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raccolta rassegna storica dei comuni vol. 3 - Istituto studi atellani

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Nei primi anni del 1860 operava in Lucania un agguerrito Comitato insurrezionale, che<br />

era affiancato, nei vari Comuni, da Comitati Municipali. Quello di Avigliano era il più<br />

numeroso e divenne ben presto un pulsante centro di attività, tanto che da esso partì, il<br />

16 agosto 1860, l’azione decisiva.<br />

Dopo una manifestazione antiborbonica, alla quale partecipò tutta la cittadinanza, il<br />

Comitato di Avigliano diramò disposizioni precise perché i patrioti del Melfese si<br />

concentrassero in armi nella zona del Monte Carmine e quelli del Materano nella zona<br />

di Corleto per il successivo 18 agosto. Il congiungimento <strong>dei</strong> due gruppi non fu però<br />

possibile, per cui solamente la colonna del Monte Carmine, con gli Aviglianesi, mosse<br />

in soccorso di Potenza insorta. La lotta per le strade della città fu particolarmente<br />

violenta e portò alla disfatta <strong>dei</strong> Borbonici.<br />

Si costituiva subito un governo provvisorio, mentre numerosi <strong>vol</strong>ontari, molti di<br />

Avigliano, andavano a rafforzare le schiere garibaldine.<br />

Anima di queste memorabili giornate fu il sacerdote Nicola Mancusi, il cui vero nome<br />

era Nicola Martinelli; <strong>vol</strong>le, però, chiamarsi Mancusi per riconoscenza verso uno zio<br />

materno, anch’egli sacerdote, che ne aveva curato l’educazione. Quanto nobili fossero<br />

gli ideali che lo animavano dimostrò tornando umilmente, dopo la parentesi eroica, alla<br />

vita consueta, senza nulla chiedere e senza menar vanto alcuno, per chiudere i suoi<br />

giorni lontano da Avigliano ed in povertà.<br />

* * *<br />

Intanto anche in Lucania la borghesia andava assumendo un ruolo sempre più<br />

determinante, anche se la società si presentava ancora dominata al vertice dai baroni e<br />

vedeva ai suoi margini un proletariato squallidamente anonimo e misero.<br />

L’estrema povertà di tanta parte delle popolazioni meridionali; le molte speranze<br />

concepite alla vigilia dell’unità nazionale e rimaste, purtroppo, deluse; il malinteso<br />

concetto dell’unificazione trasformatasi nel sud in occupazione militare da parte <strong>dei</strong><br />

Piemontesi; l’attiva propaganda di quanti ancora restavano legati al passato regime,<br />

furono le cause di numerosi tentativi insurrezionali nei quali uomini certamente in<br />

buona fede, come lo spagnolo Borjés, e banditi della peggiore specie, come Crocco e<br />

Ninco-Nanco, si trovarono accanto. Prevalsero naturalmente i secondi ed esplose più di<br />

prima il triste fenomeno del brigantaggio, che per anni insanguinò le più belle contrade<br />

del Mezzogiorno.<br />

Ninco-Nanco, il cui vero nome era Giuseppe Nicola Summa, nacque il 19 aprile 1833 ad<br />

Avigliano, da famiglia ove non erano mancati tipi violenti. Operando di concerto con<br />

Crocco ed avendo a disposizione oltre mille uomini, egli seminò strage e terrore in tutta<br />

la Lucania, ma sua meta costante e, fortunatamente, mai raggiunta, grazie alla difesa <strong>dei</strong><br />

cittadini sempre pronta e poderosa, fu la occupazione della natia Avigliano. Per qualche<br />

tempo anche il Borjés si trovò alle dipendenze sue e di Crocco; nelle sue memorie, egli<br />

così descrive uno degli assalti alla cittadina, precisamente quello del 19 novembre 1861:<br />

«Tre ore e mezza di sera. Siamo giunti ad Avigliano. Crocco mi dice di prendere le<br />

disposizioni opportune per assalirla ed impadronirsene. Gli rispondo che avendo fatto il<br />

contrario di quanto avevamo stabilito, prendesse le disposizioni che più gli piacevano,<br />

dacché io non <strong>vol</strong>evo assumere la responsabilità di una impresa che non poteva riuscire.<br />

Allora ha fatto attaccare la piazza con tutta la forza e senza lasciare riserva; aperto il<br />

fuoco, egli si è ritirato sulle alture, ove è rimasto per vedere ciò che accadeva. Il fortino<br />

che è a fianco della città e al settentrione fu preso di primo slancio dalla prima<br />

compagnia sostenuta dalla seconda: ma non si è potuta prendere una cappella che si<br />

trovava sulla stessa linea e protegge le vicinanze del centro della città. La diritta è stata<br />

attaccata dalla forza rimanente; ma è stata tenuta in scacco da un muro che servì di<br />

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