“ROBINSON CRUSOE” di Daniel Defoe (1660-1731)
“ROBINSON CRUSOE” di Daniel Defoe (1660-1731)
“ROBINSON CRUSOE” di Daniel Defoe (1660-1731)
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TAMBURELLO ROSSELLA<br />
Tecnologie e Didattica delle Lingue<br />
Letteratura inglese<br />
a.a. 2007/2008<br />
1
Introduzione<br />
Il mio lavoro, a cui ho dato il titolo dell’opera in questione “Robinson<br />
Crusoe”, vuole richiamare l’attenzione sulla figura del protagonista, come<br />
rappresentante della crescente middle class, ampliandone i temi che<br />
maggiormente mi hanno colpito.<br />
La scelta dell’argomento trattato non è stata casuale, ma è nata dalla curiosità <strong>di</strong><br />
scoprire come un viaggiatore del XVII secolo possa avere come unica vocazione<br />
il profitto economico.<br />
Ho sud<strong>di</strong>viso il lavoro in tre parti, all’interno delle quali ho cercato <strong>di</strong> dare<br />
maggior rilievo agli aspetti principali del naufrago Robinson.<br />
Nella prima, ho fornito un quadro del personaggio, visto come espressione della<br />
nuova middle class e manifestazione dell’inquietu<strong>di</strong>ne borghese, segno<br />
caratteristico della nuova classe.<br />
Nella seconda parte, ho messo in evidenza il tema della solitu<strong>di</strong>ne che ha come<br />
<strong>di</strong>retta conseguenza quello dell’autosufficienza, vissuta da Robinson come<br />
conservazione delle abitu<strong>di</strong>ni della sua vita quoti<strong>di</strong>ana, quella precedente il<br />
naufragio.<br />
Nella terza e ultima parte, ho tentato <strong>di</strong> spiegare i caratteri che hanno da sempre<br />
portato a considerare Robinson il simbolo dell’in<strong>di</strong>vidualismo economico,<br />
l’homo economicus per eccellenza. Nell’approfon<strong>di</strong>re questa sua caratteristica<br />
ho inserito un altro aspetto importantissimo nel romanzo, quello del rapporto tra<br />
Robinson e il suo “servo” Venerdì.<br />
Infine, ho concluso il mio elaborato con alcune considerazioni personali sul<br />
protagonista, relativamente al contesto storico dell’epoca.<br />
Ho, inoltre, ritenuto opportuno inserire <strong>di</strong> seguito un riassunto del romanzo in<br />
questione, seguito da una breve presentazione della vita dell’autore, per una<br />
maggiore comprensione del mio lavoro, anche da parte <strong>di</strong> chi non ha mai avuto<br />
il piacere <strong>di</strong> leggere il romanzo o <strong>di</strong> conoscerne l’autore.<br />
2
La storia, come tutti ben sanno, è quella <strong>di</strong> un uomo alla ricerca <strong>di</strong><br />
avventura e libertà che, dopo aver abbandonato la famiglia, cerca fortuna<br />
navigando per mari tropicali. Ma la sorte gli rimarrà avversa: esposto a tormente<br />
e cicloni <strong>di</strong> inusitata potenza, rischia costantemente la vita; viene ridotto in<br />
schiavitù per alcuni anni da una banda <strong>di</strong> pirati africani, e, quando finalmente<br />
riesce a stabilirsi in Brasile, con un’onesta vita <strong>di</strong> proprietario terriero<br />
all’orizzonte, il suo desiderio <strong>di</strong> avventura lo costringe ad imbarcarsi<br />
nuovamente, immemore delle precedenti esperienze. Questa volta la <strong>di</strong>sgrazia<br />
sarà immane: un naufragio incaglia la nave su un fondale sabbioso ed è la morte<br />
per tutto l’equipaggio e i passeggeri, tutti periti tranne lui. Robinson Crusoe,<br />
infatti, trova scampo, dalla forza del mare agitato, in una remota isola,<br />
abbandonata e sconosciuta al mondo intero. Qui il protagonista dovrà ricostruirsi<br />
una vita, potendo contare solo su alcuni oggetti e cibi racimolati sulla nave<br />
incagliata, affrontando i pericoli dell’isola.<br />
Dopo <strong>di</strong>versi anni, Crusoe scopre che l’isola non è completamente <strong>di</strong>sabitata:<br />
occasionalmente dei nativi vengono dal continente sull’isola per compiere dei<br />
riti cannibalistici. Un giorno, Crusoe, salva un giovane cannibale dall’essere<br />
sacrificato ed egli, in cambio, promette <strong>di</strong> essergli servo fedele per sempre.<br />
Crusoe chiama il cannibale Venerdì, dal nome del giorno in cui l’ha salvato, e<br />
gli insegna ad essere un bravo cristiano.<br />
Alla fine, ventotto anni dopo il naufragio, si verifica un ammutinamento su una<br />
nave vicino all’isola e il capitano spodestato e altri due marinai vengono<br />
trasportati sull’isola per essere ivi abbandonati. Crusoe e Venerdì intervengono a<br />
favore del capitano recuperandogli la nave. Il capitano li ringrazia e gli offre un<br />
passaggio fino all’Inghilterra. Là, Crusoe trova la salute, il matrimonio e una<br />
famiglia, ma, nonostante questo, in ultimo ritorna in mare.<br />
<strong>Daniel</strong> <strong>Defoe</strong> autore inglese <strong>di</strong> romanzi, giornalista e scrittore <strong>di</strong> numerosi<br />
pamphlet, nacque circa nel <strong>1660</strong> e morì il 24 aprile <strong>1731</strong>, dopo una vita<br />
particolarmente ricca <strong>di</strong> avvenimenti e segnata da numerose esperienze. Nato in<br />
3
una famiglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssenzienti 1 , passò l’infanzia in un ambiente familiare<br />
profondamente religioso ed intriso <strong>di</strong> puritanesimo. Quando all’età <strong>di</strong><br />
cinquantotto anni iniziò la stesura del suo romanzo più noto, <strong>Defoe</strong> aveva già<br />
