente il percorso<br />

in bici senza andare incontro a<br />

strapazzi eccessivi. Il fisico è impegnato<br />

soprattutto nel recupero dallo sforzo<br />

della tappa precedente, quin<strong>di</strong> sarebbe<br />

utile simulare in qualche modo la<br />

situazione nelle settimane precedenti.<br />

Suggerimenti: bere e mangiare frequentemente<br />

durante i tratti in bicicletta<br />

e a cena non esagerare nelle porzioni.


TACCUINO<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 11<br />

L’ORIGINE<br />

DEL PELLEGRINAGGIO<br />

A partire dall’XI secolo si sviluppò<br />

un movimento <strong>di</strong> pellegrini che si<br />

riversarono nelle strade d’Europa,<br />

da un santuario all’altro. Il mondo<br />

occidentale risollevato dal grande<br />

terrore apocalittico dell’anno<br />

Mille fu protagonista <strong>di</strong> una vitalità<br />

dello spirito che si riversò in<br />

tanti ambiti, compreso quello artistico.<br />

Un fervore e un movimento<br />

documentati dalle numerose testimonianze<br />

presenti sullo stesso<br />

Cammino <strong>di</strong> Santiago.<br />

Ma come ebbe inizio questo straor<strong>di</strong>nario<br />

e misterioso viaggio che<br />

ha coinvolto fino ad oggi milioni<br />

<strong>di</strong> pellegrini a partire da più <strong>di</strong> un<br />

millennio fa?<br />

La storia <strong>di</strong> Santiago comincia con<br />

la missione <strong>di</strong> Giacomo il Maggiore,<br />

uno dei do<strong>di</strong>ci apostoli, al quale<br />

fu affidata l’evangelizzazione<br />

della Spagna. L’impresa si rivela<br />

<strong>di</strong>fficoltosa e l’apostolo è sul punto<br />

<strong>di</strong> rinunciare. Secondo la tra<strong>di</strong>zione<br />

è lo stesso Cristo che gli suggerisce<br />

<strong>di</strong> ritornare in Galizia, assicurandogli<br />

il Suo aiuto e <strong>di</strong>cendo:<br />

“Se non potrai convertirli da vivo,<br />

li convertirai una volta scomparso,<br />

giacché presto morirai”. Queste<br />

sono le premesse <strong>di</strong> un pellegrinaggio<br />

che sarebbe nato molti<br />

secoli più tar<strong>di</strong>. Quando Giacomo<br />

ritorna a Gerusalemme viene arrestato<br />

e poi decapitato per or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> Erode Agrippa. Due suoi <strong>di</strong>scepoli<br />

portano con sé le sue spoglie<br />

mortali su una barca che approda<br />

appunto in Galizia, dove il corpo <strong>di</strong><br />

Giacomo viene sepolto. Otto secoli<br />

dopo un eremita <strong>di</strong> nome Pelagio,<br />

guidato da una misteriosa luce celeste,<br />

giunge fino al luogo della regione<br />

che verrà chiamato Campus<br />

stellae, cioè “Campo della stella”,<br />

che poi <strong>di</strong>venterà Compostella. Si<br />

scava fino a portare alla luce un sepolcro<br />

che si <strong>di</strong>ce essere quello <strong>di</strong><br />

San Giacomo. Sul luogo verrà eretto<br />

un santuario, più volte devastato<br />

dai Mori e ricostruito ogni volta<br />

più bello e sontuoso.<br />

minimi termini. Siccome affrontammo il<br />

viaggio con l’autentico spirito del pellegrino<br />

accettammo le regole del gioco.<br />

Non prenotammo quin<strong>di</strong> dove dormire,<br />

anche se il nostro viaggio era stato pianificato.<br />

Se non trovi posto in un albergo<br />

o in un ostello sei costretto a proseguire<br />

finché non trovi ricovero. Alla meno peggio<br />

ti devi accontentare <strong>di</strong> dormire nella<br />

palestra del paese. Così una tappa programmata<br />

da 70 chilometri <strong>di</strong>venne un<br />

centinaio abbondante. Troppa fatica! <strong>In</strong><br />

compenso le ultime due frazioni risultarono<br />

eccessivamente corte. Se dovessimo<br />

ripetere l’esperienza sarebbe da prevedere<br />

una giornata <strong>di</strong> assoluto riposo al<br />

settimo giorno, come scritto nell’Antico<br />

Testamento.<br />

La giornata era scan<strong>di</strong>ta dalle faccende<br />

quoti<strong>di</strong>ane: la sveglia, la colazione, la<br />

lettura <strong>di</strong> alcuni brani evangelici durante<br />

i momenti <strong>di</strong> pausa dalle pedalate;<br />

l’arrivo nel ricovero dove passare la notte,<br />

il pranzo assieme e la visita della città<br />

o il riposo. Nel pellegrinaggio affrontato<br />

in gruppo ci sono l’esperienza e la vita<br />

<strong>di</strong> comunità, compresa qualche caduta<br />

e le lagnanze per i chilometri, ma anche<br />

i sorrisi, il sapersi aspettare, le piacevolissime<br />

chiacchierate seduti a pranzo in<br />

qualche locale caratteristico.<br />

I saliscen<strong>di</strong> delle prime tre tappe produssero<br />

acido lattico in grande quantità<br />

<strong>di</strong>fficile da smaltire nei giorni successivi.<br />

La fatica risultò però alla nostra portata.<br />

La tappa più impegnativa fu quella del<br />

12 agosto da Ponferrada a O Cebreiro,<br />

un villaggio <strong>di</strong> origine preistorica situato<br />

a 1300 metri <strong>di</strong> altezza. Lungo la salita<br />

fummo abbracciati dalla nebbia e il paesaggio<br />

presentava qualche somiglianza<br />

con la salita del Ghisallo, o comunque<br />

lo richiamava.<br />

Una metafora dell’esistenza<br />

Sul significato del pellegrinaggio si sa<br />

che è una metafora dell’esistenza in<br />

cammino alla ricerca <strong>di</strong> Dio. Vi sono<br />

LE TAPPE PROGRAMMATE<br />

segni, testimonianze e una tra<strong>di</strong>zione. Ti<br />

par <strong>di</strong> camminare (in questo caso anche<br />

pedalare) nel solco <strong>di</strong> chi ci ha preceduto.<br />

Un tempo partire per un pellegrino<br />

era normale, ma anche pericoloso. Si<br />

poteva essere derubati lungo il sentiero,<br />

essere sorpresi dal freddo o morire per<br />

vecchiaia o malore improvviso. Ai nostri<br />

giorni il Cammino <strong>di</strong> Santiago è <strong>di</strong>ventato<br />

un viaggio che attira chiunque, anche<br />

i non credenti, comunque alla ricerca <strong>di</strong><br />

una <strong>di</strong>mensione particolare. Pure il cinema<br />

ha contributo a <strong>di</strong>ffondere il riverbero<br />

<strong>di</strong> questa attrazione nei confronti<br />

<strong>di</strong> tale esperienza: “Il cammino per<br />

Santiago”, il film <strong>di</strong>retto da Emilio Estevez.<br />

Tom Avery, interpretato da Martin<br />

Sheen, è un oftalmologo californiano<br />

che vola in Francia per recuperare il corpo<br />

del figlio morto. Giunto in Europa per<br />

recuperarne le spoglie, Tom scopre che<br />

il ragazzo aveva intrapreso il cammino<br />

<strong>di</strong> Santiago de Compostela. Con la scatola<br />

delle ceneri nello zaino, l’uomo decide<br />

<strong>di</strong> portare a termine il viaggio iniziato<br />

dal figlio.<br />

3 agosto Cinisello Balsamo (MI) – Lourdes (partenza ore 5)<br />

4 agosto Lourdes – Roncisvalle – Pamplona (trasferimento con i pulmini)<br />

5 agosto Pamplona – Los Arcos km 67<br />

6 agosto Los Arcos – St.to Domingo de la Calzada km 78<br />

7 agosto S.to Domingo de la Calzada – Burgos km 74<br />

8 agosto Burgos – Carrion de los Condes km 83<br />

9 agosto Carrion de los Condes – Leon km 96<br />

10 agosto Leon – Astorga km 52<br />

11 agosto Astorga – Ponferrada km 53<br />

12 agosto Ponferrada – O Cebreiro km 52<br />

13 agosto O Cebreiro – Sarria km 39<br />

14 agosto Sarria – Palais de Rei km 46<br />

15 agosto Palais de Rei – Santiago <strong>di</strong> Compostela km 67,8<br />

16 agosto Santiago <strong>di</strong> Compostela – riposo<br />

17 agosto Santiago <strong>di</strong> Compostela – San Sebastian (trasferimento con i pullmini)<br />

