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Il lavoro nobilita l'uomo - Acido Politico

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Donne e <strong>lavoro</strong>:<br />

l’Italia ancora dietro<br />

Nella classifica “Economic Participation and<br />

Opportunities” l’Italia si colloca centounesima<br />

su 128, ultima tra gli stati europei<br />

di Giulia Laura Ferrari liano è del 45,3%, decisamente basso<br />

MILANO ‐ Nel 2000 il Consiglio Euro‐<br />

peo l’ha scritto: è necessario accrescere<br />

il tasso d’occupazione femminile fino a<br />

raggiungere una media superiore al<br />

60% nel 2010. Da allora lo dicono tutte<br />

e tutti: lo ha detto Emma Bonino, lo ha<br />

detto Daniela Santanchè, Romano Pro‐<br />

di, Silvio Berlusconi, Rosy Bindi, Gian‐<br />

franco Fini… lo dice la sinistra massi‐<br />

malista, a volte lo dicono i leghisti, lo<br />

dice il Papa, l’hanno detto le associa‐<br />

zioni di volontariato, l’hanno detto i<br />

Volenterosi, lo dicono i sindacati…<br />

Insomma, possiamo dire che su questo<br />

punto siamo tutti d’accordo. Stiamo<br />

lavorando tutti nella stessa direzione.<br />

Peccato che qualche settimana fa que‐<br />

sta illusione di progetto politico condi‐<br />

viso sia stata smentita dall’inappellabi‐<br />

le giudizio del World Economic Forum<br />

nell’analisi sul “Global Gender Gap<br />

2007”.<br />

<strong>Il</strong> tasso di occupazione femminile ita‐<br />

mento occupazionale italiano.<br />

Contrapponendosi a queste conclusio‐<br />

ni, esistono numerosi studi che indica‐<br />

no come le riforme in questione siano<br />

state invece peggiorative, soprattutto<br />

in termini sociali, delle condizioni dei<br />

lavoratori italiani.<br />

Tali ricerche accreditano valutazioni<br />

maggiormente negative degli esiti nel<br />

medio periodo e dimostrano che, do‐<br />

po alcuni anni dall’ingresso nel mer‐<br />

cato del <strong>lavoro</strong>, i lavoratori<br />

(soprattutto i meno istruiti) con con‐<br />

tratti atipici, rischierebbero di rimane‐<br />

re intrappolati in attività a bassa pro‐<br />

tezione sociale; le nuove forme con‐<br />

trattuali vengono perciò definite delle<br />

job traps.<br />

Questa visione è stata supportata da<br />

due degli enti statistici italiani mag‐<br />

giormente istituzionali, l’Istat e la<br />

Banca d’Italia, che hanno sottolineato<br />

il rischio di precarizzazione delle car‐<br />

rispetto alla media europea, che si atte‐<br />

sta al 56,3%. Nella classifica “Economic<br />

Participation and Opportunities” l’Ita‐<br />

lia si colloca centounesima su 128, ulti‐<br />

ma tra gli stati europei, lontanissima<br />

dai vicini di casa con cui amiamo con‐<br />

frontarci. Tra un uomo e una donna<br />

occupati a parità di condizioni c’è una<br />

differenza salariale media del 20%.<br />

«<strong>Il</strong> tasso di<br />

occupazione<br />

femminile italiano è<br />

del 45,3%,<br />

decisamente basso<br />

rispetto alla media<br />

europea, che si attesta<br />

al 56,3%»<br />

riere lavorative di alcuni segmenti<br />

della popolazione italiana causato dal‐<br />

le riforme deregolative. Giungono a<br />

tali conclusioni numerosi studi; si ri‐<br />

cordano gli articoli di Tito Boeri, pro‐<br />

fessore di Economia del <strong>lavoro</strong> dell’U‐<br />

niversità Bocconi, che hanno messo in<br />

luce la crescita della segmentazione<br />

all’interno del mercato del <strong>lavoro</strong> ita‐<br />

liano tra lavoratori potetti e lavoratori<br />

