Milano. Sant’Ambrogio
Differenziata negli indirizzi dei vari paesi e entro ciascun paese nelle cento scuole locali, l’architettura romanica costituisce, dopo la fine dell’impero, il primo periodo in cui la civiltà di tutta Europa si agita sincronicamente, in nome di uno stesso rinnovamento dell’organismo edilizio. Gli spazi medievali analizzati sinora sono fondamentalmente variazioni di uno stesso tema. Il pacato ritmo paleocristiano , l’accellerazione dei bizantini, l’interruzione barbarica dei ritmi sono espressioni di aspirazioni diverse che si manifestano entro schemi costruttivi sostanzialmente simili; anche negli edifici a schema centrale, il rivolgimento di un spaccato paleocristiano, come abbiamo per esempio in Santo Stefano rotondo a Roma, oppure la fluenza dilatata dell’oriente portano è vero a risultati spaziali profondamente distinti, ma la differenza non è accentuata da radicali rivoluzione dell’organismo architettonico. Quando invece si giunge al romanico , non si tratta più solo di una nuova età spaziale determinata da una originale sensibilità del vuoto architettonico e del tempo e del cammino dell’uomo in questo vuoto; siamo di fronte ad un vero e proprio terremoto organico che, dopo avere criticamente riproposto nei tre secoli precedenti tutti i problemi dell’edilizia paleocristiana e bizantina, sconquassa questa edilizia creando qualcosa di integralmente diverso. Finora la chiesa cristiana, se la vogliamo dominare ricostruendola plasticamente con un bozzetto di cartone, è una struttura semplicissima: bastano pochi rettangoli per formare pareti, pavimento e matroneo, e tutto è a posto. Variano la lunghezza, la larghezza e il numero delle navate, e il castello di carta si farà più lungo o più corto a seconda dei casi e delle preferenze…. In questo rapido profilo delle concezioni spaziali possiamo assumere che , per ciò che concerne l’organismo edilizio , un bozzetto basta per il tempio greco, uno per la basilica longitudinale romana fino al romanico. Ma provatevi a costruire un bozzetto di Sant’Ambrogio o di Cluny.. Non bastano più i cartoni ; non basta più allargare e ridurre le dimensioni dei vuoti, aggiungere o sottrarre una colonna o un pilastro, trattare le pareti ora bianche lucenti, ora di materiale di colore, ritagliare finestre più grandi o più piccole . Non basta formare calotte per le absidi , per le esedre, per le cupole. Ci vogliono altri strumenti per rendere anche schematicamente le crociere romaniche, i pilastri poligonali, i costoloni, i contrafforti. Il cartone servirà certamente, e sarà cartone pesante perché erte sono ancora le murature romaniche; ma, prima delle pareti bisognerà costruire col fil di ferro le strutture essenziali della struttura romanica, là dove le forze statiche si localizzano e si distribuiscono. Con un soffio di vento, cadrà il vostro modello della chiesa paleocristiana e bizantina perché composto di piani di cartone giustapposti l’uno all’altro senza incastro; ma nella chiesa romanica l’organismo strutturale, quei fili di ferro che confitti al suolo si innalzano al soffitto, attraversano diagonalmente le campate e si ripiegano a terra, non cade ad un soffio di vento perché i suoi elementi sono strettamente legati. La lunghezza della chiesa non potrà essere ad arbitrio, ma sarà multipla delle campate centrali; la larghezza delle campate laterali non sarà a piacimento, ma dovrà ridursi ad un sottomultiplo della navata centrale. Siamo di fronte all’organismo romanico caratterizzato da due fatti: il concatenamento di tutti gli elementi dell’edificio, e la metrica spaziale. Per ciò che riguarda il primo carattere , si può dire che l’architettura cessa di agire in termini di superfici, di pelle e si esprime in termini di strutture e di ossatura.