Libretto - I Teatri
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un sigillo, ma paradossale, perché applicato precisamente a un eccesso. Un eccesso<br />
di bontà e uno di cattiveria, un eccesso di credulità e uno di astuzia, un eccesso di<br />
generosità e uno di avidità: ecco i caratteri opposti che senza più magia, e senza<br />
mistero, si allineano l’un contro l’altro in questa favola dove tutto cambia ruotando<br />
intorno a un’unica stella fissa: quella dello stupor – stupore, follia o stupidità che<br />
sia. È lì che la vicen da ha il suo perno. Ed è lì che la ragione di ognuno rischia di<br />
perdersi ogni volta che si spinge fino al limite dei suoi eccessi, buoni o cattivi che<br />
siano.<br />
Resta ancora qualcosa da dire a proposito della collaborazione di “Luchetto lo<br />
Zoppo”, autore di tre pezzi quasi subito tolti da Rossini: un coro di Cavalieri<br />
all’inizio dell’Atto II, un’aria di Clorinda prima della fine dell’Atto II, infine l’aria<br />
di Alidoro «Vasto teatro è il mondo», nell’Atto I. I primi due brani vennero eliminati<br />
da Rossini già dopo le prime recite: del resto non sembra vano necessari<br />
all’economia dell’opera ed erano stati inseriti più che altro per rispetto delle convenzioni<br />
dell’epoca - l’aria di Clorinda era di quelle che si definivano “da sorbetto”,<br />
cioè di quelle che, affidate a una voce di secondo piano, si potevano ascoltare in<br />
beata distrazione. L’aria di Alidoro svolgeva, in vece, un ruolo importante, anche<br />
perché dava più spessore a uno dei caratteri implicato nelle trasformazioni vocali<br />
e sociali con le quali Rossini gioca per tutto il corso dell’opera. Quando a Roma<br />
La Cenerentola venne ripresa (dopo un esito modesto alla “prima” le successive<br />
recite furono un buon successo), Rossini chiese allora a Jacopo Ferretti di preparare<br />
nuovi versi per un’aria di grande respiro, in stile serio: «Là del ciel nell’arcano<br />
profondo». Un’aria «mo rale», la definì Ferretti, e che testimonia una volta di più<br />
quanto per Rossini contasse, in quest’opera, l’oscillazione fra diversi registri, la volontà<br />
di inserire momenti di forte impegno virtuosistico e stilistico accanto ad altri<br />
di più schietta comicità. Oggi La Cenerentola la si ascolta per lo più mantenendo<br />
quest’aria, e comunque senz’altro intervento di Luca Agolini che non sia la – probabile<br />
– stesura dei recitativi.