<strong>di</strong>verse esperienze alle spalle. Fu mercante, fabbricante, assicuratore <strong>di</strong> navi e<br />
vascelli, condannato e carcerato a più riprese, soldato, spia, fuggitivo e fervente<br />
politico. Scrisse articoli e pamphlet <strong>di</strong> materia economica <strong>di</strong>mostrando una<br />
notevole avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> pensiero rispetto all’epoca, altri trattati riguardavano la<br />
materia familiare, riprovando l’ampiezza e l’eterogeneità dei suoi interessi. Otto<br />
figli e quarantasette anni <strong>di</strong> matrimonio nascondono la realtà <strong>di</strong> un’unione<br />
<strong>di</strong>fficile. L’anno seguente le nozze (1685), <strong>Daniel</strong> prese le armi, schierandosi<br />
con il duca <strong>di</strong> Monmouth (<strong>di</strong>fensore della causa protestante), nella fallimentare<br />
rivolta condotta contro il re cattolico Giacomo II. <strong>Defoe</strong> riesce a ritirarsi in<br />
tempo dall’avventura, che si conclude con la decapitazione del duca, e, dopo un<br />
periodo trascorso fuori Londra, può riprendere la sua attività. La bancarotta ed i<br />
debiti, che lo videro nuovamente incarcerato, lo accompagneranno per il resto<br />
della sua vita. La ricerca della verità e le sue accese posizioni politiche gli<br />
procurarono fama e rispetto, ma anche numerose avversioni, che lo<br />
costringeranno a restare nascosto ed in <strong>di</strong>sparte per molto tempo. L’amnistia<br />
concessa dalla regina Anna ed alcuni prestiti da parte del conte <strong>di</strong> Oxford<br />
permisero a <strong>Defoe</strong> <strong>di</strong> fondare un settimanale, “The Review” (in seguito<br />
bisettimanale e poi trisettimanale) e le sue idee non mancarono <strong>di</strong> procurargli<br />
altri guai. Dopo un nuovo arresto per <strong>di</strong>ffamazione nel 1715, <strong>Defoe</strong> si de<strong>di</strong>cò<br />
alla stesura dei romanzi che lo resero celebre: Robinson Crusoe e Moll Flanders.<br />
Poco sappiamo degli ultimi anni <strong>di</strong> <strong>Defoe</strong>, oltre quello che ci <strong>di</strong>cono le opere da<br />
lui pubblicate. Certo è che egli continua a produrre, nonostante l’età, un numero<br />
incre<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> scritti nei generi più <strong>di</strong>versi.<br />
1 Protestanti che non appartengono alla Chiesa Anglicana.<br />
4
LA NUOVA MIDDLE CLASS E L’INQUIETUDINE<br />
The Life and Strange Surprising Adventures of Robinson Crusoe of York,<br />
Mariner (1719), da sempre noto con il solo nome dell’eroe eponimo Robinson<br />
Crusoe, è ritenuto uno dei più famosi romanzi della cultura occidentale. Nello<br />
scrivere la sua celeberrima opera, <strong>Daniel</strong> <strong>Defoe</strong> si è ispirato ad una storia vera: il<br />
resoconto, apparso l’anno precedente, del naufragio <strong>di</strong> un marinaio <strong>di</strong> nome<br />
Alexandre Selkirk, che, abbandonato nel 1705 nell’isola <strong>di</strong> Juan Fernandez, al<br />
largo del Cile, viene ritrovato quattro anni più tar<strong>di</strong> allo stato quasi selvaggio.<br />
Per raccontare le vicissitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Robinson Crusoe, <strong>Defoe</strong> si è servito <strong>di</strong> uno stile<br />
prosaico in prima persona che è straor<strong>di</strong>nariamente realistico e intensamente<br />
particolareggiato. I meticolosi problemi del lavoro giornaliero e della<br />
sopravvivenza che costituiscono la maggior parte del racconto sono ovviamente<br />
un prodotto della sensibilità della classe borghese a cui <strong>Defoe</strong> apparteneva.<br />
Robinson non è un qualsiasi marinaio, ma il prototipo dell’English merchant<br />
settecentesco, il commerciante opportunista e privo <strong>di</strong> emotività, che naviga<br />
attraverso tutti i mari, spingendosi fino alle terre più lontane, per procacciarsi<br />
nuovi affari. E’ questa la figura <strong>di</strong> un uomo in costante trasformazione che, non<br />
essendo mai contento della propria posizione sociale ed economica, aspira<br />
sempre a qualcosa <strong>di</strong> più profittevole.<br />
<strong>Defoe</strong> <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> rifarsi a documenti originali per rendere più cre<strong>di</strong>bile<br />
l’invenzione, scrivendo, sottoforma <strong>di</strong> <strong>di</strong>ario, una serie <strong>di</strong> episo<strong>di</strong><br />
autobiografici, in cui presta la propria voce al personaggio. Questo stile<br />
dettagliato in prima persona permette, inoltre, a <strong>Defoe</strong> <strong>di</strong> descrivere il mondo<br />
come visto attraverso gli occhi <strong>di</strong> un particolare in<strong>di</strong>viduo circoscritto. In questo<br />
modo, Robinson Crusoe, pone le fondamenta per un nuovo genere letterario, il<br />
romanzo.<br />
5
“Robinson rappresenta l’antieroe: in lui sono simbolicamente espresse le<br />
caratteristiche della nuova classe borghese e puritana del secolo XVIII” 2 . Questa<br />
affermazione <strong>di</strong> Trisciuzzi è riscontrabile nel fatto che la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un tale<br />
naufrago trova nel lavoro il punto su cui far leva per sollevarsi da una<br />
con<strong>di</strong>zione miserabile e <strong>di</strong>sperata. Innumerevoli, infatti, sono le occasioni in cui<br />