18 agosto San Sebastian – Cinisello Balsamo (trasferimento con i pullmini)<br />

Angelo De Lorenzi


12<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

L’AVVENTURA<br />

Sulla scia <strong>di</strong> Marco Polo<br />

Un viaggio <strong>di</strong> 100 giorni per rivivere l’esperienza<br />

del grande esploratore in occasione dell’anniversario<br />

dei 700 anni dalla sua morte<br />

Due intrepi<strong>di</strong> ciclo viaggiatori, Dino<br />

Facchinetti e Alberto Fiorin, si stanno<br />

preparando a una grande impresa: pedalare<br />

per 12.000 chilometri sulla via<br />

percorsa da Marco Polo, da Venezia a<br />

Pechino.<br />

La spe<strong>di</strong>zione, denominata Marco Polo<br />

a pedali, è in programma dal 25<br />

aprile al 5 agosto. Un viaggio nato più<br />

<strong>di</strong> vent’anni fa e poi interrotto bruscamente<br />

e che oggi, in occasione dell’anniversario<br />

dei 700 anni dalla morte <strong>di</strong><br />

Marco Polo, può essere nuovamente<br />

realizzato.<br />

Alberto Fiorin, scrittore, docente, ma soprattutto<br />

ciclonauta, con molte avventure<br />

a pedali alle spalle, partirà il prossimo<br />

25 aprile da Venezia per pedalare<br />

lungo la Via della Seta e ricostruire la<br />

storia dell’esploratore veneziano.<br />

Con lui ci sarà Dino Facchinetti, segretario<br />

del Pedale Veneziano. L’impresa,<br />

percorsa una prima volta nel 2001<br />

da un gruppo <strong>di</strong> amici, e da cui è nato<br />

il libro Strade d’Oriente (E<strong>di</strong>ciclo<br />

e<strong>di</strong>tore), viene ora dai due riproposta<br />

attraverso 12 nazioni: Italia, Slovenia,<br />

Croazia, Serbia, Bulgaria, Turchia,<br />

Georgia, Azerbaijan (traghetto Mar Caspio),<br />

Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakhstan<br />

e Cina (Urumqui, Lanzhou,<br />

Xi’an).<br />

<strong>In</strong> programma un totale <strong>di</strong> 82 tappe<br />

per oltre 12 mila chilometri, un viaggio-avventura<br />

che li porterà alle porte<br />

<strong>di</strong> Pechino sul <strong>sellino</strong> delle loro biciclette,<br />

ai primi <strong>di</strong> agosto. Come per l’impresa<br />

<strong>di</strong> Polo, l’intento è quello <strong>di</strong> scoprire<br />

mon<strong>di</strong> e culture <strong>di</strong>verse scegliendo<br />

un mezzo <strong>di</strong> trasporto lento, che possa<br />

<strong>di</strong>latare il tempo e le emozioni, e che<br />

porti con sé anche un messaggio importante<br />

<strong>di</strong> sostenibilità ambientale, viaggiando<br />

senza alcun mezzo al seguito.<br />

CICLONAUTA CURIOSO<br />

Alberto Fiorin, uno dei protagonisti,<br />

<strong>di</strong> quella che intende essere<br />

un’impresa ambiziosa, è nato a Venezia<br />

nel 1960, dove tuttora vive.<br />

Laureato in Storia è un appassionato<br />

ciclonauta con al suo attivo molti<br />

viaggi nazionali e internazionali.<br />

Con E<strong>di</strong>ciclo ha pubblicato i reportage<br />

a pedali Strade d’Oriente, Salam<br />

Shalom e Il vento dei fior<strong>di</strong>,<br />

numerose guide a pie<strong>di</strong> e in bicicletta<br />

tra cui Ciclovia del Danubio;<br />

Parigi Londra in bicicletta; La Via<br />

Francigena in bicicletta; Romantische<br />

Strasse in bicicletta e La Via<br />

Francigena a pie<strong>di</strong>, Guida ai migliori<br />

itinerari treni e bici e La Via<br />

Flavia a pie<strong>di</strong> (con Diego Masiello).<br />

Oscar del Cicloturismo, la nona e<strong>di</strong>zione<br />

L’evento celebra le migliori piste ciclabili immerse nel verde delle <strong>di</strong>verse regioni<br />

italiane, che promuovono il concetto <strong>di</strong> vacanza su due ruote. La Toscana ospiterà<br />

i tre giorni dell’evento conclusivo. La premiazione è prevista per sabato 1° giugno<br />

È stato presentato alla Bit svoltasi a<br />

Milano a inizio febbraio il Green Road<br />

Award <strong>2024</strong>, l’Oscar Italiano del<br />

Cicloturismo che ogni anno premia<br />

le più belle vie ver<strong>di</strong> d’Italia fra le Regioni<br />

che promuovono la vacanza su<br />

due ruote con servizi mirati al turismo<br />

lento. Le can<strong>di</strong>dature si chiudono il 10<br />

maggio e le Regioni possono proporre<br />

fino a due vie ver<strong>di</strong>.<br />

<strong>In</strong>vestire nella bici<br />

Giunto alla nona e<strong>di</strong>zione, l’Oscar Italiano<br />

del Cicloturismo ha lo scopo <strong>di</strong><br />

spronare le amministrazioni locali a<br />

valorizzare i propri percorsi eccellenti<br />

e promuovere gli investimenti<br />

a favore delle vacanze in bicicletta<br />

creando nuovi flussi <strong>di</strong> turismo sui territori<br />

durante tutto l’anno: “Il turismo<br />

in bicicletta, oggi, in Italia, non si può<br />

più considerare un fenomeno <strong>di</strong> nicchia<br />

e questo accade anche grazie alla nostra<br />

iniziativa” <strong>di</strong>ce Ludovica Casellati,<br />

presidente <strong>di</strong> giuria e ideatrice del<br />

premio.<br />

Alla presentazione, animata da Peppone<br />

Calabrese, conduttore <strong>di</strong> Linea<br />

Verde e ambassador del premio, sono<br />

intervenuti Alessandro Bolis, vice<strong>di</strong>rettore<br />

Commerciale, Marketing e<br />

Comunicazione Ics (Istituto per il Cre<strong>di</strong>to<br />

Sportivo); Maria Giaconia, <strong>di</strong>rettore<br />

Business Regionale e Sviluppo <strong>In</strong>termodale<br />

Trenitalia; Marina Lalli,<br />

presidente Federturismo Confindustria;<br />

Sebastiano Venneri, responsabile<br />

turismo <strong>di</strong> Legambiente; Ivana<br />

Jelinic ad Enit. <strong>In</strong>oltre, Leonardo Marras,<br />

assessore al turismo e attività produttive<br />

della Regione Toscana; Alessandro<br />

Meciani, assessore al turismo<br />

<strong>di</strong> Viareggio, Remo Santini, assessore<br />

turismo <strong>di</strong> Lucca, Valter Tamburini,<br />

presidente Camera Commercio Toscana<br />

Nord Ovest: una nutrita rappresentanza<br />

della Regione Toscana - vincitrice<br />

dello scorso anno con la ‘Ciclopedonale<br />

Puccini’, la prima ciclovia musicata<br />

- che ospiterà i tre giorni dell’evento<br />

conclusivo del Green Road Award. La<br />

premiazione è prevista per sabato 1°<br />

giugno.<br />

A Lucca e Viareggio si svolgerà anche<br />

un bike forum <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento<br />

sulle tematiche del turismo su due<br />

ruote, in un evento che per tre giorni<br />

farà della Toscana la ‘Capitale del Cicloturismo<br />

<strong>2024</strong>’. E a Puccini - <strong>di</strong> cui<br />

si celebra quest’anno il centenario della<br />

morte - è de<strong>di</strong>cata anche la maglia<br />

dell’Oscar del Cicloturismo, con un<br />

<strong>di</strong>segno realizzato dal caricaturista lucchese<br />

Frank Federighi, collaboratore<br />

<strong>di</strong> numerose riviste e quoti<strong>di</strong>ani nonché<br />

star <strong>di</strong> Lucca Comics.<br />

L’albo d’oro delle passate e<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>In</strong> or<strong>di</strong>ne cronologico ecco le regioni<br />

vincitrici delle otto passate e<strong>di</strong>zioni<br />

dell’Oscar del Cicloturismo: nel 2015,<br />

l’Umbria con la ciclovia ‘Assisi-Spoleto-Norcia’;<br />

nel 2016, il Friuli - Venezia<br />

Giulia con ‘L’Alpe Adria’; nel 2017,<br />

il Veneto con ‘La Ciclovia dell’Amicizia’;<br />

nel 2018 la Lombar<strong>di</strong>a con ‘La<br />

Ciclovia del Fiume Oglio’; nel 2020 è<br />

stata la volta dell’Abruzzo con la ‘Bike<br />

to Coast’; nel 2021, al primo posto<br />

ex aequo la Provincia Autonoma <strong>di</strong><br />

Trento con la ‘Green Road dell’Acqua’<br />

e la Calabria con la ‘Ciclovia dei Parchi’.<br />

Nel 2022 l’Emilia-Romagna con il<br />

‘Grand Tour della Valle del Savio’. Lo<br />

scorso anno è stata, appunto, la ‘Ciclopedonale<br />

Puccini’ a portare la Toscana<br />

sul primo gra<strong>di</strong>no del po<strong>di</strong>o.<br />

La Giuria del premio è composta da<br />

personalità <strong>di</strong> spicco nel campo del<br />

giornalismo, opinion leader, partner,<br />

personalità dei settori bike, ambiente,<br />

ospitalità e turismo.


