download gratuito - Renato Spina
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Oltre a lasciare un incolmabile vuoto, Puccini lasciò Turandot senza<br />
un finale, la cui composizione, su pressione proprio di Arturo Toscanini<br />
e di Tonio, il figlio di Giacomo, fu affidata a Franco Alfano,<br />
esuberante artista napoletano che visse tra l’800 e il 900.<br />
In alternativa al finale scritto da Alfano, in oltre ottant’anni di musica,<br />
non si erano contati altri tentativi di successo.<br />
Nessuno osava cimentarsi con il genio di Giacomo Puccini.<br />
Ma per quella speciale serata, Alessandro Malerba aveva composto<br />
un nuovo finale della Turandot. Una grande Prima che aveva destato<br />
la massima curiosità, soprattutto nella fazione più conservatrice della<br />
critica che aveva tacciato il Malerba di spregiudicatezza. La sua volontà<br />
di rimaneggiare una pietra miliare dell’Opera era stata etichettata<br />
dai tradizionalisti come arrogante, presuntuosa.<br />
E i censori erano tutti lì, con le armi affilate, pronti ad affondare il<br />
colpo.<br />
Alessandro non si era mai curato dell’atteggiamento ostile di quella<br />
parte della critica. Ma quella sera, consapevole dell’importanza della<br />
sfida e dei rischi connessi all’innovazione che portava in grembo, sentiva<br />
un leggera ma crescente ansia che montava dentro di sé.<br />
Forse, per la prima volta, era preoccupato.<br />
Ma Alessandro… o meglio… Johnny, come tutti lo chiamavano<br />
per via del vezzo di tenere spesso in bocca la bacchetta di direzione<br />
come fosse uno stecchino, evocando così il protagonista del celebre<br />
film di Benigni, si sbagliava!<br />
Ciò che a breve l’avrebbe letteralmente terrorizzato, non sarebbero<br />
stati di certo i critici.<br />
***<br />
Ore 22.08<br />
Lo spettacolo era in procinto d’iniziare! Lo speaker aveva terminato<br />
l’annuncio, la campanella aveva già suonato tre volte.<br />
Ogni frenetica attività venne magicamente interrotta.<br />
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