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formato .pdf - Rete Laica Bologna

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attraverso testo di legge e squarci di dibattito parlamentare, metto in luce l’idea di cura<br />

contenuta in questa proposta legislativa, fortemente ancorata all’idea di una cura del<br />

solo corpo, de-soggettivizzato. Suggerisco come molte altre idee e pratiche di cura<br />

sono possibili, e introduco alcune riflessioni, assunte da un filone del pensiero bioetico<br />

vicino all’ etica della cura, un orizzonte ideale di senso per tutta la mia analisi. Il<br />

testamento biologico è un possibile argomento politico per l’etica della cura?<br />

Il quarto capitolo (Società civile e mobilitazione locale, tra autodeterminazione e<br />

relazione) è il mio primo “campo”: azione e percezione della “società civile”.<br />

Attraverso un vai e vieni tra stili narrativi diversi, tra diario di campo, illustrazione di<br />

sondaggi d’opinione, resoconto di dibattiti e conferenze pubbliche, analisi delle<br />

interviste in profondità, ricostruisco il percorso di senso che ho intravisto a contatto con<br />

gli attivisti e i simpatizzanti delle associazioni <strong>Rete</strong><strong>Laica</strong> di <strong>Bologna</strong> e Comitato<br />

Articolo 32 di Modena, entrambe impegnate, nelle rispettive città, nella promozione di<br />

una campagna per l’istituzione di un registro comunale di testamenti biologici.<br />

Fortemente pro-biotestamento, fortemente anti-biotestamento à la Calabrò, queste due<br />

realtà, come gruppi e come individui, dovevano fornirmi gli spunti per un’analisi fra<br />

discorso pubblico e privato, intimo.. Saldamente costruito sul principio della laicità, il<br />

primo fornisce la cornice di un’etica somatica - il corpo come valore e baluardo dello<br />

spazio privato, inviolabile per il diritto - che biopotere e contro-politica condividono<br />

pur servendosene per scopi opposti. Il secondo, quello intimo dello sviscerare comune<br />

di livelli più profondi e variabili di significazione, doveva portarmi ad una riflessione<br />

che complessifica tanto l’individualismo apparentemente (ed effettivamente, secondo<br />

alcuni detrattori) contenuto in molte conquiste bioetiche, quanto lo stesso individuo,<br />

ostentato come il principale soggetto e valore di riferimento delle stesse. Al contrario,<br />

le relazioni, nelle risposte che mi venivano fornite, sembravano il campo di pertinenza<br />

di quelle conquiste: la vita significativa come vita di relazioni, il testamento biologico<br />

come assunzione di responsabilità nei confronti dei propri cari e del loro possibile<br />

carico nella gestione di una situazione critica, del loro possibile lutto, della loro<br />

possibile futura memoria… Inoltre, sembra emergere in questo contesto anche l’idea<br />

che le relazioni, nella forma ufficializzata del fiduciario nominato nel testamento<br />

biologico, si prestino a diventare una forma di capacitazione intersoggettiva di fronte<br />

alla morte e alla morte bio-medicalizzata. Le relazioni, sì, come affidamento delle<br />

proprie volontà, ma anche come affidamento della propria parziale incompetenza<br />

specifica.<br />

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