egli fa mostra <strong>di</strong> questa mentalità borghese; una <strong>di</strong> queste è l’unica volta in tutto<br />
il romanzo in cui Robinson viene sopraffatto dall’emozione, cioè quando viene a<br />
conoscere l’ammontare del proprio patrimonio: «E’ impossibile descrivere il<br />
turbamento del mio cuore mentre leggevo queste lettere, e a maggior motivo<br />
quando mi ritrovai padrone <strong>di</strong> tutte le mie ricchezze … In breve, impalli<strong>di</strong>i e mi<br />
sentii venir meno; e se il vecchio capitano non fosse corso a prendermi un<br />
cor<strong>di</strong>ale, credo che l’improvviso impeto della mia gioia avrebbe sopraffatto la<br />
Natura ed io sarei morto sul colpo» 3 .<br />
<strong>Defoe</strong> scrive, quin<strong>di</strong>, per la crescente middle class - commercianti, artigiani… -<br />
che andava acquistando potere e prestigio e <strong>di</strong> cui <strong>Defoe</strong> stesso, commerciante e<br />
giornalista, conosceva bene interessi e valori.<br />
Questo tema della middle class è presente in forma esplicita nel Robinson, nelle<br />
pagine iniziali che precedono la partenza del protagonista, quando il padre<br />
riven<strong>di</strong>ca alla nuova classe, in<strong>di</strong>cata come middle state, la con<strong>di</strong>zione più felice<br />
del mondo, al riparo dai pericoli che insi<strong>di</strong>ano le classi superiori e quelle<br />
inferiori: «Mi <strong>di</strong>sse ... che la mia con<strong>di</strong>zione si poneva a un livello interme<strong>di</strong>o,<br />
cioè al gra<strong>di</strong>no più basso fra quelli elevati, ed egli per lunga esperienza lo<br />
aveva considerato la miglior con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> questo mondo, la più idonea a<br />
garantire la felicità dell’uomo, non esposta alle miserie e ai sacrifici, alle<br />
fatiche e alle angustie <strong>di</strong> quello strato <strong>di</strong> umanità che deve adattarsi al lavoro<br />
manuale, e al tempo stesso libera dalla schiavitù dell’orgoglio, dello sfarzo,<br />
dell’ambizione e dell’invi<strong>di</strong>a cui soggiace la classe più abbiente» 4 . Il <strong>di</strong>scorso<br />
2 L. Trisciuzzi, Cultura e mito nel «Robinson Crusoe», La Nuova Italia E<strong>di</strong>trice, 1970, p. 16.<br />
3 D. <strong>Defoe</strong>, Robinson Crusoe, Garzanti, Bergamo, 2005, p. 303-304.<br />
4 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 3.<br />
6
del padre <strong>di</strong> Robinson è l’elogio <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione sociale nuova, invi<strong>di</strong>ata (<strong>di</strong>ce<br />
<strong>Defoe</strong>) perfino dai re: «… persino i monarchi si erano lamentati delle costrizioni<br />
dovute a una nascita che destina a gran<strong>di</strong> gesta e avevano deplorato <strong>di</strong> non<br />
trovarsi in situazione interme<strong>di</strong>a, tra i due punti estremi: il più piccolo e il più<br />
grande» 5 .<br />
Nonostante gli allettamenti del padre, Robinson decide <strong>di</strong> partire, aprendo così<br />
la porta al nuovo e all’imprevisto. Su questa contrapposizione la critica ha molto<br />
<strong>di</strong>scusso, interpretandola come una <strong>di</strong>fferenza tra vecchie e nuove generazioni<br />
all’interno della middle class, e vedendo il <strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o e le vicende successive come<br />
un’allegoria del ciclo <strong>di</strong>subbi<strong>di</strong>enza-punizione-pentimento-perdono. 6 Io<br />
preferisco, piuttosto, appoggiare il mio pensiero alla critica <strong>di</strong> coloro i quali<br />
abbiano invece interpretato la decisione <strong>di</strong> Robinson come manifestazione<br />
dell’“inquietu<strong>di</strong>ne” borghese, come segno caratteristico della nuova classe ormai<br />
cosciente <strong>di</strong> sé stessa e volta alla conquista del mondo. Questo termine è<br />
reperibile anche in Locke: «L’inquietu<strong>di</strong>ne che l’uomo prova per la mancanza <strong>di</strong><br />
una cosa che, se fosse presente, gli procurerebbe piacere, è quel che si chiama<br />
desiderio, che è più o meno intenso a seconda che tale inquietu<strong>di</strong>ne è più o meno<br />
ardente» 7 . Si può, dunque, affermare che l’inquietu<strong>di</strong>ne non consisteva tanto in<br />
uno stato d’animo in<strong>di</strong>viduale, quanto piuttosto era il problema <strong>di</strong> una situazione<br />
sociale, che era a sua volta il risultato della trasformazione dello status<br />
economico della nuova classe mercantile.<br />
E’ un’inquietu<strong>di</strong>ne che precede e accompagna l’avventura in<strong>di</strong>viduale nel<br />
mondo, che stimola alla costruzione e al recupero della propria identità<br />
attraverso l’azione e la determinazione del proprio ruolo 8 . Il mondo che si apre<br />
davanti all’in<strong>di</strong>viduo della middle class è un mondo aperto alla conoscenza e<br />
alla trasformazione, è un mondo che esige uomini industriosi.<br />
5 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 3.<br />
6 Su questa tipologia <strong>di</strong> critica troviamo basarsi Shinagel, che interpreta il conflitto come manifestazione del<br />
<strong>di</strong>ssi<strong>di</strong>o tra due generazioni <strong>di</strong> protestanti; per il padre la salvezza deve essere attesa, per il figlio ricercata. Cfr.<br />