APPUNTAMENTI<br />

Come è bello pedalare in vacanza<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 13<br />

Il cicloturismo ha la sua manifestazione de<strong>di</strong>cata: qui si può prendere spunto<br />

per le prossime vacanze a due ruote. L’ap<strong>punta</strong>mento è a Bologna<br />

nel primo week end <strong>di</strong> aprile<br />

Venerdì 5, sabato 6 e domenica 7<br />

aprile <strong>2024</strong> a Bologna, nello spazio<br />

DumBO, torna la Fiera del Cicloturismo,<br />

organizzata da Bikenomist,<br />

azienda specializzata nella comunicazione<br />

e promozione delle economie<br />

della bicicletta. La Fiera del Cicloturismo<br />

è il primo evento in Italia interamente<br />

de<strong>di</strong>cato a chi è alla ricerca<br />

della propria prima esperienza o della<br />

prossima avventura a pedali. L’e<strong>di</strong>zione<br />

<strong>2024</strong> si annuncia con molte novità e<br />

importanti conferme. Venerdì 5 aprile<br />

torna il Forum del cicloturismo, la giornata<br />

de<strong>di</strong>cata agli operatori <strong>di</strong> settore e<br />

agli incontri B2B, con uno sguardo internazionale<br />

e un focus sullo sviluppo<br />

<strong>di</strong> nuovi modelli <strong>di</strong> business. Confermata<br />

la presentazione del 4° rapporto<br />

ISNART sul cicloturismo. L’evento,<br />

su prenotazione, anticipa le due giornate<br />

<strong>di</strong> sabato 6 e domenica 7 aprile,<br />

ad accesso gratuito, per il pubblico. Qui<br />

ci saranno alcune novità: più spazio ai<br />

workshop e ai racconti <strong>di</strong> esperienze<br />

con i Bikeitalia Talks, accanto ad un’area<br />

espositiva ancora più ampia per accogliere<br />

le proposte <strong>di</strong> mete italiane ed<br />

Bergamont, BRN, Repower e altri.<br />

Per informazioni: www.fieradelcicloturismo.it<br />

A maggio è tempo <strong>di</strong> Giro d’Italia.<br />

Partenza il 2 da Venaria Reale, in Piemonte<br />

e finale il 26 a Roma. Ci sarà Tadej<br />

Pogacar, alla sua prima esperienza<br />

e sarà il faro della corsa. Lo spettacolo<br />

è assicurato. Un mese <strong>di</strong> stacco e poi<br />

si tornerà ad assaporare l’emozione dei<br />

gran<strong>di</strong> giri, sempre in Italia. La partenza<br />

del Tour de France, il 29 giugno,<br />

sarà <strong>di</strong>fatti da Firenze, un tributo all’Italia<br />

e ai suoi campioni, in particolare a<br />

Gino Bartali per due volte maglia gialla<br />

a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni l’una dall’altra.<br />

La prima frazione finirà a Rimini,<br />

dopo 206 chilometri. L’indomani, la<br />

Cesenatico - Bologna renderà omaggio<br />

a Marco Pantani, l’in<strong>di</strong>menticabile<br />

campione romagnolo. La terza tappa<br />

in programma partirà da Piacenza<br />

per giungere a Torino. L’ultima frazione<br />

della Grand Boucle nella Penisola<br />

muoverà invece da Pinerolo; i corridori<br />

passeranno da Sestriere e scaleranno<br />

il Galibier.<br />

LA PARIGI-BREST-PARIGI PER CHI AMA LE LUNGHE DISTANZE<br />

Per chi ama pedalare sulle lunghe <strong>di</strong>stanze non mancano le occasioni per farlo<br />

sia in Italia che all’estero. Le randonnée, per esempio, sono scorpacciate <strong>di</strong> chilometri<br />

da affrontare comunque sempre con giu<strong>di</strong>zio: si va dai 100 chilometri<br />

ai 400 o ad<strong>di</strong>rittura 600 km <strong>di</strong> alcune manifestazioni. La competizione più iconica,<br />

aperta a corridori non professionisti, è la Parigi-Brest-Parigi in programma<br />

quest’anno domenica 18 agosto per un totale <strong>di</strong> 1200 km e con 10.000<br />

metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello. Organizzata per la prima volta dall’Audax Club Parisien nel<br />

1891, Paris-Brest-Paris è la gara più antica del mondo che si svolge regolarmente<br />

su strade aperte. Partendo dal lato sud della capitale francese, si viaggia<br />

per 600 chilometri a ovest attraverso la Bretagna fino alla città portuale <strong>di</strong><br />

Brest sull’Oceano Atlantico prima <strong>di</strong> tornare lungo la stessa rotta. Il primo vincitore<br />

<strong>di</strong> questa gara fu il francese Charles Terront, che è considerato la prima<br />

vera star del ciclismo francese.<br />

La salita della Fauniera.<br />

si svolge in Piemonte la Gran Fondo<br />

La Fausto Coppi, un ap<strong>punta</strong>mento<br />

<strong>di</strong> grande richiamo per gli appassionati.<br />

La manifestazione ogni anno attira<br />

sulle Alpi <strong>di</strong> Cuneo ciclisti da tutto il<br />

mondo per pedalare lungo l’anello Cuneo<br />

– Colle del Fauniera – Cuneo con<br />

177 Km per più <strong>di</strong> 4000 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>slivello.<br />

Alcuni numeri del 2023: 62 nazioni<br />

partecipanti, 2800 partecipanti, oltre<br />

40 espositori nell’area expo in Piazza<br />

Galimberti a Cuneo e molti giornalisti<br />

specializzati, soprattutto della stampa<br />

straniera.<br />

Per informazioni: www.visitcuneese.it/<br />

Cre<strong>di</strong>ti fotografici: Visit Cuneese<br />

estere per le vacanze attive, le proposte<br />

<strong>di</strong> produttori <strong>di</strong> bici e accessori e offrire<br />

un’esperienza <strong>di</strong> visita a 360°. Oltre<br />

80 tra destinazioni, operatori e produttori<br />

in Italia e nel mondo hanno<br />

già confermato la loro partecipazione:<br />

Spagna, Turchia, Slovenia, Repubblica<br />

Ceca, Croazia, Belgio, Regione<br />

Sicilia, Veneto, Basilicata, Toscana<br />

e Friuli Venezia-Giulia e molte altre<br />

destinazioni che hanno <strong>punta</strong>to al turismo<br />

attivo. Confermati anche brand<br />

del settore bici e servizi come Shimano,<br />

Canyon, 3T, Decathlon, Gazelle,<br />

A Gand, in Belgio, dal 18 al 21 giugno<br />

si svolgerà Velo City <strong>2024</strong>. Si tratta<br />

dell’evento annuale <strong>di</strong> <strong>punta</strong> della European<br />

Cyclist Federation (Ecf). Ogni<br />

anno, dal 1980, sostenitori, amministrazioni,<br />

decisori politici, mondo della<br />

ricerca e dell’Università e leader <strong>di</strong> settore<br />

si incontrano per dare forma al futuro<br />

della mobilità ciclistica.<br />

Per informazioni: www.velo-city-conference.com<br />

La data è ancora lontana, ma conviene<br />

ap<strong>punta</strong>rsela nell’agenda. Il 30 giugno<br />

IN BICI E IN BARCA TRA LE VALLI DI COMACCHIO<br />

Il consorzio Visit Ferrara propone Bike & Boat tra le Valli e la Salina <strong>di</strong> Comacchio,<br />

un itinerario che alterna la barca alla bicicletta. Si ha la possibilità <strong>di</strong><br />

attraversare la Valle e costeggiando la Salina <strong>di</strong> Comacchio. Partenza dal Museo<br />

Delta Antico e arrivo in barca a Stazione Foce. Dopo una visita al Parco<br />

Archeologico Open Air, che ospita la ricostruzione <strong>di</strong> due abitazioni dell’antica<br />

città etrusca <strong>di</strong> Spina, si prosegue il percorso in bicicletta lungo gli argini<br />

che <strong>di</strong>segnano questi specchi d’acqua. Un racconto della storia del territorio,<br />

con osservazioni dell’avifauna e <strong>di</strong> aspetti ecologici legati al cambiamento climatico.<br />

La guida fornirà informazioni per il ritorno a Comacchio in autonomia.<br />

Si può noleggiare la bici alla partenza dell’itinerario. C’è anche la possibilità <strong>di</strong><br />

usufruire della riduzione del biglietto d’ingresso al Museo Delta Antico, visitabile<br />

in autonomia al ritorno dall’escursione.<br />

Quando: dal 24/03 al 02/06 e dal 08/09 al 03/11.<br />

Domenica e festivi: ore 9.30<br />

Per informazioni: www.visitferrara.eu/it/


14<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

LA LETTURA<br />

La Tre Valli Varesine da sfogliare<br />

Il volume scritto da Sergio Gianoli racconta la lunga storia della classica organizzata<br />

dalla “Binda”, stilando gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong> ciascuna e<strong>di</strong>zione della corsa, corredando<br />

le cronache con foto ine<strong>di</strong>te e molto belle, spesso riesumate da archivi caduti nell’oblio<br />

