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La fabbrica di giocattoli IL POPOLO DI LEGNO Ottant’anni fa due geniali artisti di Sassari cominciarono a costruire pupazzi ispirandosi alla vita quotidiana. Ebbero grande successo e la loro intuizione rivive oggi in una folla di burattini DI ALDO BRIGAGLIA - FOTOGRAFIE DI PRIAMO TOLU Nella foto: le “donne campana”, due personaggi tradizionali che fanno parte di uno spettacolo teatrale messo in scena dalla compagnia di burattinai Is Mascareddas.
I n spagnolo, diceva Neruda, non è un caso che il legno si chiami madera, materia. Perché il legno è la materia per eccellenza. Agli inizi del Novecento impazzava in Europa la mania del giocattolo in legno: il monopolio della produzione ce l’aveva la Germania, che grazie all’efficienza organizzativa e al basso costo della manodopera vendeva i suoi prodotti nei mercati di tutto il mondo. Durante la Grande Guerra l’Italia fu costretta ad attrezzarsi autonomamente: e lo fece, grazie al cielo, impegnando non solo le fabbriche ma il fior fiore degli artisti e dei creativi in circolazione. Basti pensare a Fortunato Depero, il grande futurista conosciuto più come pittore e soprattutto come cartellonista pubblicitario, ma che nel suo laboratorio di Rovereto aveva dato vita nei primi anni Venti a creature di legno che restano in 50 Sotto: Donatella Pau e Tonino Murru nel laboratorio dove danno vita materialmente ai loro personaggi di legno. Sono anche gli animatori della compagnia di burattinai Is Mascareddas, che ha sede a Quartucciu, alle porte di Cagliari. Recentemente la compagnia ha messo in scena Giacomina e il popolo di legno, uno spettacolo che presto sarà rappresentato anche fuori della <strong>Sardegna</strong>, e che ha richiesto quattro mesi di lavorazione. Italia l’esempio più significativo in questo campo. In quegli stessi anni due giovani artisti di Sassari, Tosino Anfossi ed Eugenio Tavolara, fondavano in città la fabbrica di giocattoli Atte, nella quale presero a costruire bambole e pupazzi copiati direttamente dai modelli che la realtà quotidiana proponeva: pastori, contadini, donne di paese, ritratti non solo nelle naturali mansioni lavorative, ma anche nei momenti clou della vita sociale, le feste, le sagre, le processioni, i balli in piazza. Le creazioni di Anfossi e Tavolara incontrarono un immediato successo, che varcò rapidamente i confini dell’isola per imporsi nei salotti, nelle vetrine e nelle mostre d’artigianato di tutta Ita- lia. L’affermazione fu facile perché ricca di tutti gli ingredienti che facevano parte di una tendenza nazionale del momento, che favoriva la rinascita delle 51
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