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19<br />

Rapporti ISTISAN 04/32<br />

INDAGINI PREGRESSE SUI LUOGHI DELLO STUDIO<br />

Per quanto riguarda <strong>il</strong> lago <strong>di</strong> Nemi, i primi stu<strong>di</strong> sul fitoplancton risalgono al 1931 quando<br />

Volterra e D’Ancona eseguirono sul lago una ricca serie <strong>di</strong> osservazioni perio<strong>di</strong>che sul<br />

comportamento e sulla variab<strong>il</strong>ità del plancton <strong>in</strong> genere. Ad essi fece seguito un accurato stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> Vittorio Marchesoni (1949) che esam<strong>in</strong>ava <strong>il</strong> fitoplancton del lago nel periodo 1923-1939.<br />

Tali ricerche limnologiche furono ut<strong>il</strong>i soprattutto perché durante <strong>il</strong> periodo 1928-1933 <strong>il</strong> lago<br />

subì profonde mo<strong>di</strong>ficazioni idrogeologiche a causa dell’abbassamento del suo livello per <strong>il</strong><br />

recupero delle navi romane <strong>di</strong> Caligola. Da questo lavoro emerge che <strong>il</strong> lago prima<br />

dell’abbassamento era <strong>di</strong> tipo oligotrofico, con scarsa vegetazione litoranea e produttività del<br />

plancton non abbondante ma neppure scarsa, poi, <strong>in</strong> seguito alla <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione del livello delle<br />

sue acque, era <strong>di</strong>ventato eutrofico, con stagnazione estiva e abbondanza <strong>di</strong> zooplancton e<br />

fitoplancton, <strong>il</strong> cui aspetto era completamente mutato: le specie pelagiche soggette a migrazioni<br />

stagionali (tra cui alcune Cianoficee) erano scomparse a causa <strong>della</strong> riduzione dell’ipolimnio e<br />

<strong>della</strong> eccessiva presenza <strong>di</strong> idrogeno solforato negli strati profon<strong>di</strong>; <strong>in</strong>oltre vi era stato un<br />

enorme aumento delle <strong>di</strong>atomee litorali e bentoniche. Le Cianoficee mostravano un<br />

comportamento irregolare, rivelandosi come forme euritermiche, con adattamento ad ampie<br />

escursioni termiche, preferendo comunque i mesi <strong>in</strong>vernali. Planktothrix rubescens non era<br />

comunque mai r<strong>il</strong>evata tra le Cianoficee presenti nel lago ed esse, tra l’altro, erano presenti <strong>in</strong><br />

una percentuale piuttosto bassa (tra <strong>il</strong> 6,6 e <strong>il</strong> 12%) nel fitoplancton del lago.<br />

In un lavoro <strong>di</strong> Botrè, Ielm<strong>in</strong>i e Sanna che risale al 1975, venivano presentati i risultati <strong>di</strong> uno<br />

stu<strong>di</strong>o delle caratteristiche chimiche dei laghi <strong>di</strong> Albano, Bracciano e Nemi nel periodo 1973-<br />

1974. I risultati per <strong>il</strong> lago <strong>di</strong> Nemi evidenziavano un notevole apporto <strong>di</strong> <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>anti da parte<br />

delle acque <strong>di</strong> rifiuto provenienti da V<strong>il</strong>la delle Querce e dagli aggregati urbani <strong>di</strong> Genzano e<br />

Nemi, i cui scarichi confluivano <strong>di</strong>rettamente nel lago. Le relative analisi evidenziavano<br />

nell’estate 1974 valori piuttosto elevati <strong>di</strong> BOD5 (che quantifica l’impoverimento <strong>di</strong> O2 perché<br />

misura la sua concentrazione all’<strong>in</strong>izio e al term<strong>in</strong>e <strong>di</strong> 5 giorni dal periodo <strong>di</strong> <strong>in</strong>cubazione) e<br />

COD (picchi rispettivamente <strong>di</strong> 14 e 34 ng/L), caratteristici <strong>di</strong> acque <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>ate, concentrazioni a<br />

volte notevoli <strong>di</strong> azoto ammoniacale, nitroso, nitrico e <strong>di</strong> fosforo, frequente presenza <strong>di</strong><br />

tensioattivi a causa degli scarichi descritti. Gli altri parametri risultavano essere nella norma.<br />

Già allora, comunque, le con<strong>di</strong>zioni del lago destavano preoccupazione per l’esposizione ad<br />

eventuali fenomeni <strong>di</strong> <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento acuto e per <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> eutrofizzazione già avanzato. Si<br />

r<strong>il</strong>evava <strong>in</strong>oltre la possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> fioriture algali correlate allo strato trofico del lago e<br />

si auspicava l’attuazione <strong>di</strong> misure <strong>di</strong> prevenzione per risanare e proteggere l’<strong>in</strong>vaso. Tre anni<br />

dopo, nel 1978, Stella, Ferrero e Margaritora pubblicavano uno stu<strong>di</strong>o sulle alterazioni del<br />

plancton a Nemi: veniva descritta la prima imponente fioritura <strong>di</strong> Planktothrix rubescens<br />

verificatasi nel gennaio 1975, che provocò la colorazione rossa delle acque e, al deca<strong>di</strong>mento<br />

<strong>della</strong> fioritura,un fenomeno <strong>di</strong> putrefazione <strong>della</strong> massa algale che <strong>di</strong>ede luogo alla formazione<br />

<strong>di</strong> una schiuma biancastra dall’odore pungente. I valori <strong>di</strong> BOD5 delle acque superficiali<br />

risultavano essere altissimi e l’ipolimnio era completamente anossico e ricco <strong>di</strong> acido solfidrico,<br />

nitrati, fosfati e sali <strong>di</strong> ammonio. La trasparenza era scesa a 0,25 m e la vegetazione sommersa<br />

era sparita quasi completamente. Gli autori riferivano <strong>in</strong>oltre <strong>della</strong> morìa <strong>di</strong> Coregonus avvenuta<br />

nell’agosto dello stesso anno e <strong>di</strong> una successiva morìa, estesa a tutta la fauna ittica, avvenuta<br />

tra la f<strong>in</strong>e del 1975 e l’<strong>in</strong>izio del 1976 e preceduta da una <strong>in</strong>fezione <strong>di</strong> Saprolegnia sulla<br />

superficie del corpo dei pesci. In quel periodo <strong>il</strong> valore dell’ossigeno <strong>di</strong>sciolto era <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uito<br />

fortemente. Stu<strong>di</strong> sulla struttura <strong>della</strong> biocenosi zooplanctonica condotti dall’<strong>Istituto</strong><br />

Zooprof<strong>il</strong>attico <strong>di</strong> Roma avevano evidenziato, nel periodo <strong>della</strong> fioritura <strong>di</strong> Planktothrix

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