Contesa tra Achille e Agamennone - Paulu Maura

poiché, malgrado il mio dissenso, sei fermo nella tua decisione.
Chiedi però a Giove di mandarti un segno di buon augurio e se
ciò non dovesse accadere, ti scongiuro allora, di non rischiare i
tuoi passi in campo nemico»
Priamo:
«Si faccia, o donna, il tuo volere, è sempre bene pregare gli
dei»
Ciò detto alza in alto la coppa e prega. Un’aquila reale,
l’uccello più caro a Giove, plana maestosa nel cielo davanti alla
reggia. Nel vederla tutti si rincuorano e Priamo sale sul cocchio
e, seguito da Idèo il vecchio e fedele araldo alla guida del carro, si
avvia verso il campo nemico.
È già buio quando giungono alla tomba d’Ilo e mentre
abbeverano le bestie vedono un guerriero greco che s’avvicina. I
due vecchi hanno timore, ma il guerriero, informatosi del motivo
della missione, li rassicura, dice di essere Politore, fedele scudiero
di Achille, e si offre come guida e come protettore e, salito sul
cocchio accanto a Priamo, prende la guida dei cavalli.
Durante il tragitto Priamo ascolta parole di lode, di
ammirazione, di stima verso Ettore, parole che esaltano il suo
coraggio, la sua abilità di combattente, la sua magnanimità. È la
voce di Politore o la voce della sua coscienza che lo sostiene in
quella pesante missione?
Giunge così il convoglio davanti al padiglione di Achille. Il
giovane balza a terra e dice:
«Priamo, io sono Mercurio, e qua ti lascio perché è bene che
da solo ti presenti al cospetto di Achille. Fatti coraggio, vai, non
temere, gli dei ti proteggono»
Priamo lascia Idèo alla cura dei cavalli e delle mule e si avvia
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