segni - casa di riposo “mons. g. sagnori” - Diocesi Suburbicaria ...
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22<br />
A partire da questo articolo inizieremo la trattazione<br />
della materia relativa agli impe<strong>di</strong>menti, ossia<br />
a quelle circostanze in<strong>di</strong>viduate dal <strong>di</strong>ritto come<br />
ostacoli alla celebrazione del matrimonio e, dunque,<br />
come ostacoli all’acquisto <strong>di</strong> efficacia giuri<strong>di</strong>ca<br />
da parte del consenso.<br />
Trattandosi <strong>di</strong> una restrizione dello «ius connubii»<br />
(can. 1058) e, quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> una limitazione della<br />
libertà <strong>di</strong> scelta del proprio stato <strong>di</strong> vita, in specie<br />
quello coniugale (can. 219), la normativa sugli<br />
impe<strong>di</strong>menti deve essere sottoposta ad interpretazione<br />
stretta (can. 18), secondo il contenuto proprio<br />
del <strong>di</strong>vieto e deve, pertanto, intendersi come un’eccezione<br />
rispetto al riconoscimento della abilità<br />
generale dei fedeli <strong>di</strong> contrarre matrimonio e, come<br />
tale, necessita <strong>di</strong> essere adeguatamente regolamentata:<br />
il can. 1058, infatti, fissando il contenuto<br />
essenziale del principio del «favor iuris»,<br />
espresso nel can. 1060, rispetto alla vali<strong>di</strong>tà dei<br />
vincoli contratti, attraverso il riconoscimento del<br />
<strong>di</strong>ritto soggettivo primario <strong>di</strong> ogni persona al matrimonio,<br />
viene ad esprimere un principio generale<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>vino naturale limitabile, nella sua applicazione,<br />
solo per gravi ragioni oggettive.<br />
Ogni intervento restrittivo dell’autorità dovrà pertanto<br />
avere come presupposto la certezza del<br />
profilarsi della circostanza inabilitante nel caso<br />
specifico: non basta il solo dubbio, non superato<br />
neppure a seguito <strong>di</strong> adeguata indagine, ad impe<strong>di</strong>re<br />
la celebrazione del matrimonio.<br />
Passiamo ora a delineare il concetto <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento.<br />
Il termine è totalmente assente nei primi<br />
secoli della storia della Chiesa: venivano usate<br />
espressioni generiche <strong>di</strong> cui si ignora l’esatto<br />
significato (illiceità o nullità). Si trattava soprattutto<br />
<strong>di</strong> proibizioni generali, considerando che,<br />
in materia matrimoniale, la Chiesa esercitava una<br />
potestà soltanto <strong>di</strong>sciplinare.<br />
La proibizione <strong>di</strong> contrarre matrimonio era pure<br />
determinata dai delitti pubblicamente sanzionati<br />
fra i quali i peccati gravi contro la morale sessuale,<br />
specialmente se commessi con parenti prossimi<br />
o affini, l’assassinio, il rapimento.<br />
Nel <strong>di</strong>ritto antico il concetto <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento era<br />
onnicomprensivo ed identificava ogni circostanza<br />
che, per <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>vino o positivo, ostasse alla valida<br />
e lecita celebrazione delle nozze.<br />
Erano, pertanto, compresi tra gli impe<strong>di</strong>menti, i<br />
vizi del consenso, l’incapacità consensuale<br />
delle parti ed i <strong>di</strong>fetti sostanziali della forma canonica.<br />
Una delle più notevoli conquiste tecniche,<br />
introdotta dal Co<strong>di</strong>ce del 1917, è stata la sostituzione<br />
<strong>di</strong> tale concetto onnicomprensivo <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento<br />
con uno più specifico, mutuato dalla <strong>di</strong>stinzione<br />
tra impe<strong>di</strong>mento, propriamente detto, come<br />
circostanza, positivamente stabilita, che inabilita<br />
la celebrazione del matrimonio e situazioni<br />
patologiche che intaccano vali<strong>di</strong>tà (vizi) e liceità<br />
(forma canonica) del consenso prestato che<br />
si riferiscono più pertinentemente ai soggetti ponenti.<br />
Il Co<strong>di</strong>ce attuale mantiene questa <strong>di</strong>stinzione,<br />
ma non esprime una definizione <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento;<br />
si limita solo ad evidenziarne il carattere<br />
<strong>di</strong>rimente.<br />
Sparisce così dal nuovo Co<strong>di</strong>ce la <strong>di</strong>stinzione<br />
tra impe<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>rimente con sanzione<br />
<strong>di</strong> nullità (che rende invalida la celebrazione del<br />
