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Il respiro diventava affannoso. Quella mano, orfana ai suoi occhi,<br />

era ricoperta da un guanto dal tessuto ruvido, che le ostruiva le narici.<br />

Poi sentì l’altro braccio. Le cinse la vita per immobilizzarla.<br />

«Ma chi è? Cosa sta succedendo?»<br />

Marta era terrorizzata e profuse ogni sua energia nel vano tentativo<br />

di divincolarsi. Nel vano tentativo di urlare. Nella disperazione, si impose<br />

di rimanere calma, per valutare le possibilità di fuga. Ma l’uomo<br />

rinforzò la presa, sulla bocca e in vita. E si mosse con lei al rimorchio,<br />

verso il centro della stanza, verso il divano.<br />

«Vuole violentarmi.»<br />

Immaginò l’orrenda sensazione che si stava apprestando a vivere.<br />

Peggio.<br />

Stava accadendo qualcosa di decisamente più orribile. Il braccio<br />

che le cingeva la vita, si mosse, liberandola; e dopo qualche istante, il<br />

suo collo avvertì il contatto con qualcosa di freddo e tagliente.<br />

«Una lama, un coltello… non vuole violentarmi, forse vuole rapinarmi<br />

o forse…»<br />

Ogni suo pensiero svanì quando la lama penetrò nel collo. Un movimento<br />

lentissimo. Dopo l’incisione, s’arresto per un tempo indefinibile,<br />

per poi riprendere con altrettanta lentezza da sinistra verso destra.<br />

Un’incisione chirurgica.<br />

Attendeva che il dolore arrivasse, devastante. Provò ad immaginare<br />

le sensazioni, ad anticiparle. Ma non avvertiva nulla, se non il bruciore<br />

della pelle lacerata, un senso di torpore e qualcosa di caldo che dal<br />

collo le scendeva fino al petto.<br />

«Oddio, il mio sangue, è la fine.»<br />

Si sentì liberare dalla morsa della presa.<br />

Rimase in piedi. La sua bocca era libera e avrebbe potuto urlare,<br />

chiedere aiuto.<br />

Forse aveva una speranza.<br />

Si fece coraggio, raccolse le forze e tentò un grido disperato.<br />

Ogni stilla di energia confluì verso quell’urlo.<br />

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