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L'universo intorno a noi Massimo Capaccioli - News

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Altre componenti del Sistema Solare sono il cosiddetto mezzo<br />

interplanetario, una mistura di gas e polveri che si estende ben oltre<br />

l'orbita di Plutone fin dentro la nube di Oort, ed i campi magnetici.<br />

Fino a qualche anno fa non si conoscevano altri sistemi planetari<br />

oltre a quello solare, anche se si immaginava che ce ne dovessero<br />

essere in abbondanza, soprattutto attorno alle stelle di piccola<br />

massa. Una prova indiretta stava nella bassa rotazione propria di<br />

questi oggetti: come se essi avessero ceduto una gran parte del proprio<br />

momento angolare totale a corpi minori orbitanti a grandi<br />

distanze. Si rifletta che il momento angolare del Sistema Solare è<br />

detenuto quasi interamente da Giove e Saturno. C'era poi la questione<br />

degli estesi dischi di polvere scoperti attorno ad alcune stelle<br />

simili al Sole con osservazioni nell'infrarosso (si veda, ad esempio,<br />

Beta Pictoris), con caratteristiche analoghe a quelle del Sistema<br />

Solare. Queste strutture di forma toroidale, con un foro centrale<br />

delle dimensioni di circa 20 unità astronomiche, possono essere spiegate<br />

solo ipotizzando che la materia che una volta le riempiva sia<br />

stata rimossa nel corso della formazione di un sistema di pianeti.<br />

Finalmente, nel 1995, pel tramite di una raffinata tecnica spettroscopica<br />

capace di misurare le piccole velocità orbitali indotte sull'astro<br />

primario da pianeta vicino e di grande massa, l'astronomo<br />

svizzero Michel Mayor dimostrò che attorno alla stella 51 della<br />

costellazione di Pegaso rivolge un corpo con massa pari a metà di<br />

quella di Giove. Il primo pianeta extrasolare era stato trovato!<br />

L'orbita, il cui raggio è di appena 0.05 UA (una Unità Astronomica, o<br />

AU, è la distanza media della Terra dal Sole, 150 milioni di km), è<br />

percorsa in 4.2 giorni. Da allora sono stati scoperti oltre 150 pianeti<br />

extrasolari ed inizia a divenire possibile uno studio sistematico dei<br />

meccanismi che fanno sì che una stella formi o meno un sistema planetario.<br />

Come si vedrà in una prossima lezione, tutta questa comples-<br />

sa fenomenologia trova una spiegazione naturale, elegante e relativamente<br />

semplice nella teoria che assegna la formazione al collasso<br />

gravitazionale di una protonube di gas interstellare. L'idea venne<br />

proposta giusto al termine del Secolo dei lumi dall'astronomo e<br />

matematico francese Pierre Simon de Laplace. Nella formulazione<br />

moderna essa predice che, per effetto della conservazione del<br />

momento angolare2 e della sua migrazione verso l'esterno, durante<br />

la contrazione la protonube acceleri la rotazione fino a formare un<br />

rigonfiamento equatoriale e poi un vero e proprio disco. La successiva<br />

coalescenza dei gas e delle polveri fa nascere i primi planetesimi,<br />

la cui aggregazione in corpi di dimensioni sempre maggiori porta<br />

alla formazione degli embrioni planetari e dei protopianeti. I neonati<br />

corpi si collocano su orbite di equilibrio rispetto all'astro centrale,<br />

che per ovvie ragioni saranno originariamente abbastanza complanari.<br />

Ma non si tratta di semplici orbite kepleriane, ossia di quelle orbite<br />

ellittiche che risultano dalla risoluzione del cosiddetto problema<br />

a due corpi puntiformi gravitazionalmente legati. La presenza degli<br />

altri nati rende infatti la convivenza molto problematica.<br />

Sopravvivono quelli che si situano in condizioni di minima interazione<br />

rispetto ai fratelli maggiori. Ciò implica la preferenza per le configurazioni<br />

risonanti, nelle quali le mutue perturbazioni acquisiscono<br />

caratteristiche periodiche. Nel Sistema Solare, tra le risonanze<br />

notevoli c'è quella orbita-orbita tra Nettuno e Plutone, e quelle spinorbita<br />

che riguardano Mercurio, Venere e la stessa Luna. Mercurio fa<br />

due giri attorno al Sole nel tempo in cui ne fa tre attorno a se stesso,<br />

così da mantenere il proprio asse lungo allineato col Sole al<br />

perielio; Venere mostra la medesima faccia alla Terra in congiunzione<br />

inferiore col Sole; la Luna mostra sempre la stessa faccia alla<br />

Terra (fatte salve le librazioni di cui diremo in seguito), ad indicare<br />

un perfetto sincronismo tra rotazione e rivoluzione. Tra i meccani-<br />

2 Classico esempio di questo principio di conservazione è quello del pattinatore che, avendo<br />

preso a piroettare su se stesso a braccia allargate, serra le braccia al petto e così gira più svelto.<br />

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