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Il cannone centrale illuminava il palcoscenico, emulando lo strumento<br />

che in gergo viene chiamato cercapersone o occhio di bue.<br />

Il due cannoni laterali invece veicolavano la luce catturata in direzione<br />

di due grandi prismi triangolari, sorretti al centro del teatro da<br />

due appositi cavi in acciaio, ad un’altezza di sei metri.<br />

Nell’attraversare i prismi, la luce perdeva il suo caratteristico candore,<br />

per assumere i colori dell’iride. Ciò creava un effetto decisamente<br />

suggestivo agli occhi del pubblico, il quale, sollevando il capo, poteva<br />

ammirare un fascio di luce in parte bianco ed in parte colorato, di cui i<br />

prismi triangolari rappresentavano il punto di rottura cromatico.<br />

I fasci di luce colorata proseguivano la propria corsa, per interrompersi<br />

a ridosso di due specchi sorretti da tralicci, posizionati alle estremità<br />

del palcoscenico. Gli specchi riflettevano la luce al centro<br />

della scena; e grazie alla loro forma concava, ne allargavano il raggio,<br />

dando vita ad un’illuminazione diffusa e soffusa allo stesso tempo, caratterizzata<br />

dal sovrapporsi delle cromie dell’iride.<br />

L’intensità della luce veniva controllata attraverso degli scuri, veri<br />

e propri diaframmi posizionati all’estremità dei tre cannoni, ed erano<br />

azionati da altrettanti tecnici. Nei momenti di maggiore intimità dello<br />

spettacolo, gli addetti chiudevano parzialmente o totalmente gli scuri,<br />

al fine di ridurre l’intensità della luce.<br />

Per la prima volta, per quello spettacolo, Sandra Pari aveva richiesto<br />

la presenza di tecnici luci che sapessero leggere la musica. Li aveva<br />

muniti delle partiture dell’opera, arricchite di tre pentagrammi, uno<br />

per ogni cannone, ed aveva lei stessa coniato una specifica simbologia<br />

per il controllo degli scuri. Gli elementi erano due: la durata e<br />

l’intensità dell’apertura.<br />

Il sistema di controllo delle luci col pentagramma, messo a punto<br />

da Sandra, consentiva ad un fondamentale elemento scenico quale<br />

l’illuminazione, di fondersi con le melodiose note dell’orchestra, creando<br />

una simbiosi musica/luce dalle suggestioni indimenticabili.<br />

Come sempre, la sorpresa tramortisce. E il pubblico impiegò qualche<br />

minuto per metabolizzare la portata di ciò a cui stava assistendo.<br />

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