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Le malattie del legno della vite di origine fungina - Sardegna ...

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In<strong>di</strong>ceIntroduzione pag. 5La sintomatologia » 7Mal <strong>del</strong>l’esca: sintomi sulla chioma » 7Mal <strong>del</strong>l’esca: sintomi sul <strong>legno</strong> » 14Deperimento da Botryosphaeria » 16Eutipiosi » 19Problematiche legate alla manifestazione dei sintomi » 20Gli agenti patogeni e le sindrome correlate » 23La <strong>di</strong>ffusione » 25Infezioni attraverso ferite » 25Infezioni attraverso il materiale <strong>di</strong> propagazione » 25I fattori pre<strong>di</strong>sponenti » 28La prevenzione » 31Mezzi agronomici » 31Mezzi chimici, fisici e biologici » 33<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>3


sfruttamento dei vigneti. Questi iniziano la lorocarriera produttiva più precocemente e sono ingrado <strong>di</strong> fornire produzioni assai elevate. Si assistecosì ad un invecchiamento precoce e, spesso,a situazioni <strong>di</strong> stress che aumentano lasuscettibilità <strong>del</strong>le viti agli attacchi dei funghiinvasori <strong>del</strong> <strong>legno</strong>.Fig. 3. Tigrature su CannonauFig. 4. Tigrature su Cabernet sauvignonSalvatorica Serra - Renzo Peretto6Fig. 5.Tigrature su Merlot


La sintomatologiaMal <strong>del</strong>l’esca: sintomi sulla chiomaIl mal <strong>del</strong>l’esca può avere due tipi <strong>di</strong>decorso: cronico, cioè un deperimentolento e progressivo che può duraremolti anni, oppure acuto, cioè lamorte improvvisa <strong>del</strong>la pianta. Nellasua forma cronica è caratterizzatodalla presenza sulle foglie <strong>del</strong>le cosiddette“tigrature”. Queste derivano dachiazze decolorate (gialle o rosse inbase al vitigno) che si ingran<strong>di</strong>sconoe si uniscono fino a formare <strong>del</strong>learee continue tra le nervature. Nellefasi più avanzate il tessuto decoloratonecrotizza mantenendo però unalone giallo o rosso vivo (Fig. 1-8).Fig. 6. Tigrature su Sauvignon blanc<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>Fig. 7. Tigrature su Vermentino7


Fig. 8.Tigrature su SangioveseSalvatorica Serra - Renzo Peretto8Fig. 9.Tigrature prive <strong>di</strong> alone vivace suSauvignon blanc


Tuttavia, in alcuni casi la necrosiè priva <strong>di</strong> aloni vivaci, maappare bordata da linee scure(Fig. 9-11). Sempre sulle foglie,si manifestano anche sintomiaspecifici <strong>di</strong> vario genere. I piùcomuni consistono in clorosi enecrosi marginali e/o <strong>del</strong>lembo, più o meno estese, checompaiono sulla stessa piantainsieme alle tigrature o in<strong>di</strong>pendentementeda esse (Fig.12-20). Tuttavia, non si puòescludere che tali sintomi aspecificipossano essere causati daaltre <strong>malattie</strong> da deperimento,presenti sulle stesse pianteinsieme al mal <strong>del</strong>l’esca, o dauno stato fisiologico alterato acausa <strong>di</strong> fattori ambientali.Col progre<strong>di</strong>re <strong>del</strong>la stagione lefoglie più colpite possono cadere lasciando i tralcidefogliati (Fig. 21). Questi ultimi, se non <strong>di</strong>ssecano,possono cacciare femminelle stentate, spesso cloroticheo con sintomi evidenti (Fig. 22).I sintomi cronici <strong>del</strong> mal <strong>del</strong>l’esca possono comparireanche sugli acini, soprattutto sulle uve da tavolabianche, sotto forma <strong>di</strong> necrosi superficiali <strong>di</strong> variaforma (puntiforme, a meri<strong>di</strong>ani, a chiazze, ecc. - Fig.23). Più comunemente i grappoli si <strong>di</strong>sidratano equin<strong>di</strong> <strong>di</strong>sseccano (Fig. 24).Tutti i sintomi cronici possono essere accompagnatida <strong>di</strong>sseccamenti più o meno estesi <strong>di</strong> foglie, grappolio interi tralci e manifestarsi su tutta la pianta o suparte <strong>di</strong> essa (Fig. 25-26). Su viti allevate a cordonebilaterale non <strong>di</strong> rado uno solo dei due manifesta isintomi.Nella sindrome acuta <strong>del</strong> mal <strong>del</strong>l’esca si ha la manifestazione<strong>del</strong> colpo apoplettico, cioè l’avvizzimentoimprovviso <strong>del</strong>l’intera vegetazione cui può seguire laFig. 10. Tigrature prive <strong>di</strong> alone vivace su Vermentino (sopra) e Cabernetsauvignon (sotto).morte <strong>del</strong>la pianta (Fig. 27-30). Nelle viti allevate acordone bilaterale il colpo apoplettico può interessaresolo uno dei due cordoni. In ogni caso, prima <strong>del</strong>l’avvizzimento,la vegetazione non manifesta sintomi<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>Fig. 11. Tigrature prive <strong>di</strong> alone vivace sovrapposte a sintomi <strong>di</strong> virosi su Cabernet sauvignon9


Fig. 12. Necrosi <strong>del</strong> margine fogliare accompagnata da clorosiinternervale su Sauvignon blancFig. 13. Necrosi <strong>del</strong> margine fogliare (accompagnata da clorosi puntiformea sinistra) su Sauvignon blancSalvatorica Serra - Renzo Peretto10Fig. 14.Necrosi <strong>del</strong> margine fogliare bordata <strong>di</strong> rosso scuro su MerlotFig. 15. Necrosi <strong>del</strong> lembo fogliare su Cannonau


Fig. 17. Clorosi e necrosi <strong>del</strong> lembo fogliare su Sauvignon blancFig. 16. Necrosi <strong>del</strong> lembo fogliare su MerlotFig. 18.Necrosi <strong>del</strong> marginee <strong>del</strong> lembo insiemea tigraturasu Sauvignon blanc<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>11


Fig. 19. Necrosi <strong>del</strong> margine e <strong>del</strong> lembo insieme a tigratura su CannonauFig. 20. Necrosi <strong>del</strong> lembo insieme a tigratura su Merlot<strong>di</strong> tipo cronico. Al contrario, sono le viti più vigorose,con foglie sane, a subire questo fenomeno. Perciò, ilcolpo apoplettico si manifesta <strong>di</strong> solito nella fase <strong>di</strong>maggior sviluppo vegetativo o quando inizia lamaturazione dei grappoli. Tuttavia, soprattutto se il<strong>legno</strong> <strong>del</strong> capo a frutto non ha avuto modo <strong>di</strong> maturarebene nell’annata precedente, il <strong>di</strong>sseccamento<strong>del</strong>la vegetazione può essere molto più precoce, apartire dal germogliamento. È importante sottolineareche il mancato accumulo <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong> riserva nelcapo a frutto può avere anche altre cause. Anzi,soprattutto su piante giovani, può derivare da altrifattori <strong>di</strong> stress sopraggiunti l’anno prima <strong>del</strong>la manifestazione<strong>del</strong>l’apoplessia, per esempio un’eccessivaproduzione.Nelle viti soggette a colpo apoplettico la vegetazione<strong>di</strong>sseccata rimane più a lungo sui tralci, mentre inquelle colpite gravemente da sintomi cronici i tralciappaiono spesso defogliati.<strong>Le</strong> viti colpite da mal <strong>del</strong>l’esca possono perdere vitalitànel corso degli anni e morire. Nella valutazionedei sintomi è perciò importante osservare la presenza<strong>di</strong> fallanze, piante o cordoni morti o sottoposti adrastici interventi cesori come la capitozzatura.Come vedremo in seguito, la manifestazione dei sintomiè variabile da un anno all’altro; a volte, l’unicaevidenza <strong>del</strong> deperimento è una vegetazione ridottao stentata (Fig. 31).<strong>Le</strong> prime piante con sintomi fogliari possono compa-Salvatorica Serra - Renzo Peretto12Fig. 21. Tralci defogliati in seguito alla caduta <strong>di</strong> foglie sintomatiche su Cannonau (a sinistra) e Sauvignon blanc (a destra).