D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., Prefazione, p. XXVIII-XXIX.<br />
7 J. Locke, An Essay Concernine Human Understan<strong>di</strong>ng, London, 1910, cap. XX, p. 161.<br />
8 Cfr. Trisciuzzi, op. cit., cap. II.<br />
7
Sono pienamente d’accordo con Locke, quando osserva che l’inquietu<strong>di</strong>ne è uno<br />
stato <strong>di</strong> desiderio inappagato: quel che ci fa agire non è la presenza <strong>di</strong> un<br />
determinato bene, ma la sua mancanza. Ed è così anche per Robinson; a lui<br />
l’inquietu<strong>di</strong>ne appare come una febbre che lo spinge a viaggiare per estendere la<br />
propria conoscenza e che aveva già pervaso l’Europa più progre<strong>di</strong>ta per tutto il<br />
secolo precedente.<br />
L’inquietu<strong>di</strong>ne è il primo elemento che ha contribuito a creare il mito <strong>di</strong><br />
Robinson e che, nel mito stesso, è <strong>di</strong>venuto desiderio all’azione e <strong>di</strong> nuove<br />
esperienze.<br />
8
DALLA SOLITUDINE ALL’AUTOSUFFICIENZA<br />
L’inquietu<strong>di</strong>ne che agita Robinson, quella propensione naturale ad uscire<br />
fuori dalle strade battute e dalle tra<strong>di</strong>zioni alla quale egli stesso accenna, si lega<br />
strettamente ad un altro elemento essenziale del personaggio: la solitu<strong>di</strong>ne e, <strong>di</strong><br />
conseguenza, l’autosufficienza.<br />
Il naufragio sull’isola deserta toglie a Robinson ogni possibilità <strong>di</strong> contatto con il<br />
mondo civile. Per sopravvivere, egli deve adattarsi all’ambiente naturale<br />
dell’isola, cercando <strong>di</strong> trasformarlo.<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> tutti gli altri naufraghi solitari che, a causa della mancanza <strong>di</strong><br />
esercizio mentale, perdono l’uso della parola, impazziscono o muoiono, nel<br />
Robinson accade esattamente il contrario; il personaggio prosegue il proprio<br />
cammino, con tenacia incrollabile e pazienza, anche nelle circostanze più<br />
scoraggianti. Ed è questa la qualità eroica che accomuna Robinson a <strong>Defoe</strong>.<br />
Questo rapporto segreto, che lega l’autore alla sua creatura artistica, lo<br />
ritroviamo nell’amore per la solitu<strong>di</strong>ne, le cui ragioni vanno ricercate<br />
nell’incapacità <strong>di</strong> sentirsi in armonia con le altre persone, con le cose, a volte<br />
anche con sé stesso. E’ <strong>Defoe</strong> stesso che afferma <strong>di</strong> godere la solitu<strong>di</strong>ne più «in<br />
mezzo al maggiore agglomerato <strong>di</strong> umanità che sia al mondo (Londra)… <strong>di</strong><br />
quanto possa <strong>di</strong>re <strong>di</strong> averla mai goduta in ventott’anni <strong>di</strong> reclusione in un’isola<br />
deserta». La solitu<strong>di</strong>ne è una conquista realizzabile anche «in mezzo alla folla».<br />
Egli da testimonianza del suo isolamento, della sua solitu<strong>di</strong>ne, ma anche della<br />
sua autosufficienza, nella prefazione ad un opuscolo del 1706, A Reply to a<br />
Pamphlet, Entitled The Lord Haversham’s Vin<strong>di</strong>cation of His Speech…, in cui<br />
scrive: «Come sono solo al mondo, abbandonato perfino da coloro a cui ho reso<br />
servizi… come, con il… solo aiuto della mia industriosità, ho superato la<br />
9
sfortuna…; come, in carcere, in ristrettezze, e in ogni genere <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, mi<br />
sono sostenuto da solo senza l’aiuto <strong>di</strong> amici o parenti» 9 .<br />
Ma la solitu<strong>di</strong>ne che prova Robinson non è ripu<strong>di</strong>o incon<strong>di</strong>zionato per la società;<br />
anzi, egli si sente un solitario soltanto quando si trova in mezzo alla gente, ma<br />
quando è sull’isola anela solo il momento <strong>di</strong> potersene andare. Egli sa <strong>di</strong> non<br />
essere sincero anche quando alla fine del secondo anno <strong>di</strong> permanenza sull’isola<br />
esclama: «Resi umili e fervide grazie al Signore per essersi compiaciuto <strong>di</strong><br />
rivelarmi che era perfino possibile essere più felice <strong>di</strong> questo mio stato <strong>di</strong><br />
assoluta solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> quanto lo sarei stato nella libertà della vita sociale e<br />
comunitaria, circondato da tutti i piaceri del mondo» 10 . E continua: «Ora,<br />
infatti, cominciavo a rendermi conto <strong>di</strong> quanto la mia vita attuale, pur con tutte<br />
le sue miserie, fosse più felice dell’esistenza sor<strong>di</strong>da, dannata, abominevole che<br />
avevo condotto in passato» 11 . Ma in realtà la pensa <strong>di</strong>versamente e ciò è<br />
riscontrabile dal senso <strong>di</strong> turbamento che prova subito dopo e che gli impe<strong>di</strong>sce<br />
<strong>di</strong> pronunciare queste parole: «Come puoi essere tanto ipocrita - mi <strong>di</strong>ssi ad alta<br />
voce – per fingerti grato <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione dalla quale, per quanto tu ti sforzi <strong>di</strong><br />
accettarla, pregheresti con tutto il cuore <strong>di</strong> essere liberato?» 12 . Ci troviamo qui<br />
davanti ad una contrad<strong>di</strong>zione presente solo nella mente <strong>di</strong> Robinson; subito<br />
dopo quel pensiero, infatti, egli comincia a ringraziare Dio per avergli «aperto<br />
