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Il lavoro nobilita l'uomo - Acido Politico

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COPERTINA<br />

aggira intorno ai 58 anni (Adequate and<br />

Sustainable Pensions, Synthesis Report<br />

2006, Eurostat), e la progressione retri‐<br />

butiva durante l’intera carriera lavorati‐<br />

va, che rispetto agli altri paesi ha un<br />

andamento “piatto” (Sociologia del<br />

mercato del <strong>lavoro</strong>, Reyneri).<br />

Questo modello è stato ideato agli inizi<br />

del secondo dopoguerra, poiché duran‐<br />

te la ricostruzione prima e il boom eco‐<br />

nomico dopo esso aderiva piuttosto<br />

bene alla realtà circostante. Tuttavia ora<br />

le circostanze sono completamente<br />

cambiate: il taylorismo industriale ha<br />

lasciato spazio all’era post‐taylorista dei<br />

servizi e dell’informatica, così pure la<br />

famiglia tradizionale sta cambiando<br />

all’insegna di unioni meno formalizzate<br />

e più aperte. Anche le competenze ri‐<br />

chieste ora sono diverse, con percorsi di<br />

istruzione e formazione sempre più<br />

accessibili e internazionali. Nella so‐<br />

stanza, tale modello familistico è sem‐<br />

pre più fonte di ingiustizie e conserva‐<br />

torismo. Esso non promuove le capacità<br />

e il merito, legando i giovani e relegan‐<br />

do le donne, ma blocca la mobilità so‐<br />

ciale con un notevole spreco di energie<br />

per l’intero paese. Infatti assegnare dei<br />

ruoli sociali alle persone anziché re‐<br />

sponsabilizzarle singolarmente si sta<br />

rivelando una sconfitta per l’intero si‐<br />

stema‐paese, le cui conseguenze più<br />

lampanti si mostrano con gli strumenti<br />

della demografia: siamo un paese sem‐<br />

pre più vecchio. <strong>Il</strong> punto non sta tanto<br />

nell’evidenza di un semplice dato ana‐<br />

grafico, dal momento che ciò che ci in‐<br />

vecchia di più è la mentalità obsoleta<br />

della classe dirigente, così come la scar‐<br />

sa voglia di scommettere sul futuro di<br />

noi giovani.<br />

AUSPICABILI RIFORME<br />

A<br />

bbiamo visto quanto sia neces‐<br />

sario adottare un nuovo ap‐<br />

proccio nei confronti del mon‐<br />

do del <strong>lavoro</strong>. Grazie all’avvertenza sui<br />

pregiudizi ideologici, sappiamo che<br />

non dobbiamo né diffidare del mercato,<br />

né tanto meno infatuarcene.<br />

Con un’occhiata a ciò che accade all’e‐<br />

stero, l’alternativa migliore sembra es‐<br />

sere quella fornita dai paesi del Nord<br />

Europa e in particolare dalla Danimar‐<br />

ca, la quale ha intrapreso con successo<br />

la filosofia della c.d. flexicurity. Come si<br />

intuisce, il neologismo intende rappre‐<br />

sentare la sintesi di due istanze appa‐<br />

rentemente contrapposte: la tutela di<br />

ogni cittadino che entra nel mercato del<br />

<strong>lavoro</strong>, e la necessità degli imprenditori<br />

di usufruire di una forza‐<strong>lavoro</strong> duttile<br />

e di un’organizzazione snella. In breve,<br />

DOCUMENTI<br />

• http://www.<strong>lavoro</strong>.gov.it/NR/rdonlyres/B5F99548‐0489‐479E‐8298‐409539558AD3/0/<br />

Monitoraggio2007.pdf<br />

• http://www.istat.it/salastampa/comunicati/<br />

non_calendario/20070307_00/16_retribuzioni.pdf<br />

• http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2007/08/<br />

eurostat‐pensioni.shtml?uuid=9d71d752‐4968‐11dc‐8a1c‐00000e251029&type=Libero<br />

• http://epp.eurostat.ec.europa.eu/cache/ITY_OFFPUB/KS‐SF‐07‐097/EN/KS‐SF‐07‐097‐<br />