Fig. 22. Femminelle sui tralci defogliati <strong>di</strong> Cannonau (a sinistra) e Merlot (a destra)Fig. 23.Necrosi a chiazze su uva da tavolaFig. 24. Grappoli <strong>di</strong>sidratati e secchi su Sauvignon blanc<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>Fig. 25. Disseccamenti <strong>del</strong>la vegetazione su viti <strong>di</strong> Cannonau con sintomi fogliari13


14Salvatorica Serra - Renzo PerettoFig. 26. Disseccamenti fogliari su MerlotFig. 27. Apoplessia su Cannonau sopraggiunta nella fase <strong>di</strong> fine maturazione;i grappoli sono ancora turgi<strong>di</strong>rire già a maggio. La loro percentuale incrementanel corso <strong>del</strong>l’estate e raggiunge ilmassimo tra luglio e agosto. Al contrario,invece, l’intensità <strong>del</strong> sintomo sulla stessapianta non subisce sempre una progressionenel corso <strong>del</strong>la stagione. A volte i sintomicompaiono così rapidamente da manifestarsiin toto fin dall’inizio. Altre volte, lepoche foglie presenti a inizio stagionecadono e la pianta appare sana; oppure ilricaccio <strong>di</strong> femminelle prive <strong>di</strong> sintomi ricostituisceparte <strong>del</strong>la vegetazione facendoapparire il sintomo meno intenso.Mal <strong>del</strong>l’esca: sintomi nel <strong>legno</strong>I sintomi sulla chioma sono espressione <strong>di</strong>alterazioni <strong>del</strong> <strong>legno</strong> osservabili entro il cordonee/o il fusto. Per rilevarle è necessariosacrificare la pianta estirpandola dalla ra<strong>di</strong>ce.Infatti, tali alterazioni possono essereconfinate in qualsiasi punto lungo il ceppo,anche nel portinnesto, soprattutto se lapianta è giovane. Solo su viti <strong>di</strong> una certaetà le alterazioni <strong>del</strong> <strong>legno</strong> possono estendersiper tutta la lunghezza <strong>del</strong> fusto, portinnestocompreso, e <strong>del</strong> cordone. Fino aglianni ’80 si pensava che il mal <strong>del</strong>l’esca <strong>del</strong>la<strong>vite</strong> fosse legato alla carie <strong>del</strong> <strong>legno</strong>. Inseguito alla recrudescenza <strong>del</strong>la malattianegli anni ’90, stu<strong>di</strong> più approfon<strong>di</strong>ti hannomesso in evidenza alterazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>versotipo, in particolare tessuti imbruniti, spessolegate tra loro o sovrapposte. La carie rappresentalo sta<strong>di</strong>o più avanzato <strong>di</strong> deterioramento.Nelle fasi iniziali si possono osservare striaturenecrotiche o venature brune in corrispondenzadei vasi <strong>legno</strong>si, che appaionocome punteggiature in sezione trasversale(a) (Fig. 32). Tali punteggiature possonoessere sparse o concentrate attorno almidollo a formare una specie <strong>di</strong> alonenecrotico. Non sempre queste striature sono<strong>di</strong> <strong>origine</strong> infettiva. Spesso si tratta <strong>di</strong> reazioni<strong>di</strong> cicatrizzazione stimolate da tagli (Fig33). Se però il sintomo ha cause patologiche,in una fase successiva l’alone si ispessisceformando una necrosi circolare <strong>di</strong> colorebruno - rosato (b) collegata alle punteggiatureda “fiammate” <strong>del</strong>lo stesso colore (Fig.34-35). Si ritiene che la necrosi circolare siaun’evoluzione <strong>del</strong>le punteggiature. Oltre aciò si possono osservare necrosi a forma <strong>di</strong>settore <strong>di</strong> colore bruno – marrone più omeno chiaro (c) (Fig. 35-36).


16Salvatorica Serra - Renzo PerettoFig. 32. Punteggiature necrotiche (a)Fig. 33. Striature originate da fenomeni <strong>di</strong> cicatrizzazione (a)abaaFig. 34. Punteggiature (a) e necrosi circolari bruno-rosato (b) attorno al midolloaAll’interno <strong>di</strong> questi tessuti necrotizzati si forma la cariebianca (d) che rende il tessuto <strong>legno</strong>so spugnoso, friabile,<strong>di</strong> colore giallo chiaro (Fig. 35). La carie può arrivare a<strong>di</strong>nteressare tutta l’area necrotica, <strong>di</strong> cui rimane solo uncontorno <strong>del</strong>lo stesso colore (Fig. 36). In sezione trasversalesi osservano, a volte, anche necrosi sottocorticali (e)(Fig. 36). Sia le necrosi settoriali che quelle sottocorticali,come vedremo nei successivi paragrafi, sembrerebberocollegate ad altre <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>.Nelle piante giovani possono comparire tutti i sintomi, cariecompresa, ma <strong>di</strong> solito non tutti insieme e limitati a zone circoscritte(Fig. 37). Sulle piante adulte, invece, può essereosservabile l’intera gamma <strong>di</strong> sintomi (come nelle figure<strong>del</strong>la pagina successiva) e, in quelle ormai vecchie, possonooccupare l’intera sezione longitu<strong>di</strong>nale <strong>di</strong> tronco e cordoni(Fig. 38).Deperimento da Botryosphaeria<strong>Le</strong> specie <strong>del</strong> genere Botryosphaeria sono state associatesu <strong>vite</strong> ad una ampia gamma <strong>di</strong> sintomi <strong>di</strong> deperimento:mortalità <strong>del</strong>le gemme e dei germogli, escoriosi, cancri,<strong>di</strong>sseccamenti <strong>del</strong> fusto o dei cordoni, clorosi e necrosifogliari, marciumi <strong>del</strong> grappolo. Non è raro che la stessasindrome, cioè un insieme <strong>di</strong> sintomi, sia in<strong>di</strong>cata connomi <strong>di</strong>versi in Paesi <strong>di</strong>versi. In Italia, negli anni ’70 e ’80sono stati segnalati deperimenti causati da B. obtusa chesono stati assimilati alla sindrome <strong>del</strong> “black dead arm”(BDA), letteralmente “braccio nero morto”, già descritta inUngheria. Sia in quest’ultimo Paese che in altri, il BDA èstato associato anche ad altre specie <strong>di</strong> Botryosphaeria. Isintomi fogliari <strong>del</strong> BDA sono simili a quelli <strong>del</strong> mal <strong>del</strong>l’esca.Alcune segnalazioni riferiscono <strong>di</strong> arrossamenti e<strong>di</strong>ngiallimenti <strong>del</strong> lembo fogliare, cui segue l’avvizzimentoed il <strong>di</strong>sseccamento <strong>del</strong>la vegetazione. Altre segnalazioniriferiscono la presenza <strong>di</strong> tigrature sulle foglie, <strong>del</strong> tuttosimili a quelle <strong>del</strong> mal <strong>del</strong>l’esca, necrosi <strong>del</strong> lembo e <strong>del</strong>margine, seccumi <strong>di</strong> foglie tralci e grappoli. I tentativi <strong>di</strong><strong>di</strong>stinguere le due <strong>malattie</strong> da questo punto <strong>di</strong> vista nonforniscono in<strong>di</strong>cazioni pratiche utili all’operatore. Peresempio, alcuni ricercatori francesi hanno suggerito che letigrature ascrivibili a BDA: compaianoprima <strong>del</strong>l’esca (finemaggio contro fine giugno);non mostrino mai chiazze gialle;la pigmentazione rossa siabpiù scura sulle varietà ad uvanera. Il sintomo somiglia moltoalla necrosi internervale priva <strong>di</strong>alone vivace già descritta a proposito<strong>del</strong>l’esca (Fig. 9-11). Tuttavia,le <strong>di</strong>fferenze sono minimee la variabilità <strong>del</strong>l’espressionesintomatologica le rende estremamente<strong>di</strong>fficili da rilevare. Lasituazione è complicata dal


fatto che spesso il BDA ed il mal <strong>del</strong>l’escacoesistono sulla stessa pianta percui è <strong>di</strong>fficile attribuire un certo sintomoad una o all’altra malattia. Nell’unicocaso da noi osservato in cui il deperimentofosse dovuto esclusivamentea Botryosphaeria sp., le viti mostravano<strong>di</strong>sseccamenti estesi <strong>del</strong>la lamina eseccumi <strong>di</strong> grappoli, foglie e tralci (Fig.39-40). Raramente comparivano chiazzeinternervali bordate da un alonescuro, ma non vere e proprie tigrature.Anche per il BDA si conosce una formaacuta uguale a quella descritta perl’esca.Più chiaro appare il sintomo sul <strong>legno</strong>:scortecciando la pianta appaiono<strong>del</strong>le strisce più o meno spesse checorrono longitu<strong>di</strong>nalmente lungo ilfusto (Fig. 41-42). In sezione trasversale(Fig. 41 e 43) queste strisce possonocorrispondere a settori imbruniti bendefiniti (c) o a necrosi sottocorticali (e).Fig. 39. Necrosi <strong>del</strong> lemboe seccumi fogliari su viti <strong>di</strong>Monica affette da deperimentoda BotryosphaeriaSalvatorica Serra - Renzo Peretto18Fig. 40. Disseccamenti <strong>del</strong>la vegetazione su viti <strong>di</strong> Monica affette da deperimento da Botryosphaeria


Fig. 41. Necrosi sottocorticale vista in senso longitu<strong>di</strong>nale (in seguito a scortecciamento) e trasversale(tra le due frecce in alto)Fig. 42. Strisce necrotiche sottocorticalieeccFigura 43. Necrosi settoriali (c) e sottocorticali (e).EutipiosiI sintomi fogliari <strong>del</strong>l’eutipiosi sono invece piuttostocaratteristici, molto <strong>di</strong>versi dalle altre due <strong>malattie</strong>. <strong>Le</strong>piante colpite emettono germogli deboli che originanotralci con interno<strong>di</strong> corti, foglie piccole, deformi,clorotiche, a volte con necrosi marginali (Fig. 44-45). Igrappoli subiscono l’appassimento durante la fioriturao, successivamente, sono soggetti a forte colatura e<strong>di</strong>sseccamento. I sintomi <strong>di</strong> eutipiosi compaionomolto precocemente, subito dopo il germogliamento.Quin<strong>di</strong>, se l’alterazione è limitata a pochi tralci ed ilrilievo viene eseguito durante l’estate, può sfuggireall’osservazione perché risulta mascherata <strong>del</strong>la vegetazionenormale. Col passare degli anni però, lamalattia si estende a più tralci fino a conferire all’interavegetazione un aspetto cespuglioso (Fig. 46). Lamalattia può portare a morte la pianta in un periodopiù o meno lungo. Anche per questa fitopatia il sintomosulla vegetazione è legato alla presenza <strong>di</strong> alterazioninel <strong>legno</strong>. Quella tipica è costituita da un settore<strong>di</strong> tessuto necrotizzato <strong>di</strong> colore marrone più omeno chiaro (c), molto simile a quello descritto in precedenza(Fig. 47).<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>Fig. 44. Tralci rachitici con interno<strong>di</strong> corti e foglie deformate su Sauvignonblanc (in alto) e Riesling (in basso)19