gli occhi» 13 , inducendolo a considerare in altra luce la sua esistenza precedente,<br />
a dolersi e pentirsi della sua empietà.<br />
<strong>Defoe</strong> afferma che è nella me<strong>di</strong>tazione personale e nella solitu<strong>di</strong>ne etica che va<br />
ricercata la risposta ai problemi <strong>di</strong> ciascun in<strong>di</strong>viduo. In ciò sta la vera<br />
autosufficienza dell’uomo moderno; egli non ha bisogno del suo prossimo per<br />
quanto riguarda la parte «nobile» della sua persona, ma solo per le necessità. Per<br />
9 Cfr. Ian Watt, Le origini del romanzo borghese, Bompiani, Bergamo, 2002, p. 85.<br />
10 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 120.<br />
11 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 121.<br />
12 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 122.<br />
13 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 122.<br />
10
<strong>Defoe</strong>, sono queste ultime ad unire gli uomini, ma solo per quel tanto che può<br />
essere <strong>di</strong> vantaggio per il loro superamento 14 .<br />
Nella solitu<strong>di</strong>ne dello stato <strong>di</strong> natura, Robinson sopravvive grazie ai suoi utensili<br />
e grazie alla creazione <strong>di</strong> oggetti.<br />
Caratteristica eccezionale <strong>di</strong> Robinson è proprio l’autosufficienza; egli, infatti,<br />
se la sa cavare benissimo da solo. La base della sua prosperità è costituita dagli<br />
strumenti che recupera dal rottame della nave e che costituiscono, egli <strong>di</strong>ce, «il<br />
più grosso magazzino <strong>di</strong> ogni genere <strong>di</strong> mercanzie che fosse mai stato creato (o<br />
almeno credo) ad uso e beneficio <strong>di</strong> un solo uomo» 15 . Comincia, così, fin da<br />
subito a fabbricare alcuni oggetti che gli sarebbero stati necessari e <strong>di</strong> cui sentiva<br />
maggiormente il bisogno; per primi costruisce una se<strong>di</strong>a e un tavolo, senza i<br />
quali non avrebbe potuto «né scrivere né mangiare, né fare qualsiasi altra cosa<br />
con lo stesso piacere» 16 . In questo modo continua a preservare le abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />
casa, della sua vita precedente il naufragio. E, così, comincia la costruzione <strong>di</strong><br />
tutti gli oggetti che per lui rappresentavano i pochi agi che aveva al mondo.<br />
Mettendosi a lavoro, Robinson afferma che «… col tempo ogni uomo può<br />
<strong>di</strong>ventare padrone <strong>di</strong> qualsiasi arte meccanica. Io non avevo mai maneggiato un<br />
utensile in tutta la mia vita, eppure col tempo, a costo <strong>di</strong> molta fatica,<br />
perseveranza e ingegnosità, mi resi conto che non c’era cosa, fra quante mi<br />
mancavano, che non sarei riuscito a fabbricarmi da solo» 17 . Con questa<br />
affermazione, vuole evidenziare che, con la volontà, ogni uomo può essere in<br />
grado <strong>di</strong> fare qualsiasi cosa, pur non avendo gli strumenti adatti. Così, Robinson<br />
riuscì a fabbricarsi qualunque cosa gli servisse, senza <strong>di</strong>sporre degli arnesi<br />
appropriati, ma avendo a <strong>di</strong>sposizione solo l’ascia e l’accetta.<br />
Robinson <strong>di</strong>mostrata, dunque, <strong>di</strong> essere autosufficiente e responsabile <strong>di</strong> tutti i<br />
suoi ruoli.<br />
14 Questo argomento verrà ripreso e approfon<strong>di</strong>to successivamente.<br />
15 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 58.<br />
16 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 71.<br />
17 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 71.<br />
11
L’HOMO ECONOMICUS<br />
Robinson Crusoe è il simbolo dell’homo economicus. Incarnazione<br />
dell’in<strong>di</strong>vidualismo 18 , dal punto <strong>di</strong> vista economico, egli, come tutti gli altri eroi<br />
<strong>di</strong> <strong>Defoe</strong>, rincorre il denaro, definito, dall’autore stesso, «il denominatore<br />
comune del mondo» 19 . E’ interessante notare l’impatto che Robinson ha con<br />
esso, nel momento in cui, tornato per la <strong>di</strong>ciottesima volta alla nave, trovò,<br />
all’interno <strong>di</strong> un cassetto <strong>di</strong> una cabina, monete, oro e argento. La sua prima<br />
reazione fu <strong>di</strong> <strong>di</strong>sprezzo: «La vista <strong>di</strong> quel denaro mi fece sorridere:<br />
“Spazzatura!” esclamai ad alta voce. “Non vali più nulla per me, nulla <strong>di</strong> nulla,<br />
non fa conto nemmeno raccoglierti da terra; uno solo <strong>di</strong> questi coltelli mi è<br />
molto più utile <strong>di</strong> tutto questo mucchio <strong>di</strong> quattrini. Non so proprio che farmene<br />
<strong>di</strong> voi, quin<strong>di</strong> restate dove siete, come una creatura in<strong>di</strong>gena <strong>di</strong> salvezza”» 20 .<br />
Ma subito dopo ci fu un ripensamento: «Tuttavia finii per ripensarci: presi il<br />
denaro, lo avvolsi in un pezzo <strong>di</strong> tela insieme con tutto il resto …» 21 . E’ già da<br />
queste poche righe che esce fuori l’homo economicus che è in lui e che lo porta a<br />
prendere il denaro e conservarlo, perché un giorno avrebbe potuto fargli<br />
comodo, forse più <strong>di</strong> tutti gli altri oggetti.<br />
Il nostro Homo economicus, ricostruisce sull’isola la realtà che si è lasciato alle<br />
