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Gennaio-Febbraio 2010 - Federazione Italiana Tradizioni Popolari

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VIAGGIO «ON THE ROAD»<br />

SULLE ORME DEL FOLKLORE<br />

“Un anno felice” nel libro-diario di Alan Lomax<br />

di Antonio D’Amico<br />

Scorrere le pagine di<br />

“L’anno più felice della<br />

mia vita. Un viaggio<br />

in Italia 1954-1955”<br />

edito dalla casa editrice<br />

“Il Saggiatore”<br />

è come rivivere melodie, passioni<br />

e tradizioni di un mondo che pochi<br />

hanno solo sfi orato anagrafi camente.<br />

Diari di un popolo – quello<br />

italiano – che usciva a fatica dalle<br />

conseguenze di una guerra amara e<br />

fratricida, spaccato di una tragedia<br />

immane destinata a lasciare segni<br />

indelebili. Alan Lomax, antropologo<br />

statunitense con l’amore per il Patrio<br />

Stivale, questo impegno lo aveva<br />

assunto in pieno: a bordo di uno<br />

sgangherato furgone, con l’ausilio<br />

di un magnetofono “Magnerecord”<br />

e in compagnia dell’etnomusicolgo<br />

calabrese Diego Carpitella.<br />

Un inquieto viaggiatore della cultura<br />

– come è stato defi nito – costretto a<br />

ripercorrere le strade d’Europa, suo<br />

esilio volontario per sfuggire alle liste<br />

di proscrizione del «red channel»<br />

maccarthista, ma anche per censire<br />

e racogliere documenti sonori di<br />

tradizione orale da responsabile della<br />

sezione musicale della Library of<br />

Congress. Impegno e fi nalità profusi<br />

GENNAIO/FEBBRAIO <strong>2010</strong><br />

anche nel suo viaggio in Italia raccogliendo<br />

canti poi pubblicati sulla<br />

collana discografi ca «World Library»<br />

della Columbia Records.<br />

In questi suoi racconti, curati da<br />

Goffredo Plastino, proposti con una<br />

nota della fi glia Anna e l’introduzione<br />

del regista Martin Scorsese, c’è<br />

tutto ciò. Immagini sbiadite dal tempo,<br />

uomini e donne che sembrano<br />

usciti da un mondo lontano; contadini,<br />

pastori, cavamonti, pescatori<br />

di tonno, tutti accomunati dal fi lo<br />

conduttore di un unico disegno culturale.<br />

Quello legato alla tradizione<br />

e alla musica popolare. Che poteva<br />

chiamarsi saltarello, pizzica, tarantella<br />

garganica o calabrese. Piccole<br />

enclavi di un patrimonio folkorico di<br />

ineguagliabile bellezza. Note raccolte<br />

su una cinquantina di taccuini su<br />

cui si “leggono” i messaggi culturali<br />

di un mondo che da lì a poco sarebbe<br />

stato minacciato e dimenticato<br />

dal boom economico. Quello che<br />

LA RECENSIONE<br />

ha permesso all’Italia e agli Italiani di<br />

cancellare ferite e distruzioni, di tuffarsi<br />

nelle emozioni di un’esistenza<br />

meno grama. Dimenticando la vita<br />

nelle tonnare, i canti delle mondine<br />

vercellesi, le danze sulle aie delle<br />

masserie dopo una giornata di fatica<br />

nei campi.<br />

Emozioni che traspaiono dal commento<br />

sulle cantatrici della Valle<br />

d’Itria, in Puglia: «...cantarono per<br />

me la più commovente canzone<br />

che io avessi sentito in tutta Italia,<br />

una canzone che mi ricordò l’infi nita<br />

pena dei neri del Mississippi e del<br />

Texas che avevano cantato per me<br />

tanti anni prima». E’ questo il valore<br />

aggiunto dei diari di Alan Lomax.<br />

Appunti di un viaggio senza soste,<br />

fagocitato dalle emozioni e della<br />

passione che solo un cultore – vero<br />

- della materia può avere. Lui che<br />

vantava di avere discendenze tutte<br />

italiane, o meglio lombarde. Forse<br />

idealizzando una discendenza con i<br />

Lomazzi, musicisti ed editori milanesi<br />

che già nel ‘600 avevano pubblicato<br />

repertori di sonate popolari. Un<br />

motivo in più per realizzare il diario<br />

“on the road” su un malandato furgone<br />

“Volkswagen”.<br />

L’Italia è un a terra dalle molte voci,<br />

alcune aspre e dolenti,<br />

altre estremamente arcaiche:<br />

nessuna corrisponde alla nostra idea<br />

della bella arte della canzone.<br />

Eppure in ogni regione sono giunti<br />

no al nostro tempo un sentimento antico,<br />

una cultura locale della bellezza.<br />

ALAN LOMAX<br />

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