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Chabad Lubavitch Roma presenta Gennaio - Febbraio - Hassidout

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<strong>Chabad</strong> <strong>Lubavitch</strong> <strong>Roma</strong> <strong>presenta</strong><br />

<strong>Gennaio</strong> - <strong>Febbraio</strong>


4<br />

Shabat 1 shvat 5773 - 12 gennaio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 16:41 | uscita 17:45<br />

PArAsHA vAerA in Breve (seTTimA CHiAmATA)<br />

Moshe’ annuncia la settima piaga: una grandine come mai e’ caduta sull’Egitto. Moshe’<br />

avverte il faraone di mettere al riparo i servi e le bestie affinche’ non muoiano. Alcuni dei<br />

ministri del faraone ha timore di Hashem e prendono delle precauzioni. Altri invece non<br />

danno importanza all’avvertimento.<br />

Moshe’ stende il suo bastone verso i cieli e Hashem manda tuoni e grandine e il fuoco<br />

cade sulla terra. All’interno della grandine c’e’ un fuoco e tutta la vegetazione dei campi<br />

viene distrutta. Soltanto a Goshen dove vivono gli ebrei non cade la grandine.<br />

Il faraone convoca Moshe’ e Aaron dicendogli che avrebbe mandato via il popolo ebraico<br />

senza indugiare in cambio della preghiera per far smettere la grandine.<br />

Moshe’ prega e immediatamente la grandine cessa ; ma il faraone non mantiene la<br />

promessa e indurisce il proprio cuore come Hashem aveva predetto.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

viene insegnato (niddà, fine cap.3):” Lo si fa giurare:<br />

Prima che un ebreo venga al mondo, gli si fa prestare un giuramento nei cieli, dicendogli:<br />

“sii un giusto (tzaddik), e non essere un malvagio (rasha); e persino se tutto il<br />

mondo, giudicandoti secondo i tuoi atti, ti dice che sei uno tzaddik, sii ai tuoi occhi<br />

come un rasha”.<br />

La discesa di un’anima in un corpo ha uno scopo – compiere un compito particolare<br />

in questo mondo. Per permetterle di riuscirci, le si fa prestare il giuramento di “essere<br />

uno tzaddik e di non essere un rasha”, e contemporaneamente di considerarsi come un<br />

rasha, non come uno tzaddik.<br />

Questo deve essere capito, poiché è insegnato nella mishnà (Avot, cap.2):”non<br />

considerarti come un rasha”<br />

Come è possibile dire che un ebreo deve prestare giuramento di considerarsi come un<br />

rasha, allorchè la mishnà stessa insegna il contrario? (L’apparente contraddizione tra i<br />

due insegnamenti verrà risolta nel capitolo 13).<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n. 1<br />

Si tratta del comandamento che ci ordina di credere in D.o, ossia che dobbiamo<br />

credere che Egli e’ sia l’origine che la causa di tutte le cose, Colui che fa esistere<br />

tutte le creature,secondo il versetto : « Io sono l’Eterno il tuo D.o che ti ha fatto<br />

uscire dalla terra d’Egitto dalla casa degli schiavi ». Alla fine del trattato Makot, viene


detto: « Seicentotredici comandamenti sono stati enunciati davanti a Mose’ sul monte<br />

Sinai. Quale testo lo prova ? Mose’ ci ha comandato la Torah :la parola Torah ha come<br />

valore numerico 611. I due comandamenti, « Io sono l’Eterno il tuo D.o » e « Non avrai<br />

altri dei all’infuori di me », li abbiamo ricevuti direttamente dalla bocca di D.o (durante la<br />

promulgazione dei Dieci Comandamenti sul monte Sinai). Possiamo quindi constatare che<br />

« Io sono l’Eterno il tuo D.o » fa parte dei 613 comandamenti ed e’ un comandamento<br />

positivo quello di credere nell’esistenza di D.o.<br />

miTzvA neGATivA n.1<br />

E’ il comandamento che ci vieta di credere in un’altra divinita’all’infuori dell’Eterno,come e’<br />

detto « Non avrai altro D.o all’infuori dime ».<br />

Alla fine del trattato Makot, viene spiegato che questo divieto fa parte dei 613<br />

comandamenti, come e’ detto « 613 comandamenti sono stati comunicati a Mose’ sul<br />

monte Sinai », cosi’ come abbiamo gia’ spiegato a proposito del primo comandamento<br />

positivo.<br />

miTzvA’ PosiTivA n.2<br />

E’ il comandamento che ci e’ stato ordinato di credere nell’unicita’ di D.o, ossia che bisogna<br />

credere che il creatore di tutte le cose esistenti e la loro causa prima e’ UN solo e stesso<br />

ESSERE, secondo il versetto « Ascolta Israele,l’Eterno e’ il nostro D.o, l’Eterno e’ Uno ». La<br />

maggior parte dei commenti affermano che questo versetto mira a proclamare l’Unita’ del<br />

Nome di D.o e a designarlo come l’Unico. E’ Lui che ci ha fatto uscire dalla schiavitu’, ha<br />

avuto pieta’ di noi e ci ha fatto del bene, solo a condizione che abbiamo fede in Lui Solo,<br />

ed e’ per questa ragione che siamo tenuti a rispettare questo comandamento. In molte<br />

altre opere, si tratta del comandamento dell’Unicita’ di D.o, e si nomina anche questo<br />

comandamento : quello di credere nel Regno Celeste, come dice l’espressione « accettare<br />

il giogo del Regno Celeste », ossia la proclamazione della Sua Unicita’ e la fede in questa.<br />

HALACHA: reGoLe Di sHABAT’<br />

DeFinizione Di CuoCere<br />

Cosa si intende esattamente con il verbo cuocere ?<br />

1)Cuocere con acqua (attraverso la bollitura) 2)Arrostire 3)Friggere 4)Cuocere al forno (del<br />

pane o della pasticceria)<br />

Tutto cio’ che rende proprio all’alimentazione attraverso il calore del fuoco, o dei derivati del<br />

fuoco, rientra nel divieto di « cuocere », a condizione che il calore raggiunga per lo meno la<br />

temperatura minima di 45 gradi centigradi.<br />

Bisogna notare che, nonostante non si tratti esattamente di cottura, e’ ugualmente proibito<br />

far fondere il metallo, la cera, scaldare col metallo arroventato o far seccare del legno o del<br />

bucato mettendoli in un forno.<br />

5


6<br />

Domenica 2 shvat 5773 - 13 gennaio 2013<br />

PArAsHA Bo in Breve (PrimA CHiAmATA)<br />

Moshe’ e Aaron, cosi’ come aveva comandato loro Hashem, vanno dal faraone chiedendogli<br />

di mandar via il popolo altrimenti l’Egitto viene colpito da un’ottava piaga:le locuste.<br />

Queste divoreranno tutto cio’ che e’ rimasto dalla precedente piaga. I servi del faraone<br />

dopo aver assistito al colloquio gli chiedono fino a quando il popolo ebraico sara’ una<br />

minaccia per loro e gli consigliano di liberarlo. Il faraone chiama di nuovo Moshe’ e Aaron<br />

e da’ loro il permesso di andare a servire Hashem nel deserto, ma solo gli uomini adulti e<br />

non tutto il popolo e le bestie come Moshe’ aveva chiesto.Moshe’ e Aaron se ne vanno.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

inoltre, se si considera come un rasha, verrà ferito nel suo cuore e sarà triste, e<br />

non potrà di conseguenza servire D-o in modo gioioso, con cuore lieto;<br />

Oltre alla contraddizione precedentemente menzionata, una domanda supplementare si<br />

pone adesso. Uno dei principi essenziali del servizio di D-o è la gioia di avere il privilegio<br />

di servirLo, osservando i comandamenti positivi e astenendosi da ciò che è vietato.<br />

Come possiamo pretendere da un uomo che presti il giuramento di essere un rasha ai<br />

suoi propri occhi quando una tale considerazione, sinonimo di tristezza e malinconia,<br />

rende impossibile il servizio di D-o nella gioia?<br />

e se il suo cuore non è affatto ferito da (questa considerazione), in altre parole se<br />

si suggerisce, per compiere il sermone prestato, di considerarsi come un rasha e di non<br />

esserne turbato, per non ostacolare la gioia nel servizio di D-o, può arrivare ad avere<br />

un comportamento di leggerezza, che D-o non voglia non appena il peccato non lo<br />

tormenterebbe.<br />

Persino se la sua risoluzione di non essere turbato dal fatto di essere un rasha risulta<br />

solo da un sincero desiderio di servire D-o nella gioia, una tale risoluzione è tuttavia<br />

suscettibile di condurlo ad uno stato nel quale il peccato non sarebbe più veramente<br />

fonte di disturbo.<br />

Tuttavia, capiremo questa questione dopo avere prima definito il vero significato dei<br />

termini: tzaddik e rasha.<br />

Troviamo nel Talmud (Berachot 7a) cinque categorie: lo tzaddik che conosce il bene<br />

(letteralmente: lo tzaddik e il bene per lui, la prosperità materiale), lo tzaddik che conosce<br />

il male, (letteralmente: lo tzaddik e il male per lui, ossia che soffre materialmente), il<br />

rasha che conosce il bene (letteralmente: il rasha e il bene per lui), il rasha che conosce<br />

il male (letteralmente: il rasha e il male per lui, ossia che soffre materialmente), e l’uomo<br />

intermedio – il benonì.<br />

il Talmud spiega:” lo tzaddik che conosce il bene” è lo tzaddik completo,<br />

per colui che raggiunge un simile livello,le sofferenze fisiche, la cui funzione è di sbarazzare<br />

l’anima delle impurità del peccato, non sono necessarie. Di conseguenza, egli<br />

prospera anche sul piano materiale.<br />

“Lo tzaddik che conosce il male” è lo tzaddik incompleto.


