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DA VEDERE<br />

ARTA ntis.info<br />

6<br />

Feltre<br />

Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda<br />

TANCREDI FELTRE<br />

Una grande e attesa antologica<br />

dedicata all’artista Tancredi Parmeggiani<br />

a cura della Redazione<br />

Un disperato entusiasmo per la pittura e le immagini: torna<br />

Tancredi, forse il più eclettico e straordinario pittore italiano<br />

degli anni Cinquanta e Sessanta, con una vita e una vicenda<br />

professionale unica, che già all’epoca lo contraddistinsero<br />

come il genio e l’enfant prodige della nuova pittura<br />

italiana. È a Tancredi, artista noto ai grandi musei e agli<br />

addetti ai lavori, che Feltre - sua città natale - dedica una<br />

nuova e significativa mostra: una grande manifestazione<br />

che restituisce con un occhio contemporaneo tutte le vicende<br />

e le sperimentazioni del suo percorso creativo, dallo<br />

Spazialismo informale con le sue note Primavere, ai fatidici<br />

e ricchissimi anni Sessanta, con la straordinaria invenzione di<br />

nuovi dipinti e dei personaggi delle sue Facezie. Ne emerge<br />

una figura eccezionale, immediatamente riconosciuta dai<br />

grandi collezionisti e galleristi italiani, ma anche da Peggy<br />

Guggenheim e dai grandi musei stranieri. Con un innovativo<br />

taglio di indagine, la mostra restituisce la sua straordinaria<br />

vicenda, in cui biografia e pittura si intrecciano in un percorso<br />

che appare tanto più attuale quanto più è visto con gli<br />

occhi dell’oggi. La mostra, curata da Luca Massimo Barbero<br />

è promossa dal Comune di Feltre, sostenuta dalla Regione<br />

del Veneto, dalla Provincia di Belluno e dalla Fondazione<br />

Cariverona, e si avvale di un importante comitato scientifico<br />

composto da Gabriella Belli, Pier Giovanni Castagnoli, Maria<br />

Vittoria Marini Clarelli. Con oltre 150 opere, la mostra è articolata<br />

in diverse sezioni che dialogano felicemente con gli<br />

spazi e le opere del museo in un continuo rimando di assonanze<br />

e correspondances. Si inizia infatti con La figura come<br />

mondo della biografia che restituisce, con un’ampia selezione<br />

di opere prevalentemente su carta e di piccole dimensioni,<br />

un’immagine intima del vissuto dell’artista attraverso i<br />

volti dei “compagni di strada e d’avventura” e una serie di<br />

autoritratti; Il pensiero concreto del dipingere con rare prove<br />

giovanili nello stile definito “concreto neoplastico” e le<br />

prime sperimentazioni su carta del 1950-1951, in dialogo con<br />

una ricca selezione di documentazione. Primavera riunisce<br />

una selezione importante di dipinti dallo stesso titolo, la ricerca<br />

svolta nei primi anni ’50 e le opere su carta che segnano<br />

l’incontro cruciale con la collezionista Peggy Guggenheim:<br />

Senza titolo (Cliclo dei “Diari paesani”) 1961<br />

Collezione Beatrice Monti della Corte<br />

con la mecenate americana Tancredi instaura un rapporto<br />

di particolare sintonia, che lo porta ad essere un suo protégé<br />

tanto da essere l’unico artista ad avere uno studio a<br />

Palazzo Venier dei Leoni, mentre lei diffonde le sue opere<br />

presso i grandi musei e collezionisti americani. Questo significativo<br />

legame è presentato in mostra grazie allo straordinario<br />

nucleo di lavori provenienti dalla sua collezione, che apre<br />

L’avventura internazionale: Tancredi con Carlo Cardazzo e<br />

Peggy Guggenheim, sezione che propone l’opera matura<br />

e include alcune dei principali lavori dello spazialismo tancrediano<br />

e altre prove altissime del suo esercizio multiforme.<br />

L’Europa e il mondo comprende i nuovi dipinti dal 1955,<br />

