La Parabola n. 22 di Giugno 2011 - Aiart
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I me<strong>di</strong>a<br />
e la questione<br />
omosessuale<br />
tretutto <strong>di</strong> fronte all’evidenza che l’unione omosessuale, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
quella eterosessuale, è per sua stessa natura infeconda, incapace <strong>di</strong> generatività<br />
71 .<br />
Questa visione del fenomeno omosessuale contrasta però con la<br />
letteratura me<strong>di</strong>ca internazionale, che fino a solo pochi anni fa era<br />
unanime nel considerare l’omosessualità una seria malattia del comportamento<br />
72 . Solo negli ultimi anni, grazie alla fortissima pressione<br />
massme<strong>di</strong>ologica, che <strong>di</strong>venta anche pressione sociale, si cominciano a<br />
notare oscillazioni anche in campo scientifico su questo problema 73 .<br />
Ma nonostante queste oscillazioni, la tesi secondo cui l’omosessualità<br />
sia una patologia psicologica, frutto <strong>di</strong> uno sviluppo psicosessuale imperfetto,<br />
continua a trovare molte conferme nella letteratura me<strong>di</strong>ca e<br />
nelle esperienze <strong>di</strong> guarigione <strong>di</strong> persone sottoposte a terapie adeguate 74 .<br />
Quanto alla fenomenologia del comportamento omosessuale, vorremo<br />
qui riportare alcuni tratti della sintesi <strong>di</strong> uno psichiatra italiano, perché<br />
ci servono poi per alcune importanti considerazioni su come la questione<br />
omosessuale è trattata dai me<strong>di</strong>a.<br />
“<strong>La</strong> con<strong>di</strong>zione omosessuale è <strong>di</strong>fficile, talvolta drammatica, e questo<br />
non tanto per gli ostacoli che ancora può incontrare nella società o per<br />
le ingiustizie <strong>di</strong> cui può essere vittima, bensì per il suo carattere<br />
narcisistico. Di tale carattere sono espressione i continui tentativi <strong>di</strong><br />
«ricupero <strong>di</strong> sé» e la ricerca nell’altro del «se stesso migliore» o del «se<br />
stesso mancato». L’approccio omosessuale è infatti identificativo e<br />
possessivo. Secondo Miller, è più facile per due omosessuali sentirsi<br />
l’un l’altro come estensioni narcisistiche <strong>di</strong> se stessi, piuttosto che<br />
essere impegnati in uno scambio reciproco. Socarides non esita ad<br />
affermare che nella relazione omosessuale ciascun partner gioca il suo<br />
ruolo, ignorando la complementarietà <strong>di</strong> un’unione sessuale, quasi che<br />
l’atto fosse consumato in uno «splen<strong>di</strong>do isolamento» dall’altro in<strong>di</strong>viduo,<br />
semplicemente come uno stratagemma per rappresentare un conflitto<br />
emozionale unilaterale: «ogni incontro omosessuale si preoccupa innanzi<br />
tutto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sarmare il partner per mezzo della seduzione, la preghiera, il<br />
potere, il prestigio, l’effeminatezza o la mascolinità, per trarre sod<strong>di</strong>sfazione<br />
dal vinto».<br />
Le relazioni omossessuali presentano, come quelle eterosessuali, forme<br />
<strong>di</strong> esaltante tenerezza o manifestazioni a livello puramente genitale, ma<br />
qualunque sia il modo dell’approccio, sembra sempre che i soggetti si<br />
usino l’un l’altro per completare se stessi e contemporaneamente si <strong>di</strong>fendano<br />
l’uno dall’altro, in maniera reciproca 75 . Anche se nel tempo<br />
presente, dominato dalla paura per l’AIDS, le relazioni <strong>di</strong> coppia non<br />
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