Altiero Spinelli fonds - European University Institute
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60<br />
Jaquet<br />
le vide, ce serait pour nos populations une illusion<br />
dangereuse suivie d'une sérieuse déception. Nous<br />
risquerions d'ètre engagés dans une sorte de fuite<br />
en avant qui nous donnerait peut-ètre bonne conscience,<br />
mais qui ne ferait guère progresser la<br />
construction de l'Europe.<br />
C'est pourquoi toute relance communautaire doit,<br />
je le crois profondément, comporter à la fois les<br />
politiques communes et les institutions pour les<br />
appliquer efficacement. Ce sont là deux éléments<br />
essentiels et inséparables, et c'est avec cette constante<br />
préoccupation que nous devons concevoir et<br />
poursuivre notre tache.<br />
C'est dans cet esprit que nous entendons examiner<br />
le rapport qui nous est présenté aujourd'hui par M.<br />
<strong>Spinelli</strong>.<br />
Pour bien préciser notre pensée, nous avons déposé<br />
un certain nombre d'amendements au nom<br />
du groupe socialiste, qui seront exposés au cours de<br />
ce débat, notamment par M. Jacques Moreau. C'est<br />
en fonction des réponses qui seront apportées à nos<br />
préoccupations que nous arrèterons finalement<br />
notre attitude.<br />
Presidente. - Ha facoltà di parlare l'onorevole<br />
Zecchino.<br />
Zecchino. - Signor Presidente, onorevoli colleghi,<br />
l'approvazione scontata della risoluzione che è al<br />
nostro esame mi induce a soffermarmi, più che sul<br />
contenuto, sulle ragioni che sorreggono o devrebbero<br />
sorreggere l'approvazione stessa.<br />
Infatti, al di là della quasi unanimità, che si<br />
registra intorno ad essa, io credo che non dobbiamo<br />
nasconderei l'esistenza di una serie di perplessità<br />
all'interno di questo nostro stesso Parlamento,<br />
perplessità anche soltanto sussurrate, ma<br />
che rischiano di minare, in qualche modo, la forza<br />
di questa iniziativa che deve essere vista, invece,<br />
come un iniziativa centrale della prima<br />
legislatura di questo Parlamento eletto a suffragio<br />
diretto.<br />
Infatti non dobbiamo dimenticare che la nostra<br />
iniziativa non si rivolge ad altri poteri comunitari,<br />
ma si rivolge soprattutto ai parlamenti nazionali e<br />
la possibilità di successo è legata alla capacità con<br />
cui noi sapremo trasfondere agli altri, all'esterno,<br />
ai parlamenti nazionali il nostro fermo convincimento,<br />
basandolo su motivazioni rigorose.<br />
A livello di enunciazione, credo che vi sia una<br />
generale concordanza sull'urgente necessità di far<br />
progredire l'Europa sulla strada dell'integrazione.<br />
Di fronte a questa enunciazione noi non possiamo<br />
103<br />
però che constatare come la situazione attuale sia<br />
caratterizzata da un modo stanco e lento, assai<br />
prossimo alla paralisi. Dobbiamo, come primo<br />
nostro dovere, farci carico di spiegare a noi stessi<br />
le ragioni di questo stato prossimo alla paralisi.<br />
Non possiamo non dire con fermezza, con chiarezza,<br />
che la situazione attuale è tale perché l'assetto<br />
istituzionale è oggettivamente impari e<br />
oggettivamente inadeguato rispetto alla realtà che<br />
abbiamo davanti. L 'assetto istituzionale nacque<br />
« sperequato >> fin dal momento dei trattati. É un<br />
assetto che vede la concentrazione della gran parte<br />
se non della totalità dei poteri, in un unico organo,<br />
in cui vige una sorte di regime " monopolista >>, il<br />
Consiglio, il quale, oltre ad esse re l 'unico<br />
depositario dei poteri reali, è l'organismo più<br />
avulso dalla logica comunitaria.<br />
A questa distorsione, a questo squilibrio, nato con i<br />
trattati, si è aggiunta una ulteriore spinta squilibratrice.<br />
Il problema dell'allargamento della<br />
Comunità è, politicamente, certo, un fatto positivo,<br />
ma ha finito per nuocere dal punto di vista dell'efficienza<br />
al funzionamento istituzionale. Inoltre vi<br />
è una prassi ulteriormente distorcente rispetto ai<br />
meccanismi iniziali.<br />
Di fronte a questo stato di cose noi, credo che<br />
dobbiamo con chiarezza porci il problema della<br />
modifica delle istituzioni, che deve rappresentare<br />
-io credo- il motivo e il movente centrale dell'attività<br />
di questo Parlamento.<br />
Ci dobbiamo rendere conto che il problema istituzionale,<br />
nel momento in cui noi lo affrontiamo, in<br />
termini di critica del passato, non deve significare<br />
critica rispetto a tutto ciò che la Comunità ha<br />
significato. Credo che se noi possiamo oggi porci il<br />
problema di nuove acquisizioni, lo dobbiamo al<br />
fatto stesso che esiste questa nostra Comunità.<br />
Esporre queste critiche significa soltanto dire con<br />
realismo che la possibilità dell'evoluzione<br />
comunitaria non può essere affidata ad una sorta<br />
di capacità autopropulsiva del sistema. Dobbiamo,<br />
cioè, renderei conto che occorre modificare le<br />
regole del gioco ; occorre, cioè, in poche parole,<br />
dotarci di nuovi strumenti di politica comunitaria.<br />
HAEU AHUE HAEU AHUE<br />
Di fronte a queste semplici verità, chi continua a<br />
prospettare come solutiva la politica cosiddetta<br />
«dei piccoli paesi >>, ritenedo quasi che a livello<br />
politico istituzionale viga una sorta di legge di<br />
Darwin che consente un'autoevoluzione degli<br />
organismi o nasconde una volontà di lasciare le<br />
cose come stanno o finisce per ripetere luoghi<br />
comuni privi di fondamento. Dopo 25 anni dall'entrata<br />
in vigore dei trattati non si può continuare a<br />
ripetere che i trattati debbono essere prima appli-<br />
T<br />
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