Egli conosce delle sofferenze fisiche, per purificare la sua anima affinchè non soffra<br />

nell’altro mondo.<br />

reGoLe Di sHABAT: DeFinizioni Dei vAri uTensiLi<br />

In che modo distinguere I vari utensili in funzione del loro utilizzo per la cottura?<br />

Esistono tre categorie:<br />

1)kLi risHon: si chiama cosi’ qualsiasi utensile nel quale la pietanza, solida o liquida,<br />

e’ stata cotta, persino se non e’ piu’ sul fuoco. Se sta ancora sul fuoco, persino se sta<br />

ad una temperatura inferiore ai 45 gradi, il recipiente sara’ comunque considerato come<br />

KLI RISHON. In genere e’ vietato versare il contenuto di un KLI RISHON su una pietanza,<br />

solida o liquida.<br />

2)kLi sHeni’ : si chiama cosi’ qualsiasi recipiente nel quale e’ stato versato il contenuto<br />

che era nel KLI RISHON.<br />

3)kLi sHLisHi’ : si chiama cosi’ il recipiente nel quale si e’ travasato il contenuto, solido<br />

o liquido, del KLI SHENI’.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n.3<br />

Si tratta del comandamento che ci e’ stato ordinato di amare D.o, che Egli venga<br />

glorificato,ossia che dobbiamo approfondire i comandamenti che ci ha prescritto e le<br />

Sue opere affinche’ possiamo elevarci verso di Lui e che proviamo piacere di questa<br />

elevazione poiche’ ne e’ lo scopo. E’ in questo modo che dobbiamo amare D.o. Cosi’<br />

come scrive il Sifri : “E amerai l’Eterno il tuo D.o » :in che modo deve manifestarsi questo<br />

amore per D.o ? La Torah precisa che le parole che ti rivolgo oggi siano sul tuo cuore.<br />

E’ attraverso cio’ che imparerai a conoscere Colui la cui parola ha creato l’universo ».<br />

Ti abbiamo spiegato che grazie alla conoscenza intellettuale approfondita di D.o, potrai<br />

avvicinartene e raggiungere un livello di piacere supremo tale da dover necessariamente<br />

manifestarsi l’amore per D.o. Inoltre, i nostri Saggi hanno gia’ detto che questo comandamento<br />

include anche quello di portare tutti gli uomini a servire D.o, a glorificarLo<br />

e a credere in Lui. Infatti, quando si ama una persona, la si elogia, la si glorifica e si<br />

spingono le altre persone ad amarla. Questo ovviamente e’ soltanto un paragone. Allo<br />

stesso modo, se veramente si ama D.o grazie alla conoscenza raggiunta, si cerca senza<br />

dubbio di convincere gli sciocchi e gli ignoranti ad acquisire la conoscenza della verita’<br />

che gia’ si possiede. Come scrive il Sifri : « Amerai l’Eterno » :cio’ significa che bisogna<br />

far amare L’Eterno facendoLo amare da tutte le Sue creature, come il nostro patriarca<br />

Avraham, riguardo cui e’ scritto : « E le anime che avevano fatto a Charan ». Da questi<br />

versi si conclude che, cosi’ come Avraham che amava D.o,ragione per la quale la Torah<br />

dice riguardo a lui : « La discendenza di Avraham che Mi amava » riuscendo, grazie alla<br />

propria forza di persuasione e grazie al proprio immenso amore per D.o, a portare gli<br />

uomini a credere in D.o, allo stesso modo dobbiamo anche noi farLo amare in modo da<br />

attirare altri uomini verso di Lui.<br />

7


8<br />

Lunedi 3 shvat 5773 - 14 gennaio 2013<br />

PArAsHA Bo in Breve (seConDA CHiAmATA)<br />

Moshe’, seguendo le istruzioni di Hashem, stende il suo bastone sulla terra d’Egitto e<br />

Hashem fa soffiare un vento orientale che dura per tutto il giorno e per tutta la note.<br />

Il mattino seguente il vento fa arrivare le locuste che si diffondono per tutto l’Egitto al<br />

punto da oscurare tutto il territorio. Divorano ogni forma di vegetazione che era rimasta<br />

dalla piaga precedente. Il faraone chiama di corsa Moshe’ e Aaron dicendo loro di aver<br />

commesso una colpa e chiede di pregare Hashem affinche’ interrompa questa terribile<br />

piaga. Moshe’ prega Hashem che fa cambiare la direzione del vento trasportando tutte<br />

le locuste nel Mar Rosso. Non rimane piu’ una sola locusta ma Hashem indurisce il<br />

cuore del faraone che decide di non mandare via il popolo ebraico. Moshe’ dopo aver<br />

ricevuto le istruzioni da parte di Hashem stende la sua mano verso il cielo e per tre giorni<br />

c’e’ una totale oscurita’ in tutta la terra d’Egitto. Il buio e’ talmente forte che gli egiziani<br />

non riescono a vedersi fra loro e neanche ad alzarsi dal proprio letto. Ma nelle abitazioni<br />

degli ebrei c’e’ luce.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

Secondo questa spiegazione del Talmud, lo “tzaddik che conosce il bene” e lo “tzaddik che<br />

conosce il male” non sono due tzaddikim dello stesso livello spirituale, di cui uno riesce a<br />

prosperare mentre l’altro soffre. Si tratta piuttosto di due livelli di tzaddikim. Tuttavia, per il<br />

Talmud, il livello spirituale dello tzaddik in questione è definito con le espressioni “tzaddik<br />

completo” e “tzaddik incompleto”, mentre le espressioni “tzaddik che conosce il bene” e<br />

“tzaddik che conosce il male” non definiscono il suo livello spirituale, ma descrivono semplicemente<br />

la sua situazione materiale che ne consegue.<br />

nel raya mehemna (zohar ii, 117b), viene spiegato che lo “tzaddik che conosce<br />

il male” è colui il cui male (la cattiva inclinazione) è sottomesso al bene (la buona<br />

inclinazione).<br />

E’ lo tzaddik in cui il male è solo residuo, e sottomesso per di più alla sua buona natura. Di<br />

conseguenza, lo “tzaddik che conosce il bene” è uno tzaddik che ha solo del bene dentro<br />

di sé, non possiede più alcun male.<br />

Secondo lo Zohar (di cui fa parte il raya Mehemna), le espressioni “tzaddik che conosce<br />

il bene” e “tzaddik che conosce il male” definiscono, anch’esse, il livello dello tzaddik in<br />

questione. Lo “tzaddik che conosce il bene” è uno tzaddik che ha solo il bene, il male<br />

presente dentro di lui essendo stato trasformato in bene. Lo “tzaddik che conosce il male”<br />

è uno tzaddik di un livello inferiore che porta ancora dentro di sé un residuo del male.<br />

In queste condizioni, bisogna capire perché vengono dati ad ognuno di questi tzaddikim dei<br />

titoli ridondanti:”tzaddik completo” e “tzaddik che conosce il bene”, “tzaddik incompleto” e<br />

“tzaddik che conosce il male”. Se lo “tzaddik completo” è lo “tzaddik che conosce il bene”<br />

(ossia colui in cui si trova solo del bene) e che lo “tzaddik incompleto” è lo “tzaddik che<br />

conosce il male” (che conserva dentro di sé un residuo del male), perché è necessario dare<br />

ad ogni tzaddik due appellativi?