Nell’ambiente ciclistico varesino Sergio<br />

Gianoli è un’istituzione. Prima <strong>di</strong> tutto<br />

è collaboratore della Prealpina, il quoti<strong>di</strong>ano<br />

locale, e organizzatore-animatore<br />

<strong>di</strong> eventi con a tema le due ruote, raccontate<br />

e pedalate. E poi non c’è fine settimana<br />

che non lo veda impegnato col<br />

microfono in mano nella cabina <strong>di</strong> regia<br />

<strong>di</strong> una sgambata per amatori piuttosto<br />

che <strong>di</strong> qualche corsa del settore giovanile.<br />

E non c’è serata <strong>di</strong> premiazioni<br />

o <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> ciclistici che non lo annoveri<br />

tra i relatori.<br />

<strong>In</strong> gioventù, poi, quando non era rotondetto<br />

come oggi, qualche corsa l’ha fatta<br />

anche lui. Ed è stata un’esperienza da<br />

non <strong>di</strong>menticare, <strong>di</strong>ventata ora un valore<br />

aggiunto per il suo enorme bagaglio<br />

<strong>di</strong> conoscenze riguardanti pignoni, specialissime<br />

in carbonio, ventagli e fughe,<br />

garretti, percorsi, albi d’oro e via <strong>di</strong>scorrendo.<br />

<strong>In</strong>somma, Sergio è animato da<br />

una impareggiabile passione ciclistica<br />

e la sua ultimissima perla è un’impresa<br />

che nessuno prima <strong>di</strong> lui aveva pensato<br />

e realizzato: la storia della Tre Valli Varesine,<br />

la classica italiana del calendario<br />

professionistico che può vantare tra<br />

i vincitori i più gran<strong>di</strong> campioni (negli<br />

ultimi anni non sono mancati all’appello<br />

Nibali, Pogacar e Roglic).<br />

L’AUTORE<br />

Una storia, tante storie<br />

La corsa venne ideata e organizzata per<br />

la prima volta nel 1919 e da vent’anni<br />

alla regia c’è Renzo Oldani, il patron<br />

che nel 2008 ha portato i Mon<strong>di</strong>ali a Varese.<br />

Oldani è presidente della Società<br />

Alfredo Binda, fondata nel 1929 da Antonio<br />

Ambrosetti, il papà <strong>di</strong> Alfredo inventore<br />

del Forum <strong>di</strong> Cernobbio (Alfredo<br />

come Binda, naturalmente).<br />

Siamo al cospetto <strong>di</strong> oltre un secolo <strong>di</strong><br />

battaglie a colpi <strong>di</strong> pe<strong>di</strong>vella, <strong>di</strong> scalate<br />

e volate con un vertice epico nel 1948,<br />

quando Fausto Coppi (per niente un<br />

velocista) batté in volata, per un nonnulla,<br />

il fresco vincitore del Tour Gino Bartali.<br />

Il campione toscano era reduce da<br />

una trentina <strong>di</strong> circuiti, buoni a far moneta<br />

(“Gino guidava l’auto su e giù per la<br />

Francia senza dormire mai, <strong>di</strong>eci minuti<br />

<strong>di</strong> sosta e via”, ricordava il fedele gregario<br />

Corrieri).<br />

Poi, invitato da Binda, raggiunse Varese<br />

per la classica prealpina che doveva servire<br />

come in<strong>di</strong>cativa in vista dei Mon<strong>di</strong>ali.<br />

Era il 9 agosto e c’era tantissima gente<br />

(con annesse tifoserie rivali). Nemmeno<br />

i Mon<strong>di</strong>ali del ’51, che pure vengono ricordati<br />

per il mezzo milione <strong>di</strong> spettatori,<br />

avrebbero offerto uno spettacolo del<br />

genere.<br />

Le vittorie <strong>di</strong> Coppi<br />

Ma veniamo alla memorabile cronaca.<br />

Durante la prima parte della corsa<br />

Coppi cade e rientra a fatica nel gruppo<br />

che ha lasciato partire una fuga con un<br />

Renzo Oldani con Sergio Gianoli.<br />

Paolo Costa è <strong>di</strong> Varese e quin<strong>di</strong> conosce molto bene la zona. Appassionato<br />

ed esperto <strong>di</strong> ciclismo ha scritto vari libri sull’argomento.<br />

Per i tipi della E <strong>di</strong>ciclo ha pubblicato Gino Bartali, la vita, le<br />

imprese, le polemiche (2015). La sua ultima fatica letteraria è un<br />

bel libro dal titolo Sorrisi e fantasia. Il ciclismo <strong>di</strong> Silvano Contini,<br />

e<strong>di</strong>to da SunRise Me<strong>di</strong>a. I proventi <strong>di</strong> questo lavoro andranno<br />

in beneficenza. Per chi è interessato: info@sunriseme<strong>di</strong>a.it<br />

vantaggio <strong>di</strong> quattro<br />

minuti. Bartali,<br />

preoccupato, incita<br />

Coppi a tirare, ma<br />

Fausto ribatte <strong>di</strong><br />

non essere in con<strong>di</strong>zione<br />

per i postumi<br />

del volo a terra.<br />

Gino allora brontola,<br />

agita il testone,<br />

cambia marcia<br />

e rinviene sui primi, trascinandosi però<br />

altri otto corridori tra i quali il grande rivale.<br />

Così in Viale Ippodromo è volata.<br />

E dopo una serie <strong>di</strong> sbandate e una codata<br />

<strong>di</strong> Bevilacqua, che fa traballare Gino,<br />

Fausto vince la sua seconda Tre Valli.<br />

Naturalmente le polemiche fioccano<br />

e proseguiranno per settimane, ben oltre<br />

i mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> Valkenburg dove i nostri<br />

alfieri faranno a gara a chi per primo<br />

debba prendere la via dell’albergo.<br />

Coppi, che a Varese - qualcuno sostiene<br />

- conobbe la Dama Bianca proprio<br />

nei giorni della Tre Valli, avrebbe vinto<br />

un’altra Tre Valli nel 1955, un’e<strong>di</strong>zione<br />

a cronometro valida come Campionato<br />

italiano. Bartali, invece, <strong>di</strong> Tre Valli ne ha<br />

vinta una, nel ’38, subito dopo il primo<br />

trionfo in maglia gialla.<br />

Binda, ma Albino<br />

I due Gran<strong>di</strong> del dopoguerra illuminano<br />

un albo d’oro prestigioso. Poteva mancare<br />

Binda? Certo che no, ma il fatto singolare<br />

è che si tratta <strong>di</strong> Albino, il fratello<br />

del Campionissimo <strong>di</strong> Cittiglio, il quale <strong>di</strong><br />

Tre Valli ne ha <strong>di</strong>sputate solo due senza<br />

riuscire a vincerle. Nel 1930, il 30 agosto,<br />

si correvano in contemporanea la Tre<br />

Valli e il Mon<strong>di</strong>ale a Liegi. E così, mentre<br />

Alfredo conquistava la maglia iridata<br />

per la seconda volta, Albino ottenne a<br />

Varese una delle sue tre vittorie da ciclista<br />

professionista.<br />

Di due anni più giovane del Campione<br />

del Mondo, Albino era un tipo schietto,<br />

molto simpatico: aveva cominciato<br />

a correre dopo la leva, come gregario<br />

del titolato fratello. Gli piaceva raccontare<br />

che negli arrivi affollati si metteva in<br />

fondo al gruppo e alzandosi sui pedali<br />

cercava <strong>di</strong> scrutare tra i primi per vedere<br />

quando il fratello Alfredo faceva il goep<br />

(gobbo), cioè quando si incurvava per lo<br />

sprint il più delle volte vincente.<br />

“Non riesco a farmi credere - <strong>di</strong>ceva d’altro<br />

canto Alfredo - quando spiego che<br />

l’A. Binda che leggono sull’albo d’oro<br />

della Tre Valli sia Albino e non Alfredo”.<br />

Nel centro Sergio Gianoli e Giuseppe Saronni.<br />

I record <strong>di</strong> Motta e Saronni<br />

I recordmen della Tre Valli sono Gianni<br />

Motta e Beppe Saronni, con quattro<br />

successi ciascuno. Il bion<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Cassano<br />

d’Adda trionfò nel ’65, ’66 e ’67 prima<br />

<strong>di</strong> arrendersi nel ’68 a uno straripante<br />

Merckx, ingaggiato dagli organizzatori<br />

per recitare in maglia iridata uno spettacolare<br />

assolo sul traguardo <strong>di</strong> Masnago<br />

dopo aver scalato per tre volte sia il Marchirolo<br />

che il Sasso in un percorso massacrante<br />

che prevedeva anche Sant’Antonio<br />

e Brinzio. Ma che sod<strong>di</strong>sfazione<br />

per Motta il risultato del 1970: primo<br />

lui, secondo Merckx! Saronni, invece, si<br />

è rivelato a vent’anni battendo sotto la<br />

pioggia due gregari <strong>di</strong> Moser. Si arrivava<br />

sulla pista <strong>di</strong> atletica dello sta<strong>di</strong>o ed<br />

era il 1977. Beppe avrebbe vinto anche<br />

nel ’79, un altro nell’80 e infine nel 1988,<br />

precedendo con uno scatto dei vecchi<br />

tempi due gran<strong>di</strong> finisseur come Bontempi<br />

e Gavazzi.<br />

Sergio Gianoli alla presentazione del suo libro.<br />

Adesso tutto questo ben <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong> aneddoti<br />

e personaggi è raccolto nelle duecento<br />

pagine del libro <strong>di</strong> Gianoli, che<br />

ha avuto il merito <strong>di</strong> cercare e trovare<br />

i percorsi e gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> arrivo <strong>di</strong><br />

ciascuna delle 102 e<strong>di</strong>zioni, corredando<br />

le cronache con foto ine<strong>di</strong>te e molto<br />

belle e spesso riesumate da archivi caduti<br />

nell’oblio.<br />

Il volume è e<strong>di</strong>to da Sunrise Me<strong>di</strong>a,<br />

casa e<strong>di</strong>trice varesina che si occupa <strong>di</strong><br />

sport, e ha la prefazione <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Saronni.