spalle, facendo attenzione, oltre a queste minuzie della quoti<strong>di</strong>anità borghese,<br />
anche alle <strong>di</strong>namiche della lotta <strong>di</strong> classe. Questo aspetto è riscontrabile nella<br />
scelta <strong>di</strong> fare <strong>di</strong> Venerdì il suo servo, autentico rappresentante del proletariato,<br />
18 Il termine “in<strong>di</strong>vidualismo” apparve verso la metà del XIX secolo e il suo concetto implica un’intera società<br />
retta principalmente dall’idea dell’intrinseca in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo dagli altri e da quel complesso <strong>di</strong><br />
modelli <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> azione che si denota col termine “tra<strong>di</strong>zione”, una forza che è sempre sociale e non<br />
in<strong>di</strong>viduale. L’esigenza <strong>di</strong> una tale società presuppone un’organizzazione economica e politica, che permetta ai<br />
suoi membri un ampio ventaglio <strong>di</strong> scelte per le loro azioni e un’ideologia basata sull’autonomia dell’in<strong>di</strong>viduo.<br />
La principale causa storica dell’in<strong>di</strong>vidualismo sta nel moderno capitalismo industriale. Questo, produsse un<br />
grande incremento della specializzazione economica che, insieme ad una struttura sociale meno rigida e<br />
omogenea e ad un sistema politico meno assolutistico, aumentò la libertà <strong>di</strong> scelta dell’in<strong>di</strong>viduo. Cfr. I. Watt,<br />
op. cit., p. 56. E’ opportuno ricordare che fu proprio <strong>Daniel</strong> <strong>Defoe</strong> ad esprimere, in particolare nel suo Robinson<br />
Crusoe e in modo più completo <strong>di</strong> qualunque altro scrittore precedente, i vari elementi dell’in<strong>di</strong>vidualismo.<br />
19 In Review, III (1706), n. 3.<br />
20 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit., p. 61.<br />
21 D. <strong>Defoe</strong>, op. cit, p. 62.<br />
12
che il mercante borghese sfrutterà a suo piacere. Crusoe, il “colonizzatore”,<br />
strappa a Venerdì, il “colonizzato”, le sue credenze e la sua lingua, obbligandolo<br />
ad imparare l’inglese, ad inchinarsi <strong>di</strong> fronte al Dio degli anglicani e a farsi<br />
chiamare “padrone”.<br />
Da ciò si può evincere che le relazioni tra i due personaggi sono completamente<br />
egocentriche. Crusoe non chiede a Venerdì quale sia il suo nome, ma gliene<br />
impone uno. Dice Robinson: «… per prima cosa gli spiegai che il suo nome<br />
sarebbe stato Venerdì, perché venerdì era appunto il giorno in cui gli avevo<br />
salvato la vita. Lo chiamai così a ricordo dell’avvenimento» 22 . L’imposizione<br />
del nome è per Robinson qualcosa <strong>di</strong> normale ed egli non ne chiede<br />
minimamente l’approvazione da parte del suo “servo”.<br />
Notiamo, quin<strong>di</strong>, che l’autarchia personale <strong>di</strong> Robinson persiste anche quando<br />
egli non è più da solo nell’isola, anzi ne è accresciuta. Venerdì, non richiesto,<br />
giura <strong>di</strong> essere suo schiavo per sempre e, senza richiedere alcun salario, aiuta il<br />
suo “padrone”, alleviandogli la fatica del lavoro quoti<strong>di</strong>ano 23 .<br />
Quin<strong>di</strong>, anche la <strong>di</strong>visione del lavoro 24 tra Robinson e Venerdì si basa su un<br />
rapporto <strong>di</strong> forza “padrone-servo”, in cui emerge il panorama della situazione<br />
coloniale dell’Inghilterra. L’incontro con l’altro viene, quin<strong>di</strong>, messo in scena a<br />
partire da un ben determinato contesto storico-ideologico. Da una parte c’è<br />
l’Inghilterra, dall’altra i popoli da essa conquistati e colonizzati.<br />
Come ho precedentemente accennato, nel romanzo in questione, l’importanza<br />
delle relazioni personali e <strong>di</strong> gruppo è <strong>di</strong>minuita dal primato del vantaggio<br />
economico in<strong>di</strong>viduale.<br />
Ricor<strong>di</strong>amo, infatti, che Robinson lascia la casa e la famiglia, per la classica<br />
ragione dell’homo economicus: il miglioramento della sua con<strong>di</strong>zione<br />
economica e non il mantenimento del proprio status quo.<br />
22 <strong>Defoe</strong> D., op. cit, p. 219.<br />
23 Crusoe, infatti, si concede pochissimo tempo per il riposo e, perfino con l’arrivo <strong>di</strong> nuova manodopera<br />
(Venerdì), anziché cominciare un periodo <strong>di</strong> rilassamento, ne inizia uno <strong>di</strong> espansione della produzione.<br />
24 Ricor<strong>di</strong>amo che, secondo <strong>Defoe</strong>, è solo la <strong>di</strong>visione del lavoro a legare l’uomo alla società.<br />
13
Queste sono considerate le caratteristiche vitali <strong>di</strong> un modo <strong>di</strong> vita<br />
in<strong>di</strong>vidualistico, manifestazione economica e sociale <strong>di</strong> quell’inquietu<strong>di</strong>ne che<br />
smuove l’uomo e lo porta ad agire.<br />
Anche da vecchio Crusoe <strong>di</strong>ce: «Non avendo altro da fare e trovando che, in<br />
realtà darsi da fare e commerciare dà un profitto grande e, posso <strong>di</strong>re, sicuro e<br />
dà più piacere e sod<strong>di</strong>sfazione <strong>di</strong> sedere tranquilli, occupazione che per me fu la<br />
parte più infelice della mia vita …» 25 . Per Robinson, lo star seduto tranquillo e<br />
le occupazioni del tempo libero erano la “parte più infelice della vita”. Un<br />