La spiegazione che verrà data più avanti (al cap.10), è che ogni termine descrittivo denota<br />

un aspetto particolare del servizio divino dello tzaddik (ossia il suo amore per D-o, poiché è<br />

grazie a questo amore che riceve il nome di Tzaddik). Le espressioni “tzaddik completo” e<br />

“tzaddik incompleto” denotano dei livelli differenti di questo servizio: lo “tzaddik completo”<br />

è lo tzaddik che ha raggiunto la forma più elevata di amore per D-o, ahava betaanughim<br />

(l’amore nelle delizie). Quanto allo tzaddik “incompleto”, è colui il quale “l’amore nelle delizie”<br />

non è ancora completo.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Quali sono le diverse categorie di fonti di fuoco ?<br />

Qualsiasi cottura e’ vietata, sia che venga effettuata su un forno a gas, o a petrolio, su<br />

una piastra elettrica, in un forno elettrico, in un sistema a vapore o in qualsiasi altro forno<br />

qualunque sia il combustibile utilizzato. In generale, salvo secondo indicazioni contrarie,<br />

il fatto che il fuoco sia coperto o no, non cambia nulla al divieto della cottura.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n.9 (adattata dal testo originale)<br />

E’ il comandamento che ci e’ stato ordinato di santificare il Nome di D.o, cosi’ come<br />

e’ scritto : « Non disonorate il Mio Santo Nome affinche’ Io sia santificato in mezzo al<br />

popolo eraico ». Lo scopo di questo comandamento consiste nell’ordine che ci e’ stato<br />

dato di far conoscere publicamente la vera religione, facendo astrazione di qualsiasi<br />

pregiudizio che si possa temere ; persino se un tiranno tentasse di forzarci a negare il<br />

Santo Benedetto Egli sia, non dobbiamo sottometterci, ma piuttosto farci uccidere. Non<br />

ci e’ neanche permesso di far credere al tiranno che rinneghiamo la nostra fede, persino<br />

se in realta’,continuiamo a credere in Hashem nel nostro cuore.<br />

E’ in cio’ che consiste il comandamento di santificare il Nome di D.o che e’ stato ordinato<br />

a tutti i figli di Israele:piuttosto lasciarsi uccidere da un persecutore per l’amore<br />

del Santo Benedetto Egli sia e per la nostra fede nella Sua Unicita’ come hanno fatto<br />

Chanania’,Michael e Azaria ai tempi di Nevuchadnetzar, il persecutore che costringeva<br />

i suoi sudditi ad inginocchiarsi davanti ad un idolo, e tutti si inginocchiarono, compresi<br />

gli ebrei, eil Nome di D.o non fu santificato poiche’ tutti provavano un grande terrore. Fu<br />

una grande vergogna per tutto il popolo ebraico che non esegui’ questo comandamento.<br />

Questo comandamento si applica solo in circostanze straordinarie come questa, allorche’<br />

il mondo intero provava terrore e in questo caso gli ebrei avrebbero dovuto far<br />

conoscere publicamente l’Unicita’ di D.o e proclamarla in questa determinata epoca.<br />

D.o fra l’altro ha anche promesso a Isaia che il popolo ebraico in quella circostanza non<br />

sarebbe stato interamente coperto di vergogna e che fra il popolo sarebbero sorti dei<br />

giovani che avrebbero reagito diversamente al terrore di dover morire, santificando il<br />

Suo Nome in publico, cosi’ come ci ha comandato attraverso Moshe’ il nostro Maestro.<br />

Questo comandamento vale solo per gli ebrei. I non ebrei non hanno nessun obbligo a<br />

riguardo.<br />

9


10<br />

Martedi 4 shvat 5773 - 15 gennaio 2013<br />

PArAsHA Bo in Breve (TerzA CHiAmATA)<br />

Il faraone dopo aver convocato Moshe’ da’ il permesso di andare a servire Hashem a<br />

tutto il popolo ma non alle bestie di proprieta’ degli ebrei. Moshe’ non approva questa<br />

decisione e Hashem indurisce il cuore del faraone che decide di non mandarli piu’ via.<br />

Il faraone caccia via Moshe’ ordinandogli:”Non guarderai ancora il mio viso, poiche’<br />

nel giorno in cui lo vedrai, morirai!”. Moshe’ risponde : « Cosi’ come hai parlato ! Non<br />

guardero’ piu’ la tua faccia ! ».<br />

Hashem annuncia a Moshe’ che mandera’ un’ultima piaga dopo di che il faraone liberera’<br />

il popolo ebraico. Hashem comanda a Moshe’ di istruire il popolo afinche’ ogni<br />

uomo chieda al suo compagno e ogni donna alla sua compagna, oggetti d’argento e<br />

oggetti d’oro.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

Le espressioni “tzaddik che conosce il bene” e “tzaddik che conosce il male” riguardano<br />

un’altra differenziazione di queste due categorie di tzaddikim. L’appellativo “tzaddik che<br />

conosce il bene” denota colui che ha già totalmente trasformato il male che era in lui<br />

lasciando spazio solo al bene. Lo “tzaddik che conosce il male” è colui il quale non è<br />

riuscito in questa trasformazione assoluta e nel quale il male ancora risiede.<br />

La spiegazione che segue dimostrerà che il male al quale viene fatto riferimento qui<br />

è tuttavia solo un male residuo che abita ancora nel cuore dello “tzaddik incompleto”.<br />

Poiché lo tzaddik non conosce il male reale che si esprime attraverso il pensiero o la<br />

parola. Né a maggior ragione, il male che si manifesta attraverso l’azione.<br />

nel Talmud (fine del cap.9 di berachot), (viene detto che) i tzaddikim sono “giudicati”<br />

(ossia animati) dalla loro buona inclinazione, etc. i restai sono “giudicati”<br />

(ossia animati) dalla loro cattica inclinazione, i benonim (intermedi) sono “giudicati”<br />

dall’una e dall’altra (la buona e la cattiva inclinazione).<br />

rabba dichiarò:”io per esempio, sono un benonì”. Abbayè gli rispose:”maestro,<br />

non lascia vita a nessuna creatura…”<br />

Abbayè fa il ragionamento seguente:”Se sei un benonì, coloro che sono ad un livello<br />

inferiore al tuo sono inclusi nella categoria dei restai, di cui i nostri saggi hanno detto:”I<br />

reshaim sono considerati come morti, persino quando sono in vita”. Qualificandoti come<br />

benonì, non lasci la vita a nessuno”.<br />

Per capire questo chiaramente,<br />

Oltre alla questione che verrà affrontata, ossia che se, secondo la concezione comune,<br />

il benonì è colui i cui atti si dividono per metà in mitzvot, in buone azioni, e per metà<br />

in trasgressioni, allora come può un saggio del calibro di Rabba commettere l’errore di<br />

considerarsi come un benonì?, un’altra viene qui esplicitamente posta: se il benonì è<br />

soltanto l’uomo di questa concezione comune, il suo statuto è facilmente identificabile e<br />

non c’è più bisogno di chiarire la questione.


eGoLe Di sHABAT<br />

Bisogna distinguere vari stadi di cottura, a seconda che si tratti di un alimento solido o<br />

di uno liquido :<br />

• Per uno liquido, e’ sufficiente che si scaldi fino a una temperatura di 45 gradi per<br />

infrangere il divieto di cottura.<br />

• Per quanto riguarda gli alimenti solidi, si trasgredisce il divieto, non appena sono cotti<br />

un terzo (della cottura normale).<br />

E’ ovvio che continuare la cottura, sia per gli alimenti solidi che per quelli liquidi, al di la’<br />

dei limiti indicati qui sopra, fino ad una cottura totale, sara’ ugualmente vietato, come<br />

spiegheremo piu’ avanti.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.63<br />

Si tratta del divieto di profanare il Nome di Hashem, ossia il contrario della « santificazione<br />

del Nome di D.o ». Questo divieto e’ tratto dal versetto:”Non disonorate il Mio Santo Nome”.<br />

Questo peccato include tre tipi di atti:due di essi possono essere eseguiti da un qualsiasi<br />

individuo e il terzo riguarda solo alcune persone.<br />

Il primo dei due atti che possono essere eseguiti da chiunque e’ il seguente :qualsiasi uomo<br />

dal quale si esige o di trasgredire uno dei comandamenti in un periodo di persecuzione,<br />

che il suo persecutore voglia fargli trasgredire dei comandamenti minimi o importanti, o<br />

che si esige da lui che commetta il peccato di idolatria, di adulterio o di assassinio, persino<br />

durante un periodo di non persecuzione, deve in tutti e due i casi, sacrificare la propria<br />

vita e lasciarsi uccidere piuttosto che cedere, cosi’ come abbiamo spiegato nella mitzva’<br />

positiva n.9. Se ha trasgredito questo divieto e quindi evitato la morte, ha profanato il Nome<br />

di Hashem. Se questo e’ avvenuto in un luogo publico, ossia in presenza di dieci ebrei<br />

adulti,si tratta della profanazione del Nome di Hashem in publico, il che costituisce un<br />

peccato ancor piu’ grave. Tuttavia, il trasgressore non verra’ punito dal tribunale poiche’ il<br />

tribunale punisce solo chi commette il peccato volontariamente, davanti a testimoni e dopo<br />

essere stato avvisato, e siccome questo ha agito sotto costrizione, non e’ considerato come<br />

un peccato volontario.<br />

Il secondo tipo di atto che chiunque puo’ compiere, e’ quello di commettere un peccato<br />

senza essere spinti dal desiderio, ma per semplice indifferenza e leggerezza di comportamento<br />

;anche questo e’ considerato come una profanazione del Nome di Hashem e<br />

colui che lo commette riceve una punizione da parte del tribunale. Il terzo tipo di atto,<br />

che riguarda solo alcune persone,consiste in un uomo che, conosciuto per la sua pieta’ e<br />

per la sua onesta’, abbia un comportamento che, alle persone che lo guardano, sembra<br />

una trasgressione e un modo indegno di agire per un uomo del suo livello, nonostante in<br />

realta’ sia permesso. Un tale comportamento costituisce una profanazione del Nome di<br />

Hashem. Ad esempio se un tale individuo prende della carne dal macellaio senza pagarla<br />

immediatamente…<br />

11


12<br />

Mercoledi 5 shvat 5773 - 16 gennaio 2013<br />

PArAsHA Bo in Breve (QuArTA CHiAmATA)<br />

Moshe’ annuncia che alla mezzanotte Hashem fara’ morire ogni primogenito in Egitto.<br />

