I tema - Renato Serafini
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maggio 1967 COMUNI D'EUROPA<br />
121. Alilolra erano ddle vedute teoriche;<br />
l'esperienza delle Comunità che abbiamo<br />
fatto in seguito ci dimostra che la casa<br />
e p,ossibile.<br />
122. C'iò s~comvdge le ,abitudini ,di pensi~mo<br />
dei teorici, per i qu,ali non vi è che l,o Stato<br />
toital~mente s,ovrano, ed a,nche di ,molti .go-<br />
verni e di molte clan8cel,lerie ~nell'ambi~to delle<br />
qu'aLi o~grui r:estrizion8e alle sovranità nlazionali<br />
verrebbe volentieri tacciata di utopia,<br />
di so~gni provenienti d8a massimalisti, da integralisti,<br />
da apatridi o da sognatori. -4nche<br />
se ,ha co'rtesia o l'a prudenza diplomtatica evitalno<br />
di esprimere brutalmeinte que.lle v.edute<br />
con,servahic~i, o a~nche s.e l'abitudine porta<br />
alcuni ad accettare a,d alta voce ciò che rifiutano<br />
sottovooe, gli atti di molti goveolii<br />
di Europa e non solo .in Friaaciia h8amo rivelato<br />
a ptiù riprese un rifiuto d'ella Co'munità.<br />
123. I1 fallimento dei teoi~tativi d'unirne plolistica<br />
ne,l 1962 ha s'egnato un punto d'arresto<br />
n,el ravvicin~am'ento degli Stlati d'Europa.<br />
Cinque dei sei S'tiati d,ella C,omunità Economicla<br />
Eu,rople,a ha~nn,o accettialto allora, dmeno<br />
i'n linea di massima, un ti~attato ch,e a,ss~imsava<br />
l'unific!auimte dei loro interesi<br />
ejsemziali r. I1 sesto si è limitato al ravvicinamenti~<br />
degli interemi essemzidii P. Tutto<br />
som'ma~to l'a rottura ha avuto luogo 'a propo'sito<br />
dell'integrazione e il margine tra le<br />
du'e formu1,e misura l'a differenza lba le<br />
du8e coa~cezrionii.<br />
124. Per il momento, il dibattito è armai<br />
limitato alle modalità d'applicazione del tmattato<br />
di Roma e dell'ac~co~rdo di Stoccolm~a,<br />
ossia al settore economico e solciale, ma fondamentalmente<br />
è 11a stessa cosa.<br />
2) La presa di posizione degli amministra-<br />
tori locali in quanto cittadini dell'Europa<br />
125. Come cititiadini dell'Europa, noi dob-<br />
biamo renderci conto che l'Europa può avam-<br />
zare ormai so110 sotto la piressiome dellla<br />
opinione pubblica, la solla capace di spaz-<br />
zar via le ripugnanze dei governi troppo<br />
timoarati.<br />
126. In ciascuno dei nostri paesi, dobbiamo<br />
sfo*raarci perché la ragione prevalga sul-<br />
l'abitudine, l'intelligenza sull'istinto nazio-<br />
nalista ed anche, senza dubKio, il cuolre dal-<br />
le vedutte generose e ardite sulla passiione<br />
orgoglio~sa, egoista e do~mi~natrioe.<br />
127. Gli amrninich~atori looali, essendo naturalmente<br />
i portavoce dell'opinione del loro<br />
comun~e e della loro regione, polssono molto<br />
per far penetrare queste grandi verità tra<br />
le masse ed acceleraxe così l'ora delle realizzazioni<br />
oggi ritardate.<br />
128. La situazione europea puiesente, deve<br />
portare a considerare a livel~lo locale il p~roblema<br />
nel punto in cui è a livello in<strong>tema</strong>zioinale,<br />
ossia non dai vert'ici, dai problemi<br />
di sovranità, di sopranazionalità o d'unirne<br />
po'liltiica, ma dalle realtà concretie, ri~olv~endo<br />
le dilficoltà nate dall'apertura delle Ermtiere<br />
conseguente agli accardi di Roma e di<br />
Stolccolma. L:apertura delle frontiere, ben<br />
lungi dal cancellare le animosità, ha come<br />
oanseguenza diretta il loro aggravamento,<br />
