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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 3 - Istituto studi atellani

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governo tentava di attuare, Avigliano si distinse non solo per l’illuminato patriottismo di<br />

tanti suoi eroici figli, ma anche per l’alto spirito di civismo del quale seppe dare prova<br />

costante, anche nei momenti più duri.<br />

Nel marzo 1799, ad iniziativa <strong>dei</strong> fratelli Vaccaro di Avigliano, veniva costituita una<br />

lega fra i Comuni di Avigliano, Muro Lucano, Picerno, Potenza, San Fele, Tito e Tolve;<br />

essi sancivano solennemente, mediante il «Patto di concordia», di difendere gli ideali<br />

della Repubblica, di battersi tutti insieme contro gli assalti nemici e di impedire il<br />

congiungimento delle schiere realiste del colonnello Sciarpa con quelle del cardinale<br />

Ruffo.<br />

Più la reazione borbonica si faceva pressante e rabbiosa, più gli Aviglianesi,<br />

militarmente organizzati, si battevano con sovrumano coraggio, passando da un fronte<br />

all’altro, da Pietragalla a Cancellara, da Tolve a Vaglio, da S. Chirico ad Altamura, fino<br />

all’epica difesa di Picerno, ove nell’estrema battaglia, caddero, fra i molti, Don<br />

Michelangelo e Don Girolamo Vaccaro: «I sacerdoti eccitavano alla guerra con devote<br />

preghiere nelle chiese e nelle piazze, i troppo vecchi e i troppo giovani pugnavano<br />

quanto valeva debilità del proprio stato: le donne prendevano cura pietosa <strong>dei</strong> feriti e<br />

parecchie vestite come uomini, combattevano a fianco <strong>dei</strong> mariti o <strong>dei</strong> fratelli,<br />

ingannando il nemico meno dalle mutate vesti che per valore. Tanta virtù ebbe mercede,<br />

avvegneché la città non cadde prima che non cadesse la provincia e lo Stato» 5 .<br />

Quasi contemporaneamente le bande del cardinale Ruffo riuscivano a sopraffare, dopo<br />

lungo assedio, Altamura, la cui difesa era stata diretta dall’aviglianese Nicola Palomba,<br />

il quale, caduto nelle mani del nemico, fu processato in Napoli ed impiccato in Piazza<br />

Mercato il 14 ottobre 1799.<br />

Nella breve e tragica vita della Repubblica Partenopea, Avigliano ebbe trentatré caduti;<br />

inoltre, al ritorno dell’antico regime, ben quarantadue suoi cittadini furono condannati a<br />

pene varie, che scontarono nelle carceri di Matera e di Napoli.<br />

Le memorabili giornate del 1799 non furono coronate dalla vittoria, ma esse<br />

rappresentarono senza dubbio la prima presa di coscienza popolare verso abusi e<br />

privilegi secolari, il primo vero tentativo di infrangere il servaggio feudale, il primo<br />

effettivo anelito verso una società più umana e più giusta.<br />

* * *<br />

Il ritorno <strong>dei</strong> Borboni sul trono di Napoli portò non solo la feroce reazione, della quale<br />

furono vittime illustri tanti coraggiosi patrioti, ma anche la recrudescenza del fenomeno<br />

del brigantaggio, al quale tornavano coloro che, nel periodo repubblicano, avevano<br />

celato i loro veri istinti sotto pseudo motivi politici, come il famigerato colonnello<br />

Gerardo Curcio di Polla detto Sciarpa. Per debellare questa triste piaga si batté<br />

valorosamente l’aviglianese Francescantonio Corbo, capitano <strong>dei</strong> legionari del distretto<br />

di Potenza.<br />

Nel 1806, i Francesi occupavano di nuovo il Regno e Ferdinando tornava a rifugiarsi a<br />

Palermo; i fuorilegge ritrovavano così un motivo di giustificazione alle loro tristi<br />

imprese, abbracciando la causa del legittimismo.<br />

Il 28 luglio 1809 folte schiere di briganti, oltre un migliaio al comando <strong>dei</strong> più sinistri<br />

figuri dell’epoca, (Pronio, Rodio, Mammone, Sciarpa), assalivano Potenza. I Potentini si<br />

difesero energicamente; gli Aviglianesi non mancarono di occorrere in loro aiuto, al<br />

comando del capitano Corbo, il quale, in quella violenta e vittoriosa battaglia, perdette il<br />

fratello Gerardo.<br />

5 P. COLLETTA, Storia del Reame di Napoli, Firenze, 1848.<br />

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