L’Egitto intero urlera’ dal dolore poiche’ mai prima si era verificato un dolore simile. Solo<br />

gli egiziani verranno colpiti affinche’ ci sia una distinzione tra gli egiziani e gli ebrei.<br />

Hashem indurisce ancora il cuore del faraone.<br />

Hashem parla a Moshe’ e ad Aaron dicendo che il mese di Nissan sara’ per il popolo<br />

ebraico il primo dei mesi dell’anno. Comanda inoltre di prendere il decimo giorno di<br />

questo mese un agnello per ogni casa ;ognuno deve prendere un agnello per la sua famiglia.<br />

L’agnello deve essere senza imperfezioni, maschio e che abbia gia’ compiuto un<br />

anno. Dovra’ essere tenuto fino al quattordici del mese e poi al tramonto dovra’ essere<br />

macellato. Il sangue che uscira’ deve essere messo sui due stipiti e sull’architrave delle<br />

porte. La carne deve essere mangiata in quella notte, arrostita sul fuoco accompagnata<br />

da pane azzimo ed erba amara. Il sangue sulle porte rap<strong>presenta</strong> un segnale poiche’<br />

l’angelo della morte non colpira’ la casa dove e’ stato posto il sangue. Questo giorno<br />

dovra’ essere celebrato per tutte le generazioni a venire per sempre. Per sette giorni si<br />

devono mangiare le azzime. Bisognera’ rimuovere il lievito presente nelle case e non<br />

potra’ piu’ essere mangiato per tutta la durata dei sette giorni di festa;chi lo mangia<br />

sara’ tagliato fuori dal popolo ebraico.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

Così come la dichiarazione di Yov (Baba Batra cap.1):”Padrone del mondo! Tu hai<br />

creato degli tzaddikim, Tu hai creato dei reshaim…”,<br />

eppure non è deciso (in anticipo se l’uomo sarà) tzaddik o rasha!<br />

Il Talmud spiega che D-o decreta prima della nascita di un bambino se sarà intelligente<br />

o no, forte o debole, etc. Tuttavia, D-o non determina se sarà tzaddik o rasha: gli lascia<br />

il libero arbitrio.<br />

Di conseguenza come bisogna capire la frase di Yov:”Tu hai creato degli tzaddikim, Tu<br />

hai creato dei reshaim”?<br />

Bisogna anche capire la natura essenziale (mahut) del livello del benonì.<br />

La natura essenziale dello tzaddik è il bene; la natura essenziale di un rasha è il male.<br />

Qual è la natura essenziale del benonì?<br />

non è di certo colui i cui atti contano una metà di meriti e una metà di peccati,<br />

poiché altrimenti, come avrebbe potuto rabba commettere l’errore di definirsi un<br />

benonì, quando sappiamo che la sua bocca non cessava mai di studiare la Torah,<br />

al punto che l’angelo della morte non riusciva ad avere la meglio su di lui?<br />

Lo zelo di Rabba era tale che non trascurò mai un istante lo studio della Torah. Anche<br />

da un punto di vista qualitativo, il suo studio era così elevato che l’angelo della morte<br />

non riuscì a dominarlo.<br />

Quindi come avrebbe potuto commettere l’errore di pensare che avesse una metà<br />

di peccati, che D-o non voglia?


inoltre, in che momento un uomo potrebbe essere chiamato benonì? Poiché, nel momento<br />

stesso in cui pecca, e fino a quando si pente, è considerato come un vero e<br />

proprio rasha (e se si pente in seguito, cessando di conseguenza di essere un rasha,<br />

viene considerato come un tzaddik completo).<br />

e persino colui che trasgredisce un divieto minore dei saggi è chiamato rasha,<br />

come insegna il Talmud in Yevamot cap.2, e in nidda, cap.1.<br />

(Per di più) persino colui che non pecca lui stesso, ma ha la possibilità di prevenire<br />

il peccato del suo prossimo, e non lo fa, è chiamato rasha (shevuot cap.6).<br />

A maggior ragione colui che trascura un precetto positivo che potrebbe osservare,<br />

come colui che potrebbe studiare la Torah e non lo fa, al quale i nostri saggi<br />

hanno applicato il verso:”Poiché ha disprezzato la parola di D-o (la Torah), (la sua<br />

anima) verrà recisa, etc.”<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

1)E’ vietato mettere in un KLI RISHON, persino se non e’ piu’ sul fuoco, qualsiasi alimento,<br />

solido o liquido, che non e’ sufficientemente cotto, persino se e’ caldo, poiche’<br />

cio’ determinerebbe in qualche modo, il terminarne la cottura.<br />

2)Se un liquido che e’ gia’ stato ben cotto, non e’ ancora totalmente raffreddato, persino<br />

se la sua temperatura e’ inferiore ai 45 gradi, non sara’ vietato cuocere questo liquido.<br />

Tuttavia, non si versera’ questo liquido in una pentola che si trova sul fuoco.(Secondo il<br />

rito sefardita sara’ vietato cuocere di nuovo un liquido che e’ gia’ stato ben cotto, persino<br />

se non si e’ totalmente raffreddato ; questo sara’ permesso solo se il liquido e’ ancora<br />

caldo, ad una temperatura minima di 71 gradi).<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.65 (adattata dal testo originale)<br />

Si tratta del divieto di deteriorare i luoghi consacrati al servizio divino, di distruggere i<br />

libri sacri,di cancellare il Santo Nome o di compiere un qualsiasi atto simile. Chiunque<br />

trasgredisce un qualsiasi aspetto di questo comandamento, ad esempio distruggendo<br />

una parte del Santuario o l’altare o cancellando uno dei Nomi di Hashem, puo’ essere<br />

punito dal tribunale.<br />

miTzvA’ PosiTivA n.172 (adattata dal testo originale)<br />

Si tratta del comandamento che ci e’ stato ordinato di obbedire ad ogni profeta, che<br />

riposi in pace, e di fare tutto cio’ che comanda, persino se da’ degli ordini che vanno<br />

contro uno o vari comandamenti della Torah, a condizione che questa direttiva sia solo<br />

temporaria e che non costituisca un’aggiunta o una sottrazione permanente ai comandamenti<br />

divini. Colui che trasgredisce questo comandamento e’ passibile di morte attraverso<br />

l’intervento divino. Nel trattato Sanhedrin, i nostri Maestri dicono : « tre colpevoli<br />

sono passibili di una condanna per Mano Divina :colui che non ascolta le parole di un<br />

profeta, un profeta che agisce contrariamente alle proprie parole e colui che trattiene il<br />

messaggio profetico di cui era stato incaricato ».<br />

13


14<br />

Jovedi 6 shvat 5773 - 17 gennaio 2013<br />

PArAsHA Bo in Breve (QuinTA CHiAmATA)<br />

Moshe’ convoca tutti gli anziani del popolo e ordina loro di prendere un agnello per famiglia,<br />

di macellarlo come offerta di Pesach. Di prendere un fascio di issopo, di intengerlo<br />

nel sangue e di contrassegnare gli stipiti e gli architravi delle porte. Di non uscire di casa<br />

per tutta la notte fino al mattino. Hashem nella notte saltera’ quella porta e nessun ebreo<br />

verra’ ucciso. Questo rito dovra’ perpetrarsi attraverso le generazioni raccontando ai<br />

figli cio’ che successe in quella notte. Il popolo si inchina e va a fare quello che Hashem<br />

aveva comandato attraverso Moshe’ e Aaron.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

e’ evidente che viene qualificato come rasha, più di qualcuno che trasgredisce<br />

un divieto rabbinico.<br />

Bisogna quindi concludere che il benonì non è colpevole neanche per il peccato<br />

di aver trascurato lo studio della Torah,<br />

Un peccato tuttavia difficile da evitare, incluso nei peccati che si commettono quotidianamente.<br />

e per questa ragione rabba commise l’errore di definirsi come un benonì.<br />

Il benonì non commettendo mai il peccato di trascurare lo studio della Torah, Rabba potè<br />

(per errore) considerarsi come un benonì, nonostante abbia scrupolosamente osservato<br />

tutti i comandamenti nei minimi dettagli, e non abbia mai cessato di studiare.<br />

NOTA: In quanto a ciò che è scritto nello Zohar III p.231:”Colui i cui peccati sono<br />

poco numerosi (è chiamato un “tzaddik che conosce il male”)”,<br />

Questo passaggio sembra indicare che persino secondo lo Zohar, lo tzaddik che<br />

conosce il male potrebbe essere semplicemente un uomo che ha commesso<br />

pochi peccati. Il benonì sarebbe quindi un uomo che ha commesso una metà di<br />

meriti e una metà di peccati.<br />

Questa è solo la domanda di rav Hamnuna a Eliau.<br />

Ma secondo la risposta di Eliau, la definizione dello “tzaddik che conosce il male”<br />