rendendo la concorrenza più aspiia e più<br />
evidente La saggezza suggerisce di preve-<br />
dere un arbitrato permamnbe almeno per<br />
facilitare l'evoluzione e limitare le ingiu-<br />
stizie, cosa che la CECA, la più anziana<br />
dalle istituzioni europee ha, tutto sommato,<br />
manifestamente compreso, raggiungendo ri-<br />
sultati abbastanza positivi pw il carbone e<br />
per l'aociaio.<br />
129. Oggi il dibattito è aperto soprattutto a<br />
proposito dell'applicazio~ne del Trattato di<br />
Roma. Esso metite le une di fronte aLle<br />
altre, le sovranità nazionali e le on-ganizzazioni<br />
delle Comunità: Commissione, Consiglio,<br />
Corte di Giustizia, Parlame~nto Europeo.<br />
Il tniionfo delle sovra~nità e l'annientamento<br />
di queste giovani istituzioni segnerebbe imluttabilmente<br />
il ritorno ai nazionalismi economici,<br />
il fallimento di tutti gli sforzi compiuti<br />
fin qui e, in fin dei conti, un grave<br />
regresso economiclo e sociale.<br />
130. A questo proposito, la cosa non riguar-<br />
da soiltanto gli Stati, ma è di prim~aria im-<br />
portanza per tutte le collettività locali euro-<br />
pee, sia che siano soggette al Tratitato di<br />
Roma, sia che camminino ancoca cofn il più<br />
lento passo dell'accordo di Stoccoilma, o che<br />
la loro situazione ad Est della cortina di<br />
fenro impedisca loro di raggiungarci fin da<br />
adesso. I1 fallimento dell'integrazione dei<br />
Sai rischierebbe in effetti di ritardare per<br />
mo6to tempo tutti gli sforzi di unificazicne<br />
europea. L'avanzare del progresso armonioso<br />
delle economie e del progresso sociale è la<br />
prova del successo per le isititiuzioni europee<br />
esistenti. Le collettività locali sanno che<br />
questo successo dipende dall'autoirità che<br />
cmtraddistingulerà il livello europeo ed esse<br />
sono neil diritto di affermarlo.<br />
3) L'integrazione europea condiziona la<br />
politica regionale<br />
131. Non ai sminuisce il dibattito, dove<br />
tanti gran& interessi scno impegnati, ag-<br />
giungendo che e~sso regola anche l'awenire<br />
dei comuni e delle province d'Europa. Sollo<br />
una poliitica regionale comunitaria può man-<br />
tenere o ristabilire l'equilibrio trla le regio-<br />
ni, equilibrio già fragile all'interno delle<br />
froin'tiere nazioinali ed ancora più minacciato<br />
se l'unione dogande si realizza sleinza pe-<br />
cauzioni<br />
132. Nel 1957 vi era~no, all'interno della<br />
Comunità che stava per nlascere, livelli di<br />
vita molto diversi, con variazioni che anda-<br />
vano da 1 a 3.<br />
133. Non basta sopiprimere i dlazi doganali<br />
ed assicurare nell'insime una cofncorrenza<br />
abbastainza leale. Noln basta nemmeno far<br />
progredire l'economia europea nel suo in-<br />
sieme. Biuog~na fare in modo che questo pro-<br />
gresso sia armonioso, ossia giudiziosamente<br />
ripantito su tutto il territoirio dei Sei, &te-<br />
nuanldo progressivamente le differenze Ire-<br />
gioaali.<br />
134. I1 laisser-faire non è una soluzione del<br />
problema. Al contrario esso ris~chia di ag-<br />
gravare le differenze esisitenti. Tutti gli Sta6i<br />
hanno cercato di porvi rimedio, ma vi sono<br />
iiiucciti molto mal'e con i lolro piropri mezzi.<br />
Per dominare le folrze cieche della produ-<br />
zione e degli scambi è indispensabile una<br />
politica regionale sis<strong>tema</strong>tica e coordinata<br />
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