a1a2b1c2c1Fig. 50. Ingresso <strong>del</strong>la carie attraverso ferite che consentonoil ristagno <strong>di</strong> acqua: punto d’innesto a “S” (a1, a2); spollonaturasul fusto (b1, b2); cordone ripiegato (c1, c2). Nella figura c2si può notare anche un settore <strong>di</strong> <strong>legno</strong> necrotizzatob226Salvatorica Serra - Renzo Peretto<strong>di</strong>ta contengano Pa. chlamydospora, talvolta anchePm. aleophilum, in percentuali variabili, spesso nontrascurabili, associati a striature brune, più raramentea gommosi. Si <strong>di</strong>scute ancora su come possano avvenirequeste contaminazioni, se attraverso talee egemme prelevate da piante madri infette o durantele operazioni vivaistiche.Infatti, i tentativi <strong>di</strong> isolare questi funghi da tralci prelevatida piante madri sintomatiche non sono statisempre coronati da successo. Anche utilizzandometo<strong>di</strong> molecolari <strong>di</strong> <strong>di</strong>agnosi (molto più sensibili <strong>di</strong>quelli tra<strong>di</strong>zionali) Pa. chlamydospora viene isolatocon basse frequenze. Quin<strong>di</strong>, per spiegare la contaminazione<strong>del</strong>le barbatelle si ipotizza che essa possaavvenire durante le operazioni vivaistiche. D’altron<strong>del</strong>a presenza <strong>di</strong> ferite è quasi costante – le estremità<strong>del</strong>le talee, la ferita d’innesto, quelle effettuatedurante la cimatura e la sbarbettatura – e l’inoculopuò essere presente a vari livelli. Stu<strong>di</strong> condotti invivai <strong>di</strong> varie parti <strong>del</strong> mondo, Italia compresa, hanno<strong>di</strong>mostrato la presenza <strong>di</strong> Pa. chlamydospora sugliattrezzi da taglio, nell’acqua d’idratazione <strong>del</strong>le talee,nel materiale <strong>di</strong> forzatura e nel terreno dei barbatellai.In uno stu<strong>di</strong>o condotto nel corso <strong>di</strong> tre anni in unvivaio <strong>del</strong>la <strong>Sardegna</strong>, Pa. chlamydospora è stata trovatanel <strong>legno</strong> <strong>di</strong> talee ed innesti in varie fasi <strong>del</strong>lafiliera <strong>di</strong> produzione <strong>del</strong>le barbatelle. Tuttavia, lebasse ed irregolari frequenze <strong>di</strong> isolamento nonhanno consentito <strong>di</strong> stabilire quale sia la fase <strong>del</strong> processovivaistico più a rischio <strong>di</strong> contaminazione.È importante sottolineare che nella quasi totalità deicasi le barbatelle contaminate con Pa. chlamydosporaappaiono in ottime con<strong>di</strong>zioni vegetative. Inoltre,in una sperimentazione compiuta in Veneto, barbatelleprelevate da lotti contaminati e messe a <strong>di</strong>morahanno dato <strong>origine</strong> a viti perfettamente sviluppateche, dopo <strong>di</strong>versi anni, non hanno mai manifestatoalcun fenomeno <strong>di</strong> deperimento. Anche la presenza<strong>di</strong> striature brune all’interno <strong>del</strong>le barbatelle non ènecessariamente legata a quella <strong>di</strong> Pa. chlamydosporao Pm. aleophilum. Spesso queste striature partonoda ferite (base <strong>del</strong>la talea, punto d’innesto, gemmeaccecate) e sono la conseguenza <strong>di</strong> normali fenomeni<strong>di</strong> cicatrizzazione (Fig. 51): ossidazione e degradazione<strong>del</strong> <strong>legno</strong> con relativo imbrunimento <strong>del</strong> tessuto,necrosi cellulari, gommosi, formazione <strong>di</strong> tille(cioè estroflessioni <strong>del</strong>le cellule perivasali all’internodei vasi xilematici con lo scopo <strong>di</strong> occluderli).La <strong>di</strong>ffusione attraverso il materiale <strong>di</strong> propagazioneè stata segnalata anche per Botryosphaeria spp.In base a quando descritto è probabile che la contaminazione<strong>del</strong> materiale vivaistico possa giocare unruolo nella <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> queste <strong>malattie</strong> (Fig. 52), manon sembrerebbe un ruolo fondamentale. Anche
mettendo a <strong>di</strong>mora materiale sicuramente sano, lasua infezione è solo questione <strong>di</strong> tempo. L’inoculoaereo, infatti, può penetrare non solo attraverso legrosse ferite sul <strong>legno</strong> <strong>di</strong> due o più anni (che potrebberoessere più agevolmente protette con mastice),ma anche attraverso le ferite effettuate sui tralci <strong>di</strong> unanno per costituire i capi a frutto. La sperimentazionegià citata, compiuta in un vigneto <strong>del</strong> Nord <strong>Sardegna</strong>,ha messo in evidenza che queste ferite rimangonorecettive alle infezioni <strong>di</strong> Pa. chlamydospora e Pm.aleophilum (la sperimentazione con B. obtusa necessita<strong>di</strong> ulteriori conferme) per almeno due mesi dopo lapotatura. Altre prove, condotte sempre in Italia ma supiante in vaso, hanno <strong>di</strong>mostrato che tali funghi possonoinvadere il <strong>legno</strong> anche attraverso le ferite effettuatesui tralci erbacei, quin<strong>di</strong>, almeno teoricamente,attraverso le ferite effettuate con la cimatura.Fig. 52. <strong>Le</strong> operazioni compiute in vivaio possono consentire la contaminazione<strong>del</strong> materiale <strong>di</strong> propagazioneFig. 51. Striature necrotiche in una barbatella priva <strong>di</strong> agenti patogeni<strong>Le</strong> <strong>malattie</strong> <strong>del</strong> <strong>legno</strong> <strong>del</strong>la <strong>vite</strong> <strong>di</strong> <strong>origine</strong> <strong>fungina</strong>27