è la stessa che viene esposta nel Raya Mehemna, sezione Mishpatim, menzionata<br />

precedentemente ossia che lo “tzaddik che conosce il male” è colui in cui il<br />

male è solo un infimo residuo sottomesso alla sua buona natura.<br />

E la Torah ha settanta modi di interpretazione.<br />

in quanto a ciò che si dice comunemente, che colui che ha una metà di meriti e<br />

una metà di peccati viene chiamato un benonì, mentre colui che ha una maggioranza<br />

di meriti che prevalgono sui suoi peccati viene chiamato uno tzaddik, si tratta<br />

solo di un termine che devia dal suo uso abituale per definire ciò che riguarda la<br />

ricompensa e la punizione, poiché l’uomo viene giudicato seguendo la maggioranza<br />

dei suoi atti, ed è qualificato come tzaddik alla fine del giudizio pronunciato


nei suoi confronti non appena questo giudizio gli è favorevole.<br />

E’ soltanto in questo caso legale che il termine tzaddik viene applicato a colui le cui<br />

buone azioni sono maggiori rispetto alle cattive.<br />

ma per quanto riguarda la vera definizione delle qualità e dei livelli distinti di<br />

tzaddikim e benonim, i nostri saggi hanno detto che gli tzaddikim “vengono giudicati”<br />

ossia animati soltanto dalla loro buona inclinazione, così come è detto:”e il<br />

mio cuore è vuoto dentro di me”, poiché David, l’autore di questo verso, era sprovvisto<br />

della cattiva inclinazione, avendola annientata tramite il digiuno.<br />

David sradicò la sua cattiva inclinazione per mezzo dei digiuni. Sono possibili anche<br />

altri metodi.<br />

Questo testo del Talmud dimostra quindi che il termine tzaddik nel suo vero senso, si<br />

applica solo a colui che si è sbarazzato della sua cattiva inclinazione.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

1)Ma se questo liquido, che e’ stato cotto come si deve, e’ interamente raffreddato, o se<br />

e’ stato un po’ riscaldato durante lo Shabat in un qualche modo permesso,sara’ vietato<br />

cuocere di nuovo questo liquido. Sara’ anche vietato travasarlo in un KLI RISHON, sia<br />

nel caso in cui sta sul fuoco oppure no, o di versare su questo liquido il contenuto del<br />

KLI RISHON ;si avra’ il diritto, tuttavia, di travasare questo liquido in un KLI SHENI, o di<br />

versare su questo liquido il contenuto di un KLI SHENI.<br />

2)Quindi, alla luce di cio’ che e’ stato precisato poco sopra, che bisogna distinguere tra<br />

un liquido bollito (ma raffreddato) e un liquido bollente. Il liquido bollito, se adesso e’<br />

interamente freddo, non potra’ essere versato in un KLI RISHON ; sara’ permesso invece<br />

versare un liquido bollente, o un liquido bollito, non interamente raffreddato, in un KLI<br />

RISHON che non sta sul fuoco. (Secondo l’uso sefardita, nel caso di questo liquido in<br />

questione, sara’ vietato versarlo in un KLI RISHON, persino se non sta sul fuoco, a meno<br />

che la temperatura del liquido sia di almeno 71 gradi).<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.64<br />

Ci e’ vietato mettere in dubbio le promesse e le minacce di sanzioni di Hashem, riferite<br />

attraverso i Suoi profeti, mettendole in dubbio nonostante abbiamo la prova che si tratti<br />

di veri profeti. Lo impariamo dal versetto seguente : « Non mettete alla prova Hashem il<br />

vostro D.o, come Lo avete messo alla prova a Massa ».<br />

miTzvA’ PosiTivA n.8 (adattata dal testo originale)<br />

E’ il comandamento che ci e’ stato ordinato di somigliare a D.o il piu’ possibile cosi’<br />

come e’ detto : « E camminerai nelle Sue vie ». I nostri Saggi insegnano : « Cosi’ come<br />

Hashem viene chiamato Clemente, anche tu devi essere clemente…cosi’ come Egli e’<br />

Misericordioso anche tu devi essere misericordioso…cosi’ come Egli viene chiamato<br />

Giusto anche tu devi essere giusto, cosi’ come Egli e’ Generoso anche tu devi essere<br />

generoso ».<br />

15


16<br />

Venerdi 7 shvat 5773 - 18 gennaio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 16:49 | uscita 17:53<br />

PArAsHA Bo in Breve (sesTA CHiAmATA)<br />

Hashem alla mezzanotte colpisce ogni primogenito, da quello del faraone a quello del<br />

prigioniero e anche quello degli animali. In ogni casa c’e’ almeno un morto. Il faraone<br />

fa chiamare Moshe’ e Aaron e dice loro di andarsene via insieme a tutto il popolo per<br />

servire Hashem. Il popolo prende l’impasto prima che sia lievitato e chiedono agli egiziani<br />

oggetti d’argento, d’oro e vestiti, ed essi li accontentano. Il popolo ebraico si sposta<br />

da Ramses a Sukkot in seicentomila senza contare i bambini, a piedi. Insieme a loro si<br />

aggrega un cospicuo numero di convertiti. Cuociono l’impasto che hanno portato con<br />

loro facendone delle azzime poiche’ non hanno avuto il tempo di farlo lievitare. Gli ebrei<br />

in tutto trascorsero 430 anni in Egitto.<br />

Hashem spiega a Moshe’ e a Aaron in cosa consiste l’offerta di Pesach :nessun straniero<br />

puo’ mangiarne. La carne non puo’ essere portata fuori di casa e non si deve rompere<br />

nessun osso. Tutto il popolo deve fare questa offerta. Il convertito per mangiarla deve<br />

prima essere circonciso. Il popolo esegue quanto comandato da Hashem a Moshe’ e a<br />

Aaron e escono dall’Egitto proprio in quel giorno.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

ma chiunque non ha raggiunto questo livello, e non si è liberato della sua cattiva<br />

inclinazione, nonostante i suoi meriti siano più numerosi che i suoi peccati, non è<br />

assolutamente del livello e del rango dello tzaddik.<br />

In realtà non ha raggiunto neanche il livello di benonì, come è stato dimostrato in precedenza.<br />

Per questa ragione i nostri saggi hanno detto nel midrash:”il santo Benedetto<br />

egli sia vide che gli tzaddikim erano poco numerosi, si alzò e li piantò in ogni<br />

generazione, ossia li distribuì equamente in ogni generazione.<br />

Questa espressione (“gli tzaddikim sono poco numerosi”) è concepibile solo se il termine<br />

tzaddik denota un uomo che si è completamente disfatto della sua cattiva inclinazione.<br />

Se lo tzaddik fosse solo colui il quale le buone azioni prevalgono sulle cattive, perché i<br />

nostri saggi avrebbero detto allora che :”gli tzaddikim sono poco numerosi”, allorchè la<br />

maggior parte degli ebrei conta più buone azioni che non cattive?<br />

Così come è detto:”Lo tzaddik è il fondamento del mondo”<br />

Deve esserci quindi in ogni generazione uno tzaddik che serve come fondamento del<br />

mondo.<br />

Tuttavia questa questione potrà essere spiegata (si capiranno meglio i livelli di tzaddik<br />

e benonì, così come le diverse sfumature che compongono i loro ranghi),<br />

basandosi su ciò ha scritto rabbi Haim vital nel shaar Hakedushà (e nell’etz<br />

haim, Porta 50 cap.2): ossia che ogni ebreo, tzaddik o rasha, possiede due anime,<br />

così come è detto:”e le neshamot (le anime al plurale) che ho fatto”.<br />

Nonostante il verso si riferisce solo ad un ebreo come individuo (come lo indica il sin


golare della parola ruach (spirito) nella frase precedente “Quando lo spirito (di un uomo)<br />

che emana da Me sarà sottomesso”), la forma plurale (le anime) viene impiegata poiché<br />

ogni ebreo possiede due anime.<br />

Sono due nefashot, due anime e forze vitali,<br />

un’anima proviene dalla klipa e la sitra achara.<br />

La parola klipa significa letteralmente una conchiglia o una buccia. D-o creò delle forze<br />

che dissimulano la vitalità divina presente nell’insieme della creazione così come la<br />

buccia che ricopre e dissimula il frutto. Sitra achara significa “l’altro lato”, il lato della<br />

creazione che è l’antitesi della santità e della purezza (questi due termini sono generalmente<br />

sinonimi).<br />

E’ lei (quest’anima proveniente dalla klipa e dalla sitra achara) che è rivestita dal sangue<br />

dell’uomo, e dà vita al corpo, come è scritto:” poiché la nefesh della carne (ossia l’anima<br />

che intrattiene la vita fisica) è nel sangue”.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

1)Il divieto di cottura non si applichera’ ad un alimento solido, che e’ stato sufficientemente<br />

cotto, persino se adesso e’ completamente freddo. Tuttavia, non si mettera’ in un<br />

recipiente che sta sul fuoco questo alimento solido, persino se e’ ancora caldo.<br />

2) Sara’ vietato cuocere un alimento solido, persino se e’ gia’ stato interamente cotto<br />

al forno, o arrostito. (Secondo i sefarditi, non si autorizza a ricuocere un alimento cotto<br />

al forno o arrostito, se si ricuoce in un KLI RISHON, ma in un KLI SHENI, si potra’ essere<br />

meno severi e permettere questa cottura).<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n.6 (adattata dal testo originale)<br />

