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I tema - Renato Serafini

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maggio 1967<br />

organizzi una Conferenza delle Economie re-<br />

gionali. Da allora, senza tuttavia associarvi<br />

gli amministratori locali, la Commissione<br />

cominciò a rendersi conto dell'importanza<br />

del problema. In occasione di questa Con-<br />

ferenza l'on. Marjolin si esprimeva così: « Si<br />

può sostenere che l'espansione globale, con-<br />

tinua e rapida dell'economia, non potrà<br />

essere mantenuta senza una vigorosa poli-<br />

tica regionale». Questa politica egli non la<br />

estendeva solo alle regioni meno favorite,<br />

ma a tutte le regioni. Egli lo dichiarò espres-<br />

samente: « Si può pronosticare con assoluta<br />

certezza che nessuna regione del Mercat?<br />

Comune si ritroverà fra qualche anno nella<br />

situazione in cui si trova oggi, o piuttosto<br />

nella quale si trovava ieri ».<br />

65. In seguito, gli studi furono proseguiti ed<br />

ampliati e, consultati gli amministratori lo-<br />

cali, essi ebbero come risultato la presenta-<br />

zione nel settembre 1965 della « prima comu-<br />

nicazione della Co~mmissione del Consiglio<br />

dei Ministri sulla politica regionale della<br />

CEE ».<br />

66. I1 Consiglio dei Comuni d'Europa può<br />

essere fiero di aver contribuito a mettere in<br />

allarme la Comunità e l'opinione pubblica<br />

europea sulla gravità della questione regio-<br />

nale. Esso, in particolare, è stato stretta-<br />

mente associato all'azione del Parlamento<br />

Europeo che, di anno in anno, ha sempre<br />

meglio centrato la questione. Marjolin del<br />

resto ha reso pubblicamente omaggio alla<br />

sua azione e l'ottavo rapporto generale sul-<br />

l'attività della Comunità Economica Europea<br />

ha dato atto dei contatti stabiliti con i rap-<br />

presentanti delle collettività locali, tramite<br />

appunto il Consiglio dei Comuni d'Europa.<br />

D) I1 Parlameiito Europeo<br />

67. Fin dal 1958, su relazione dell'on. Van<br />

Campen, il Parlamento Europeo ha intravista<br />

la necessità di una politica europea delle<br />

regioni. Ma per la prima volta nel 1960<br />

esso è chiamato ad occuparsi di un rapporto<br />

che ha questo unico <strong>tema</strong>. Questo rapporto,<br />

opera dell'on. Motte, resta un documento<br />

fondamentale ampiamente valido ancora og-<br />

gi, anche se le sue conclusioni, retrospetti-<br />

vamente considerate, sembrano ancora timide.<br />

Esso auspica innanzi tutto il parallelismo<br />

delle politiche regionali assicurato dall'azio-<br />

ne coordinata degli Stati. La mozione finale<br />

approvata dal Parlamento lo dichiarava nei<br />

seguenti termini: > della Comunità<br />

«dose tale da rispettare i principi della libertà<br />

previsti dal Trattato, pur essendo sufficiente<br />

per imporsi agli Stati ». Era forse<br />

la prima volta che veniva posto, in tutta<br />

la sua ampiezza, il problema oggetto del<br />

presente rapporto: la misura in cui gli Stati<br />

debbono sottomettere la loro politica regionale<br />

alle decisioni di carattere comunitario<br />

ed eventualmente sopranazionale. I1 22 gen-<br />

-<br />

l'esterno della Comunità. Nel 1953 esso già<br />

invitava la CECA ad una politica regionale<br />

(raccomandazione 76 - 9 luglio 1955). Man-<br />

cando degli organismi comunitari a livello<br />

dei 18 paesi, non gli era possibile andare<br />

lontano quanto il Parlamento Eluropeo ed<br />

era costretto soltanto a fare appello alla<br />

comprensione degli Stati. Ma esso ha cercato<br />

di farlo al massimo, soprattutto in seno<br />

alla slua Commissione dei Poteri locali che<br />

si è appoggiata alla Conferenza Europea dei<br />

Poteri locali; questa tenne la sua prima ses-<br />

sione nel 1957 e da allora si riunisce regolar-<br />

mente ogni due anni. In sei sessioni succes-<br />

sive, alle quali il CCE ha attivamente parte-<br />

cipato, è stato elaborato a poco a poco un<br />