anno dell’invito alla mostra Tendances Actuelles di Berna,<br />

al 1959, con la serie di opere intitolate “A proposito di Venezia”;<br />

qui, in dialogo con il percorso di Tancredi, sono inoltre<br />

presenti opere di artisti italiani e stranieri che nello stesso<br />

periodo esposero con: Mario Deluigi, Lucio Fontana, Hans<br />

Hartung, Georges Mathieu, Mark Tobey, Wols, Jean-Paul Riopelle.<br />

“Degli scherzi accorati … con tanto di ridicolo” raggruppa<br />

le prove artistiche delle ‘facezie’ ed alcuni dei dipinti<br />

sino al 1961; “Dipinti da me e da altri” riunisce alcune delle<br />

grandi tele dipinte sino alla svolta del 1962/63 come i “Diari<br />

paesani” e i “Fiori dipinti da me e da altri al 101%”. Infine “Io<br />

non so scrivere, forse riuscirò a dipingere quello che sento”<br />

propone le piccole prove su carta di altissima figurazione<br />

eseguite negli ultimi anni dell’avventurosa biografia dell’autore<br />

conclusasi tra Milano e Roma. La mostra è corredata<br />

da una ricca monografia, sempre curata da Luca Massimo<br />

Barbero, edita da Silvana Editoriale.<br />

9 aprile - 28 agosto 2011<br />

Galleria d’Arte Moderna “Carlo Rizzarda”<br />

Via Paradiso, 8 - 32032 Feltre (BL)<br />

musei.comune.feltre.bl.it/GalleriaRizzarda/<br />

Capita spesso di incontrare foto-libri in cui gli autori prendono il<br />

loro diario, le loro esperienze di vita e, cambiando qualche nome<br />

qua e là, confezionano un para-romanzo. Ma questo appare comunque<br />

per quel che è: un sommario di una vita, che può anche<br />

far scattare l’indifferenza nel lettore di fronte a fatti assolutamente<br />

personali. Talvolta gli autori rendono queste loro opere gradevoli,<br />

riuscendo ad estrarre dal privato quanto c’è di universale,<br />

quel che è un valore per loro viene convertito in qualcosa che<br />

solletica le menti dei lettori ignari di quanto sta dietro e all’interno<br />

di certe esperienze. In altri casi a salvare il foto/racconto vi è una<br />

grande capacità di texte/image e l’effetto disinteresse è disinnescato<br />

dalla gradevolezza della lettura, ma in ultima analisi resta<br />

solo ed unicamente una prova d’autore. In questo “Riverberi” (di<br />

Giuliana Laportella e Gabriele Perretta) il mestiere dello scrittore<br />

e quello della fotografa riescono invece a raccontare la loro vita<br />

(anzi il loro giro di vite) attraverso meta-narrazioni e immagini assolutamente<br />

particolari, spesso inconfessate, ponendole su di un<br />

piano di universalità che riesce ad avvincere il lettore; dalla loro<br />

parte essi hanno una grande capacità descrittiva ed un senso<br />

- oserei dire innato - del bildungroman, ma è l’analisi costante,<br />

spasmodica, degli avvenimenti, delle sensazioni e visioni a far<br />

leggere i tormenti di epoche ed esistenze in filigrana di una vita<br />

irrequieta. Il foto-fonema Riverberi, perché tale è, non è strutturato,<br />

come solitamente accade, per periodi, scanditi dal susseguirsi<br />

degli anni, bensì attraverso le figure chiave delle tranche<br />

de vie: gli analisti, gli uomini, le donne, i paesaggi , la dimensione<br />

urbana/politica e così via. Attraverso le personali esperienze dei<br />

due autori che si incontrano tra parola ed immagine (in b/n) si<br />

profilano, apertamente, i cambiamenti sociali e culturali che si<br />

sono succeduti mentre la loro stessa vita procede come un’isotopia<br />

timica. Tramite il sistema dei frammenti letterari caratterizzati<br />

da ciò che ha influenzato la vita dello scrittore e della fotografa,<br />

anziché - come dicevo sopra - lo srotolarsi degli anni, vediamo<br />

certi fatti e certi angeli-individui ritornare in più capitoli; visti da un<br />

