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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 3 - Istituto studi atellani

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Crollato l’Impero Romano d’Occidente, anche Tuscania fu tra<strong>vol</strong>ta dal caotico marasma<br />

in cui le invasioni barbariche gettarono la nostra penisola. La città, una <strong>vol</strong>ta così<br />

fiorente, venne occupata successivamente dagli Eruli, dai Goti e dai Longobardi; questi<br />

ultimi, guidati personalmente da Alboino, vi fecero il loro ingresso nel 569, cioè<br />

nell’anno successivo alla loro discesa in Italia. L’antica Tusena, perduto lo splendore ed<br />

il prestigio goduti nel passato, fu costretta a ricoprire il triste ruolo di preda bellica<br />

praticamente per tutto l’alto Medio Evo: il suo possesso fu, infatti, disputato a lungo dai<br />

Longobardi, dai Bizantini e dal Papato. Né l’essere stata incorporata nei domini di<br />

quest’ultimo valse ad assicurarle un sia pure temporaneo periodo di tranquillità, in<br />

quanto si trovò implicata nell’aspra lotta tra l’imperatore Enrico V ed il Papato,<br />

provocata dalla successione <strong>dei</strong> beni della contessa Matilde di Canossa morta, com’è<br />

noto, senza lasciare eredi diretti.<br />

Il trovarsi implicata in situazioni quanto mai caotiche, ed in tempi in cui unica legge era<br />

quella della violenza ed i vinti erano sempre alla completa mercé <strong>dei</strong> vincitori, affrettò<br />

in Tuscania più che altrove il processo formativo di un vero e proprio assetto comunale.<br />

Questo ebbe, invero, vita abbastanza breve poiché ben presto cadde in seguito ad<br />

interferenze di signorie feudali della zona. Dopo essere stata soggetta per un intero<br />

secolo, dal 967 al 1066, alla famiglia degli Anguillara, Tuscania passò sotto la signoria<br />

degli Aldobrandeschi che la tennero dal 1080 al 1337, anno in cui la città entrò a far<br />

parte <strong>dei</strong> beni diretti della Chiesa. Vi entrò, e lo ricordiamo a titolo di curiosità, sotto ...<br />

altro nome. Bonifazio VIII, il papa passato alla storia più per l’affronto di Anagni che<br />

per la celebrazione del giubileo, aveva <strong>vol</strong>uto punire i Tuscaniesi per un tentativo di<br />

ribellione alla sua autorità ed aveva ribattezzato, per dispregio, la loro città chiamandola<br />

Toscanella. Una copia marmorea del singolare ed umiliante testo di condanna è, ancor<br />

oggi, visibile nel palazzo capitolino di Roma: vi si legge, tra l’altro, che Tuscania oltre a<br />

pagare un congruo tributo in grano, fu costretta a cedere a Roma le proprie porte e la<br />

campana civica. L’arguto spirito contestatario <strong>dei</strong> Tuscaniesi, vinti ma non domi, dettò<br />

il testo di una seconda lapide che venne affissa sull’antico palazzo comunale e che<br />

trascriviamo: SALEUMBRONA OLIM, TYRRENIA, ETRURIA DICTA TUSCIA,<br />

TUSCANIA VIX TUSCANELLA VOCOR NUNC. Ricorderemo, per inciso, che la<br />

denominazione Toscanella rimase alla città, a testimonianza di un’impietosa<br />

umiliazione, fino al 1911, anno in cui, com’è ricordato in una lapide affissa nel Palazzo<br />

Comunale, riprese il suo antico nome storico.<br />

Accantonando ogni risentimento per l’umiliazione cui abbiamo accennato, Tuscania<br />

dimostrò una costante fedeltà alla Chiesa di Roma: ne offrì tangibile prova in occasione<br />

dello scandaloso Scisma d’Occidente. Papa Martino V (già cardinale Ottone Colonna)<br />

<strong>vol</strong>le darle palese riconoscimento della lealtà dimostrata in quei tristi frangenti e, nel<br />

1421, la nominò contea dandone la investitura ad Angelo Lavello Tartaglia. Questi,<br />

però, non ebbe modo di godere a lungo del suo recente titolo nobiliare, in quanto nello<br />

stesso anno venne catturato e fatto decapitare da Attendolo Sforza, l’audace condottiero<br />

che aveva combattuto a favore dell’antipapa Giovanni XXIII. Pochi anni più tardi, nel<br />

1435, fu il figlio di Attendolo, Francesco Sforza (lo stesso che poi divenne duca di<br />

Milano e che allora aveva l’incarico di legato pontificio nelle Marche) ad occupare e<br />

saccheggiare Tuscama.<br />

Per porre fine alla lunga serie di lotte fra signorotti locali, sostenuti ovviamente dai<br />

potenti del tempo, nonché alle continue ri<strong>vol</strong>te e ritorsioni di cui Tuscania era<br />

protagonista e teatro ad un tempo, l’energico e battagliero cardinale Giovanni<br />

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