Fig. 45. Tralci rachitici con interno<strong>di</strong> corti e foglie deformate su MerlotFig. 46. Vegetazione cespugliosa su Sauvignon (a sinistra) e Merlot (inbasso)20Salvatorica Serra - Renzo PerettoProblematiche legate alla manifestazione dei sintomiL’espressione dei sintomi presenta ancora dei puntioscuri ed in particolare non è chiara l’estrema variabilità<strong>del</strong>la loro manifestazione sulla chioma. Questofenomeno è conosciuto soprattutto per il mal <strong>del</strong>l’esca.I dati riportati in tabella 1 si riferiscono ad un monitoraggiosul mal <strong>del</strong>l’esca condotto nel corso <strong>di</strong> 6 annisu un vigneto <strong>del</strong>la cv Merlot <strong>di</strong> circa 25 anni (anno


Fig. 47. Settore necrotico marrone chiaro (c)Graf. 1. Percentuale <strong>di</strong> viti con alterazione dei tessuti <strong>legno</strong>si (calcolata su2350 ceppi presenti al momento <strong>del</strong>l’espianto)Graf. 2. Percentuale <strong>di</strong> viti con tessuti <strong>legno</strong>si cariati con o senza sintomifogliari nei sei anni <strong>di</strong> osservazione (calcolata su 1201 ceppi)cd’impianto 1968). La manifestazione <strong>di</strong> piante consintomi nell’anno <strong>del</strong> rilievo (seconda colonna) nonsubisce una progressione con il procedere <strong>del</strong> tempo,ma oscilla da un anno all’altro. Infatti, molte <strong>del</strong>lepiante che mostrano sintomi anche molto intensi inun anno, non ne mostrano l’anno successivo. Solouna <strong>vite</strong> su 2440 ha manifestato sintomi <strong>di</strong> esca intutti e sei gli anni <strong>di</strong> osservazione e solo due in 5 anni(nell’anno mancante hanno manifestato sintomi <strong>di</strong>eutipiosi). Lo 0,8% ha manifestato sintomi almeno in4 anni e il 2,8% in tre. Altrettanto altalenante è statal’intensità <strong>del</strong> sintomo. Non è stato così raro il caso <strong>di</strong>viti soggette ad apoplessia che hanno recuperato unavegetazione più o meno normale l’anno successivo.Se però consideriamo malata ogni <strong>vite</strong> risultata sintomaticaanche in un solo anno, allora si assiste ad unnotevole innalzamento <strong>del</strong>l’incidenza <strong>del</strong>la malattiacon andamento progressivo (terza colonna). Questonon significa che la malattia sta peggiorando, macompiendo le osservazioni per più anni abbiamomaggiori probabilità <strong>di</strong> vedere i sintomi manifestarsisu un numero maggiore <strong>di</strong> piante.Nel 1996, a seguito <strong>del</strong>l’ultimo rilievo, il vigneto èstato spiantato. <strong>Le</strong> viti rimaste sono state capitozzatenel punto d’inserzione dei due cordoni ed alla base<strong>del</strong> ceppo per rilevare la presenza <strong>di</strong> tessuti <strong>legno</strong>sialterati. Solo due viti non hanno mostrato alterazioninei punti esaminati. Si trattava però <strong>di</strong> piante sottopostea capitozzatura e ricostruite che non avevanomanifestato sintomi fogliari. Come illustrato nel grafico1, la quasi totalità <strong>del</strong>le piante ha mostrato, inmaniera più o meno estesa, tessuti <strong>legno</strong>si con necrosibruna in entrambi i punti <strong>di</strong> taglio. Più ridotta lapresenza <strong>di</strong> carie.Se poi si considerano le 1201 piante con tessuti cariatisolo il 46% <strong>di</strong> esse aveva evidenziato sintomi <strong>di</strong> mal<strong>del</strong>l’esca nei sei anni <strong>di</strong> osservazione (Graf. 2). Il 52%non aveva mai mostrato sintomi ed il 2% solo sintomi<strong>di</strong> eutipiosi. Quin<strong>di</strong>, piante con <strong>legno</strong> alterato nonmostrano sintomi sulla chioma anche per più anniconsecutivi.Tutto ciò porta ad alcune considerazioni:• è impossibile valutare l’incidenza <strong>del</strong>la malattia conun solo anno <strong>di</strong> osservazione;• è evidente la grande sproporzione tra alterazione<strong>del</strong> <strong>legno</strong> e sintomo fogliare, in pratica si riesce avedere solo la punta <strong>del</strong>l’iceberg.È indubbio che l’espressione sintomatologica siastrettamente influenzata da molti fattori ed in particolaredalle con<strong>di</strong>zioni pedoclimatiche, che possonoessere più o meno favorevoli alla pianta o ai miceti, oda altre con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress. Inoltre, non è stato ancoracompletamente chiarito il meccanismo con cui ipatogeni presenti nel <strong>legno</strong> provochino sintomi sullachioma. Nel caso <strong>del</strong> mal <strong>del</strong>l’esca e <strong>del</strong> deperimento<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>21


Tab. 1. Percentuale <strong>di</strong> viti manifestanti sintomi <strong>di</strong> mal<strong>del</strong>l’esca in sei anni <strong>di</strong> rilievi (anno impianto 1968)da Botryosphaeria i sintomi compaiono durante iperio<strong>di</strong> cal<strong>di</strong>, quando la grande richiesta d’acquadegli organi traspiranti non può essere sod<strong>di</strong>sfatta acausa <strong>del</strong>l’alterazione <strong>del</strong> <strong>legno</strong>. Quin<strong>di</strong> possiamodedurre che ciò sia dovuto alla profonda <strong>di</strong>sfunzione<strong>del</strong>l’apparato vascolare. Di solito, più la <strong>vite</strong> è vigorosae più facilmente compare la sindrome acuta, proprioperché maggiore è la richiesta d’acqua. Tuttavia,un indagine compiuta su piante giovani (5-6 anni)con sintomi fogliari tipici <strong>di</strong> esca ha messo in evidenzache l’alterazione <strong>del</strong> <strong>legno</strong> era molto circoscritta,tale da non compromettere il trasporto idrico e <strong>di</strong>minerali. Quin<strong>di</strong>, il sintomo potrebbe essere dovutoalla messa in circolo <strong>di</strong> sostanze fitossiche prodottedai funghi o magari prodotte dalla pianta stessa inrisposta all’infezione.Con molta probabilità la manifestazione dei sintomie la loro fluttuazione nel tempo sono dovute ad unainterazione complessa tra stress idrico, produzione <strong>di</strong>sostanze fitotossiche e squilibrio fisiologico <strong>del</strong>lapianta.Salvatorica Serra - Renzo Peretto22