differente punto di vista, si crea così una trama assai fitta, densa<br />

di particolari, la quale, però, percepita nel suo insieme, mostra al<br />

lettore i cambiamenti della società, vissuti, e in certo qual modo<br />

anche causati, da una esistenza. La lettura è piacevolissima ed<br />

interessante, anche perché foto e cronaca non difettano certo di<br />

ironia e sarcasmo, cosa che spesso svanisce quando degli autori<br />

raccontano sé stessi, e l’analisi che fanno dei loro comportamenti<br />

e delle loro scelte. In realtà l’effetto album di ricordi è scongiurato,<br />

dall’imponenza etica del libro, dal suo ampio respiro, dalla<br />

sua capacità di catturare il lettore in una galleria di personaggi e<br />

di accadimenti che è la trama stessa degli ultimi cinquant’anni!<br />

“Mettere a confronto fotografia e produzione letteraria può sembrare<br />

un esercizio quasi scontato, dal momento che si tratta di<br />

due arti strettamente legate tra loro. Un brano letterario rimane<br />

pur sempre un insieme di fotografie che, proiettate nel tempo,<br />

producono nell’occhio del lettore l’illusione del movimento. Ciò<br />

nonostante “Riverberi”, partendo da alcune considerazioni teoriche<br />

del cammino nel mondo (anche attraverso la fotografia), è<br />

forse il primo esperimento atipico sul complesso e articolato rapporto<br />

che si instaura tra foto, fotogramma e parola raccontata,<br />

nonché - più in generale - sull’interferenza tra immagine fissa e<br />

immagine-letteraria. Dagli esperimenti d’avanguardia composti<br />

unicamente di istantanee, dal fermo immagine che si innesta allo<br />

slancio parlato, dalla foto di scena (tradotta) alla rappresentazione<br />

di un frammento di letteratura dell’esistente, questo Riverberi,<br />

secondo tomo della Trilogia del grigio, tenta di mettere sinteticamente<br />

a fuoco i nodi teorici, estetici e iconografici di un’affascinante<br />

e infinita relazione che ha inizio prima ancora della<br />

tensione concettuale con altri media. Ma “Riverberi” è anche un<br />

testo ricco di approfondimenti su artisti quasi dimenticati come<br />

Tancredi Parmeggiani, Celan, Ingeborg Bachmann e molti altri.”<br />

Infatti attraverso un viaggio fisico negli ingranaggi dell’universo<br />

artistico del segno/sognato di Tancredi, Perretta propone non un<br />

saggio filosofico sulla vita dell’artista (“le suicidé de la societé”)<br />

ma un’ipotesi di lavoro nella ricerca della libertà della sua pittura<br />

e della sua poetica. Due eventi sembrano aver caratterizzato la<br />

storia di Tancredi che Perretta tenta di sottolineare (e Laportella,<br />

testimoniare/tradurre tramite una fotografia parallela): l’invenzione<br />

del segno/aspirato e l’elaborazione delle immagini tecniche<br />

che attraverso la nostra epoca si fanno “stato nervoso astratto”.<br />

Nel segno dei<br />

Riverberi<br />

Esce Riverberi<br />

secondo tomo della Trilogia del grigio<br />

di Gabriele Perretta e Giuliana Laportella<br />

con un racconto dedicato alla vita ed alla storia<br />

di Tancredi Parmeggiani<br />

per l’editrice romana Onyx<br />

di Judith Escobar<br />

Da qui Perretta, con il suo breve racconto su Tancredi, parte, proponendo<br />

ipotesi e concetti per spronare percezioni cromatiche<br />

intime, fare pensiero e spirito ontologico su di una vita artistica<br />

e sulla fotografia che ne insegue la quintessenza ricercata/incorporea<br />

del grigio. Come una macchina da presa congela un<br />

evento in singoli scatti rapidissimi, la cui sequenza ne restituisce il<br />

movimento, così Perretta si sofferma su ciascun dato biografico<br />

della vita di Tancredi e insieme alle foto di Laportella che tenta<br />

di estraniarsi dal nero di fondo e dalla texture transitiva del grigio<br />

ricostruisce l’altro universo della visione e dell’esperienza. Primo<br />

fotogramma della sequenza narrativa di Tancredi è l’immaginazione<br />

stessa che affonda nella materia, la capacità dell’artista di<br />

astrarre significati spazio-temporali dall’universo reale e portarli in<br />

superfici significanti, insomma in un koan bidimensionale infinito.<br />

Essa è un ponte magico sospeso tra codifica e decodifica di fenomeni<br />

e figure. L’immaginazione pittorica e la vita di Tancredi<br />

“denota” e “connota” il fenomeno ontologico dell’arte stessa,<br />

lo congela oltre l’immagine e contemporaneamente lo arricchisce<br />

di interpretazioni, punti di vista: abbatte perciò la linearità del<br />

tempo storico, in cui esiste una successione profana degli eventi<br />

e una correlazione definita tra causa ed effetto, e circoscrive un<br />

tempo rotante, il tempo del sortilegio esistenziale, in cui il “prima”<br />

e il “poi” ritornano nella durata e nello spazio e aggiungono significati<br />

a significati. All’inizio della storia umana di Tancredi le nonimmagini<br />

per Perretta sono mappe che permettono all’uomo<br />

di muoversi ed entrare in contatto con il mondo, poi diventano<br />

schermi interiori: alterano, mascherano la realtà, finiscono per essere<br />

oggetto di venerazione. Ed è proprio in opposizione all’idolatria<br />

delle immagini che si sviluppa il pensiero concettuale della<br />

pittura di Tancredi, il testo, la sua storia ermetica che astrae solo il<br />

necessario. Eppure, nel perenne movimento oscillatorio-alternato<br />

della storia umana del pittore di Feltre, anche i testi e le icone<br />

finiscono con il diventare il solo punto di riferimento per comprendere<br />

la realtà. Un libro molto singolare, e un testo su Tancredi talvolta<br />

crudo, perfettamente costruito (ottimamente tradotto dalle<br />

foto di Giuliana Laportella) che diventa un frammento sirmico,<br />

mentale ed umano di una vita in rapporto alla nostra epoca. In<br />

conclusione, un esempio maturo per chi vuole affrontare la via<br />

della scrittura e della fotografia, sia per come è fatto il libro, sia<br />

perché dà modo di seguire passo dopo passo l’andatura di quelle<br />

che possono essere considerate le più stimolanti voci artistiche<br />

italiane contemporanee.<br />

Gabriele Perretta<br />

Giuliana Laportella<br />

Riverberi<br />

Onyx Editrice, Roma<br />

Euro 30,00<br />

A PROPOSITO<br />

ARTA ntis.info<br />

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