corpo di principi sulla politica regionale. Fin<br />

dal 1960, la Conferenza « dichiara la pianifi-<br />

cazione del territorio uno dei compiti essen-<br />

ziali delle istituzioni europee al momento<br />

attuale >. L'imbarazzo nato dall'assenza di<br />

una autorità comune è apparso così evi-<br />

dente che, pur considerando la Conferenza<br />

solo il punto di vista della politica regio-<br />

nale, essa è stata costretta più volte a recla-<br />

mare la creazione di questa autolrità che le<br />

sembrava indispensabile per far regnare la<br />

giustizia tra le regioni. Così la risoluzione<br />

n. 10 sottolineava che « il necessario equili-<br />

brio tra le regioni può essere ricercato oggi<br />

solo nell'ambito della comunità delle Na-<br />

zioni Europee ». E' un evidente appello alla<br />

nascita di questa comunità allargata.<br />

naio 1964, il Parlamento Europeo, appoggiato 73. Investito di questè considerazioni critidal<br />

Consiglio Economico e Sociale, recla- che, il Consiglio d'Europa ne ha riconosciuto<br />

mava una concezione d'insieme della politica a sua volta il fondamento e non potendo<br />

regionale. fare di più ha auspicato la creazione di una<br />

70. Nel giugno 1966, avendo la Commissione<br />

presentato la sua «Prima comunicazione<br />

al Consiglio dei Ministri sulla politica<br />

regionale nella CEE », il Parlamento se ne<br />

è occupato sulla base di una relazione dell'on.<br />

Bersani.<br />

e Conferenza dei Ministri della Pianificazione<br />

del Territorio», ossia di un organismo<br />

che potrebbe preparare la politica europea<br />

comune, ma che per avere piena efficacia<br />

dovrebbe poter imporre le sue decisioni godendo<br />

di una autorità sopranazionale.<br />

71. Questa relazione insiste sull'urgenza di<br />

un programma di azione e sollecita i Governi<br />

ad instaurare una politica regionale comu-<br />

nitaria.<br />

E) I1 Consiglio d'Europa e la Conferenza<br />

europea dei Poteri locali<br />

72. Prima del Parlamento Ehiropeo, il Con-<br />

siglio d'Europa si è preoccupato di prospet-<br />

tare una pianificazione d'insieme del terri-<br />

torio eurotpeo, estesa questa volta anche al-<br />

A) Niente passi indietro<br />

3a Parte<br />

74. Confrontare ed adattare le politiche re-<br />

gionali di pianificazione del territorio non<br />

costituisce per la Conferenza Europea dei<br />

Poteri locali che una fase. Essa auspica una<br />

politica europea in ben altri settori: urba-<br />

nistica, animazione rurale, amministrazione<br />

locale, protezione del panorama e del pae-<br />

saggio, difesa delle foreste, della fauna e<br />

della flora, lotta contro i rumori, organiz-<br />

zazione del tempo libero, ecc. Va da sé che<br />

accordi internazionali non basterebbero a<br />

realizzare questo vasto programma. E' no-<br />

cessaria un'azione comune, problema che ora<br />

esamineremo.<br />

Orientamento della politica regionale europea<br />

75. Biso,gna rilevare fermamente fin dal-<br />

l'inizio che tutto ciò che minaccia la costru-<br />

zione europea nei suoi principi, e in parti-<br />

colare nelle sue istituzioni comunitarie, mi-<br />

naccia per contraccolpo tutte le regioni<br />

europee.<br />

76. Anche se il Trattato di Roma e I'ac-<br />

cordo di Stoccolma non hanno avuto tutte<br />

le conseguenze felici che avrebbero potuto<br />

nascere da una collaborazione più stretta,<br />

da un ravvicinamento più completo, i risul-<br />

tati ottenuti però sono così importanti che<br />

un ritorno al passato costituirebbe una vera<br />

catastrofe per il nostro vecchio continente.<br />

77. Immaginate cosa accadrebbe se ogni<br />

paese instaurasse nuovamente il protezio-<br />

nismo nazionale del 1958? Vi sarebbe ovun-<br />

que la riduzione degli sbocchi, il freno della<br />

produzione, il rallentamento delle economie<br />

e tutto ciò verrebbe risentito ancor più<br />

vivamente poiché porrebbe fine ad un pe-<br />

riodo di progresso.

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