Si tratta del comandamento che ci e’ stato ordinato di ricercare la compagnia dei Saggi<br />

istruiti nella Torah, di legarsi ad essi e di associarsi ad essi, sia durante i pasti che negli<br />

affari, di modo che possiamo imitarli e aderire al modo in cui essi professano la fede.<br />

Nella Torah e’ scritto : « Ti attaccherai a Lui » e i Maestri spiegano che bisogna attaccarsi<br />

ai Maestri, di sposarsi con la figlia di un erudito e di far sposare la propria figlia con un<br />

erudito, di mantenere coloro che studiano la Torah e di intrattenere relazioni commerciali<br />

con essi. In questo modo una persona potra’ attaccarsi alla Presenza Divina.<br />

miTzvA’ PosiTivA n.206<br />

Si tratta del comandamento di amarsi gli uni con gli altri come amiamo noi stessi, di<br />

modo che la mia compassione e il mio amore per il mio correligionario sia simile alla<br />

compassione e l’amore per me stesso. Tutto cio’ che desidero per me stesso, devo<br />

desiderarlo per il mio correligionario; e tutto cio’ che non desidero per me stesso o per<br />

i miei amici, non devo desiderarlo per il mio correligionario. Questo comandamento si<br />

deduce dal verso:”Ama il tuo prossimo come te stesso”.<br />

17


18<br />

Shabbat 8 shvat 5773 - 19 gennaio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 16:49 | uscita 17:53<br />

PArAsHA Bo in Breve (seTTimA CHiAmATA)<br />

Hashem chiede a Moshe’ di consacrarGli ogni primogenito sia tra gli uomini che tra<br />

gli animali poiche’ appartengono a Lui. Moshe’ ricorda al popolo di rispettare le regole<br />

relative alla celebrazione di Pesach, di continuare a celebrare una volta entrati nella terra<br />

promessa ai Patriarchi e di raccontare ai propri figli in che modo Hashem li ha liberati.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Primo CAPiToLo<br />

e da essa (da quest’anima) provengono tutti i tratti caratteriali cattivi, che derivano<br />

dai quattro elementi che sono in essa,<br />

Come i quattro elementi fisici: il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra, sono il fondamento di<br />

tutte le entità fisiche, quest’anima è composta dai quattro elementi spirituali che corrispondono<br />

agli elementi fisici fondamentali. Siccome essi derivano dalla klipa e dal male,<br />

sono essi stessi malvagi e generano tutti i tratti malvagi del carattere, ossia: la rabbia e<br />

l’orgoglio che emanano dall’elemento del fuoco che si eleva verso l’alto,<br />

L’orgoglio è uno stato nel quale un individuo si considera superiore agli altri. La rabbia è<br />

un derivato dell’orgoglio: se non fosse imbevuto di questo, non si arrabbierebbe contro<br />

chiunque sfida la sua volontà.<br />

L’appetito per i piaceri emana dall’elemento di acqua, poiché l’acqua permette la<br />

crescita di tutti i tipi di cose che offrono il piacere,<br />

la capacità dell’acqua di far nascere e crescere delle cose gradevoli stabilisce che l’elemento<br />

di piacere è dissimulato in essa. L’appetito per i piaceri deriva dunque dall’elemento<br />

d’acqua.<br />

La frivolezza, lo scherzo, il vanto e le parole futili emanano dall’elemento d’aria,<br />

In modo simile all’aria, sono sprovviste di sostanza,<br />

e la pigrizia e la malinconia emanano dall’elemento di terra.<br />

La terra è caratterizzata dalla pesantezza. L’uomo pigro e malinconico risente una certa<br />

pesantezza dei suoi membri.<br />

Da quest’anima provengono anche i tratti buoni inerenti al carattere di ogni<br />

ebreo, come la compassione e la beneficienza.<br />

Tuttavia, come potrebbero dei buoni sentimenti emanare dall’anima di klipa e del male<br />

di cui si tratta qui?<br />

Poiché per gli ebrei, quest’anima di klipa deriva dalla klipa (chiamata) noga che<br />

comprende anche del bene, e questo è la fonte di tutti questi tratti naturali positivi.(Questa<br />

klipa) proviene dall’ “Albero” esoterico “della conoscenza” (che comprende)<br />

il bene e il male.<br />

Al contrario, le anime delle nazioni del mondo emanano dalle altre kelipot impure<br />

che non contengono alcun bene, così come è scritto in etz Haim, Porta 49, cap.3.<br />

e tutto il bene compiuto dalle nazioni del mondo è solo per scopi personali.<br />

Siccome le loro anime provengono dalle kelipot sprovviste di bene, le loro buone azioni<br />

sono motivate esclusivamente da intenzioni egoistiche.


e come il Talmud lo spiega, riguardo al verso:” La bontà delle nazioni è un peccato”,<br />

tutta la carità e il bene compiuti dalle nazioni sono solo per la loro propria gloria…<br />

Quando un ebreo agisce con benevolenza, è essenzialmente motivato dal benessere<br />

del prossimo. Questo concetto viene provato dal fatto che il piacere che ha quando il<br />

suo prossimo non ha bisogno del suo aiuto è più grande della soddisfazione che ha del<br />

suo atto di bontà.<br />

Al contrario, le altre nazioni del mondo non sono mosse dalla preoccupazione del benessere<br />

del loro prossimo, ma piuttosto da delle considerazioni egoistiche, un desiderio di<br />

gloria personale, un sentimento di soddisfazione.<br />

Bisogna tuttavia sottolineare che esistono anche fra le nazioni del mondo, delle anime<br />

derivate dalla kelipat noga. Sono i “pii fra le nazioni del mondo”, degli uomini virtuosi,<br />

giusti, capaci di manifestare veramente una preoccupazione per il prossimo.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

reGoLe riGuArDAnTi iL kLi risHon<br />

• E’ vietato versare in un recipiente che si trova sul fuoco, qualsiasi alimento, liquido<br />

o solido, crudo o cotto, freddo o caldo, persino se si ha solo l’intenzione di scaldarlo,<br />

di stiepidirlo, e di toglierlo dal fuoco prima che raggiunga la temperatura di 45 gradi.<br />

• Inoltre, non si versera’ in questo recipiente, ne’ zucchero, ne’ sale, ne’ un altro alimento,<br />

ad eccezione di cio’ che verra’ menzionato piu’ avanti. Allo stesso modo, sara’<br />

vietato riscaldare una pietanza, mettendo il recipiente, che contiene questa pietanza, in<br />

una pentola d’acqua che si trova sul fuoco.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n.207 (adattata dal testo originale)<br />

Si tratta del comandamento che prescrive di amare gli stranieri cosi’ come e’<br />

scritto : « Amerete lo straniero » (per straniero si intende un convertito). Siccome questo<br />

straniero di cui parla il versetto e’ un proselita, bisogna amarlo ancora di piu’. I Maestri<br />

insegnano che colui che danneggia un convertito commette due peccati : uno, per non<br />

aver rispettato il comandamento di non danneggiare il prossimo, e due, per non aver<br />

rispettato il comandamento di non danneggiare il convertito. In molti Midrashim viene<br />

spiegato che il comandamento di amare il convertito e’ stato espresso con espressioni<br />

simili a quelle in cui si comanda di amare Hashem.<br />

miTzvA’ PosiTivA n.302 (adattata dal testo originale)<br />

Ci e’ vietato di odiarci gli uni con gli altri, cosi’ come e’ detto : « Non odiare tuo fratello<br />

in cuor tuo ». il Sifra spiega che l’intenzione di Hashem in questo verso e’ rivolta solo<br />

all’odio che si trova nel cuore. Al contrario, colui che dimostra apertamente il proprio<br />

odio e fa sapere al prossimo che gli e’ nemico,non trasgredisce questo comandamento,<br />

ma un altro :quello di non vendicarsi o di serbare rancore, e simultaneamente trasgredisce<br />

anche il comandamento positivo di amare il prossimo come se stessi. Tuttavia, e’<br />

l’odio nascosto che costituisce il peccato piu’ grave di tutte le violazioni.<br />

19


20<br />

Domenica 9 shvat 5773 - 20 gennaio 2013<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (PrimA CHiAmATA)<br />

Hashem non conduce il popolo ebraico attraverso la strada del paese dei Filistei malgrado<br />

si tratti della strada piu’ corta per giungere nella terra promessa, preferendo condurlo<br />

per il deserto, verso il Mar Rosso. Moshe’ prende con se’ le ossa di Yossef. Da Sukkot<br />

si spostano a Etam. Di giorno Hashem procede in una colonna di nube per tracciare il<br />

percorso, e di notte in una colonna di fuoco per illuminare.<br />

Moshe’, secondo le istruzioni di Hashem comanda al popolo di tornare indietro e di<br />

accamparsi a Pi Achirot, davanti all’idolo Baal Tzefon ;questa manovra serve come tranello<br />

per il faraone, affinche’ credendo che il popolo ebraico si sia perso,sia indotto ad<br />

inseguirli e di conseguenza Hashem potra’ fare di loro cio’ che vuole. Il faraone e i suoi<br />

ministri rimpiangono di aver mandato via gli ebrei e decidono di inseguirli. Il faraone<br />

prende seicento carri di qualita’ e tutti gli altri carri egiziani e si mette all’inseguimento<br />

del popolo ebraico che e’ accampato presso il mare.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