IN PUNTA DI PENNINO<br />

Dalla parte dei ciclopoeti<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 15<br />

Sport e letteratura è un binomio vincente e il ciclismo, in particolare, ha sempre fornito<br />

un potente propellente all’immaginazione degli scrittori<br />

IL SOGNO DEL CICLISTA<br />

Dai, che ce la puoi fare! Un uomo si vede<br />

nei momenti <strong>di</strong>fficili. È una salita come<br />

tutte le altre. Un po’ più ripida... Se<br />

ti abbandona la fiducia, ti abbandonano<br />

anche le forze.<br />

Non è la stanchezza che ti fa venire i<br />

crampi, ma il dubbio <strong>di</strong> non farcela. Sei<br />

in gara con te stesso. Devi vincere. Se no,<br />

non puoi nasconderti a te stesso. Non si<br />

può scappare da se stessi.<br />

Ce l’ho fatta! Ha, ha. Il mantello della<br />

stanchezza è caduto giù. Ha, ha. Chi è<br />

più felice <strong>di</strong> me? Il vento mi scompiglia<br />

i capelli. Quelle due nuvole che mi guardavano<br />

gioiscono per me e si scatenano<br />

in una pioggerella. Ha, ha. Chi è più felice<br />

<strong>di</strong> me? Oooh! Un’altra piccola salita.<br />

Ma adesso è un gioco da ragazzi. Chi mi<br />

trattiene ormai? Però non è stato sempre<br />

così.<br />

Sono stato fragile da ragazzo. I fragili<br />

hanno poche speranze. I più belli, i più<br />

bravi hanno tutto. L’amore non manca.<br />

Le ragazze cadono ai loro pie<strong>di</strong>, sono<br />

pronte a con<strong>di</strong>videre la loro gloria, i letti.<br />

Quando cadevo dalla bici e mi facevo<br />

male, l’amore correva ad altre braccia e<br />

io masticavo amaro. È durata per molti<br />

anni e la bicicletta è <strong>di</strong>ventata il mio<br />

corpo; la corsa il mio scopo nella vita; il<br />

lungomare, la campagna e le Alpi la mia<br />

meta. E me ne infischiavo delle ragazze,<br />

<strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>voratrici <strong>di</strong> uomini gloriosi.<br />

Amavo le corse, come un cavaliere in<br />

sella alla mia bici, baciato dalla bellezza<br />

del mondo, in gara con me stesso.<br />

Et voilà! Com’è semplice! Com’è straor<strong>di</strong>nario<br />

e bello!<br />

È da un po’ <strong>di</strong> tempo che penso alla vita,<br />

alla morte, al bene, al male, al para<strong>di</strong>so<br />

e all’inferno. Pensieri che corrono mentre<br />

io pedalo e sogno. Un para<strong>di</strong>so pieno<br />

<strong>di</strong> montagne bianche <strong>di</strong> neve.<br />

E il verde sogno. E una bici. Un’eterna<br />

corsa lassù in para<strong>di</strong>so, con tutta la<br />

stanchezza e la gioia della corsa vera,<br />

io sogno.<br />

Çlirim Muça<br />

L’ANGOLO DEL LIMERICK<br />

Un postino ciclista <strong>di</strong> Paraggi,<br />

<strong>di</strong>stratto dal guardare paesaggi,<br />

posta non consegnava<br />

e al vento l’affidava.<br />

Francobollo si stampò sui faggi.<br />

Alberto Figliolia, Çlirim Muça<br />

GLI AUTORI<br />

Çlirim Muça, poeta, scrittore, favolista<br />

<strong>di</strong> origine albanese. Dopo aver<br />

vissuto in Lombar<strong>di</strong>a si è trasferito<br />

a Castiglioncello dove gestisce una<br />

struttura ricettiva. Con Albalibri E<strong>di</strong>tore<br />

ha pubblicato numerosi libri <strong>di</strong><br />

poesia. È autore anche <strong>di</strong> libri <strong>di</strong> limerick,<br />

petit-onze, haiku, aforismi.<br />

Çlirim ha scritto anche i romanzi L’apatia<br />

<strong>di</strong> Satana, Il topo che amava<br />

Mozart e 2084.<br />

Alberto Figliolia è giornalista, già<br />

collaboratore <strong>di</strong> testate e quoti<strong>di</strong>ani<br />

nazionali ed autore <strong>di</strong> vari libri <strong>di</strong><br />

carattere sportivo. Si è occupato molto<br />

<strong>di</strong> calcio ma anche <strong>di</strong> basket. Con<br />

Davide Grassi ha scritto La sua Africa.<br />

Storia <strong>di</strong> Samuel Eto’o, pubblicato<br />

da Limina. Ha pubblicato fra<br />

l’altro Cieli <strong>di</strong> gloria, poesie de<strong>di</strong>cate<br />

al gesto sportivo .<br />

ASCOLTACI<br />

MILANO SI SENTE!<br />

KRISTALL RADIO, LA RADIO DI MILANO IN FM 96.2 | DAB+ | KRISTALLRADIO.IT | APP


16<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

IN LIBRERIA<br />

Alla scoperta del Belpaese<br />

Cicloturismo a km 0 o quasi. Gli itinerari più affascinanti possono essere <strong>di</strong>etro l’angolo.<br />

Basta infatti iniziare dall’Italia per sperimentare l’avventura lungo percorsi<br />

ricchi <strong>di</strong> cultura. Ecco alcune guide<br />

Palmarosa Fuccella<br />

L’ANELLO DEI PARCHI LUCANI<br />

IN BICICLETTA<br />

15 tappe alla scoperta della terra<br />

dai mille paesaggi<br />

La guida è una novità E<strong>di</strong>ciclo. in libreria<br />

a partire dal mese <strong>di</strong> maggio, propone<br />

il percorso cicloturistico<br />

ad anello in 15<br />

tappe, parte da Maratea,<br />

sulla costa tirrenica<br />

della Basilicata,<br />

e qui fa ritorno<br />

dopo aver attraversato<br />

le Aree Protette della<br />

regione per 750 Km.<br />

Da Maratea il tracciato<br />

muove verso il Parco<br />

nazionale del Pollino<br />

toccando la cima<br />

più alta dell’intero percorso<br />

a 1458 m. Procede a sud-est in <strong>di</strong>rezione<br />

del versante jonico e attraversa il Parco<br />

dei Calanchi per poi approdare a Matera,<br />

la Città dei Sassi Patrimonio dell’Umanità.<br />

Dal Parco della Murgia<br />

si spinge verso il Parco Regionale<br />

Gallipoli Cognato Piccole<br />

Dolomiti Lucane e da qui risale<br />

in <strong>di</strong>rezione nord verso Venosa,<br />

Melfi e il Parco del Vulture per<br />

poi ri<strong>di</strong>scendere nel Parco nazionale<br />

Appennino Lucano Val<br />

d’Agri Lagonegrese e, infine,<br />

far ritorno a Maratea. Il percorso<br />

attraversa paesaggi naturali<br />

<strong>di</strong> rara bellezza, con un incantevole<br />

tracciato tra ponti e gallerie<br />

dell’ex ferrovia calabro-lucana,<br />

e nello stesso tempo incontra o<br />

lambisce città e borghi storici.<br />

Giovanni Guarneri<br />

SICILY DIVIDE IN BICICLETTA. LA<br />

GRANDE TRAVERSATA DELL’ISOLA<br />

460 KM da Trapani o Palermo fino a<br />

Catania<br />

Un trail per tutti gli appassionati <strong>di</strong> cicloviaggi<br />

nel cuore della Sicilia.<br />

Da Ovest a Est si attraversa l’entroterra<br />

dell’isola in un paesaggio<br />

che conserva tracce storiche<br />

dai Greci agli Arabi e ai Normanni.<br />

E si sperimenta l’accoglienza<br />

unica della gente <strong>di</strong> Sicilia, a<br />

cominciare dai sapori della sua<br />

tavola. Sette giorni da vivere in<br />

bicicletta – mtb, gravel, da corsa<br />

o elettrica – per un’avventura<br />

da mare a mare, fino al centro<br />

storico <strong>di</strong> Catania e alle pen<strong>di</strong>ci<br />

dell’Etna. Nella guida – a cura<br />

<strong>di</strong> Terre <strong>di</strong> Mezzo – ci sono<br />

le tracce Gps, i consigli per l’attrezzatura,<br />

l’in<strong>di</strong>cazione dei servizi bike friendly<br />

e quelli per il trasporto bici, le mappe,<br />

le altimetrie. E otto<br />

deviazioni “a<br />

portata <strong>di</strong> pedale”<br />

per scoprire i tesori<br />

dell’isola, come<br />

il tempio <strong>di</strong> Segesta,<br />

o sfidare gli<br />

altri ciclisti lungo<br />

l’ascesa al rifugio<br />

Sapienza, sul vulcano<br />

più alto d’Italia.<br />

LA NUTRIZIONISTA<br />

Chiara Doni:<br />

“Ho un debole per la Sicilia”<br />

“Amo fare le vacanze in bici in Italia”. Chiara Doni, 38 anni, ex ciclista professionista,<br />

dopo aver lasciato il posto fisso in azienda, offre le sue consulenze a chi<br />

va in bici e vuole mangiare in modo corretto. “Il mio viaggio più interessante?<br />

