I tema - Renato Serafini
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maggio 1967<br />
sporre di un'assemblea autonoma, eletta a<br />
suffragio diretto dai cittadini di tutto il ter-<br />
ritorio. In questo campo l'esperienza dei<br />
Landkreise tedeschi ci pare la più interes-<br />
sante in Europa.<br />
Riguardo all'associazione delle collettività<br />
locali esiste probabilmente una confusione.<br />
Le collettività al di sotto di una misura<br />
minima funzionale difendono la loro esi-<br />
stenza e la loro autonomia e si è spesso por-<br />
tati a sostenerli, perché in effetti (come si<br />
è già rilevato) la struttura democratica del<br />
Comune lascia a desiderare, la democrazia<br />
diretta è quasi scomparsa, i cittadini non<br />
sono in condizione di prendere a parte attiva<br />
alla vita locale con l'aiuto dei « mezzi sta-<br />
bili »: dunque se i Comuni-polvere si fon-<br />
dessero in un solo Comune più grande ci<br />
sarebbe probabilmente l'egemonia del Co-<br />
mune-sede sugli altri e, in ogni caso, una<br />
perdita di dibattito democratico. Ma non<br />
si dovrebbe confondere il ruolo del Comune<br />
con quello delle strutture di base di dibat-<br />
tito democratico (per esempio i cornmunity<br />
centres istituzionali, pubblici, a gestione<br />
« popolare B).<br />
La missione dell'urbanistica nella costru-<br />
zione di base della democrazia è natural-<br />
mente essenziale: e qui dobbiamo sottoli-<br />
neare, di sfuggita, che l'urbanistica deve es-<br />
sere guidata da scopi di libertà, che deve<br />
essere «politica » (Aristotele già se ne era<br />
reso conto), che non deve essere prigio-<br />
niera degli interessi della produzione eco-<br />
nomica O della proprietà privata del suolo.<br />
L'urbanistica deve essere per gli uomini e<br />
per lo sviluppo democratico. La proprietà<br />
privata del suolo non è né necessaria né<br />
utile alla libertà degli uomini.<br />
- Uno dei problemi politici più attuali<br />
è quello della programmazione economica,<br />
del rapporto fra la programmazione e la<br />
pianificazione del territorio, del rapporto fra<br />
la programmazione (e la pianificazione) e la<br />
democrazia. Una programmazione economica<br />
non è democratica se non considera le aspi-<br />
razioni delle regioni e dei vari territori:<br />
ma le aspirazioni, le esigenze e gli ideali<br />
delle regioni e dei territori devono essere<br />
espressi dalle loro rappresentanze democra-<br />
tiche, cioè dai Poteri locali.<br />
Fin qui si è parlato dei Comuni, dei<br />
Landkreise, delle metropoli articolate, ecc.,<br />
ma dobbiamo aggiungere ora le Regioni a<br />
struttura democratica. Ritorneremo sull'ar-<br />
gomento, ma dobbiamo dire subito che è<br />
inammissibile proporre per #le Regioni rap-<br />
presentanze « di interessi a, corporative: an-<br />
che le Regioni dovranno basarsi sul suffragio<br />
universale e diretto.<br />
Un altro problema - che si pone anche<br />
a livello delle collettività locali e regio-<br />
nali - è quello del rapporto fra i politici<br />
e i tecnici nella pianificazione. Se ne è già<br />
parlato a Bensheim e a Levico nel corso<br />
della preparazione dei VI1 Stati generali e<br />
durante questa assise (a Roma): bisogna<br />
continuare questo discorso, riprenderlo al<br />
punto in cui è stato lasciato e portarlo a<br />
conclusioni meditate.<br />
Quanto al rapporto tra la programmazione<br />
economica e la pianificazione del territorio,<br />
bisogna affermare la naturale priorità di<br />
COMUNI D'EUROPA<br />
quest'ultimo, se si vuole costruire una so-<br />
cietà umana. La produzione dovrebbe essere<br />
per l'uomo e non l'uomo per la produzione.<br />
- Si è già affermato che bisogna respin-<br />
gere la rappresentanza corporativa nelle<br />
Regioni istituzionali. In effetti nel corporati-<br />
vismo gli interessi costituiti (vested inte-<br />
rests), che in effetti sono già dotati di una<br />
larga capacità di pressione politica, hanno<br />
per sovrappiù una rappresentanza legale. Ciò<br />
è contro la lotta secolare per il diritto. I1<br />
diritto cerca di basarsi sulla eguaglianza dei<br />
cittadini: nel corporativismo la forza del di-<br />
ritto diventa il diritto dei forti. Un saggio<br />
esclamò una volta: « A quale corpora-<br />
zione apparterranno i disoccupati? ». Ma<br />
in generale tutti gli interessi deboli, tutte<br />
le categorie nascenti, tutte le élites, tutti<br />
gli ideali, in una parola il progresso, sono<br />
in panne nel corporativismo.<br />
Al contrario altra cosa è il funzionalismo<br />
democratico. Una comunità di uomini, di<br />
cittadini, deve espletare alcune funzioni es-<br />
senziali, che esistono a priori in relazione agli<br />
interessi e alle professioni, che i corporati-<br />
visti vorrebbero vedere rappresentati. Si può<br />
senza dubbio cercare di organizzare alcuni<br />
strumenti istituzionali allo scopo di canaliz-<br />
zare le capacità umane, in forme democra-<br />
tiche, verso la rappresentanza politica per<br />
amministrare funzioni essenziali della Co-<br />
munità (assistenza, urbanistica, educazio-<br />
ne, ecc., ecc.). In questo senso bisognerà<br />
studiare attentamente la necessità, i compiti,<br />
la gestione di istituzioni sociali, culturali,<br />
educative locali, di utilità pubblica, aperti<br />
a tutti i cittadini (in condizioni uguali per<br />
tutti).<br />
Per le imprese economiche relative ai<br />
Poteri locali è necessario un discorso a parte.<br />
Accanto alle esperienze classiche di società<br />
e compagnie comunali (o di altri Poteri lo-<br />
cali) per la gestione di servizi pubblici o per<br />
la realizzazione delle produzioni di largo<br />
interesse (per esempio, produzione termica<br />
dell'elettricità), dobbiamo ricordare espe-<br />
rienze