La seconda anima (che appartiene solo) all’ebreo è veramente “una parte di D-o<br />

in alto”,<br />

L’espressione “parte di D-o in alto” è una citazione degli agiografi (Yov 31,2). La parola<br />

“veramente” insiste sul suo senso letterale. Infatti, alcuni versi usano un linguaggio iperbolico.<br />

Ad esempio, il verso che descrive “le grandi città fortificate (fino) ai cieli” deve<br />

essere sicuramente capita in un senso figurato, e non letteralmente. Affinchè non si<br />

interpreti l’espressione “una parte di D-o in alto” in questo senso, Rabbi Shneur Zalman<br />

aggiunge la parola “veramente”, sottolineando così che l’anima ebraica è letteralmente<br />

una parte di divinità.<br />

Così come è detto riguardo ad Adamo (la cui anima era generale, una neshama klalit,<br />

ossia che comprendeva tutte le anime particolari delle generazioni a venire):”e soffiò<br />

nelle sue narici un’anima di vita”,<br />

e come diciamo nella preghiera della mattina, “Tu (Hashem) l’hai soffiata dentro di<br />

me”.<br />

Rabbi Shneur Zalman spiegherà ora il significato del verbo “soffiare” in questo contesto.<br />

e’ scritto nello zohar:”Colui che soffia, lo fa da dentro se stesso”, ossia dall’interno<br />

e dal più profondo del suo essere, poiché soffiando con forza, l’uomo esprime<br />

la sua vitalità interna e profonda.<br />

Soffiare stanca molto più rapidamente che parlare, poiché la vitalità espressa è più<br />

importante. La metafora del soffio utilizzata per descrivere l’assestamento dell’anima<br />

ebraica in un corpo significa quindi che quest’anima proviene dall’aspetto “profondo”<br />

del divino.<br />

Questa radice dell’ebreo nell’essenza stessa di D-o viene anche indicata dalla designazione<br />

degli ebrei come i “figli” di D-o. Le loro anime derivano dal “pensiero” divino così


come un figlio deriva dal cervello di suo padre, idea che rabbi Shneur Zalman adesso<br />

svilupperà.<br />

Così, per utilizzare una metafora, le anime ebraiche sono state concepite nel<br />

pensiero (divino),<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

E’ permesso mettere vicino ad un fuoco un alimento freddo, persino se non e’ completamente<br />

cotto,per renderlo meno freddo o per stiepidirlo, a condizione che non possa<br />

raggiungere una temperatura di 45 gradi. Ma se, posto vicino al fuoco, l’alimento puo’<br />

con il tempo raggiungere questa temperatura, persino se non e’ stato fatto con questa<br />

intenzione, sara’ vietato lasciarlo in questa postazione, persino per un breve lasso di<br />

tempo. Tuttavia, in caso di grande necessita’, per qualcuno che non si sente bene o per<br />

un neonato, questo alimento, persino un liquido freddo, ad esempio del latte, o del brodo<br />

freddo, potra’ essere posto vicino al fuoco, persino li’ dove rischia di raggiungere questa<br />

temperatura, ma a tre condizioni : 1) l’alimento e’ gia’ stato sufficientemente cotto, 2)<br />

si ha solo l’intenzione di rendere questo alimento meno freddo, o piu’ tiepido, 3) si fara’<br />

attenzione a spostare l’alimento prima che raggiunga la temperatura indicata.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n.205<br />

E’ un dovere quello di rimproverare il prossimo che commette un peccato o che si<br />

accinge a farlo ; bisogna vietargli di agire in quel modo e rimproverarlo. Che non si<br />

dica : « Io non commettero’ alcun peccato e se un’altra persona lo commette e’ una<br />

questione fra lui e Hashem ». Un tale comportamento va contro i principi della Torah. Al<br />

contrario, e’ nostro dovere non commettere il peccato e non lasciare un’altra persona<br />

del nostro popolo commetterlo. Se qualcuno decide di commettere un peccato, e’ dovere<br />

di un altro uomo di fargli un rimprovero e di impedire che questo avvenga, persino se<br />

non esiste alcuna prova che egli meriti di essere punito. Questo comndamento deriva<br />

dal versetto : « Rimprovera il tuo prossimo ». Questo comandamento comprende anche<br />

l’obbligo di fare dei rimproveri a colui che ci fa dei torti, anziche’ serbare rancore e<br />

conservare un pensiero negativo riguardo a lui. Tuttavia, dobbiamo informarlo della nostra<br />

indignazione affinche’ non resti piu’ alcun rancore nel nostro cuore. Il Sifra dice riguardo<br />

a cio’ : « Da dove sappiamo che colui che ha gia’ rimproverato il prossimo quattro<br />

o cinque volte senza che questo si corregga, deve continuare a rimproverare senza<br />

perdere la pazienza ? Dal verso successivo che usa per due volte il verbo « correggi ».<br />

Si potrebbe pensare erroneamente che bisogna rimproverarlo anche se il suo viso cambiera’<br />

colore. Per questa ragione il verso continua dicendo : « E non assumerai il peccato<br />

a causa sua ». I nostri Maestri hanno spiegato che questo comandamento e’ rivolto a<br />

qualsiasi uomo e che persino una persona di rango inferiore e’ tenuta a rimproverare<br />

una persona di rango superiore. Persino se si fa insultare e maledire, non smettera’ di<br />

rimproverarlo, anche se dovesse rischiare di ricevere delle percosse.<br />

21


22<br />

Lunedi 10 shvat 5773 - 21 gennaio 2013<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (seConDA CHiAmATA)<br />

Gli egiziani inseguono con i carri gli ebrei e li raggiungono li’ dove sono accampati a<br />

Pi Achirot davanti al Baal Tzefon. Gli ebrei alzano gli occhi e vedono gli egiziani; hanno<br />

un grande terrore e pregano Hashem affinche’ li salvi. Il popolo si lamenta con Moshe’<br />

accusandolo di averli votati allo sterminio allorche’ loro avrebbero preferito rimanere<br />

schiavi in Egitto. Moshe’ li rassicura garantendo loro che saranno salvati da Hashem,<br />

che mai piu’ rivedranno gli egiziani e che Hashem combattera’ per loro ed essi dovranno<br />

solo rimanere in silenzio.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

l’anima ebraica trae la sua origine nel pensiero divino, il livello più profondo del divino.<br />

Tutte le altre creature, compresi gli angeli, hanno la loro fonte nella “parola” divina, ad<br />

un livello che, paragonato a quello del pensiero, è più superficiale.<br />

Come è detto, a proposito del popolo ebraico nel suo insieme “israel è il mio figlio<br />

primogenito”,<br />

e riguardo ad ogni ebreo in particolare, “voi siete dei figli per l’eterno il vostro D-o”.<br />

Questo significa che, così come un figlio deriva dal cervello di suo padre, ossia<br />

dall’essere essenziale del padre, allo stesso modo, se così si può dire, l’anima di<br />

ogni ebreo deriva dal pensiero e dalla saggezza di D-o.<br />

Rabbi Shneur Zalman adesso affronterà una seconda tappa del suo ragionamento. Dire<br />

che gli ebrei derivano dal pensiero e dalla saggezza di D-o, significa in sostanza che<br />

derivano da D-o stesso.<br />

Poiché “e’ saggio”, D-o possiede l’attributo di saggezza, ma non di una saggezza<br />

conosciuta da noi” poiché “egli e la sua saggezza sono uno”<br />

e, come scrive maimonide:” e’ egli stesso la conoscenza e il conoscente… (e il<br />

conosciuto)”.<br />

In altre parole, la saggezza e la comprensione di D-o sono assolutamente differenti<br />

dalla comprensione umana. Quest’ultima è basata su tre elementi distinti: 1)il conoscente,<br />

l’anima dell’uomo; 2) la conoscenza, la facoltà cognitiva che permette all’anima<br />

di conoscere e comprendere; 3) il conosciuto,ad esempio una legge nella Mishna o una<br />

discussione nel Talmud.<br />

Al contrario, a proposito della saggezza divina, Maimonide dice:” E’ Egli stesso la conoscenza,<br />

il conoscente e il conosciuto”.<br />

Maimonide prosegue:” L’uomo non ha la possibilità di capire questo chiaramente…”,<br />

così come è scritto:”Puoi trovare e capire D-o cercando?” e “Poiché i<br />

miei pensieri non sono i vostri pensieri” dice D-o, di conseguenza, “i vostri” pensieri<br />

umani non possono carpire “i Miei” pensieri.<br />

La saggezza di D-o è un tutt’uno con Egli stesso. Dunque l’anima ebraica, generata dalla<br />

saggezza divina, deriva in verità da D-o stesso.<br />

Numerosi pensatori ebrei rifiutano l’approccio descrittivo di Maimonide. Secondo il loro


punto di vista, “definire” D-o è impossibile, dato che ogni definizione è per sua natura<br />

limitativa e quindi incapace di rendere conto in qualche modo del divino.<br />

Nella nota che segue, Rabbi Shneur Zalman osserva che i saggi della kabbala seguono<br />

la posizione di Maimonide. Per loro, questa posizione non potrebbe riguardare tuttavia<br />

l’essenza non conoscibile di D-o. D-o non può essere definito con il termine di “conoscenza”<br />

poiché trascende infinitamente questa nozione.<br />

Al contrario, quando D-o si “<strong>presenta</strong>” con l’attributo di Chochma (saggezza) “dopo” che<br />

la luce infinita della Sua essenza è stata limitata per mezzo del “tzimtzum” (le contrazioni<br />

progressive di questa luce creatrice), è in effetti, possibile dire che D-o è “il conoscente,<br />

la conoscenza e il conosciuto”.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

