Jahresbericht 2016
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EVER GREENS<br />
Che cosa mai<br />
abbiamo fatto?<br />
Serena Rauzi<br />
Rosanna Sestito,<br />
ostetrica, sociologa e<br />
antropologa.<br />
Lunedì 10 ottobre <strong>2016</strong> il Gruppo Verde ha<br />
organizzato insieme alle Donne Verdi presso<br />
l’Archivio delle donne un incontro sulle<br />
mutilazioni genitali femminili con Rosanna<br />
Sestito, ostetrica, sociologa e antropologa.<br />
Le argomentazioni esposte ci hanno svelato<br />
la complessità del fenomeno.<br />
Molte le informazioni ricevute:<br />
L’escissione di parte degli organi sessuali<br />
femminili è una pratica patriarcale, volta<br />
a preservare la purezza del corpo della<br />
donna e risale a un periodo anteriore a<br />
tutte le religioni oggi vigenti.<br />
Il Paese con la percentuale più alta di<br />
donne escisse è l’Indonesia. In quasi tutti<br />
i paesi in cui viene praticata, questo intervento<br />
è fuori legge. Nonostante il divieto,<br />
viene comunque effettuata anche<br />
ambulatorialmente.<br />
Rosanna Sestito hat<br />
ihre Ausbildung in Bologna<br />
absolviert und als Hebamme in<br />
Ländern wie Dschibuti, Angola, Kongo,<br />
Elfenbeinküste und Liberia gearbeitet.<br />
Sie hat Soziologie und Anthropologie<br />
studiert. Momentan ist sie Doktorandin an<br />
der Universität von Lausanne und arbeitet<br />
an einem Forschungsprojekt im Iran. Sie<br />
hat der Fraktion und den Grünen Frauen<br />
ihre Erfahrung und ihr Wissen über<br />
weibliche Genitalverstümmelung<br />
nähergebracht.<br />
Si tratta di un rito di<br />
passaggio. È una<br />
pratica tramite<br />
cui le bambine<br />
diventano “vere<br />
donne”.<br />
Molte donne<br />
e organizzazioni<br />
femministe<br />
africane fanno da<br />
tempo un lavoro<br />
egregio di sensibilizzazione<br />
per eradicare un<br />
fenomeno culturale e profondamente<br />
radicato in culture altre da noi.<br />
Bisogna condannare la pratica, non le<br />
donne che l’hanno subita. In Occidente,<br />
le donne immigrate escisse subiscono una<br />
seconda violenza, ritrovandosi all‘improvviso<br />
mutilate, incomplete, da “rimettere a<br />
posto”.<br />
Tante le domande rimaste aperte:<br />
Possiamo accettare che questa pratica patriarcale<br />
venga praticata e accettata dalle<br />
stesse donne come un rito di passaggio?<br />
Riusciamo a condannare questa pratica,<br />
senza vittimizzare le donne e condannare<br />
le loro famiglie?<br />
Anche noi donne europee non siamo<br />
immuni da mutilazioni, camuffate da “interventi<br />
di chirurgia estetica”. Ci possiamo<br />
permettere di giudicare senza prima fare i<br />
conti con gli scheletri nei nostri armadi?<br />
E poi l‘amara domanda: che cosa mai<br />
abbiamo fatto, noi donne, di così terribile<br />
per subire tali interventi?<br />
Una sola certezza:<br />
Spesso il benessere delle donne può essere<br />
raggiunto in modo più efficace facendo<br />
un passo indietro. Quello che possiamo<br />
fare è liberarci dal pregiudizio continuare a<br />
lavorare sulla nostra autodeterminazione,<br />
affiancando alla pari le tante donne impegnate<br />
in tutto il mondo per il benessere<br />
fisico e mentale di tutte noi, nel rispetto<br />
dell’autodeterminazione di ognuna.<br />
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