Gli agenti patogeni e le sindromi correlate<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> da deperimento <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> appenadescritte sono causate da agenti patogeni fungini.Tali patogeni sono presenti nei tessuti <strong>legno</strong>si ed inparticolare:• Phaeomoniella chlamydospora, ma anche alcunespecie <strong>di</strong> Phaeoacremonium, sono presenti nellevenature brune;• Phaeomoniella chlamydospora e Phaeoacremoniumaleophilum sono presenti nelle necrosi circolari <strong>di</strong>colore bruno – rosato;• Eutypa lata e <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong> Botryosphaeria sonopresenti nelle necrosi settoriali <strong>di</strong> colore marronechiaro;• Botryosphaeria spp. sono presenti nelle necrosi sottocorticali;• Fomitiporia me<strong>di</strong>terranea è presente nella carie.Phaeomoniella chlamydospora e Phaeoacremoniumaleophilum corrispondono alla più attuale classificazione<strong>di</strong> due funghi da tempo conosciuti sotto altrinomi. La prima segnalazione su <strong>vite</strong> fu <strong>di</strong> LionelloPetri che nel 1912 isolò dalle venature brune duespecie non identificate <strong>di</strong> Cephalosporium. In seguito,negli anni ’80 e ‘90, i due funghi isolati costantementedalle venature brune e dalle necrosi circolari <strong>di</strong>piante colpite da esca sono stati classificati comePhialophora sp. e Phialophora parasitica; quin<strong>di</strong> a fineanni ’90 sono stati inseriti nel nuovo genere Phaeoacremoniumcome Pm. aleophilum e Pm. chlamydosporiumrispettivamente. Infine, anche in base a tecniche<strong>di</strong> biologia molecolare, Pm. chlamydosporium è<strong>di</strong>ventato Phaeomoniella chlamydospora. Quest’ultimoè un fungo mitosporico, cioè per esso non siconosce la forma sessuata. Alcuni anni fa, invece, èstata in<strong>di</strong>viduata in natura la forma sessuata collegataa Pm. aleophilum: si tratta <strong>di</strong> un ascomicete, Togniniaminima.Fomitiporia me<strong>di</strong>terranea, l’agente <strong>del</strong>la carie, è la piùattuale classificazione <strong>del</strong> basi<strong>di</strong>omicete un tempoattribuito alla specie Phellinus igniarius. Il rinvenimentodei corpi fruttiferi <strong>di</strong> tali funghi sulle viti cariateè raro, ed in assenza <strong>di</strong> questi è <strong>di</strong>fficile effettuareuna classificazione accurata. <strong>Le</strong> tecniche <strong>di</strong> biologiamolecolare hanno permesso <strong>di</strong> stabilire che sulla <strong>vite</strong>la carie è causata principalmente da funghi <strong>del</strong> genereFomitiporia e nel sud <strong>del</strong>l’Europa da F. me<strong>di</strong>terranea.Questo non esclude che in rari casi la carie possaessere causata da altri basi<strong>di</strong>omiceti tra cui anche Ps.igniarius e Stereum hirsutum.Come già detto, sezionando il fusto <strong>di</strong> una <strong>vite</strong> adultao vecchia con sintomi fogliari <strong>di</strong> mal <strong>del</strong>l’esca sipossono osservare tutti i tipi <strong>di</strong> tessuti alterati descrittie da questi isolare i funghi ad essi collegati. Tuttavia,è ormai accettato che le alterazioni coinvolte nelmal <strong>del</strong>l’esca siano le venature brune e le necrosi circolaribruno rosato, da cui si isolano Pa. chlamydosporae Pm. aleophilum, e la carie da cui si isola F. me<strong>di</strong>terranea.I primi due sono considerati funghi tracheifili,in grado cioè <strong>di</strong> invadere i vasi <strong>legno</strong>si ed esserequin<strong>di</strong> trasportati all’interno <strong>del</strong>la pianta con la correntelinfatica. Il terzo è invece un tipico colonizzatore<strong>del</strong> <strong>legno</strong> in grado <strong>di</strong> degradare la lignina e determinareil <strong>di</strong>sfacimento dei tessuti. NonostanteBotryosphaeria spp. ed E. lata (entrambi ascomiceti)vengano isolati con una buona frequenza dallenecrosi settoriali <strong>di</strong> piante con sintomi tipici <strong>di</strong> esca econ presenza <strong>di</strong> carie bianca, essi vengono consideratiagenti <strong>del</strong> BDA, o <strong>di</strong> sindromi correlate, e <strong>del</strong>l’eutipiosirispettivamente. Tali <strong>malattie</strong> possono sovrapporsisulla stessa pianta al mal <strong>del</strong>l’esca stesso.Di recente è stata formulata l’ipotesi che il mal <strong>del</strong>l’escacomprenda un complesso <strong>di</strong> <strong>malattie</strong> causateda funghi <strong>di</strong>versi, ma collegate le une alle altre:1) Malattia <strong>di</strong> Petri, riferita a viti giovani con fenomeni<strong>di</strong> deperimento (scarso sviluppo, clorosi generalizzata)ed avvizzimento, caratterizzata dallapresenza <strong>di</strong> venature brune causate da Pa. chlamydosporae Phaeoacremonium spp., in particolarePm. aleophilum, presenti probabilmente nelmateriale <strong>di</strong> propagazione. Questo tipo si sindrome(detta anche black goo, grapevine decline) ècomune in vigneti californiani, sudafricani eaustraliani, ma compare spora<strong>di</strong>camente in Italia,nonostante Pa. chlamydospora sia stato ripetutamenteisolato da barbatelle pronte per la ven<strong>di</strong>ta.2) Esca giovane, in cui le viti più adulte vengonoinfettate attraverso ferite <strong>di</strong> vario genere daglistessi funghi citati al punto 1, che danno <strong>origine</strong> avenature brune e necrosi circolari, con o senza sintomisulla chioma.3) Carie bianca, nel caso in cui le infezioni attraversole ferite siano dovute a F. me<strong>di</strong>terranea che causamarciume <strong>del</strong> <strong>legno</strong>, con o senza sintomi fogliari.4) Mal <strong>del</strong>l’esca vero e proprio, quando la sindrome supiante adulte o vecchie è connessa all’instaurarsi<strong>del</strong>la carie bianca contemporaneamente o successivamentealle infezioni da Pa. chlamydospora<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>23


o Phaeoacremonium spp., con manifestazione nel<strong>legno</strong> <strong>di</strong> tutti quei sintomi che tra<strong>di</strong>zionalmentevengono associati al mal <strong>del</strong>l’esca. Anche in questocaso i sintomi sulla chioma possono non comparire.Il rinvenimento <strong>di</strong> “esca giovane” in viti con sintomifogliari tipici (tigrature), quin<strong>di</strong> in assenza <strong>di</strong> carie, staportando i ricercatori ad ipotizzare che il mal <strong>del</strong>l’escasia in realtà una malattia vascolare causata daPa. chlamydospora e Pm. aleophilum. I sintomi tipicinel <strong>legno</strong> sarebbero le venature brune, che altro nonsono se non gruppi <strong>di</strong> vasi necrotizzati privi <strong>di</strong> funzionalità,accompagnate o meno da necrosi circolari. Lacarie sarebbe un elemento aggiuntivo e in<strong>di</strong>pendente,che tuttavia aggraverebbe la situazione sanitaria<strong>del</strong>la pianta aumentando le probabilità che si possaverificare un colpo apoplettico.Si tratta in ogni caso <strong>di</strong> ipotesi basate su osservazioniin vigneto e su riscontri sperimentali in laboratorio,che tuttavia richiedono ulteriori conferme. Infatti,tramite infezioni artificiali <strong>di</strong> barbatelle apparentementesane, è stata <strong>di</strong>mostrata l’associazione tra questifunghi e la sintomatologia sul <strong>legno</strong>, mentre è tuttoramolto <strong>di</strong>fficile riuscire a riprodurre i sintomi sullachioma. Al momento, solo due gruppi <strong>di</strong> ricerca sonoriusciti nell’intento inoculando viti adulte in vigneto,ma manca la certezza che tali piante non possedesserogià al loro interno i funghi in esame, in particolarequelli tracheifili, o che non si siano infettate successivamente.Infatti, dal momento <strong>del</strong>l’inoculazionea quello <strong>del</strong>la manifestazione dei sintomi possonopassare <strong>di</strong>versi anni.Nonostante le specie <strong>del</strong> genere Botryosphaeriasiano note come agenti <strong>di</strong> cancri e deperimenti in<strong>di</strong>versi ospiti <strong>legno</strong>si, la loro importanza come agenti<strong>di</strong> <strong>malattie</strong> nella <strong>vite</strong> è stata a lungo sottovalutata oad<strong>di</strong>rittura ignorata. Come già detto, tali funghi sonostati associati a <strong>di</strong>verse alterazioni ma, con maggiorfrequenza, sono stati isolati da piante con sintomatologieascrivibili a <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> ben note: mal<strong>del</strong>l’esca ed eutipiosi. Non sempre la loro segnalazionesu <strong>vite</strong> è stata accompagnata da prove atte a<strong>di</strong>mostrarne la patogenicità. In ogni caso, come giàsottolineato a proposito <strong>del</strong>l’esca, le prove <strong>di</strong> inoculazioneartificiale nella maggior parte dei casi riesconoa riprodurre i sintomi sul <strong>legno</strong> (necrosi, cancri), manon quelli sulla chioma.L’unica malattia <strong>del</strong> <strong>legno</strong> ad eziologia certa è l’eutipiosi.La patogenicità <strong>di</strong> E. lata su <strong>vite</strong> è stata <strong>di</strong>mostratanel 1978, ma anche in questo caso la riproduzionedei sintomi fogliari risulta <strong>di</strong>fficile ed avvienedopo <strong>di</strong>versi anni. Tali sintomi sono dovuti all’azione<strong>di</strong> sostanze tossiche prodotte dal fungo nel <strong>legno</strong> etrasportate sulla chioma tramite il sistema vascolare.Tutte le <strong>malattie</strong> citate sono presenti in <strong>Sardegna</strong>.Delle tre, il mal <strong>del</strong>l’esca è sicuramente la più rilevanteper <strong>di</strong>ffusione e gravità, mentre l’importanza <strong>del</strong>deperimento da Botryosphaeria spp. deve essereancora attentamente valutata. L’eutipiosi è presentein alcune zone ma non determina danni consistenti.Salvatorica Serra - Renzo Peretto24


