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Alessandro Dal Prato - la Notizia

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66<br />

Concretezza<br />

Nel 1962 ero un’allieva del<strong>la</strong> prima D al<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Media di Guidizzolo, il Professore<br />

era in au<strong>la</strong> per <strong>la</strong> consegna delle pagelle del I quadrimestre e mentre<br />

ci chiamava per nome guardava con attenzione aldilà dei contorni delle cose<br />

e delle persone: sapeva capire e quindi spiegare, comunicava <strong>la</strong> struttura dei<br />

suoi pensieri.<br />

Nei primi giorni di settembre di quest’anno 2002, ho rivisto il Professore e<br />

ancora una volta ha costruito per me una “forma”. Guardando il suo studio<br />

abbiamo convenuto che c’era, in quel<strong>la</strong> mattina, una bel<strong>la</strong> luce; le tende <strong>la</strong><br />

rendevano omogenea, uguale a se stessa, ve<strong>la</strong>ta ed incondizionata dal<strong>la</strong> prospettiva,<br />

cosi <strong>la</strong> descrivemmo. Poi il Professore aggiunse: ”Mi piace questo<br />

spazio, si può vedere il silenzio”.<br />

Ancora una volta mi aveva aiutato a percepire <strong>la</strong> forma delle cose ed a tradurre<br />

le dimensioni del pensiero.<br />

Con <strong>la</strong> stessa semplicità e generosità mi aveva insegnato a guardare, ad<br />

ascoltare, a pensare <strong>la</strong> pittura, l’architettura e le tante forme d’espressione<br />

dell’intelletto e del<strong>la</strong> natura<br />

Posso ricordare che sempre, in questi 40 anni, quando ci siamo incontrati mi<br />

ha aiutato a comprendere i pensieri e mi si rendevano così concrete molte<br />

idee per lo studio, per il <strong>la</strong>voro e per <strong>la</strong> vita.<br />

Lauretta Dainesi<br />

Una grande sensibilità<br />

La scomparsa del prof. <strong>Alessandro</strong> <strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong> tra le altre cose ha destato anche<br />

una serie di commossi ricordi che tanti “suoi” ragazzi di un tempo hanno visto<br />

riaffiorare improvvisamente. Ne abbiamo raccolto uno, quello di Aldo Castagna,<br />

ma è come se fossero centinaia. “Negli anni ’50, finita <strong>la</strong> V^ elementare<br />

pensavo di aiutare mio padre nel<strong>la</strong> nostra azienda artigianale, ma il prof.<br />

<strong>Dal</strong> <strong>Prato</strong>, a cui <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> mi aveva segna<strong>la</strong>to, venne personalmente ed appositamente<br />

a casa nostra per convincere<br />

i miei genitori a farmi proseguire gli studi.<br />

La famiglia non si oppose, anche se le mie<br />

braccia sarebbero state utili. Mi iscrissero<br />

all’Istituto d’Arte, al<strong>la</strong> Sua scuo<strong>la</strong>, professore!.<br />

Sono passati tanti anni da allora, ed al<strong>la</strong><br />

notizia del<strong>la</strong> Sua morte sono tornato con il<br />

ricordo a quegli anni. La rivedo come fosse<br />

ieri, bussare umilmente al<strong>la</strong> porta per portare<br />

il Suo messaggio di scuo<strong>la</strong> e di cultura,<br />

per aiutarmi a programmare <strong>la</strong> mia istruzione,<br />

per farmi avere una vita più ricca di conoscenze.<br />

E tutto questo è riaffiorato oggi,<br />

quando sono andato a porgerLe l’estremo<br />

1951 - Sirmione. Durante i viaggi di<br />

istruzione veniva <strong>la</strong>sciata <strong>la</strong> facoltà di<br />

disegnare dal vero ciò che più li<br />

interessava.<br />

Lo ricordano così...<br />

saluto, ricordandomi del<strong>la</strong> Sua straordinaria<br />

sensibilità, di uomo che un giorno lontano<br />

pianse davanti a noi alunni per avvisarci<br />

che il nostro compagno di c<strong>la</strong>sse Giuseppe

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