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In una rassegna schematica e incompleta dell’architettura<br />
del medioevo italiano, avrei potuto ignorare quei tre secoli<br />
dall’VIII al X che non presentano una formulazione spaziale<br />
definibile attraverso l’illustrazione di uno o due esempi.<br />
Tuttavia è possibile individuare alcuni elementi strutturali e<br />
iconografici che caratterizzano la produzione edilizia<br />
ecclesiastica di questi secoli.<br />
1. La sopraelevazione del presbiterio<br />
2. 2. L’ambulacro o deambulatorio che continua il gioco<br />
delle navate intorno al coro<br />
3. Appesantimento delle pareti , accentuazione visiva di<br />
carico e sostegno evidenti in S. Pietro a Toscanella<br />
4. Il gusto del materiale grezzo,laterizio, ciottoli pietre<br />
scabre, usati con immediatezza primordiale di grande<br />
efficacia espressiva.<br />
Queste innovazioni comportano la negazione della<br />
concezione bizantina dello spazio , l’interruzione degli<br />
orizzontalismi, la rottura del ritmo univoco lungo l’asse<br />
longitudinale che a partire dalla basilica di<br />
Sant’Apolinnare era stato oggetto di ricerca da parte<br />
degli architetti.<br />
Sopraelevare il presbiterio significa spezzare la lunghezza<br />
dell’ambiente.<br />
Innestare l’ambulacro vuol dire articolare l’edificio,<br />
renderlo più complesso a svantaggio di una visione<br />
unitaria<br />
Iniettare nella scatola muraria il senso di un<br />
appesantimento, di una incombente gravità e sostituire<br />
al cromatismo bizantino materiali grezzi e naturali<br />
implica il capovolgimento dell’intento spaziale e dei suoi<br />
aggettivi decorativi<br />
Verona. Santo Stefano S. Maria in Domnica