La <strong>di</strong>ffusionePur trattandosi <strong>di</strong> specie <strong>di</strong>verse, in grado <strong>di</strong> causare<strong>malattie</strong> <strong>di</strong>verse, i funghi <strong>del</strong> <strong>legno</strong> hanno caratteristichemolto simili per quanto riguarda la loro <strong>di</strong>ffusionenel vigneto. Fondamentalmente le infezionipossono avvenire attraverso ferite che mettano anudo il <strong>legno</strong> o col materiale <strong>di</strong> propagazione.Infezioni attraverso feriteÈ la modalità d’infezione più conosciuta. I funghi <strong>del</strong><strong>legno</strong> si riproducono formando spore e coni<strong>di</strong>, spessoracchiusi entro corpi fruttiferi (Fig. 48 e 49). Tali elementisi possono trovare su <strong>di</strong>verse piante <strong>legno</strong>se,<strong>vite</strong> compresa, e costituiscono la sorgente <strong>di</strong> inoculoin natura. Di solito i corpi fruttiferi vengono prodottisu <strong>legno</strong> ormai necrotizzato come vecchie ferite <strong>di</strong>potatura, cordoni morti, ecc. È stata <strong>di</strong>mostrata anchela sopravvivenza epifitica, sotto forma <strong>di</strong> micelio econi<strong>di</strong>, <strong>di</strong> Pa. chlamydospora e Pm. aleophilum su speroni,cordoni e persino sui viticci lignificati che rimangonosui fili metallici.Fig. 48. Corpo fruttifero <strong>di</strong> Fomitiporia sp. su <strong>legno</strong> mortoFig. 49. Corpo fruttifero <strong>di</strong> Diplo<strong>di</strong>a corticicola, anamorfo <strong>di</strong> Botryosphaeriacorticicola (Foto B. Linaldeddu)Basi<strong>di</strong>ospore e ascospore vengono <strong>di</strong>ffuse dalle correntid’aria, i coni<strong>di</strong> soprattutto dall’acqua piovana, <strong>di</strong>irrigazione o da rugiada. È stato <strong>di</strong>mostrato che la produzione<strong>di</strong> ascospore <strong>di</strong> E. lata e <strong>di</strong> coni<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pa. chlamydosporaè strettamente associata ad eventi piovosi.Anche la contaminazione <strong>del</strong>le ferite avviene inperio<strong>di</strong> piovosi e con temperature miti. Infatti, in corrispondenza<strong>del</strong>la ferita si devono creare le giustecon<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> temperatura e umi<strong>di</strong>tà che consentanola germinazione <strong>di</strong> coni<strong>di</strong> o spore e l’accrescimento<strong>del</strong> micelio entro il <strong>legno</strong> esposto dalla ferita. Una sperimentazionecompiuta in <strong>Sardegna</strong> ha <strong>di</strong>mostratoche la penetrazione <strong>di</strong> Pa. chlamydospora e Pm. aleophilumattraverso il taglio effettuato per la formazionedegli speroni, comincia quando le temperature me<strong>di</strong>esi assestano intorno ai 10°C (in tre anni <strong>di</strong> prove il raggiungimento<strong>di</strong> tale soglia è variato dalla prima decade<strong>di</strong> febbraio alla prima <strong>di</strong> marzo). Piogge regolarinello stesso periodo, o in quelli imme<strong>di</strong>atamente successivi,favoriscono un numero maggiore <strong>di</strong> infezioni.<strong>Le</strong> infezioni <strong>di</strong> Botryosphaeria obtusa, invece, avvengonoanche con temperature me<strong>di</strong>e inferiori, da gennaioin poi, ma il loro numero aumenta negli inverniparticolarmente miti e piovosi. Solitamente la carieparte da ferite traumatiche <strong>di</strong> potatura o <strong>di</strong> spollonatura,meglio se situate in modo da favorire il ristagno<strong>di</strong> acqua (Fig. 50).La contaminazione <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong> potatura e la successivainfezione, avvengono fondamentalmente tramiteinoculo aereo. La possibilità che ciò possa avvenireattraverso gli attrezzi da taglio, precedentementeutilizzati su piante infette, è stata posta in <strong>di</strong>scussione.Gli stu<strong>di</strong> sul DNA <strong>di</strong> F. me<strong>di</strong>terranea, Pa. chlamydosporae Pm. aleophilum isolati da piante attigue <strong>di</strong>uno stesso vigneto sembrerebbero escludere questapossibilità. In pratica, l’elevata <strong>di</strong>versità genetica tragli isolati deporrebbe a favore <strong>di</strong> una <strong>di</strong>ffusione attraversol’atmosfera <strong>di</strong> spore provenienti dallo stessovigneto o da altre aree.Infezioni attraverso il materiale <strong>di</strong> propagazioneL’aspetto più inquietante e pericoloso <strong>del</strong>la naturavascolare dei funghi <strong>del</strong>l’esca, ed in particolare <strong>di</strong> Pa.chlamydospora e Pm. aleophilum, è che possono contaminarei tralci <strong>del</strong>le piante madri utilizzati per lapropagazione <strong>del</strong>la <strong>vite</strong>. La maggior parte degli stu<strong>di</strong>riguarda Pa. chlamydospora.È ormai assodato che le barbatelle pronte per la ven-<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>25


a1a2b1c2c1Fig. 50. Ingresso <strong>del</strong>la carie attraverso ferite che consentonoil ristagno <strong>di</strong> acqua: punto d’innesto a “S” (a1, a2); spollonaturasul fusto (b1, b2); cordone ripiegato (c1, c2). Nella figura c2si può notare anche un settore <strong>di</strong> <strong>legno</strong> necrotizzatob226Salvatorica Serra - Renzo Peretto<strong>di</strong>ta contengano Pa. chlamydospora, talvolta anchePm. aleophilum, in percentuali variabili, spesso nontrascurabili, associati a striature brune, più raramentea gommosi. Si <strong>di</strong>scute ancora su come possano avvenirequeste contaminazioni, se attraverso talee egemme prelevate da piante madri infette o durantele operazioni vivaistiche.Infatti, i tentativi <strong>di</strong> isolare questi funghi da tralci prelevatida piante madri sintomatiche non sono statisempre coronati da successo. Anche utilizzandometo<strong>di</strong> molecolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi (molto più sensibili <strong>di</strong>quelli tra<strong>di</strong>zionali) Pa. chlamydospora viene isolatocon basse frequenze. Quin<strong>di</strong>, per spiegare la contaminazione<strong>del</strong>le barbatelle si ipotizza che essa possaavvenire durante le operazioni vivaistiche. D’altron<strong>del</strong>a presenza <strong>di</strong> ferite è quasi costante – le estremità<strong>del</strong>le talee, la ferita d’innesto, quelle effettuatedurante la cimatura e la sbarbettatura – e l’inoculopuò essere presente a vari livelli. Stu<strong>di</strong> condotti invivai <strong>di</strong> varie parti <strong>del</strong> mondo, Italia compresa, hanno<strong>di</strong>mostrato la presenza <strong>di</strong> Pa. chlamydospora sugliattrezzi da taglio, nell’acqua d’idratazione <strong>del</strong>le talee,nel materiale <strong>di</strong> forzatura e nel terreno dei barbatellai.In uno stu<strong>di</strong>o condotto nel corso <strong>di</strong> tre anni in unvivaio <strong>del</strong>la <strong>Sardegna</strong>, Pa. chlamydospora è stata trovatanel <strong>legno</strong> <strong>di</strong> talee ed innesti in varie fasi <strong>del</strong>lafiliera <strong>di</strong> produzione <strong>del</strong>le barbatelle. Tuttavia, lebasse ed irregolari frequenze <strong>di</strong> isolamento nonhanno consentito <strong>di</strong> stabilire quale sia la fase <strong>del</strong> processovivaistico più a rischio <strong>di</strong> contaminazione.È importante sottolineare che nella quasi totalità deicasi le barbatelle contaminate con Pa. chlamydosporaappaiono in ottime con<strong>di</strong>zioni vegetative. Inoltre,in una sperimentazione compiuta in Veneto, barbatelleprelevate da lotti contaminati e messe a <strong>di</strong>morahanno dato <strong>origine</strong> a viti perfettamente sviluppateche, dopo <strong>di</strong>versi anni, non hanno mai manifestatoalcun fenomeno <strong>di</strong> deperimento. Anche la presenza<strong>di</strong> striature brune all’interno <strong>del</strong>le barbatelle non ènecessariamente legata a quella <strong>di</strong> Pa. chlamydosporao Pm. aleophilum. Spesso queste striature partonoda ferite (base <strong>del</strong>la talea, punto d’innesto, gemmeaccecate) e sono la conseguenza <strong>di</strong> normali fenomeni<strong>di</strong> cicatrizzazione (Fig. 51): ossidazione e degradazione<strong>del</strong> <strong>legno</strong> con relativo imbrunimento <strong>del</strong> tessuto,necrosi cellulari, gommosi, formazione <strong>di</strong> tille(cioè estroflessioni <strong>del</strong>le cellule perivasali all’internodei vasi xilematici con lo scopo <strong>di</strong> occluderli).La <strong>di</strong>ffusione attraverso il materiale <strong>di</strong> propagazioneè stata segnalata anche per Botryosphaeria spp.In base a quando descritto è probabile che la contaminazione<strong>del</strong> materiale vivaistico possa giocare unruolo nella <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> queste <strong>malattie</strong> (Fig. 52), manon sembrerebbe un ruolo fondamentale. Anche


mettendo a <strong>di</strong>mora materiale sicuramente sano, lasua infezione è solo questione <strong>di</strong> tempo. L’inoculoaereo, infatti, può penetrare non solo attraverso legrosse ferite sul <strong>legno</strong> <strong>di</strong> due o più anni (che potrebberoessere più agevolmente protette con mastice),ma anche attraverso le ferite effettuate sui tralci <strong>di</strong> unanno per costituire i capi a frutto. La sperimentazionegià citata, compiuta in un vigneto <strong>del</strong> Nord <strong>Sardegna</strong>,ha messo in evidenza che queste ferite rimangonorecettive alle infezioni <strong>di</strong> Pa. chlamydospora e Pm.aleophilum (la sperimentazione con B. obtusa necessita<strong>di</strong> ulteriori conferme) per almeno due mesi dopo lapotatura. Altre prove, condotte sempre in Italia ma supiante in vaso, hanno <strong>di</strong>mostrato che tali funghi possonoinvadere il <strong>legno</strong> anche attraverso le ferite effettuatesui tralci erbacei, quin<strong>di</strong>, almeno teoricamente,attraverso le ferite effettuate con la cimatura.Fig. 52. <strong>Le</strong> operazioni compiute in vivaio possono consentire la contaminazione<strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> propagazioneFig. 51. Striature necrotiche in una barbatella priva <strong>di</strong> agenti patogeni<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>27


