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Rinascimento nel Duomo - Biblioteca Provinciale di Foggia La ...

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Gaetano Schiral<strong>di</strong><br />

Le fonti storiche concernenti il Ciborio del <strong>Duomo</strong> <strong>di</strong> Lucera sono alquanto<br />

scarse e lacunose.<br />

Il canonico della nostra cattedrale, Matteo Perrucci afferma che, entrando<br />

<strong>nel</strong>la chiesa cattedrale, accanto al Battistero, ‘vedesi il Sacrario, la cui faccia <strong>di</strong><br />

tiburtino è <strong>di</strong> fi nissimi e svariati lavori fregiata’ 30 . Le notizie riportate dal Perrucci,<br />

chiaramente non sod<strong>di</strong>sfano la nostra curiosità, né dal punto <strong>di</strong> vista storico, né<br />

tanto meno dal punto <strong>di</strong> vista artistico.<br />

<strong>La</strong> fonte più illuminante che tratta delle vicende storiche del nostro Ciborio<br />

è l’avvocato Emmanuele Cavalli. Questi scrive: «Dei suddetti cappelloni, quello a<br />

destra del maggiore Altare era destinato pel Sacro Ciborio, con ingresso <strong>nel</strong> Coro,<br />

ed eravi un Altarino formato <strong>di</strong> una piccola mensa <strong>di</strong> marmo, sorretta da due mezze<br />

colonnine, anche <strong>di</strong> marmo bianco, ben lavorate con fregi e sculture: al <strong>di</strong>sopra<br />

della mensa poi si ergeva una tavola <strong>di</strong> marmo bianco ancora ben alto che formava<br />

il frontespizio del Ciborio» 31 . In primo luogo, Cavalli afferma che il Ciborio un<br />

tempo era sistemato <strong>nel</strong>la Cappella gentilizia della famiglia Gagliar<strong>di</strong> e che quel<br />

luogo era destinato a contenerlo. In secondo luogo, ci fornisce la descrizione del<br />

Ciborio, come appariva in altri tempi.<br />

In base alla descrizione del Perrucci (1845), il Ciborio risultava essere stato<br />

spostato dalla Cappella Gagliar<strong>di</strong> e sistemato presso il Battistero. Infatti, egli<br />

pone al centro dell’abside della cappella Gagliar<strong>di</strong> la tela della Madonna della<br />

Seggiola 32 . Ciò è confermato dalle informazioni del Cavalli, il quale, pur scrivendo<br />

queste note storiche <strong>nel</strong> periodo in cui la nostra Basilica fu spogliata <strong>di</strong> tutti gli<br />

elementi artistici aggiunti lungo i secoli precedenti, offre delle notizie preziose che<br />

risalgono sicuramente a prima del 1845, anzi alla data imme<strong>di</strong>atamente precedente<br />

la traslazione del Ciborio.<br />

L’attuale sistemazione del Ciborio si deve probabilmente ai lavori <strong>di</strong> restauro<br />

e <strong>di</strong> abbellimento del duomo effettuati sotto il fi orente episcopato <strong>di</strong> Pietro de<br />

Petris (1553-1580), durante il quale multa peragit quae templo nunquam facta<br />

fuerunt 33 .<br />

Veniamo, ora, alla descrizione artistica del nostro monumento.<br />

Il Ciborio è alto 215 cm e largo 118 34 .<br />

30 M. PERRUCCI, Lucera (chiesa <strong>di</strong>), «Enciclope<strong>di</strong>a dell’Ecclesiastico», IV, a cura <strong>di</strong> RICHARD-GIRAUD, Napoli<br />

1845, p. 662.<br />

31 E. CAVALLI, Il Real <strong>Duomo</strong> <strong>di</strong> Lucera, e sue vicende, in Tre critiche <strong>di</strong>gressive per la storia della città <strong>di</strong><br />

Lucera, Lucera 1888, p. 26. Il Cavalli fa sicuramente riferimento al testo della Visita pastorale <strong>di</strong> mons. Marco<br />

Magnacervo del 1594. Una copia del manoscritto della suddetta visita è conservata <strong>nel</strong>la <strong>Biblioteca</strong> Comunale<br />

‘R. Bonghi’ <strong>di</strong> Lucera: Visita pastorale della Cattedrale del 1594 copiata dall’originale sistente <strong>nel</strong>l’Archivio<br />

Vescovile <strong>di</strong> Lucera lì 10 <strong>di</strong>cembre 1875.<br />

32<br />

PERRUCCI, Lucera, p. 663. Questa tela è un’opera <strong>di</strong> Girolamo Santacroce e risale al 1555, attualmente<br />

sistemata <strong>nel</strong>la navata del campanile.<br />

33 G. GIFUNI, Origini del ferragosto lucerino, Lucera 1933, p. 83n; cf. anche G. SCHIRALDI, Il <strong>Duomo</strong> <strong>di</strong><br />

Lucera, Lucera 2005, p. 25.<br />

34 DI SABATO, Storia, p. 154.<br />

155

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