La Parabola n. 22 di Giugno 2011 - Aiart
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L’origine<br />
del mito<br />
dell’amore<br />
<strong>di</strong> Tristano<br />
e Isotta<br />
Prevale nella<br />
letteratura<br />
la concezione<br />
“cortese”<br />
dell’amore<br />
ra<strong>di</strong>cali, in concreto catare, manichee, ere<strong>di</strong> quin<strong>di</strong> della cultura gnostica<br />
<strong>di</strong> origine orientale: eresie che negano la procreazione e la materia, opponendosi<br />
anche alla Chiesa cattolica e al suo ruolo istituzionale per<br />
condurre alla salvezza. 8 Nella poesia dei trovatori provenzali la donna<br />
esaltata non sarebbe allora la donna vera e propria, ma l’immagine<br />
della nuova chiesa, la Chiesa d’Amore, che mira all’unione imme<strong>di</strong>ata<br />
con Dio in una piena fusione che coincide con l’annullamento dell’amante<br />
e si realizza quin<strong>di</strong> solo nella morte. Questo spiegherebbe molti caratteri<br />
del tutto nuovi -assolutamente assenti solo pochi anni prima dell’esplosione<br />
della civiltà provenzale- della concezione cortese dell’amore: anzitutto<br />
il fatto che non c’è mai la presenza della donna, ella è sempre assente;<br />
se qualche volta la donna è presente, l’amante quasi cerca un ostacolo<br />
che torni a frapporsi fra lui e l’amata: l’unione infatti può avvenire solo<br />
nel <strong>di</strong>ssolvimento, solo nella morte. L’amore <strong>di</strong> Isotta, che è sposata,<br />
per Tristano, sarebbe secondo questa interpretazione l’amore della<br />
Chiesa ereticale, che rifiuta l’appartenenza visibile alla Chiesa cattolica.<br />
Si ha quin<strong>di</strong> una “fedeltà” a questo amore senza vincoli esteriori che<br />
supera e ad<strong>di</strong>rittura cancella qualsiasi problema <strong>di</strong> fedeltà al patto<br />
coniugale, che non viene mai nemmeno posto. Si spiega così una<br />
poesia <strong>di</strong>fficile, spesso cifrata, molte volte incongruente (si veda come<br />
De Rougemont spiega alcuni passaggi “illogici” del Tristano e Isotta,<br />
come la spada sguainata messa a separare i due corpi nu<strong>di</strong> quando i due<br />
amanti sono finalmente insieme).<br />
Qualunque sia l’origine <strong>di</strong> questi miti (che si tratti davvero <strong>di</strong> un mascheramento<br />
<strong>di</strong> concezioni teologiche, o sia invece una semplice elaborazione<br />
narrativa priva <strong>di</strong> riman<strong>di</strong> mistico-metaforici), la concezione<br />
cortese dell’amore è quella storicamente vincente nelle letterature 9 , e<br />
verrà in seguito ripresa nei secoli seguenti e poi via via degradata in<br />
una chiave del tutto materialistica e orizzontale 10 . Diventa l’amore<br />
passione che si oppone al matrimonio come fredda convenzione sociale.<br />
Rimane cioè un’impronta del mito <strong>di</strong> Tristano e Isotta, ma del tutto inconsapevole:<br />
esso si trasforma in una passionalità astratta e sofferente<br />
dell’amore, che mentre angelica la donna, ne fa una grande assente. E’<br />
un amore malato, intriso <strong>di</strong> egotismo (amo <strong>di</strong> amare, non amo un’altra<br />
persona) 11 , che ha le caratteristiche <strong>di</strong> opporsi sempre al matrimonio (è<br />
amore della donna lontana e/o dell’amante, mai dello sposo o della<br />
sposa) e con una forte tendenza alla morte. Si spiega così anche l’interscambiabilità<br />
della donna: conta soprattutto che sia amore per una<br />
donna, conta che il desiderio venga eccitato (con un tratto tipico<br />
dell’amore maschile, che in questa stereotipizzazione passa con<br />
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