I fattori pre<strong>di</strong>sponentiI principali fattori che pre<strong>di</strong>spongono la <strong>vite</strong> alle infezionida parte dei funghi invasori <strong>del</strong> <strong>legno</strong> sono:• l’abbondanza <strong>di</strong> inoculo ed in particolare la presenzao l’accumulo <strong>di</strong> <strong>legno</strong> morto in vigneto dove sipossono <strong>di</strong>fferenziare i corpi fruttiferi dei funghi(Fig. 53 e 54);• la presenza <strong>di</strong> numerose ferite che consentono lapenetrazione dei funghi nel <strong>legno</strong> (Fig. 55 e 56);• la presenza <strong>di</strong> piante debilitate da fattori <strong>di</strong> stressbiotici ed abiotici.Fig. 55. Ferita realizzata con la vendemmiatrice meccanicaFig. 53. Cordoni morti capitozzati e abbandonati nell’interfilareSalvatorica Serra - Renzo PerettoFig. 54. Corpo fruttifero <strong>di</strong> Fomitiporia spp. su un cordone morto rimastoin sito28Quest’ultimo punto appare complesso e articolato,ma <strong>di</strong> fondamentale importanza per lo sviluppo <strong>del</strong>lamalattia.I funghi agenti <strong>di</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> sonoconsiderati patogeni <strong>di</strong> debolezza. Il deca<strong>di</strong>mento<strong>del</strong> <strong>legno</strong> da parte <strong>di</strong> F. me<strong>di</strong>terranea si estende moltolentamente, spesso solo all’interno <strong>di</strong> tessuti <strong>legno</strong>siFig. 56. Potatura mutilante


necrotizzati a causa <strong>di</strong> fattori traumatici o <strong>del</strong>l’azione<strong>di</strong> altri funghi <strong>del</strong> <strong>legno</strong>. D’altro canto, Pa. chlamydosporae Pm. aleophilum si muovono entro i vasi <strong>legno</strong>sipiù rapidamente. Tuttavia, essi si comportanocome endofiti, cioè microrganismi capaci <strong>di</strong> colonizzareil <strong>legno</strong> senza danneggiare in modo grave l’ospite,che non mostra sintomi. Se però quest’ultimo èsottoposto a particolari con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> stress, essi sonoin grado <strong>di</strong> causare una tipica sindrome tracheomicotica.Anche le specie <strong>di</strong> Botryosphaeria hanno unafase <strong>di</strong> crescita endofitica dopo la quale può subentraresia una fase patogena che saprofitaria. Secondoalcuni ricercatori questi ultimi funghi si trovanocomunemente sul <strong>legno</strong> e sulla corteccia <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> esono capaci <strong>di</strong> invadere i tessuti vascolari compromessida fenomeni <strong>di</strong> tipo meccanico (ferite, piegaturaeccessiva dei tralci, ecc.) e non più funzionanti.In definitiva, è probabile che i sistemi <strong>di</strong> attacco <strong>di</strong>questi funghi non siano molto efficaci, oppure è lapianta che riesce a contrastare il processo infettivomettendo in atto meccanismi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa chimici (produzione<strong>di</strong> resveratrolo e viniferine) e meccanici (barriereistologiche, ostruzioni dei vasi). Quin<strong>di</strong>, comeper quasi tutte le <strong>malattie</strong> da deperimento <strong>di</strong> <strong>origine</strong>parassitaria, la progressione <strong>del</strong>le infezioni, e quin<strong>di</strong><strong>del</strong> danno, è in qualche modo legata alla concomitanteazione debilitante <strong>di</strong> numerosi fattori biotici eabiotici che impe<strong>di</strong>scono alla pianta <strong>di</strong> reagire e farfronte all’attacco.I fattori <strong>di</strong> stress sono vari e numerosi ed interagisconotra loro, spesso in modo sinergico.Attacchi parassitari <strong>di</strong> vario tipo ed in particolare <strong>di</strong>virus e fitoplasmi, che causano <strong>malattie</strong> sistemiche, o<strong>di</strong> funghi e batteri che colpiscono le ra<strong>di</strong>ci (Armillariamellea ed Agrobacterium tumefaciens rispettivamente),oltre a causare danni <strong>di</strong> per sé, influiscono negativamentesullo sviluppo <strong>del</strong>la pianta pre<strong>di</strong>sponendolaad attacchi <strong>di</strong> ulteriori patogeni o aggravandogli effetti <strong>di</strong> altri fattori <strong>di</strong> stress. È stato osservato chein vigneti affetti dal complesso <strong>del</strong>l’accartocciamentofogliare o da flavescenza dorata aumenta anche lapercentuale <strong>di</strong> viti che manifestano sintomi <strong>di</strong> mal<strong>del</strong>l’esca.Una riduzione <strong>del</strong>le normali attività fisiologiche èinsita nell’invecchiamento naturale ma può esserecausata anche da un eccessivo sfruttamento <strong>del</strong>lapianta. Viti che iniziano la carriera produttiva moltoprecocemente, già nei primissimi anni dopo l’impianto,invecchiano altrettanto precocemente. Non devemeravigliare, quin<strong>di</strong>, se vigneti <strong>di</strong> 10-15 anni, untempo considerati in piena produttività, necessitano<strong>di</strong> essere spiantati a causa <strong>di</strong> un’elevata percentuale<strong>di</strong> fallanze e <strong>di</strong> viti scarsamente produttive o malate.La scelta varietale può influire in modo più o menomarcato sullo sviluppo <strong>del</strong>le <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>. Tuttele specie <strong>di</strong> Vitis e tutte le cultivar <strong>di</strong> Vitis vinifera,quin<strong>di</strong> portinnesti e varietà produttive, sono suscettibilialla malattia. La maggiore o minore pre<strong>di</strong>sposizionea contrarla sembra legata più alla vigoria <strong>del</strong>lavarietà che a caratteristiche genetiche specifiche. Inparticolare, le varietà produttive più vigorose sonomaggiormente soggette all’attacco dei funghi <strong>del</strong><strong>legno</strong>, ma anche quelle meno vigorose se in combinazionicon particolari portinnesti. Infatti, l’eccessivosviluppo vegetativo o produttivo <strong>di</strong>stoglie energiedai processi <strong>di</strong> maturazione e indurimento dei tessutiche conferiscono resistenza alla pianta. Interferenzenell’accumulo <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong> riserva nel <strong>legno</strong> rendonola pianta più suscettibile a con<strong>di</strong>zioni ambientaliavverse come le gelate invernali, anche <strong>di</strong> modestaentità, e possono ostacolare o rallentare la ripresavegetativa in primavera. Infine, piante eccessivamentesviluppate hanno bisogno <strong>di</strong> potature più spinteche determinano la formazione <strong>di</strong> grossi tagli e quin<strong>di</strong>facilitano l’ingresso dei parassiti.L’eccessivo vigore vegetativo può essere indottoanche dalle pratiche colturali e in particolare dallaforzatura <strong>del</strong>le piante con concimazioni azotate e<strong>di</strong>rrigazioni eccessive o da forme <strong>di</strong> allevamentoespanse. La tendenza a forzare le piante può avereeffetti <strong>del</strong>eteri soprattutto su quelle giovani. L’ottenimento<strong>di</strong> produzioni molto elevate fin dai primi anni<strong>di</strong> vita determina uno sviluppo <strong>di</strong>sarmonico <strong>del</strong>lapianta. Nel corso degli anni questa si ritroverà conuna chioma spropositata rispetto alle <strong>di</strong>mensioni<strong>del</strong>l’apparato ra<strong>di</strong>cale e <strong>del</strong> fusto che si sviluppanopiù lentamente, soprattutto in queste con<strong>di</strong>zioni (Fig.57). Infatti, le sostanze nutritive vengono <strong>di</strong>rottate eutilizzate preferenzialmente per la maturazione deigrappoli. Questo aspetto risulta strettamente legatoad una <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni ambientali più debilitanti: lostress idrico.Una pianta in pieno turgore non riesce a mo<strong>di</strong>ficarerapidamente l’apertura stomatica per cui il sopraggiungereimprovviso <strong>di</strong> ondate <strong>di</strong> calore, soprattuttose accompagnate da vento secco e se seguenti aperio<strong>di</strong> piovosi o irrigui, causa una traspirazionerapida e consistente. Questa traspirazione può esseretalmente intensa da non poter essere bilanciataadeguatamente dall’assorbimento ra<strong>di</strong>cale, o perl’insufficienza <strong>di</strong> acqua nel terreno o per lo scarsosviluppo <strong>del</strong>le ra<strong>di</strong>ci e <strong>del</strong> fusto. Come conseguenzasi verifica l’appassimento <strong>del</strong>la vegetazione che, senon è troppo spinto, può essere reversibile una voltaripristinata l’acqua perduta. Tuttavia, durante questoprocesso avvengono nel <strong>legno</strong> dei cambiamentiirreversibili. La forte traspirazione causa una depressioneall’interno dei vasi <strong>legno</strong>si, tanto più fortequanto più lento è l’assorbimento ra<strong>di</strong>cale, fino adarrivare alla rottura <strong>del</strong>la colonna d’acqua con for-<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>29