<strong>In</strong> Sicilia. Tanti posti belli da vedere e un bel clima. Non <strong>di</strong>sdegno però anche il<br />

Nord Europa, in particolare l’Irlanda”.<br />

Roberto Guido<br />

CICLOVIA DELL’ACQUEDOTTO<br />

PUGLIESE<br />

Cicloesplorazione da Caposele<br />

a Santa Maria <strong>di</strong> Leuca<br />

Ecco la rie<strong>di</strong>zione aggiornata<br />

a cura <strong>di</strong> E<strong>di</strong>ciclo<br />

<strong>di</strong> una guida che<br />

ci porta a pedalare<br />

sull’acqua per 500 chilometri,<br />

dall’Irpinia al<br />

Salento, passando per<br />

il Vulture, l’Alta Murgia<br />

e la Valle d’Itria.<br />

<strong>In</strong><strong>di</strong>cata per una pedalata<br />

con le bici gravel.<br />

Seguendo la condotta<br />

storica dell’Acquedotto<br />

Pugliese, realizzata tra il 1906 e il 1939,<br />

si sviluppa un “itinerario narrativo”, che<br />

mette insieme la storia e la natura dell’Italia<br />

del Sud.<br />

Corrado Marastoni<br />

Michele Cremonesi<br />

Antonio Dalla Venezia<br />

CICLOVIA AIDA OVEST<br />

Dal Moncenisio<br />

a Verona<br />

La guida, <strong>di</strong>sponibile<br />

in libreria a partire dal<br />

mese <strong>di</strong> maggio, propone<br />

un itinerario ciclabile<br />

adatto a tutti promosso<br />

dalla FIAB (Federazione<br />

Italiana Ambiente e Bicicletta)<br />

che unisce nell’arte e nella natura i<br />

centri storici delle gran<strong>di</strong> città del Nord.<br />

La ciclovia AIDA (Alta Italia Da Attraversare)<br />

percorre l’Italia del Nord dalla val<br />

<strong>di</strong> Susa fino a Trieste attraversando le<br />

maggiori città dell’alta pianura padana<br />

unendo percorsi regionali già esistenti.<br />

AIDA è un filo tra i luoghi più ricchi <strong>di</strong><br />

popolazione e testimonianze artistiche<br />

e culturali, occasione <strong>di</strong> mobilità attiva<br />

per i residenti, ma anche oggetto <strong>di</strong> desiderio<br />

del cicloturismo internazionale,<br />

che sogna <strong>di</strong> pedalare<br />

dal Museo Egizio al Cenacolo<br />

<strong>di</strong> Leonardo, dall’Arena alla<br />

Serenissima, dalle terre <strong>di</strong><br />

Pasolini alle atmosfere mitteleuropee<br />

della Città del Caffè<br />

(www.aidainbici.it).<br />

Simone Frignani<br />

ITALIA COAST TO COAST<br />

IN BICICLETTA<br />

450 km dal monte Conero<br />

all’Argentario<br />

Valicare gli Appennini pedalando<br />

lungo le stra<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Marche,<br />

Umbria, Lazio e Toscana, dal promontorio<br />

del Conero fino all’Argentario:<br />

nove giorni in sella per unire due<br />

mari, in un’epica traversata italiana. Un<br />

itinerario unico e <strong>di</strong> grande fascino dalla<br />

Recanati <strong>di</strong> Leopar<strong>di</strong> fino ai vigneti<br />

del Sagrantino Docg, tra città del tufo<br />

e borghi me<strong>di</strong>evali, come Assisi e To<strong>di</strong>,<br />

scoprendo i tesori delle terre etrusche e<br />

della Maremma, ma anche le terme libere<br />

<strong>di</strong> Saturnia. Nella guida le informazioni<br />

più utili come le altimetrie, le<br />

mappe e i percorsi per le mountain bike.


in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 17<br />

IL RACCONTO<br />

Sfide sul ciclodromo del pianeta PlutoNios<br />

Il ciclodromo si trovava su una stella molto lontana<br />

dalla terra. Lì erano finiti i reietti del pedale, tipo poco<br />

raccomandabili; forti sì, ma <strong>di</strong>sposti a tutto pur <strong>di</strong> vincere<br />

una gara. XjX vi era stato mandato per volontà del<br />

Presidente 1, monarca incontrastato, Presidentissimo<br />

della federazione ciclistica intergalattica. Preso a forza<br />

al termine <strong>di</strong> una gara <strong>di</strong> provincia, era stato messo su<br />

un iperaeroplano a propulsione verde. Le sue scorrettezze<br />

non erano passate inosservate ai giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> gara.<br />

XjX non oppose resistenza. Si lasciò avvolgere da una<br />

palandrana dalle misure esagerate, poi fu spinto delicatamente<br />

verso il mezzo. Prima <strong>di</strong> salirvi un collaboratore<br />

del Presidente 1 gli asciugò il sudore in varie<br />

parti del corpo con un panno ruvido <strong>di</strong> quelli dozzinali<br />

che un tempo si compravano al mercato.<br />

XjX correva fin da piccolo ed era abituato ad obbe<strong>di</strong>re,<br />

partecipava alle gare lasciandosi guidare dalle in<strong>di</strong>cazioni<br />

dei <strong>di</strong>rettori delle squadre, così un giorno poteva<br />

trovarsi al bel sole della Costa Azzurra e l’indomani<br />

farsi imbarcare su un aereo per raggiungere l’Islanda<br />

e partecipare alla Corsa dei Fuochi.<br />

Quella volta l’aveva combinata grossa. Nel circuito<br />

dell’Oltrepò Pavese aveva dato una spallata secca ad<br />

un avversario che era finito in un fosso, battuto la testa<br />

su un lastrone <strong>di</strong> pietra e poi rimasto lì intontito,<br />

semicosciente. Mentre il resto del gruppo aveva continuato<br />

la corsa, si era levato un elicottero per il recupero<br />

del ferito. Avvistato il corpo, fu calato un verricello<br />

per issarlo sul mezzo. Portato in ospedale il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong><br />

turno al pronto soccorso lo visitò, ma la sua espressione<br />

non lasciava intendere nulla <strong>di</strong> buono: intontito, il<br />

cervello forse compromesso, i movimenti <strong>di</strong> certo rallentati.<br />

Il ragazzo, ormai un ex corridore, era <strong>di</strong>ventato<br />

un imbecille, un demente. Gli infermieri dopo la visita<br />

e le ra<strong>di</strong>ografie lo misero su un poltrona davanti a un<br />

televisore acceso.<br />

Le immagini <strong>di</strong> un satellite rivelarono l’incidente, il<br />

colpevole fu inchiodato dalle sue responsabilità. <strong>In</strong>utile<br />

il processo perché le prove a carico <strong>di</strong> XjX erano<br />

schiaccianti. Lui però era un corridore forte, molto forte.<br />

Non poteva essere eliminato dal giro. Si convenne<br />

che avrebbe potuto avere una nuova carriera nel campionato<br />

della Superelisse.<br />

“Fai il bravo. Ricordati che ti abbiamo salvato”, così<br />

gli <strong>di</strong>ssero appena sbarcarono sul pianeta PlutoNios.<br />

La pista si infilava in mezzo a una <strong>di</strong>stesa<br />

d’acqua verdognola. L’iperaeroplano aveva<br />

planato perfettamente, non un refolo <strong>di</strong><br />

vento, il cielo terso. Alla termine della corsa<br />

il mezzo entrò in un hangar. XjX, accompagnato<br />

da un giovane inserviente, prese<br />

posto all’interno <strong>di</strong> una vettura elettrica. I<br />

due arrivarono davanti a Camelot, la fortezza<br />

a vetri che si trova sopra la montagna<br />

più alta del pianeta. Il corridore si accomodò<br />

nella sua stanza: era una camera<br />

spartana che ricordava le <strong>di</strong>more dei frati,<br />

senza il televisore, né telefono. Il letto<br />

era semplice. <strong>In</strong> una stanzetta c’era il bagno<br />

con la doccia. <strong>In</strong> un angolo una poltroncina.<br />

Da una piccola finestra si poteva ammirare<br />

uno straor<strong>di</strong>nario panorama: i fiumi <strong>di</strong> PlutoNios, gli<br />

altri monti, meno elevati, il mare verde, la <strong>di</strong>stesa <strong>di</strong><br />

