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CERAJ\HCHE DI Il''IPA$TO DELL'ETA ORIENTALIZZANTE IN ITALIA<br />

16<br />

lavo XXXIX, 2<br />

lavv. XXXV, 6; LXXIII, 2<br />

lavo XVIII, 5·6<br />

lavo XVIII, 7<br />

lavo XVII, l<br />

lavo XXXI, 4·5<br />

lavo XXXIII, 3<br />

tav. XXXIII, 4<br />

tav. XXXIII, 5<br />

lavo XXV, 2<br />

do, che caratterizzerà per lungo tempo i prodotti vascolari golasecchiani, compare<br />

in quest'ambiro culturale soltanto a partire dai primi decenni del VI secolo<br />

a.C., in netto ritardo rispetto al mondo veneto, al quale si deve molto probabilmente<br />

la diffusione di questa tecnica verso occidente (DE MARINIS 1988, p. 193).<br />

Ad eccezione della tradizionale decorazione geometrica incisa, già ampiamente<br />

sfruttata nei secoli precedenti, la produzione vascolare di ambito golasecchiano<br />

sembra poco interessata in questa fase a sperimentare nuove tecniche decorative;<br />

soltanto a partire dal VI secolo a.C. conoscerà una discreta diffusione la decorazione<br />

a stampiglie, mutuata dalla produzione vascolare orienralizzanre bolognese,<br />

attestata soprattutto nel comprensorio orientale (DE Mi\RINI5 1988, pp.<br />

196·197). Allo stesso periodo risale probabilmente la diffusione dell'uso del rornio,<br />

destinata ad incremenrare ulteriormente le forme vascolari attestare in ambito<br />

golasecchiano (DE MARINIS 1978, p. 81).<br />

Etruria Padana<br />

Nel corso deU'VHI secolo a.C. i corredi funerari del territorio padano si arricchiscono<br />

di una grande varietà di vasi accessori: accanto al tradizionale biconico<br />

compaiono, infani, bicchieri, boccali, tazze, scodelle, piatti e brocche. La lavorazione<br />

dell:argilla diviene un'attività artigianale specializzata, in grado di creare<br />

nuove fogge vascolari e di sperimentare nuove tecniche decorative. Questi progressi<br />

formali e tecnologici sono ancora più evidenti a partire dalla fine dell'VIII<br />

secolo a.C e nel corso del VII secolo a.C, quando nelle botteghe padane si afferma<br />

l'uso del tornio e, molto probabilmente, vengono introdotti procedimenti<br />

di cottura più avanzati. Gli ultimi decenni dell'VIII secolo rappresenwno una fase<br />

di passaggio di grande rilievo, nella quale forme ed impasti di più antica tradizione<br />

convivono con forme nuove e tecnicamente più progredite. Anche per<br />

questo alcuni tipi, già presenti ne! precedente Dizionario Terminologico, vengono<br />

qui ripresi a sottolineare gli aspetti di transizione di questa fase cronologica.<br />

Ne! corso del VII secolo a.C. sono attestati vasi in impasto già abbastanza depurato,<br />

con una gamma di colore che va dal bruno, al nocciola, fino al rosso-arancio,<br />

spesso Lisciati a stecca sulla superficie esterna. A volte, fnl i vasi porori, si nota<br />

la presenza di impasti bruni, tendenti al nero, molto lucidi in superficie, con<br />

pareti di piccolo spessore, quasi ad imitare il bucchero etrusco-tirrenico.<br />

Fra i vasi destinati a raccogliere le ceneri del defunto, il pill attestato rimane anche<br />

nel corso del VII secolo a.C il biconico: a Bologna e nel suo territorio presenta<br />

il corpo ed il coUo tendenzialmente troncoconici, spesso con spalla compressa,<br />

oppure assume un andamento più slanciato, con alto collo a pareti concave;<br />

a Verucchio, al contrario, il biconico ha di preferenza una forma globulare<br />

piuttosto accentuata, con il collo rigonfio. A partire dal vn secolo a.C_ si afferma<br />

in Etruria Padana l'uso di deporre il cinerario, e gli oggetti di corredo, all'interno<br />

di un dolio: questi grandi contenitori presentano una forma ovoide, con<br />

basso collo cilindrico e labbro svasato o ricurvo; a volte sono decorati da cordoni<br />

orizzontali sul corpo e sono forniti di prese applicate. Questa forma, molto diversa<br />

da quella attestata per i doli del secolo precedente, sembra fare la sua apparizione<br />

nel corso del VII secolo a.C (TaVOLI 1989, pp. 232-233 nota 14), per<br />

proseguire con poche variazioni fino alla fase Certosa.<br />

Il siruliforme è attestato come semplice vaso accessorio sia a Bologna sia a Verucchio;<br />

l'esemplare di Verucchio caratterizzato dalle presenza di protomi di grifo<br />

sulla spalla costituisce senza dubbio un prodotto eccezionale, destinato ad una<br />

deposizione di particolare prestigio, e trova i suoi confronti nel vasellame d'impasto<br />

dell'Etruria Tirrenica e di ambito laziale (De Lucia Brolli-Benedettini, infra).<br />

Fra i vasi contenitori di forma chiusa presenti all'interno dei corredi funerari<br />

bolognesi si trovano infine le olie, di forma ovoide O globulare, a labbro svasato,<br />

che nel corso del VII secolo a.C. sembrano ridurre le loro dimensioni ed acquisire<br />

una fattura sempre più accurata.

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