Fig. 57. Vite apoplettica <strong>di</strong> 4 anni. Si noti lo squilibriotra lo sviluppo vegetativo e produttivo da una parte elo spessore <strong>del</strong> fusto dall’altraSalvatorica Serra - Renzo Perettomazione <strong>di</strong> bolle d’aria. In corrispondenza <strong>di</strong> questebolle i tessuti si <strong>di</strong>sidratano e necrotizzano compromettendola funzionalità <strong>del</strong> vaso. La pianta reagisceformando tille, che a loro volta causano nuove tensioninei vasi vicini. Ne deriva che la formazione <strong>di</strong>bolle d’aria e tille è più abbondante nelle piantevigorose che esercitano una forza traspirante maggiore,ancor più se non sono sostenute da un apparatora<strong>di</strong>cale adeguatamente sviluppato. Quin<strong>di</strong>,non solo il <strong>legno</strong> debilitato costituisce un substratoideale per lo sviluppo <strong>di</strong> patogeni <strong>di</strong> debolezza, manelle con<strong>di</strong>zioni più estreme si può arrivare allamorte <strong>del</strong>la pianta, anche senza l’intervento <strong>di</strong>parassiti.30


La prevenzioneIn base a quanto descritto, il quadro <strong>del</strong>le <strong>malattie</strong><strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> risulta alquanto confuso ed incerto.L’intensificarsi <strong>del</strong>le ricerche negli ultimi 15 anniha messo in luce che si tratta <strong>di</strong> <strong>malattie</strong> complesse,<strong>di</strong>fficili da stu<strong>di</strong>are ed interpretare. Nonostante ciò sistanno compiendo ulteriori sforzi per capire megliola loro eziologia, cioè quali sono le cause parassitariee/o ambientali che le determinano, approfon<strong>di</strong>re leconoscenze sui vari aspetti <strong>del</strong>la patogenesi (in particolarea cosa è dovuta la manifestazione dei sintomi)e <strong>del</strong>l’epidemiologia (in particolare la <strong>di</strong>ffusioneattraverso ferite e materiale <strong>di</strong> propagazione). Infatti,una strategia <strong>di</strong> lotta razionale ed efficace prevedeuna buona conoscenza <strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong> suo agentepatogeno, quin<strong>di</strong> <strong>del</strong>le modalità <strong>di</strong> moltiplicazionee <strong>di</strong>ffusione, <strong>del</strong> processo infettivo e <strong>del</strong>l’influenzache le con<strong>di</strong>zioni ambientali esercitano su entrambi.Appare chiaro che le conoscenze ancora scarse eframmentarie sulle <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>, in particolaresu mal <strong>del</strong>l’esca e deperimento da Botryosphaeria,rendono <strong>di</strong>fficile il compito <strong>del</strong> fitoiatra. L’aspetto piùsubdolo <strong>del</strong>le fitopatie <strong>del</strong> <strong>legno</strong> è, però, il loro lentosviluppo e la manifestazione irregolare dei sintomi.Infatti, quando compaiono le prime piante sintomaticheun numero molto più grande <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui è giàstato contaminato. Perciò, quando si decide <strong>di</strong> intervenire<strong>di</strong> solito è ormai troppo tar<strong>di</strong>.Di conseguenza, l’arma più efficace contro queste<strong>malattie</strong> non può essere altro che la prevenzione.Poiché le infezioni possono avvenire in qualsiasimomento, anzi possono essere già presenti nel materiale<strong>di</strong> propagazione, la prevenzione deve operarefin dall’impianto <strong>del</strong> vigneto.Mezzi agronomiciAnche se non possono assicurare il completo contenimento<strong>di</strong> queste <strong>malattie</strong>, le pratiche agronomichesono fondamentali per mantenere quanto più alungo possibile la produttività <strong>del</strong> vigneto, ovvero lasua longevità.È necessario effettuare i nuovi impianti in ambienti eterreni favorevoli ad una crescita regolare <strong>del</strong>le piante(Fig. 58), crescita che deve essere assistita da operazionicolturali volte a consentire lo sviluppo armonico<strong>del</strong>le viti evitando gli eccessi. In particolare, sideve evitare <strong>di</strong> forzare la pianta nei primi anni <strong>di</strong> vita,ma lasciare che essa sfrutti la maggior parte <strong>del</strong>le suerisorse per sviluppare un adeguato apparato ra<strong>di</strong>calee un fusto con un sistema vascolare privo <strong>di</strong> alterazioni(Fig. 59).<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>Fig. 58. I vigneti devono essere impiantati in ambienti e terreni favorevoli al regolare sviluppo <strong>del</strong>le piante31


Il materiale da trapianto deve essere in buone con<strong>di</strong>zionivegetative ed è meglio ricorrere a quello certificato.Anche se la certificazione non esclude la presenza<strong>di</strong> patogeni fungini <strong>del</strong> <strong>legno</strong> (che però, comegià detto, non sembrerebbe determinante), materiale<strong>di</strong> propagazione privo <strong>di</strong> virus e fitoplasmi risulteràin migliori con<strong>di</strong>zioni vegetative rispetto a quellonon classificato e potrà dare <strong>origine</strong> a piante piùrobuste, in grado <strong>di</strong> reagire ad infezioni <strong>di</strong> qualsiasitipo.Poiché le operazioni <strong>di</strong> potatura facilitano l’ingressodei parassiti è opportuno seguire alcune regole.Prima <strong>di</strong> procedere bisognerebbe eliminare le fontid’inoculo presenti in vigneto, cioè le piante morte ofortemente colpite o parti <strong>di</strong> esse (cordoni morti), e<strong>di</strong>struggerle imme<strong>di</strong>atamente col fuoco. Si otterrannorisultati migliori se l’operazione <strong>di</strong> bonifica è collettivae generalizzata a tutti i vigneti <strong>del</strong>la zona.Un’altra precauzione importante, anche se <strong>di</strong>fficilmenterealizzabile, è quella <strong>di</strong> potare con tempoasciutto e senza vento. L’aspetto più importante èl’assenza <strong>di</strong> pioggia, che favorisce non solo la <strong>di</strong>ffusionedei coni<strong>di</strong> ma anche il rilascio <strong>del</strong>le spore daicorpi fruttiferi. Queste precauzioni non impe<strong>di</strong>sconoche possano verificarsi infezioni, ma possono ridurnedrasticamente il numero. Sembra meno importante,invece, la potatura separata <strong>del</strong>le viti che mostranosintomi, vista la scarsa probabilità <strong>di</strong> trasferire inoculocon gli attrezzi da taglio.La potatura tar<strong>di</strong>va viene <strong>di</strong> solito consigliata inquanto le ferite fatte prima <strong>del</strong>la ripresa vegetativacicatrizzano più rapidamente. Tuttavia, in questoperiodo le con<strong>di</strong>zioni ambientali sono più favorevolialla riproduzione dei funghi e alle infezioni. Lo stu<strong>di</strong>osulla recettività <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong> potatura compiuto in<strong>Sardegna</strong> <strong>di</strong>mostra che in alcuni casi le ferite effettuatesui tralci <strong>di</strong> un anno subito prima o in corrispondenza<strong>del</strong> pianto si infettano in percentualemaggiore rispetto a quelle fatte in pieno riposoinvernale. Sembrerebbe, quin<strong>di</strong>, che la potatura tar<strong>di</strong>vanon sia uno strumento <strong>di</strong> prevenzione così utilecome si credeva, almeno per quanto riguarda il mal<strong>del</strong>l’esca ed i deperimenti da Botryosphaeria. Al contrario,sembra che sia una precauzione molto importanteper ridurre le infezioni da parte <strong>di</strong> E. lata. Se leferite sui capi a frutto non possono essere evitate, èSalvatorica Serra - Renzo Peretto32Fig. 59. <strong>Le</strong> giovani viti devono avere il tempo <strong>di</strong> sviluppare un fusto robusto ed un buon apparato ra<strong>di</strong>cale in assenza <strong>di</strong> produzione