impianti per la raffinazione del petrolio che arrivava<br />

dal pianeta terra. <strong>In</strong> fondo in fondo anche le caserme<br />

nascoste negli anfratti delle rocce. I tramonti, poi, erano<br />

uno spettacolo.<br />

“Questo è il programma della tua giornata. C’è scritto<br />

quando devi alzarti al mattino, gli orari degli allenamenti,<br />

quando mangiare. Ci sono tutte le istruzioni”.<br />

XjX prese in mano il foglio senza proferire. Aveva uno<br />

sguardo triste. Andò a sedersi sulla poltroncina e lesse<br />

con attenzione lo scritto. Era arrivata la sera. Il corridore<br />

uscì dalla stanza, infilò l’ascensore che lo portò<br />

al primo piano dove si trovava la sala da pranzo. Lì<br />

incontrò i suoi colleghi. Erano tutti più o meno sulla<br />

trentina, alcuni, i più anziani, erano sul finire della<br />

carriera e su PlutoNios vivevano una seconda giovinezza<br />

agonistica.<br />

L’indomani iniziarono gli allenamenti. La pista, l’Elisse,<br />

era lunga 313 metri e si trovava all’interno <strong>di</strong> un<br />

velodromo al coperto.<br />

“Lui è il tuo allenatore. Si chiama Gimmi”.<br />

XJX squadrò il suo trainer da cima a fondo. Gli sembrava<br />

troppo giovane e quin<strong>di</strong> inesperto.<br />

“Ciao, Gimmi. Qual è oggi il programma?”<br />

“Giornata tranquilla. Un’oretta <strong>di</strong> riscaldamento poi<br />

su in stanza per i massaggi”.<br />

La preparazione continuò per giorni senza intoppi. Il<br />

corridore seguiva alla lettera la tabella <strong>di</strong> allenamenti.<br />

Il tempo libero era speso nelle telefonate alla famiglia,<br />

il riposo e il tempo trascorso in sala giochi al<br />

campo <strong>di</strong> biliardo. C’era anche un campetto <strong>di</strong> minigolf<br />

all’aria aperta. Arrivò il giorno della gara. XjX era<br />

stato accoppiato a Brunea per l’Americana, una corsa<br />

a coppie come si faceva tanto tempo prima sul pianeta<br />

terra. La parte più <strong>di</strong>fficile era darsi il cambio e poi<br />

riprendere la sfida.<br />

I giornalisti erano stati accompagnati in sala stampa:<br />

un salone ampio con una vetrata azzurrognola da cui<br />

assistere alla gara. Oltre alle postazioni con il computer<br />

i cronisti potevano usufruire dei servizi <strong>di</strong> un piccolo<br />

bar. I più anziani erano nostalgici del passato ed<br />

erano i peggiori: organizzarono una sorta <strong>di</strong> sommossa.<br />

Stanchi <strong>di</strong> vivere da mesi lontani dal pianeta terra<br />

e dalle loro abitu<strong>di</strong>ni infilarono un vecchio video nella<br />

presentazione dell’Americana. Partì il filmato, effetti<br />

speciali, realtà aumentata, la voce elettronica dello<br />

speaker. Improvvisamente fecero capolino le immagini<br />

in bianco e nero del velodromo Vigorelli, una volata<br />

<strong>di</strong> Maspes, un surplace <strong>di</strong> Gaiardoni. Un paio <strong>di</strong> inservienti<br />

si introdussero in sala stampa e prelevarono<br />

il giornalista più anziano. Lo portarono altrove e per<br />

giorni <strong>di</strong> lui non si seppe più nulla. XjX e Brunea vinsero<br />

l’Americana rifilando un giro <strong>di</strong> <strong>di</strong>stacco alla coppia<br />

Knuddesen 1 e Dorothy up. Così andò la gara.


18<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong><br />

BICI DA CITTÀ<br />

Culture, concept urbano ed eleganza<br />

Minimalista, essenziale e silenziosa, la e-bike della Riese & Müller ha elementi <strong>di</strong> design<br />

inconfon<strong>di</strong>bili come la caratteristica curva del tubo superiore che rende unico il mezzo<br />

Sicuramente elegante, dal design minimalista<br />

la Culture della Riese & Müller<br />

strizza l’occhio a chi non si accontenta<br />

solo <strong>di</strong> pedalare ma dalla bici vuole<br />

qualche cosa <strong>di</strong> più. Siamo <strong>di</strong> fronte a<br />

un’e-bike elegantissima per la città, con<br />

tecnologia all’avanguar<strong>di</strong>a. Il Dna:<br />

uno street style moderno, rilassato e<br />

con influenze dal mondo dell’arte, della<br />

musica, della moda e dell’architettura.<br />

Una bici che <strong>di</strong> certo non può sfigurare<br />

nelle città a vocazione internazionale,<br />

nei quartieri della moda e del design.<br />

Parimenti la Culture non se la tira nemmeno<br />

troppo perché mostra l’essenziale:<br />

colori azzeccati, architetture del<br />

telaio pensate ad arte. Elementi <strong>di</strong> design<br />

inconfon<strong>di</strong>bili come la caratteristica<br />

curva del tubo superiore rendono<br />

la Culture unica e moderna allo stesso<br />

tempo; i colori freschi e alla moda del<br />

telaio sottolineano il concept urbano. La<br />

bici è <strong>di</strong>sponibile in due varianti <strong>di</strong> telaio:<br />

la Culture con classico telaio a <strong>di</strong>amante<br />

e la Culture Mixte con tubo superiore<br />

ribassato. Il telaio è realizzato<br />

per quasi il 50 percento in alluminio riciclato<br />

certificato ASI.<br />

Sensazione <strong>di</strong> guida naturale<br />

Con il nuovo motore Bosch SX in combinazione<br />

con la batteria Compact-<br />

Tube 400, la Culture è dotata <strong>di</strong> un sistema<br />

<strong>di</strong> propulsione completamente<br />

nuovo. L’SX è estremamente leggero, ha<br />

un funzionamento particolarmente silenzioso<br />

e garantisce una sensazione <strong>di</strong><br />

guida naturale.<br />

La batteria è installata in modo fisso nel<br />

tubo principale. Può essere facilmente<br />

smontata per la manutenzione, l’assistenza<br />

o la sostituzione.<br />

L’uso della Culture viene semplificato al<br />

massimo grazie al LED Remote <strong>di</strong> serie;<br />

un’interfaccia SPC+ offre la possibilità<br />

<strong>di</strong> collegare uno smartphone. <strong>In</strong> alternativa,<br />

è possibile scegliere un <strong>di</strong>splay.<br />

Grazie all’RX Chip opzionale, la Culture<br />

e la Culture Mixte <strong>di</strong>ventano Connected<br />

E-Bike. Tramite l’app RX Connect sono<br />

inoltre <strong>di</strong>sponibili funzioni <strong>di</strong>gitali innovative<br />

come il tracciamento intelligente<br />

del percorso, l’allarme <strong>di</strong> movimento e<br />

la localizzazione GPS.<br />

L’RX Chip è il portale per gli RX Services<br />

<strong>di</strong> Riese & Müller e i loro vasti servizi<br />

– dall’assicurazione casco totale al<br />

servizio <strong>di</strong> ritrovamento. Un telaio <strong>di</strong><br />

tre altezze <strong>di</strong>verse e numerose opzioni<br />

<strong>di</strong> equipaggiamento per la sicurezza e il<br />

comfort rendono ogni Culture estremamente<br />

in<strong>di</strong>viduale. La Culture e la Culture<br />

Mixte possono essere configurate con<br />

cambio a catena Shimano a 10 rapporti,<br />

cambio al mozzo Nexus a 8 rapporti<br />

o cambio al mozzo Enviolo a variazione<br />

continua (ciascuno con trasmissione<br />

a cinghia Gates) e saranno <strong>di</strong>sponibili<br />

nella primavera del <strong>2024</strong> a partire da<br />

4.099 euro.<br />

CARRIE, BICI CARGO PER LA CITTÀ<br />

DA PEDONE A CICLISTA IN UN SECONDO<br />

La Fold Line 1 second, la bici da città made in Decathlon è un mezzo pensato<br />

per pedalare nella giungla metropolitana. Passare da pedone a ciclista rapidamente<br />

<strong>di</strong>venta un gioco da ragazzi, in<strong>di</strong>pendentemente da dove si va e dal<br />

mezzo <strong>di</strong> trasporto che si utilizza. La Fold Light 1 second è stata progettata per<br />

essere la compagna ideale da portare ovunque, si apre in un secondo grazie al<br />

sistema <strong>di</strong> blocco automatico delle cerniere (brevettato) e si chiude ancora più<br />

facilmente. Si apre in un gesto, in 1 secondo, e si chiude ancora più facilmente.<br />

È stata presentata la Carrie, una bici cargo che si adatta alla vita da città: compatta,<br />

modulare e super flessibile. Il mezzo non è ingombrante e trova posto<br />

praticamente ovunque. Il motore Bosch Performance Line fornisce un supporto<br />

affidabile con 75 Nm <strong>di</strong> coppia. La batteria PowerPack da 545 Wh è<br />

montata verticalmente sul telaio. È possibile un upgrade alla batteria da 725<br />

Wh. Grazie al reggisella ammortizzato opzionale, la guida è confortevole anche<br />

su superfici irregolari. Al portapacchi con sistema MIK è possibile agganciare<br />

anche un seggiolino per bambini, che trasporta ulteriori 27 kg. Grazie al<br />

chip RX opzionale, la Carrie <strong>di</strong>venta una e-bike connessa. Tramite l’app RX<br />

Connect sono poi <strong>di</strong>sponibili funzioni <strong>di</strong>gitali innovative, come la registrazione<br />

intelligente del percorso, allarme <strong>di</strong> movimento e tracciamento GPS. L’RX Chip<br />

è il portale per i Riese & Müller RX Services e i loro servizi completi - dall’assicurazione<br />

casco totale ai servizi <strong>di</strong> sostituzione.<br />

<strong>In</strong>formazioni tecniche<br />

Sistema <strong>di</strong> blocco automatico delle cerniere brevettato. Si trasporta facilmente<br />

grazie all’apposita impugnatura ergonomica situata sotto la sella.<br />

Peso: solo 12 Kg<br />

Materiali: telaio e forcella in alluminio 6061 T6<br />

Design ergonomico<br />

<strong>In</strong>gombro ridotto per andare dovunque anche nei punti più scomo<strong>di</strong> in termini<br />