EN.PDF<br />

• http://ec.europa.eu/employment_social/social_protection/docs/2006/<br />

rapport_pensions_final_en.pdf<br />

• http://www.cesos.org/progetti/MATERIALI/RAPPORTOCESOS/20042005/<br />

definitivoconpremessa.pdf<br />

questo duplice obiettivo è stato perse‐<br />

guito da un lato tramite politiche attive<br />

molto rilevanti (soprattutto per quel<br />

che riguarda la formazione e il soste‐<br />

gno al reddito), e dall’altro attraverso<br />

una legislazione del <strong>lavoro</strong> poco invasi‐<br />

va e morbida (in primis un facile ricor‐<br />

so ai licenziamenti).<br />

In sostanza, se le istituzioni provvedo‐<br />

no all’attivazione e al benessere dei<br />

propri cittadini, allora le aziende sono<br />

libere di adattarsi completamente alle<br />

esigenze del mercato.<br />

Purtroppo questo programma è impra‐<br />

ticabile in Italia, dato che la geografia,<br />

la storia e la religione vi hanno forgiato<br />

valori totalmente diversi da quelli pre‐<br />

senti in Danimarca come negli altri pa‐<br />

esi del Nord‐Europa.<br />

Tuttavia, anche se gli esempi migliori<br />

non sono importabili, le esigenze che ci<br />

L’ANALISI<br />

inducono a una trasformazione del<br />

mondo del <strong>lavoro</strong> italiano rimangono<br />

pregnanti e urgenti.<br />

Come abbiamo visto, poiché il modello<br />

familistico che ci caratterizza è sempre<br />

più fonte di ingiustizie, esso andrebbe<br />

modificato all’insegna di un generico<br />

ma contemporaneo “individualismo<br />

attivo”.<br />

In queste righe non ci siamo soffermati<br />

sulla gamma di strumenti concreti che<br />

potrebbero indirizzarci lungo questa<br />

direzione (pochi già esistono e altri so‐<br />

no stati solo proposti), ma abbiamo<br />

preferito concentrarci sulla mentalità<br />

con cui affrontare una possibile stagio‐<br />

ne di riforme. Dotarsi fin dal principio<br />

del giusto spirito e motivazioni costitui‐<br />

sce infatti lo sforzo più utile e, incro‐<br />

ciando le dita, ripagante.<br />

Stefano Gasparri<br />

Gli effetti della deregolamentazione<br />

del mercato del <strong>lavoro</strong> italiano<br />

I risultati delle ricerche empiriche su‐<br />

gli effetti occupazionali delle riforme<br />

che hanno coinvolto il mercato del<br />

<strong>lavoro</strong> italiano dalla fine degli anni ’90<br />

sono a dir poco contraddittorie.<br />

Sintetizzando, in letteratura sono rin‐<br />

tracciabili due principali posizioni<br />

sulle conseguenze della deregolamenta‐<br />

zione parziale e selettiva: la prima affer‐<br />

ma che le nuove forme contrattuali<br />

cosiddette atipiche hanno operato<br />

come entry ports, ossia come strumenti<br />

che hanno favorito l’ingresso nel mer‐<br />

cato del <strong>lavoro</strong> di categorie sociali<br />

prima svantaggiate, e come stepping<br />

stones, cioè come modalità contrattuali<br />

contingenti che facilitano il raggiungi‐<br />

mento, dopo un periodo relativamen‐<br />

di Daniela Bellani<br />

te breve, di una maggiore sicurezza<br />

lavorativa. Sostenitori di questa tesi<br />

sono numerosi studiosi appartenenti<br />

sia alla comunità economica sia socio‐<br />

logica. Andrea Ichino, economista del<br />

<strong>lavoro</strong> dell’IUE, ha mostrato come la<br />

presenza delle agenzie di <strong>lavoro</strong> tem‐<br />

poraneo in Toscana abbia aumentato il<br />

tasso occupazionale nella regione; An‐<br />

tonio Schizzerotto, esperto di mobilità<br />

sociale, ha evidenziato come la flessi‐<br />

bilità numerica sia funzionale ad un<br />

aumento occupazionale italiano e alla<br />

lotta al <strong>lavoro</strong> nero; Bruno Contini,<br />

direttore del Laboratorio Revelli, attra‐<br />

verso uno studio comparato, ha rileva‐<br />

to che gli effetti delle riforme derego‐<br />

latorie siano state positive sull’anda‐

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