Aprile<br />
2009<br />
matrimonio relativamente alla produzione degli<br />
effetti giuri<strong>di</strong>ci previsti) ed impe<strong>di</strong>mento impe<strong>di</strong>ente<br />
senza sanzione <strong>di</strong> nullità (che rende semplicemente<br />
illecita la celebrazione).<br />
Dall’esame complessivo delle norme attinenti a<br />
questa materia si deduce con certezza che per<br />
impe<strong>di</strong>mento il Co<strong>di</strong>ce attuale intende, sotto il<br />
profilo materiale, solo le circostanze personali<br />
che, per legge <strong>di</strong>vina o canonica, si oppongono<br />
alla valida celebrazione del matrimonio; sotto<br />
il profilo formale, invece, gli impe<strong>di</strong>menti sono<br />
le proibizioni che il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>vino o positivo fissa<br />
alla valida costituzione del vincolo coniugale, proprio<br />
in ragione delle riferite circostanze. Andando<br />
più a fondo nello stu<strong>di</strong>o della natura giuri<strong>di</strong>ca degli<br />
impe<strong>di</strong>menti, la questione fondamentale è <strong>di</strong> sapere<br />
se tali proibizioni positivamente determinate<br />
implichino o meno un’incapacità soggettiva <strong>di</strong> contrarre<br />
matrimonio e, in caso <strong>di</strong> risposta negativa,<br />
<strong>di</strong> precisare quale è il fondamento del carattere<br />
invalidante <strong>di</strong> tale proibizione. A prima vista,<br />
tale proibizione sembrerebbe presupporre l’incapacità<br />
<strong>di</strong> un determinato soggetto <strong>di</strong> prestare<br />
un valido consenso per la presenza <strong>di</strong> specifiche<br />
situazioni personali che lo coinvolgono;<br />
ma non è così. La connotazione <strong>di</strong> inabilità non<br />
si adatta al carattere impe<strong>di</strong>ente o proibente dell’impe<strong>di</strong>mento,<br />
così come definito dal vecchio Co<strong>di</strong>ce,<br />
in quanto tale carattere riguarda la liceità della<br />
celebrazione e non può, quin<strong>di</strong>, riferirsi alle con<strong>di</strong>zioni<br />
soggettive dei ponenti; non si adatta neppure<br />
completamente al carattere <strong>di</strong>rimente dell’impe<strong>di</strong>mento,<br />
data la «<strong>di</strong>spensabilità» <strong>di</strong> quelli<br />
meramente ecclesiastici, giacché tale <strong>di</strong>spensa<br />
non «abilita» i contraenti, ma provvede semplicemente<br />
a rimuovere l’ostacolo che si oppone<br />
alla valida costituzione del vincolo. In tal senso<br />
gli impe<strong>di</strong>menti non significano nulla, se non<br />
presuppongono la capacità essenziale e reale<br />
dei coniugi <strong>di</strong> prestare il consenso, che è la sola<br />
causa efficiente ed insopprimibile del vincolo coniugale,<br />
come già visto (can. 1057). L’assenza o<br />
la <strong>di</strong>spensa da impe<strong>di</strong>menti è richiesta unicamente<br />
per la vali<strong>di</strong>tà della celebrazione nuziale, cioè,<br />
per l’efficacia giuri<strong>di</strong>ca del consenso prestato naturalmente<br />
sufficiente, la cui realtà è presupposta;<br />
mentre la capacità del soggetto propriamente detta,<br />
cioè la sua abilità naturale ed essenziale, è<br />
necessaria per l’esistenza del consenso stesso.<br />
La natura giuri<strong>di</strong>ca dell’impe<strong>di</strong>mento, dunque, non<br />
interessa l’abilità soggettiva dei contraenti, che<br />
deve presupporsi ai fini della costituzione del vincolo,<br />
ma va considerata in riferimento alla legittimità<br />
dell’atto, cioè, nella prospettiva della legittimazione<br />
dei contraenti al matrimonio: la nullità<br />
(invali<strong>di</strong>tà) del matrimonio celebrato in costanza<br />
<strong>di</strong> impe<strong>di</strong>mento, non proviene dall’inabilità <strong>di</strong><br />
chi lo celebra, ma dall’illegittimità derivata dall’infrazione<br />
<strong>di</strong> un’esplicita inter<strong>di</strong>zione legale che<br />
rende inefficace l’atto contrario eventualmente<br />
«posto» che pertanto, pur esistendo sotto il profilo<br />
naturale, viene considerato giuri<strong>di</strong>camente<br />
come «non posto» relativamente alle conseguenze<br />
che scaturirebbero nella sfera soggettiva del ponente.<br />
Considerando gli impe<strong>di</strong>menti rispetto alla loro<br />
fonte costitutiva, possono essere <strong>di</strong> «<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong>vino<br />
naturale o positivo» e <strong>di</strong> «<strong>di</strong>ritto ecclesiasti-