importante ridurre per quanto possibile i tagli ampisu <strong>legno</strong> <strong>di</strong> due o più anni, utilizzando forme <strong>di</strong> allevamentoche non li richiedano. Se comunque ènecessario farli, questi devono essere protetti conmastice.I mezzi agronomici possono essere utilizzati ancheper interventi <strong>di</strong> risanamento da effettuare su piantegià sintomatiche. Il proce<strong>di</strong>mento è il seguente:• capitozzare la pianta fino ad eliminare ogni traccia<strong>di</strong> necrosi nel <strong>legno</strong>;• recuperare un germoglio robusto per ricostruire lachioma;• eliminare il vecchio tronco quanto prima e proteggerecol mastice il moncone rimasto.Se le piante da riceppare sono tante, l’intervento èpiuttosto oneroso e si può avere uno sbilanciamentonella qualità <strong>del</strong> prodotto, almeno finché le viti capitozzatenon abbiano recuperato la produttività <strong>del</strong>lealtre. In ogni caso, attualmente è l’unico intervento <strong>di</strong>risanamento in grado <strong>di</strong> dare risultati positivi, sempreche venga applicato tempestivamente, prima che lealterazioni <strong>del</strong> <strong>legno</strong> interessino tutto il fusto. Nonbisogna sottovalutare, inoltre, l’effetto <strong>di</strong> ripulitura<strong>del</strong> vigneto dal materiale infetto, con un conseguenteabbattimento <strong>del</strong> potenziale d’inoculo che rallental’ulteriore <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la malattia.Mezzi chimici, fisici e biologiciÈ verosimile che ogni tentativo <strong>di</strong> curare una piantacolpita dal mal <strong>del</strong>l’esca sia destinato a fallire, a causa<strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong>la sua complessità.Ciò vale anche per le altre <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>.La lotta chimica effettuata su piante sintomatiche peril loro risanamento ha sempre dato risultati aleatori,spesso negativi, talvolta parzialmente efficaci, macomunque poco ripetibili o praticabili. Gli arseniticonsentivano una remissione dei sintomi che peròritornavano non appena si sospendeva il trattamento;il DNOC probabilmente non aveva alcuna efficacia;tra i principi attivi attualmente in commercio, itriazoli potrebbero svolgere una certa azione se riuscisseroa raggiungere il fungo nel <strong>legno</strong> e se il dannosul <strong>legno</strong> fosse ancora limitato. <strong>Le</strong> <strong>di</strong>fficoltà applicativesono tante, prima fra tutte l’impossibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduareper tempo le piante con alterazioni <strong>del</strong> <strong>legno</strong>poco estese a causa <strong>del</strong>l’irregolarità nella comparsadei sintomi sulla chioma. Infatti, il trattamento deveessere in<strong>di</strong>viduale, eseguito pianta per pianta con unpalo iniettore in corrispondenza <strong>del</strong>l’apparato ra<strong>di</strong>caleo con apposite siringhe sul fusto. Fare un trattamentofogliare <strong>di</strong> tipo preventivo su tutto il vignetonon servirebbe, perché in questo modo il principioattivo, anche se sistemico, andrebbe verso l’apice deigermogli e non verso il cordone o il fusto dove si trovanoi funghi patogeni.Quin<strong>di</strong>, anche la lotta chimica deve essere mirata allaprevenzione che, in base alle conoscenze sulle modalità<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la malattia, può riguardare la protezione<strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> propagazione e <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong>potatura.Per quanto riguarda il materiale <strong>di</strong> propagazione, in<strong>di</strong>versi vivai extraeuropei, soprattutto australiani,viene praticato <strong>di</strong>ffusamente il trattamento perimmersione in acqua calda (circa 50°C per 30-40minuti) <strong>di</strong> talee e barbatelle, sia per il risanamento daAgrobaterium tumefaciens e fitoplasmi sia per l’eliminazione<strong>di</strong> nemato<strong>di</strong> e fillossera. Questo tipo <strong>di</strong> trattamentonon ha mai incontrato il favore dei vivaistiitaliani che lo ritengono troppo dannoso anche per ilmateriale <strong>di</strong> propagazione. Gli stu<strong>di</strong> effettuati in propositohanno messo in evidenza che l’effetto negativo<strong>del</strong> calore sul vigore vegetativo <strong>del</strong>le barbatelle èmolto variabile a seconda <strong>del</strong>la cv, <strong>del</strong>le caratteristiche<strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> partenza (spessore e grado <strong>di</strong>maturazione <strong>del</strong> <strong>legno</strong>) e <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni ambientalidurante la permanenza in barbatellaio, che spessosono più dannose <strong>del</strong> trattamento stesso. Ma ciò chepiù interessa è che tale trattamento sembra avere uneffetto fungistatico e non era<strong>di</strong>cante sui funghi chevivono nei vasi <strong>legno</strong>si. Dopo una stagione vegetativa,il livello <strong>di</strong> Pa. chlamydospora nel materiale trattatoritorna più o meno a quello <strong>di</strong> partenza. Nella sperimentazionecompiuta in <strong>Sardegna</strong> sulla cv 1103P, èstata ottenuta una maggiore efficacia facendo precedereil trattamento termico dall’immersione <strong>del</strong>letalee in una sospensione <strong>di</strong> cyproconazolo per almeno12 ore. Si tratta <strong>di</strong> risultati preliminari che richiedonoulteriore conferma.È possibile trattate il materiale <strong>legno</strong>so anche conprodotti biologici a base <strong>di</strong> Trichoderma spp. È emersoche il trattamento con Trichoderma in <strong>di</strong>verse fasi<strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> barbatelle determina con<strong>di</strong>zionifavorevoli nella pianta soprattutto attraverso l’incrementoquali-quantitativo <strong>del</strong>l’apparato ra<strong>di</strong>cale. Ciòlascerebbe supporre una migliore capacità <strong>del</strong>la <strong>vite</strong><strong>di</strong> reagire a <strong>malattie</strong> correlate a situazioni <strong>di</strong> stress equin<strong>di</strong> anche al mal <strong>del</strong>l’esca. Inoltre sembra che l’attivitàbiologica <strong>del</strong>l’antagonista sia associata anche ameccanismi d’induzione <strong>di</strong> resistenza nella piantatrattata.Per quanto riguarda la protezione <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong> potatura,oltre ai soliti mastici eventualmente ad<strong>di</strong>zionaticon fungici<strong>di</strong> per la protezione dei tagli <strong>di</strong> ritorno, ènecessario trovare un sistema per proteggere le feritesui capi a frutto. Poiché non è sostenibile trattarleuna per una, sarà opportuno sperimentare principiattivi da <strong>di</strong>stribuire con un normale atomizzatore sututto il vigneto. Il problema principale in questo casoè la durata <strong>del</strong>la protezione che, dagli stu<strong>di</strong> compiutiin <strong>Sardegna</strong> ed in altre parti <strong>del</strong> mondo, deve essere<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>33


superiore ad uno – due mesi. Tale periodo <strong>di</strong>fficilmentepotrà essere coperto da un solo trattamentocon un prodotto chimico, mentre è più probabile checiò possa essere realizzato con un prodotto biologico,e quin<strong>di</strong> con un antagonista che sia in grado <strong>di</strong>colonizzare attivamente le superfici <strong>di</strong> taglio impedendol’ingresso dei funghi parassiti. La sperimentazionesul trattamento <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong> potatura conagenti <strong>di</strong> lotta biologica è in fase <strong>di</strong> sviluppo. Risultatiincoraggianti sono stati ottenuti operando su vitigiovani non ancora infette in ambiente controllato.Anche i primi risultati in pieno campo lasciano bensperare soprattutto se si considera che questi antagonistisono in grado <strong>di</strong> colonizzare attivamente itagli <strong>di</strong> potatura e <strong>di</strong> persistervi fino a 8 mesi.Tutti i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> profilassi esposti sono in<strong>di</strong>rizzati aridurre quanto più possibile il numero <strong>del</strong>le infezionida parte dei funghi <strong>del</strong> <strong>legno</strong>, ma non possono escluderea priori che una <strong>vite</strong> possa infettarsi. Se da unaparte la presenza <strong>di</strong> spore e coni<strong>di</strong> nell’aria è assicuratadall’estrema polifagia <strong>di</strong> tali agenti patogeni(possono infettare e produrre inoculo su una granquantità <strong>di</strong> specie <strong>legno</strong>se fruttifere, forestali e ornamentali),dall’altra le normali pratiche colturali assicuranouna costante <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> vie d’ingresso. Perquesti motivi, non si sta trascurando la ricerca <strong>di</strong>meto<strong>di</strong> che possano minimizzare gli effetti <strong>del</strong>lamalattia quando la pianta si infetta. Infatti, le piantecolpite dall’esca possono avere una produzionequantitativamente e qualitativamente normale neglianni in cui non manifestano sintomi. Questo obiettivopuò essere raggiunto ricorrendo a sostanze chepossano aiutare le piante a <strong>di</strong>fendersi da sole. Il fosetilalluminio è un fungicida in grado <strong>di</strong> agire in duemo<strong>di</strong>: stimolando le reazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa <strong>del</strong>la pianta eagendo <strong>di</strong>rettamente sui patogeni. Trattamenti conquesto principio attivo hanno determinato una sensibileriduzione <strong>del</strong>le aree necrotiche nei tessuti<strong>legno</strong>si in seguito ad inoculazione con Pa. chlamydospora,mentre iniezioni nel <strong>legno</strong> <strong>di</strong> piante capitozzatee poi ricostruite hanno ridotto in modo significativola gravità dei sintomi fogliari <strong>di</strong> mal <strong>del</strong>l’esca. Però,non si è avuta nessuna azione curativa. Trattamentipluriennali con biostimolanti (sostanze che influenzanola fisiologia <strong>del</strong>la pianta migliorandone la crescitae la resistenza agli stress) su vigneti <strong>di</strong> 15 – 20anni hanno ridotto la percentuale <strong>di</strong> mortalità, mahanno apparentemente aumentato l’incidenza <strong>di</strong> viticon sintomi cronici <strong>di</strong> esca. In prove su piante in vasoinoculate artificialmente con Pa. chlamydospora,invece, le stesse sostanze hanno ridotto l’estensione<strong>del</strong>la necrosi. Si riba<strong>di</strong>sce, quin<strong>di</strong>, la necessità <strong>di</strong> intervenirepreventivamente su piante sane o in fasi iniziali<strong>del</strong>la malattia.In conclusione, le <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> non possonoessere evitate ma contenute a livelli accettabili. Ciò èpossibile con una gestione oculata <strong>del</strong> vigneto findal suo impianto e ricorrendo all’integrazione <strong>di</strong> tuttii mezzi a <strong>di</strong>sposizione, soprattutto <strong>di</strong> quelli agronomici.Salvatorica Serra - Renzo Peretto34

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