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Petrolio dai Rifiuti - Documento senza titolo

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Indonesia 6.500<br />

Unione Sovietica 5.800<br />

Venezuela 5.400<br />

Algeria 5.100<br />

Gran Bretagna 2.400<br />

Norvegia _y___ \ -700<br />

Stati Uniti<br />

Giappone<br />

Germania<br />

Francia<br />

Italia<br />

Spagna<br />

Gran Bretagna<br />

Brasile<br />

Olanda<br />

Svezia<br />

/ grandi importatori nel 1978<br />

42.200<br />

23.900<br />

14.100<br />

11.100<br />

8.000<br />

4.400<br />

4.200<br />

4.100<br />

2.500<br />

2.500<br />

Come si può notare, tra tutti i nomi che figurano<br />

nelle tabelle ne manca uno: quello della Cina, un continente<br />

non ancora sfruttato ma che in campo petrolifero<br />

svolgerà un ruolo determinante nei prossimi<br />

anni. È qui, secondo i più, che si giocheranno<br />

le sorti del mondo.<br />

In questi casi è sempre azzardato fare previsioni.<br />

Ma su una cosa gli osservatori appaiono concordi:<br />

l'Unione Sovietica, al nono posto nella graduatoria<br />

dei maggiori esportatori, dal 1985 non sarà più autosufficiente<br />

e si vedrà costretta, a sua volta, a importare<br />

petrolio dalla Cina o dagli arabi (a riprova delle<br />

difficoltà in cui si trova l'Urss è il piano energetico<br />

stilato dal Cremlino, vivamente preoccupato per il<br />

vertiginoso aumento dei consumi ed il rapido esaurirsi<br />

delle scorte; e ciò, nonostante il primo posto<br />

tuttora detenuto dall'Unione Sovietica nella graduatoria<br />

dei maggiori produttori).<br />

Dall'altro canto gli Stati Uniti, che sono i mag-<br />

14

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