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intervista - La Repubblica

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<strong>Repubblica</strong> Nazionale 49 24/09/2006<br />

DOMENICA 24 SETTEMBRE 2006<br />

BAROCCO IRONICO<br />

Ironica, la sedia<br />

Numerodue<br />

di Guido Garotti<br />

ha avuto<br />

la menzione d’onore<br />

da Emmelunga<br />

Design<br />

ILLUMINANTE E RELATIVO<br />

Punto di vista tipicamente giovanile,<br />

quello del capovolgimento: le abat-jour<br />

pendono dall’alto come stalattiti con paralumi<br />

di forme diverse. <strong>La</strong> lampada si chiama<br />

Sottosopra. Progettata da Andrea Gianni<br />

ed Emmanuele Costa<br />

ALLUMINIO<br />

D’ARREDO<br />

Crédence<br />

è un contenitore<br />

utilizzabile inqualsiasi<br />

ambiente. Realizzato<br />

con finitura esterna in<br />

alluminio<br />

Di Xavier Lust<br />

per De Padova<br />

GREZZA O VITTORIANA<br />

<strong>La</strong> poltrona Gingerbread,<br />

di Paola Navone per <strong>La</strong>ndo,<br />

accosta forme vittoriane<br />

e materiali grezzi<br />

UN CUORE DURO<br />

Pouf-pon: seduta<br />

in lana<br />

con struttura<br />

in acciaio<br />

Di un giovane<br />

creativo<br />

di <strong>La</strong>boratori<br />

<strong>La</strong>mbrate<br />

EFFETTO CORALLO<br />

Una giovane designer<br />

australiana, Abi Alice,<br />

ha disegnato il centrotavola<br />

dalle forme coralline<br />

Resonance, novità di Alessi<br />

presto in produzione<br />

GIUSTA PIEGA<br />

L’imbottitura<br />

delle sedute<br />

Sharpey,<br />

scampoli<br />

di tessuto<br />

stropicciato<br />

unito a silicone,<br />

è un’idea<br />

di Massimiliano<br />

Adami<br />

LA DOMENICA DI REPUBBLICA 49<br />

ACQUA SERPENTINA<br />

Soffione per doccia<br />

a erogazione<br />

multipla. Si chiama<br />

Sirbiss ed è opera<br />

di Marcello Ziliani<br />

Selezionato<br />

dall’Adi Index Design<br />

Allievi di un grande maestro<br />

Magistretti diceva<br />

“Buttatevi e basta”<br />

PATRICIA URQUIOLA<br />

Quando sono arrivata a Milano<br />

il Politecnico era un pianeta<br />

che ruotava intorno ad<br />

Achille Castiglioni. Io avevo una<br />

formazione di architetto, come<br />

gli altri della mia generazione<br />

avevo già assorbito i “classici”,<br />

ma il design non mi sembrava così<br />

interessante. Poi, la folgorazione:<br />

al suo corso Castiglioni portava<br />

con sé tanti piccoli oggetti. Incantava.<br />

Ho finito facendo la tesi<br />

con chi mi aveva fatto cambiare<br />

idea.<br />

Poi Maddalena De Padova mi<br />

ha chiamato a lavorare in un ambiente<br />

piccolo in cui tutti erano<br />

necessari e dovevano dare il massimo<br />

al fianco di Vico Magistretti,<br />

un personaggio di grande<br />

umanità e semplicità che arrivava<br />

al lavoro in bicicletta e che con<br />

i suoi schizzi ci dava metà della ricetta<br />

del successo e ci faceva scoprire<br />

che le cose poi venivano<br />

fuori da sole. Ti faceva capire che<br />

il progettare ha una sua semplicità,<br />

se entri nell’ordine delle cose.<br />

Diceva: «Buttati, poi lo rimettiamo<br />

a posto», e tu ti buttavi. Vico<br />

mi ha detto una cosa che una<br />

come me, che ragiona con la pancia,<br />

non scorda: «Patri, tu hai il<br />

gesto». Un distillato di pensiero<br />

che dà sicurezza, soprattutto a<br />

noi nipoti dell’astratto.<br />

Dopo l’esperienza con De Padova<br />

ho capito che avevo avuto<br />

molto, ma ho sentito il bisogno di<br />

mettermi alla prova anche nell’architettura.<br />

Ho aperto un piccolo<br />

studio con le mie amiche e<br />

colleghe. Maturando anche grazie<br />

a cinque anni di progettazione<br />

con Piero Lissoni.<br />

Adesso ho curato la mostra<br />

“Pelle d’asino” nell’ambito della<br />

fiera veronese “Abitare il tempo”,<br />

in corso in questi giorni. Il titolo è<br />

quello della favola che racconto<br />

alle mie bambine: una principessa<br />

va in giro proteggendosi dal<br />

mondo nascosta sotto una pelle<br />

d’asino. Ha tante qualità, ma<br />

nessuno se ne accorge finché arriva<br />

un principe che le rivela a<br />

tutti togliendole la pelle d’asino.<br />

Credo molto nella ricerca figurativa,<br />

ma a molti questa idea appare<br />

come una brutta pelle d’asino,<br />

preoccupati come sono che<br />

questo si traduca in qualcosa di<br />

puramente “decorativo”. <strong>La</strong> mostra<br />

l’ho dedicata a Vico. Lui<br />

avrebbe capito: all’ingresso, a<br />

simboleggiare la pelle d’asino,<br />

c’è la sua sedia Selene, tutta rossa,<br />

su cui è appoggiato uno di<br />

quei copri-sedile per auto, terribilmente<br />

kitsch, fatti con le palline<br />

di legno.<br />

Ai giovani che vogliono fari i<br />

designer voglio dire che c’è bisogno<br />

di tanta curiosità, di non aver<br />

paura di provare, di inventare.<br />

L’importante è capire che il lavoro<br />

del creativo è infinito e che la<br />

strada si trova cercando il senso<br />

del prodotto, della materia che lo<br />

compone, della gente che lo<br />

userà, orientando quindi l’attenzione<br />

al domestico. Perché inevitabilmente<br />

esprimiamo tutti il<br />

tempo e la società in cui viviamo.<br />

Ma essenziale è saper trovare la<br />

propria chiave per interpretarli.<br />

L’autrice è una delle più<br />

affermate designer<br />

dell’ultima generazione<br />

(testo raccolto da Eva Grippa)

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