non protetti, la ricerca di Paolo Barbie‐<br />

ri e Stefani Scherer, sociologi dell’Uni‐<br />

versità di Trento, che ha mostrato che<br />

le nuove forme contrattuali rappresen‐<br />

tano trappole per segmenti della po‐<br />

polazione già deboli, l’analisi di Ri‐<br />

ciardi e Di Pierro, economisti del lavo‐<br />

ro, che ha evidenziato la forte discon‐<br />

tinuità delle trasformazioni dei con‐<br />

tratti a tempo determinato in contratti<br />

a tempo indeterminato.<br />

Conclusione? Ai posteri l’ardua sen‐<br />

tenza.<br />

COPERTINA<br />

Inoltre, quel “a parità di condizioni”<br />

nasconde disuguaglianze strutturali e<br />

culturali ineliminabili nel nostro Paese:<br />

l’identificazione tra ruoli di responsa‐<br />

bilità e genere maschile, una percezio‐<br />

ne da parte del datore di <strong>lavoro</strong> di one‐<br />

ri previdenziali maggiori nel caso egli<br />

decida di assumere una donna, l’ini‐<br />

qua ripartizione tra i sessi del <strong>lavoro</strong> di<br />

cura famigliare, che si concretizza in<br />

un <strong>lavoro</strong> domestico di 26 ore settima‐<br />

nali a carico solo delle donne…<br />

Nell’Italia eternamente divisa, al nord<br />

le cose vanno meglio: in Lombardia<br />

l’occupazione femminile è già al 59%<br />

ma l’entusiasmo è frenato dal fatto che<br />

nella fascia tra i 30 e i 39 anni il nume‐<br />

ro di lavoratrici precarie risulta essere<br />

quasi il doppio di quello dei colleghi<br />

maschi (Istat 2006).<br />

Non è difficile immaginare cosa acca‐<br />

drebbe all’economia, al sistema del<br />

welfare, alla coesione sociale, alla cre‐<br />

scita culturale del Paese se le donne<br />

potessero avere le stesse opportunità<br />

di <strong>lavoro</strong> e crescita professionale degli<br />

uomini. Qui sorge però un’antica con‐<br />

traddizione: per una donna non è sem‐<br />

pre possibile sostenere ritmi e tempi<br />

lavorativi di un uomo. La necessità di<br />

conciliare l’attività lavorativa e la vita<br />

famigliare talvolta impedisce di accet‐<br />

tare contratti di <strong>lavoro</strong> standard.<br />

Le donne sono ricche di talento e si<br />

applicano maggiormente allo studio.<br />

Immaginiamo un <strong>lavoro</strong> in cui essere<br />

libere nelle scelte, nella possibilità di<br />

espressione, pretendiamo la meritocra‐<br />

zia e accettiamo il rischio che ne conse‐<br />

gue.<br />

Usando un’espressione di Rossella<br />

Canevari (dal libro Voglio un Mondo<br />

Rosa Shocking, scritto con Virginia Fiu‐<br />

me) a molte donne servirebbe un lavo‐<br />

ro free (da freelance) invece che preca‐<br />

rio, un <strong>lavoro</strong> che permetta di speri‐<br />

mentare, cambiare, sfruttare la flessibi‐<br />

lità degli orari e ci dia la libertà di sce‐<br />

gliere per chi e come lavorare. Un lavo‐<br />

ro con le necessarie tutele, che incida<br />

anche sul modo di lavorare maschile:<br />

congedi parentali, maggiore meritocra‐<br />

zia nell’accesso e nella formazione del‐<br />

le carriere, eliminazione delle differen‐<br />

ze salariali.<br />

Le donne vogliono lavorare, noi sì sia‐<br />

mo tutte d’accordo.<br />

Oggi un <strong>lavoro</strong> free molte donne se lo<br />

costruiscono da sole, non vi è la regola‐<br />

mentazione sufficiente e spesso manca<br />

la cultura politica ed imprenditoriale<br />

necessaria per concepire il <strong>lavoro</strong> in<br />

questo modo.

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