chiaro esempio può essere dato dal <strong>di</strong>sinteresse, che esprime il personaggio,<br />
verso le bellezze del paesaggio, che offre un’isola deserta. La scena naturale<br />
sull’isola attrae Crusoe, non per essere adorata ma per essere sfruttata; quando,<br />
infatti, osserva le sue terre, esse richiedono troppo evidenti migliorie, perché si<br />
abbia anche il tempo <strong>di</strong> osservare che compongono un paesaggio. In questo<br />
troviamo una forte rassomiglianza del personaggio con l’autore, che sembra<br />
essersi concesso pochissime volte ai <strong>di</strong>vertimenti. <strong>Defoe</strong> fu, per questo motivo,<br />
considerato un esempio unico <strong>di</strong> grande scrittore pochissimo interessato alla<br />
letteratura e sul quale molto è stato commentato riguardo la sua scarsità <strong>di</strong><br />
amicizie letterarie 26 .<br />
Questa tendenza fondamentale dell’in<strong>di</strong>vidualismo economico, dunque,<br />
impe<strong>di</strong>sce a Robinson <strong>di</strong> dare molta importanza ai legami sociali. Egli non è<br />
legato sentimentalmente a nessuno, ma gli unici rapporti che ha con gli altri<br />
in<strong>di</strong>vidui, sono quelli che gli consentono <strong>di</strong> fare buoni affari. Perfino l’amore e<br />
la sod<strong>di</strong>sfazione sessuale, nel romanzo, tendono ad essere minimizzate. Infatti,<br />
quando Crusoe si accorge della mancanza <strong>di</strong> società nell’isola, non prega <strong>di</strong><br />
avere la compagnia <strong>di</strong> una donna, bensì quella <strong>di</strong> uno schiavo. Ed anche quando<br />
torna alla civiltà, il sesso resta, per lui, subor<strong>di</strong>nato agli affari. Decide <strong>di</strong> sposarsi<br />
25 Farther Adventures of Robinson Crusoe, a cura <strong>di</strong> Aitken, Londra, 1902, p. 214.<br />
26 Cfr. Watt I., op. cit., p. 66.<br />
14
solo quando la sua posizione finanziaria non viene rafforzata da un altro<br />
viaggio 27 .<br />
Quin<strong>di</strong>, per quanto riguarda le relazioni personali <strong>di</strong> Robinson, egli tratta gli altri<br />
in termini del loro valore d’uso.<br />
Questo è sostanzialmente un rapporto <strong>di</strong> mercato: vendere e comprare. Per<br />
questo motivo, come ha affermato Ian Watt, ritengo che nel Robinson, come in<br />
molti altri romanzi <strong>di</strong> <strong>Defoe</strong>, un ruolo rilevante sia giocato dal “contratto”.<br />
Esso è l’unica forma d’intesa che può essere stabilita tra gli uomini. Appena<br />
Robinson, dopo anni <strong>di</strong> segregazione, ha occasione <strong>di</strong> incontrare un uomo<br />
bianco, comincia subito a riflettere sulle clausole contrattuali che gli deve<br />
imporre, prima <strong>di</strong> aiutarlo; per occuparsi poi dei compagni <strong>di</strong> quest’uomo, esige<br />
che il contratto venga messo nero su bianco e sia firmato da tutti gli interessati.<br />
La stessa cosa avviene quando Robinson affida la sua isola ai nuovi coloni<br />
prima <strong>di</strong> partire; e, allo stesso modo, in tutte le occasioni nelle quali si troverà<br />
nella necessità <strong>di</strong> avere rapporti con il suo prossimo. Gli unici esseri umani con i<br />
quali Robinson non stipula contratti sono i selvaggi, con i quali non è possibile<br />
stringere dei patti che presuppongono <strong>di</strong>ritti dei quali essi non sono titolari.<br />
Con essi i rapporti possono essere <strong>di</strong> ostilità o <strong>di</strong> proprietà. Il tipico esempio è<br />
quello <strong>di</strong> Venerdì; egli non ha i requisiti per stipulare un contratto con Robinson,<br />
suo “padrone”.<br />
27 <strong>Defoe</strong> D., op. cit., pp. 324-325.<br />
15
Conclusione<br />
Prima <strong>di</strong> passare alle mie considerazioni personali, ho voluto in breve accennare<br />
ad alcune delle ragioni che hanno portato a fare del “Robinson Crusoe” un’opera<br />
d’arte letteraria.<br />
La caratteristica principale è quella <strong>di</strong> rinviare a qualcosa che sta fuori dal testo.<br />
Il romanzo esprime, infatti, in sé stesso la mentalità propria <strong>di</strong> un’epoca e<br />
rappresenta le tematiche e le problematiche del <strong>di</strong>battito intellettuale ad esso<br />
contemporaneo, tra cui la middle class.<br />
Anche la storia personale dell’autore può essere considerata un’interessante<br />
informazione contestuale per una giusta interpretazione dell’opera. Il carattere<br />
autobiografico dell’opera è, infatti, riscontrabile oltre che nell’appartenenza <strong>di</strong><br />
Robinson al ceto me<strong>di</strong>o, anche, in un certo modo, nel go<strong>di</strong>mento della<br />
solitu<strong>di</strong>ne, presente anche nella realtà <strong>di</strong> <strong>Defoe</strong>.<br />
Altra interpretazione del “Robinson” come testo letterario è il fatto che l’opera<br />
rinvia a motivi che compaiono in altre opere dello stesso autore. E’ possibile<br />
notare, ad esempio, come tutti gli eroi delle sue opere siano delle incarnazioni<br />
dell’in<strong>di</strong>vidualismo economico, peculiarità riscontrabile nella corsa al denaro 28 ;<br />
opinione con<strong>di</strong>visa degli eroi <strong>di</strong> <strong>Defoe</strong> è la caratteristica hybris 29 dell’uomo<br />
economico, grazie alla quale riescono a mantenere la stima <strong>di</strong> sè: essi<br />
preferirebbero rubare che chiedere la carità.<br />
