Diritto internazionale - stefano botti scf
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leva è in grado di ridurre la volatilità del portafoglio solo se la correlazione<br />
tra classi di attività è sufficientemente negativa. La correlazione<br />
tra obbligazioni e azioni deve diventare più negativa dato che la<br />
quantità di leva in portafoglio sale, il peso azionario nel portafoglio<br />
scende e il ratio di equity/bond volatility aumenta. Questo articolo è<br />
un interessante follow-up al loro precedente lavoro (Ruban & Melas,<br />
2010), che dimostra che, sebbene l’aggiunta di leva possa ridurre il rischio<br />
di portafoglio, le condizioni necessarie perché ciò avvenga sono<br />
piuttosto restrittive. Un terzo modo comune per raggiungere la parità<br />
di rischio è quello di coniugare il rebalancing ed il leverage.<br />
La discussione circa la leva finanziaria introduce alcuni quesiti circa<br />
i costi di negoziazione. Da un punto di vista operativo, i costi di funding<br />
possono variare a seconda del programma di borrowing. A questo<br />
livello di granularità, è più difficile separare la questione del grado<br />
di leva dal processo di costruzione del portafoglio stesso. Un aspetto<br />
molto rilevante, ma che necessita di ulteriori approfondimenti, riguarda<br />
i costi da turnover di portafoglio (rotazione), soprattutto quando il<br />
livello di leverage aumenta in misura significativa.<br />
Infine, non è del tutto evidente che l’approccio RP dominerà l’approccio<br />
MV. Ruban e Melas (2011) confrontano i risultati di una semplice<br />
strategia RP, con un portafoglio composto da azioni e obbligazioni<br />
in cui i pesi sono una funzione delle volatilità ed uno con approccio<br />
statico “60/40”. Durante la bolla internet, il portafoglio euristico in<br />
forma semplice con peso 60/40 azioni/obbligazioni ha sovraperformato<br />
in modo significativo la strategia semplice RP. Con lo scoppio della<br />
bolla internet, la sovraperformance delle obbligazioni (v. leva) è stata<br />
abbastanza impressionante. Pur riconoscendo che la maggior parte<br />
dei programmi di RP sono più complessi e coinvolgono più classi di<br />
attività, questo semplice confronto offre un segnale che portafogli RP<br />
possono performare meglio rispetto ad altre tecniche in determinati<br />
contesti di mercato. Chaves, Shu, Li & Shakernia (2011) confrontano<br />
portafogli RP con quattro diversi tipi di strategie di asset allocation<br />
comuni - “equal weighting”, “minimum variance”, MVO ed il portafoglio<br />
60/40. Si sono osservati i rendimenti, la consistenza e la diversificazione.<br />
Utilizzando nove classi di attivo e dati su un periodo di<br />
30 anni (da gennaio 1980 a giugno 2010), gli autori mostrano che il<br />
portafoglio RP non sovraperforma in misura consistente né il portafoglio<br />
60/40 né quello con equi-pesi. Tuttavia, RP sovraperforma sia<br />
il portafoglio “minimum variance” sia le strategie MVO. Sebbene RP<br />
non consegua risultati migliori della strategia “equally weighted”, gli<br />
autori mostrano che essi comportano una migliore diversificazione<br />
basata su un’analisi della attribuzione della varianza di portafoglio.<br />
Gli stessi ricercatori sollevano una questione importante relativa alla<br />
definizione di “asset class” ai fini dell’inserimento nei portafogli RP.<br />
Ad esempio, tutte le azioni rientrano in un’unica classe di attivo o<br />
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