<strong>di</strong> spazio, grazie al peso e alle <strong>di</strong>mensioni ridotte.<br />

Dimensioni della bici chiusa: 71 x 69.5 x 35 cm (L x H x l).<br />

Design compatto: telaio e forcella mono-braccio.<br />

Taglia delle ruote: Ruote da 16 pollici


NEWS<br />

Il cicloturismo fra notizie e curiosità<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong> 19<br />

Un riconoscimento a una grande appassionata della bici che ha <strong>di</strong>ffuso la cultura<br />

delle due ruote, gli incentivi <strong>di</strong> Trenord mentre la “tribù” si organizza anche sui social<br />

TRENORD, BIGLIETTI GRATIS<br />

Da febbraio il biglietto è gratuito per chi viaggia con Trenord in Lombar<strong>di</strong>a.<br />

La novità dovrebbe garantire un incentivo all’intermodalità<br />

bici più treno tra i pendolari lungo le tratte regionali. Pur essendo<br />

gratuito il biglietto non darà tuttavia accesso con la bici a tutti i treni<br />

operanti sulla rete, solo a quelli contrassegnati con il logo delle due<br />

ruote. Trenord ha annunciato che aumenterà il numero <strong>di</strong> treni dotati<br />

<strong>di</strong> aree bici.<br />

Per informazioni: www.trenord.it<br />

LA GAZZETTA DELLO SPORT PUNTA SUL CICLOTURISMO<br />

La Gazzetta dello Sport “apre” al cicloturismo. La Rosa ha infatti siglato una<br />

partnership con Sportit, società attiva con i tre brand Snowit, Bikeit e Tribala<br />

nel settore del turismo sportivo. Nascono così Il Ciclista Viaggi e Gazzetta<br />

Adventure|Tribala, piattaforme per appassionati <strong>di</strong> viaggi e attività<br />

outdoor. <strong>In</strong> particolare, Il Ciclista Viaggi (ilciclistaviaggi.it) è una piattaforma<br />

per prenotare viaggi in bicicletta in Italia e nel mondo, con data libera.<br />

LE BICI “GRAFFIATE” DI CINELLI<br />

Per la Team E<strong>di</strong>tion <strong>2024</strong> del suo modello da corsa <strong>di</strong> <strong>punta</strong>, la Pressure, l’ufficio<br />

design <strong>di</strong> Cinelli continua ad affinare il linguaggio della tecnica <strong>di</strong> verniciatura graffiata<br />

introdotta con grande successo nella stagione ’23. Pressure è la bicicletta ufficiale<br />

del Team Under 23 più<br />

vincente d’Italia, MBH BANK<br />

Colpack Ballan Csb. L’obiettivo<br />

del ’24 per questo lungo<br />

processo altamente artigianale<br />

è ottenere la patina <strong>di</strong><br />

usura perfetta, normalmente<br />

derivante dal passaggio del<br />

tempo, in anni <strong>di</strong> uso fedele<br />

e intenso. Difatti la Pressure<br />

Team E<strong>di</strong>tion <strong>2024</strong> simula<br />

il look <strong>di</strong> un’auto da corsa<br />

vintage, realmente guidata<br />

decennio dopo decennio - invece <strong>di</strong> rimanere chiusa nel garage <strong>di</strong> un collezionista –<br />

accumulando graffi, segni, zone lisce, zone ruvide, macchie, botte e un’aura, mentre<br />

rivela lentamente gli strati <strong>di</strong> lavorazione inizialmente nascosti sotto la verniciatura<br />

originale.<br />

È possibile scegliere tra <strong>di</strong>versi itinerari in base al livello <strong>di</strong> preparazione e<br />

alle proprie esigenze. Gli itinerari si <strong>di</strong>vidono in Guided, per viaggiare con<br />

una guida specializzata, oppure Self-guided che consente <strong>di</strong> viaggiare in<br />

maniera in<strong>di</strong>pendente. Tutti i pacchetti comprendono alloggi con servizi<br />

de<strong>di</strong>cati, documenti <strong>di</strong> viaggio e assistenza 7 giorni su 7. Ed è possibile<br />

usufruire del servizio trasporto bagagli e del noleggio bici.<br />

LA PAGINA FACEBOOK BICI+TRENO<br />

Per chi ama utilizzare la modalità bici+treno per praticare il cicloturismo, segnaliamo<br />

la presenza sulla rete <strong>di</strong> un gruppo Facebook particolarmente animato<br />

che ad oggi conta la bellezza <strong>di</strong> oltre 12.000 iscritti: foto <strong>di</strong> escursioni,<br />

video, ma anche suggerimenti utili.<br />

HO VOLUTO LA BICICLETTA, UN PREMIO AL FEMMINILE<br />

IN RICORDO DI MARIA TERESA MONTARULI<br />

Sarà assegnato durante la Fiera del Cicloturismo che si terrà a Bologna tra il 5 e il 7 aprile <strong>2024</strong> il ‘Premio Ho voluto la bicicletta’,<br />

in memoria <strong>di</strong> Mariateresa Montaruli, giornalista, scrittrice e blogger specializzata in cicloturismo, bicicletta, mobilità attiva.<br />

L’iniziativa è a cura de La Nuova Ecologia, il mensile <strong>di</strong> Legambiente, con il supporto <strong>di</strong> Upcycle Cafè, il bike bistrot <strong>di</strong> Milano e<br />

degli amici <strong>di</strong> Mariateresa accomunati dalla medesima passione. Il Premio è sud<strong>di</strong>viso in due sezioni, entrambe destinate a partecipanti<br />

donne: la sezione 1 ‘Diari della bicicletta’ è riservata a giornaliste, pubbliciste, scrittrici, blogger, che abbiano pubblicato nel<br />

periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 <strong>di</strong>cembre 2023 un articolo, un servizio giornalistico su carta stampata, web, blog, ra<strong>di</strong>o o<br />

tv, de<strong>di</strong>cato al cicloturismo. La sezione 2 ‘Adesso pedala’ è invece riservata a personalità femminili <strong>di</strong>stintesi per progetti, iniziative,<br />

azioni, che amplificano il mondo delle due ruote, favoriscono la mobilità ciclistica, promuovono il cicloturismo e in generale l’uso<br />

della bicicletta. Progetti, azioni e iniziative possono avere <strong>di</strong>versa natura: start up, libro, evento, progetto <strong>di</strong> sviluppo territoriale,<br />

campagna promozionale, attività impren<strong>di</strong>toriale o associativa, eccetera... I premi consistono, per la prima sezione, in una bicicletta<br />

offerta da Rossignoli, storica bottega <strong>di</strong> bici <strong>di</strong> Milano attiva dal 1900; per la seconda sezione, in una targa e nella <strong>di</strong>ffusione<br />

attraverso me<strong>di</strong>a e uffici stampa nazionali, per dare visibilità al progetto o all’iniziativa.<br />

Mariateresa Montaruli, reporter, giornalista, scrittrice e blogger specializzata in cicloturismo e mobilità dolce, ha collaborato a lungo<br />

con le pagine e il canale Viaggi del Sole 24 Ore. Ha raccontato le sue uscite in un libro, “Ho voluto la bicicletta”, ma anche su<br />

giornali, riviste e sul suo bike blog “Ladra <strong>di</strong> biciclette”; ha incontrato persone, con<strong>di</strong>viso avventure, ottenuto importanti riconoscimenti<br />

come il premio Giornalista Amica della Bicicletta Fiab e nel 2019 il terzo posto al premio Blog Adutei, l’associazione<br />

degli enti del turismo stranieri in Italia.<br />

Supplemento a NordMilano24<br />

N. 3 - Marzo <strong>2024</strong><br />

Marketing e pubblicità: DeiNaviganti 3453971562 - 3407012503<br />

E<strong>di</strong>tore: Prima Società Cooperativa Sociale a r.l.<br />

via Canzio 11, 2092 Cinisello Balsamo (MI)<br />

Testi: Angelo De Lorenzi e Paolo Costa<br />

Grafica e impaginazione: Yurij Pezzini<br />

Stampa: La Tipografia - Buccinasco (Mi)<br />

Immagini: Fiera del cicloturismo (copertina), Andrea Ferrigato (pag. 2), Angelo De Lorenzi (pag.<br />

5, pag. 9, pag. 10 in fondo, pag. 11, pag. 17), IL MIGLIORE Marco Pantani Okta Film 12 (pag. 6 in<br />

alto a destra), De Rosa (pag. 8 in basso), Decathlon (pag. 18 in basso a sinistra), E<strong>di</strong>ciclo (pag.<br />

12), Fiera del Cicloturismo (pag. 10 e 11 in basso, pag. 13), Merida (pag. 8), Pietro Franzese (pag.<br />

4), Pro Loco Colle Umberto (pag. 7), Riese & Müller (pag. 18, pag. 18 in basso a destra), Sergio<br />

Gianoli (pag. 14), Ufficio Iat Cesenatico (pag. 6), Visit Cuneese (pag. 13 a destra).


20<br />

in <strong>punta</strong> <strong>di</strong> <strong>sellino</strong>

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