Per quanto riguarda l’intreccio dei suoi personaggi, essi si possono considerare<br />
legati dall’in<strong>di</strong>vidualismo economico. Un esempio <strong>di</strong> ciò è dato dalla relazione<br />
che sussiste tra la protagonista del romanzo “Moll Flanders” e Robinson: i<br />
crimini della prima e i viaggi <strong>di</strong> Crusoe sono entrambi ra<strong>di</strong>cati nel<br />
raggiungimento dei più alti risultati economici, usando ogni metodo <strong>di</strong>sponibile<br />
28 Ve<strong>di</strong> p. 12. <strong>Defoe</strong> definì il denaro: “denominatore comune del mondo”.<br />
29 Cfr. Watt, op. cit. p. 81. Hybris: parola greca utilizzata per esprimere arroganza, insolenza ed in<strong>di</strong>ca eccessivo<br />
orgoglio e confidenza in sé.<br />
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per attuare i loro propositi. Un ulteriore legame tra questi due romanzi si può<br />
trovare sotto la forma <strong>di</strong> quella pseudobiografia, in cui <strong>Defoe</strong> presta la propria<br />
voce al personaggio; egli <strong>di</strong>chiara, inoltre, <strong>di</strong> rifarsi a documenti originali per<br />
rendere più cre<strong>di</strong>bile l’invenzione.<br />
CONSIDERAZIONI PERSONALI SUL ROMANZO<br />
Quando lessi per la prima volta questo romanzo ne fui subito attratta, credendo<br />
che appartenesse alla categoria <strong>di</strong> “viaggi e avventure”. Ma, dopo averlo riletto<br />
una seconda volta, mi resi conto che Crusoe non è un semplice avventuriero e i<br />
suoi viaggi, come la sua libertà da legami sociali, sono manifestazioni <strong>di</strong><br />
quell’in<strong>di</strong>vidualismo economico, che aveva accresciuto enormemente la<br />
mobilità dell’in<strong>di</strong>viduo ai tempi <strong>di</strong> <strong>Defoe</strong>.<br />
L’originalità dell’autore sta nel presentare un tipico uomo della middle class del<br />
suo tempo sia nelle qualità che nei <strong>di</strong>fetti; egli è un uomo in<strong>di</strong>vidualistico,<br />
egocentrico, ambizioso, egoista, ma intraprendente, capace <strong>di</strong> costruire un<br />
impero, anche in circostanze sfavorevoli, piegando la natura alle proprie<br />
esigenze.<br />
Abbiamo visto come Robinson, da solo, su un’isola deserta, tenta <strong>di</strong> conservare<br />
la sua vita e le como<strong>di</strong>tà a cui era abituato a casa, prefiggendosi, come scopo<br />
principale dei suoi viaggi, il profitto.<br />
Da ciò che il romanzo mi ha trasmesso, posso dedurre che il tema, presente in<br />
ogni pagina dell’opera, è quello della fiducia <strong>di</strong> sé; particolarità quest’ultima<br />
dell’uomo me<strong>di</strong>o e razionale che, trovandosi <strong>di</strong> fronte a situazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà,<br />
riesce a vincerle, per mezzo del suo pratico senso comune e del suo potere <strong>di</strong><br />
osservazione e deduzione.<br />
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Credo che ciò che rimanga impresso a tutti coloro che si accingono a leggere<br />
questa avventura sia proprio la fede in sé stessi e nella propria essenza d’uomini,<br />
in quella avventura quoti<strong>di</strong>ana che è la vita.<br />
Oggi, come all’epoca <strong>di</strong> <strong>Defoe</strong>, tutti ci troviamo, come Robinson, <strong>di</strong> fronte a<br />
situazioni <strong>di</strong>fficili ed ostacoli che sembrano insormontabili, ma con un pò <strong>di</strong><br />
fiducia <strong>di</strong> sé e spirito si iniziativa, riusciamo a risolvere i problemi <strong>di</strong> fronte ai<br />
quali la vita <strong>di</strong> ogni giorno ci pone. Questa è la lezione che il Robinson Crusoe<br />
mi ha trasmesso e che credo offra ancora oggi al giovane lettore.<br />
E’, inoltre, affascinante notare come il romanzo continui ad essere letto come<br />
documento storico tanto da fare <strong>di</strong>scutere <strong>di</strong> Robinson e Venerdì come se<br />
fossero persone realmente esistite; questa è la prova dello straor<strong>di</strong>nario genio<br />
narrativo dell’autore: <strong>Defoe</strong> è stato capace <strong>di</strong> rendere verosimili ambienti e<br />
animali fantastici grazie allo stile giornalistico, farcito com’è <strong>di</strong> particolari<br />
descrittivi, che danno una resa molto concreta al tessuto del racconto; così<br />
facendo quel mondo che esiste solo all’interno delle pagine sembra saltarne<br />
fuori.<br />
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Bibliografia<br />
<strong>Daniel</strong> <strong>Defoe</strong>, Robinson Crusoe, Garzanti, Bergamo, 2005;<br />
Ian Watt, Le origini del romanzo borghese, Bompiani, Bergamo, 2002;<br />
P. Bertinetti (a cura <strong>di</strong>), Breve storia della letteratura inglese, Einau<strong>di</strong>, Torino,<br />
2000;<br />
Leonardo Trisciuzzi, Cultura e mito nel «Robinson Crusoe», La Nuova Italia<br />
E<strong>di</strong>trice, 1970;<br />
De Luca B., Grillo U., Pace P., Ranzoli S., Literature and beyond. Film, Music<br />
and Art. From the Beginning to the Augustan Age. VOL. II, Loescher E<strong>di</strong>tore,<br />
1997;<br />
Frank H. Ellis, Twentieth century interpretations of Robinson Crusoe (A<br />
collection of Critical Essays), Prentice-Hall International, Inc., Englewood<br />
Cliffs, New Jersey, 1969.<br />
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