Contesa tra Achille e Agamennone - Paulu Maura

Per i troiani è la disfatta, nessuna resistenza è possibile, e i
guerrieri fuggono ormai tutti verso la città. Il momento è difficile
assai. Il re Piamo dà ordine di aprire le porte e, in persona, là
sulle mura, dirige la ritirata. Anche Ecuba, la regina, è là accanto,
a confortare con la sua presenza materna i guerrieri che come
cuccioli impauriti si rifugiano nella tana.
C’è un momento di tregua. Apollo, protettore dei troiani, con
uno stratagemma, ha portato Achille lontano dalle mura, così
tutti i guerrieri possono rientrare. Vengono chiuse le pesanti
porte. Tutti sono dentro, tranne uno che è rimasto fuori dalle
mura. È Ettore, si sente responsabile di quella disfatta ed ha
deciso di affrontare da solo il terribile Achille.
Noi conosciamo Ettore, il figlio del re, il più valoroso dei
troiani, il comandante dell’esercito, guerriero generoso sempre in
testa ai suoi uomini eppure l’abbiamo visto avere paura nel
duello contro il possente Aiace. Ettore ama la vita, lotta per la
vita. E l’abbiamo visto sopra le mura abbracciare affettuoso la
moglie Andromaca e sollevare al cielo il figlio Astianatte e
pregare: «Giove pietoso e voi tutti, o Celesti, fate che questo mio
figlio cresca sano e forte e valoroso e saggio e taluno, vedendolo
alla guida dei Troiani, possa dire: Non fu sì valoroso e saggio il
padre ». Ettore fa la guerra ma pensa al futuro, combatte per la
pace.
E ora quest’uomo è là da solo davanti al suo destino.
Da sopra le mura Priamo scorge Achille avanzare da lontano
splendente come Sirio, la stella più luminosa in cielo ma anche la
più nefasta per gli uomini. Teme per il figlio e lo supplica:
«Ettore, figlio, non affrontare da solo Achille, egli è più forte di
te. Ti ucciderà, rientra dentro le mura e difendi così i troiani e le
loro donne. Pensa alla tua vita, abbi pietà di me meschino,
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