Le malattie del legno della vite di origine fungina - Sardegna ...
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importante ridurre per quanto possibile i tagli ampisu <strong>legno</strong> <strong>di</strong> due o più anni, utilizzando forme <strong>di</strong> allevamentoche non li richiedano. Se comunque ènecessario farli, questi devono essere protetti conmastice.I mezzi agronomici possono essere utilizzati ancheper interventi <strong>di</strong> risanamento da effettuare su piantegià sintomatiche. Il proce<strong>di</strong>mento è il seguente:• capitozzare la pianta fino ad eliminare ogni traccia<strong>di</strong> necrosi nel <strong>legno</strong>;• recuperare un germoglio robusto per ricostruire lachioma;• eliminare il vecchio tronco quanto prima e proteggerecol mastice il moncone rimasto.Se le piante da riceppare sono tante, l’intervento èpiuttosto oneroso e si può avere uno sbilanciamentonella qualità <strong>del</strong> prodotto, almeno finché le viti capitozzatenon abbiano recuperato la produttività <strong>del</strong>lealtre. In ogni caso, attualmente è l’unico intervento <strong>di</strong>risanamento in grado <strong>di</strong> dare risultati positivi, sempreche venga applicato tempestivamente, prima che lealterazioni <strong>del</strong> <strong>legno</strong> interessino tutto il fusto. Nonbisogna sottovalutare, inoltre, l’effetto <strong>di</strong> ripulitura<strong>del</strong> vigneto dal materiale infetto, con un conseguenteabbattimento <strong>del</strong> potenziale d’inoculo che rallental’ulteriore <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la malattia.Mezzi chimici, fisici e biologiciÈ verosimile che ogni tentativo <strong>di</strong> curare una piantacolpita dal mal <strong>del</strong>l’esca sia destinato a fallire, a causa<strong>del</strong>le caratteristiche <strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong>la sua complessità.Ciò vale anche per le altre <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong>.La lotta chimica effettuata su piante sintomatiche peril loro risanamento ha sempre dato risultati aleatori,spesso negativi, talvolta parzialmente efficaci, macomunque poco ripetibili o praticabili. Gli arseniticonsentivano una remissione dei sintomi che peròritornavano non appena si sospendeva il trattamento;il DNOC probabilmente non aveva alcuna efficacia;tra i principi attivi attualmente in commercio, itriazoli potrebbero svolgere una certa azione se riuscisseroa raggiungere il fungo nel <strong>legno</strong> e se il dannosul <strong>legno</strong> fosse ancora limitato. <strong>Le</strong> <strong>di</strong>fficoltà applicativesono tante, prima fra tutte l’impossibilità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduareper tempo le piante con alterazioni <strong>del</strong> <strong>legno</strong>poco estese a causa <strong>del</strong>l’irregolarità nella comparsadei sintomi sulla chioma. Infatti, il trattamento deveessere in<strong>di</strong>viduale, eseguito pianta per pianta con unpalo iniettore in corrispondenza <strong>del</strong>l’apparato ra<strong>di</strong>caleo con apposite siringhe sul fusto. Fare un trattamentofogliare <strong>di</strong> tipo preventivo su tutto il vignetonon servirebbe, perché in questo modo il principioattivo, anche se sistemico, andrebbe verso l’apice deigermogli e non verso il cordone o il fusto dove si trovanoi funghi patogeni.Quin<strong>di</strong>, anche la lotta chimica deve essere mirata allaprevenzione che, in base alle conoscenze sulle modalità<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>del</strong>la malattia, può riguardare la protezione<strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> propagazione e <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong>potatura.Per quanto riguarda il materiale <strong>di</strong> propagazione, in<strong>di</strong>versi vivai extraeuropei, soprattutto australiani,viene praticato <strong>di</strong>ffusamente il trattamento perimmersione in acqua calda (circa 50°C per 30-40minuti) <strong>di</strong> talee e barbatelle, sia per il risanamento daAgrobaterium tumefaciens e fitoplasmi sia per l’eliminazione<strong>di</strong> nemato<strong>di</strong> e fillossera. Questo tipo <strong>di</strong> trattamentonon ha mai incontrato il favore dei vivaistiitaliani che lo ritengono troppo dannoso anche per ilmateriale <strong>di</strong> propagazione. Gli stu<strong>di</strong> effettuati in propositohanno messo in evidenza che l’effetto negativo<strong>del</strong> calore sul vigore vegetativo <strong>del</strong>le barbatelle èmolto variabile a seconda <strong>del</strong>la cv, <strong>del</strong>le caratteristiche<strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> partenza (spessore e grado <strong>di</strong>maturazione <strong>del</strong> <strong>legno</strong>) e <strong>del</strong>le con<strong>di</strong>zioni ambientalidurante la permanenza in barbatellaio, che spessosono più dannose <strong>del</strong> trattamento stesso. Ma ciò chepiù interessa è che tale trattamento sembra avere uneffetto fungistatico e non era<strong>di</strong>cante sui funghi chevivono nei vasi <strong>legno</strong>si. Dopo una stagione vegetativa,il livello <strong>di</strong> Pa. chlamydospora nel materiale trattatoritorna più o meno a quello <strong>di</strong> partenza. Nella sperimentazionecompiuta in <strong>Sardegna</strong> sulla cv 1103P, èstata ottenuta una maggiore efficacia facendo precedereil trattamento termico dall’immersione <strong>del</strong>letalee in una sospensione <strong>di</strong> cyproconazolo per almeno12 ore. Si tratta <strong>di</strong> risultati preliminari che richiedonoulteriore conferma.È possibile trattate il materiale <strong>legno</strong>so anche conprodotti biologici a base <strong>di</strong> Trichoderma spp. È emersoche il trattamento con Trichoderma in <strong>di</strong>verse fasi<strong>del</strong>la produzione <strong>di</strong> barbatelle determina con<strong>di</strong>zionifavorevoli nella pianta soprattutto attraverso l’incrementoquali-quantitativo <strong>del</strong>l’apparato ra<strong>di</strong>cale. Ciòlascerebbe supporre una migliore capacità <strong>del</strong>la <strong>vite</strong><strong>di</strong> reagire a <strong>malattie</strong> correlate a situazioni <strong>di</strong> stress equin<strong>di</strong> anche al mal <strong>del</strong>l’esca. Inoltre sembra che l’attivitàbiologica <strong>del</strong>l’antagonista sia associata anche ameccanismi d’induzione <strong>di</strong> resistenza nella piantatrattata.Per quanto riguarda la protezione <strong>del</strong>le ferite <strong>di</strong> potatura,oltre ai soliti mastici eventualmente ad<strong>di</strong>zionaticon fungici<strong>di</strong> per la protezione dei tagli <strong>di</strong> ritorno, ènecessario trovare un sistema per proteggere le feritesui capi a frutto. Poiché non è sostenibile trattarleuna per una, sarà opportuno sperimentare principiattivi da <strong>di</strong>stribuire con un normale atomizzatore sututto il vigneto. Il problema principale in questo casoè la durata <strong>del</strong>la protezione che, dagli stu<strong>di</strong> compiutiin <strong>Sardegna</strong> ed in altre parti <strong>del</strong> mondo, deve essere<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>33