• E’ vietato versare in un KLI RISHON, persino quando non sta sul fuoco, un liquido<br />

insufficientemente cotto o, se e’ sufficientemente cotto, completamente raffreddato da<br />

quando e’ stato cotto, e cosi’ pure una pietanza solida insufficientemente cotta ; questo<br />

sara’ vietato, persino se si e’ versato questo liquido o questa pietanza solida solo per<br />

renderlo meno freddo o piu’ tiepido e che si abbia l’intenzione di toglierlo poi dal KLI<br />

RISHON.<br />

• Al contrario,e’ permesso versare in un KLI RISHON che non sta sul fuoco, un liquido<br />

sufficientemente cotto e non completamente raffreddato (secondo i sefarditi non basta<br />

che il liquido non sia completamente raffreddato, ma c’e’ bisogno che il calore del<br />

liquido sia di almeno 71 gradi), o una pietanza solida, sufficientemente cotta, persino se<br />

si e’ gia’ raffreddato.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.303 (adattata dal testo originale)<br />

Si tratta del divieto di umiliarci gli uni con gli altri. Questa umiliazione si chiama : « Far<br />

impallidire (dalla vergogna) il proprio fratello in publico ». Come e’ stato spiegato precedentemente,<br />

l’obbligo di rimproverare sussiste solo se non esiste il rischio che la<br />

persona rimproverata possa provare vergogna al punto da impallidire.<br />

miTzvA’ neGATivA n.256<br />

Si tratta del divieto di mostrarci duri nei confronti degli orfani e delle vedove, cosi’ come<br />

e’ scritto nella Torah : « Non umiliate mai la vedova e l’orfano ». Questo divieto include<br />

qualsiasi atteggiamento duro nei loro confronti, sia con le parole che con le azioni. Al<br />

contrario, dobbiamo parlare loro con gentilezza e garbo, trattarli nel miglior modo possibile,<br />

dare la massima importanza ad una buona condotta nei loro confronti. Chiunque<br />

trascuri uno dei punti menzionati, trasgredisce questo comandamento positivo e la Torah<br />

ne cita esplicitamente la punizione in questi termini : « …e la Mia collera si infiammera’<br />

e vi faro’ morire con la spada… ».<br />

23


24<br />

Martedi 11 shvat 5773 - 22 gennaio 2013<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (TerzA CHiAmATA)<br />

Hashem dice a Moshe’ che non e’ tempo di pregare ma di agire:di parlare al popolo<br />

affinche’ si incammini, di alzare il bastone, di stendere la mano sul mare e di dividerlo<br />

di modo che il popolo potra’ attraversarlo all’asciutto. L’angelo di Hashem e la colonna<br />

di nube si spostano dalla loro posizione usuale e si interpongono tra l’accampamento<br />

egiziano e quello ebraico. Gli egiziani sono al buio mentre gli ebrei sono illuminati dalla<br />

colonna di fuoco. Per tutta la notte soffia un vento da oriente e le acque del mare si<br />

dividono. Il popolo ebraico entra all’asciutto dentro il mare e le acque formano un muro<br />

per loro alla loro destra e alla loro sinistra. Gli egiziani dopo aver tentato di inseguire gli<br />

ebrei si rendono conto che Hashem combatte per loro e decidono di scappare.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

noTA: i saggi della kabbala hanno accettato (la posizione di maimonide), come<br />

lo spiega il pardess di rabbi moshè Cordovero. e persino secondo la kabbala<br />

dell’Ari zal (Rabbi Itzchak Luria, di memroia benedetta), l’enunciato di maimonide<br />

ha un senso,<br />

La kabbala dell’Ari Zal introduce dei significati più profondi riguardo all’essenza illimitata<br />

di D-o che trascende infinitamente il livello di conoscenza al quale Maimonide fa riferimento.<br />

E tuttavia, persino secondo gli insegnamenti dell’Ari Zal, l’opinione di Maimonide<br />

resta accettabile.<br />

se viene affiancata al concetto mistico della luce dell’ein sof che si riveste, dopo<br />

aver subito numerose “contrazioni” (tzimtzumim), nei ricettacoli delle sefirot di<br />

chabad (chabad è un acronimo di chochma, bina e daat –rispettivamente “la saggezza”,<br />

“la comprensione” e “la conoscenza”, la triade delle sefirot che rap<strong>presenta</strong>no “l’intelletto”<br />

divino) del mondo di atzilut (“l’emanazione”),<br />

attraverso il processo del tzimtzum (“contrazione”), la luce infinita di D-o (designata dai<br />

kabbalisti come Or Ein Sof, “la luce di Colui che è infinito”) si riveste nelle sefirot, che<br />

sono i Suoi attributi. Questa manifestazione si produce al livello di Atzilut, in particolare<br />

al livello di chabad di Atzilut – l’intelletto divino. Così, al livello di atzilut, D-o può essere<br />

definito con le parole di Maimonide come “il conoscente, la conoscenza e il conosciuto”.<br />

ma non al di là di Atzilut.<br />

Al di là di Atzilut, è impossibile definire D-o poiché è inconoscibile. Di conseguenza, per<br />

i saggi della kabbala, l’opinione di Maimonide verte solo sulla luce divina “giunta” al<br />

livello di Atzilut.<br />

Come è spiegato altrove, D-o benedetto egli sia, è infinitamente più elevato, e trascende<br />

l’essenza e il livello di chabad.<br />

in realtà, il livello di chabad è considerato rispetto a Lui come essendo sullo stesso piano<br />

d’inferiorità dell’azione fisica, così come è detto:”Tu le hai fatte tutte con saggezza”.<br />

Il verbo “concepire” sembrerebbe essere più appropriato al contesto piuttosto che il<br />

verbo “fare”, poiché la funzione della saggezza divina è di concepire, e non di fare.


Avrebbe dovuto essere quindi scritto:”Tu le hai concepite con saggezza”. Tuttavia, l’utilizzo<br />

del verbo “fare” denota che la saggezza è, nei suoi confronti, assimilata al livello<br />

dell’azione fisica.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Se due pentole si trovano sul fuoco e contengono delle pietanze sufficientemente<br />

cotte,sara’ permesso travasare questi alimenti da un recipiente all’altro, a condizione<br />

che si tratti di un fuoco coperto. Inoltre, se si constata che un alimento che si trova in<br />

un recipiente, posto su un fuoco coperto, sta seccando, sara’ permesso versare con<br />

precauzione in questo recipiente dell’acqua bollente presa da dentro « il recipiente di<br />

Shabat » che si trovava anch’esso sul fuoco. Sara’ allo stesso modo permesso prendere<br />

dell’acqua da questo recipiente tramite un cucchiaio o un mestolo, e versarla nella<br />

seconda pentola, in cui si trova la pietanza, se anch’essa si trova sul fuoco coperto, ma<br />

bisognera’ fare attenzione che il cucchiaio (o il mestolo) sia asciutto e pulito. (Secondo<br />

i sefarditi e’ preferibile non usare un mestolo per travasare gli alimenti da un recipiente<br />

all’altro, poiche’ il mestolo rischia di diventare KLI SHENI, ma alcuni, persino fra i rabbini<br />

sefarditi, sono meno severi, persino se si tratta di un liquido).<br />

Se di venerdi sera, si e’ consumato solo una parte di una pietanza, che e’ stata cotta in<br />

una grande pentola, sara’ permesso versare il rimanente in una pentola meno grande,<br />

per la consumazione del Shabat mattino, a condizione che questa seconda pentola sia<br />

asciutta e pulita e che ci si adegui alle regole relative all’alimento che viene rimesso sul<br />

fuoco coperto.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.301<br />

E’ il divieto che ci e’ stato comandato di non riferire il male, enunciato nella Torah in<br />

questi termini : « Non riferire il male fra il tuo popolo ». I nostri Saggi hanno dichiarato<br />

: « Non mostrarti dolce e premuroso con una persona e duro con un’altra. Altra<br />

interpretazione :non fare come il venditore di spezie che si carica di merci per andare<br />

a portarle (da un luogo all’altro) ». Questo comandamento include anche il divieto di<br />

diffamare una persona.<br />

miTzvA’ neGATivA n.304<br />

Si tratta del divieto di vendicarci gli uni con gli altri. In altre parole, nel caso in cui qualcuno<br />

ci ha fatto del male, ci e’ proibito di non darci tregua fino a quando non gli abbiamo<br />

fatto la stessa cosa o che lo abbiamo fatto soffrire quanto lui ci ha fatto soffrire. E’ scritto<br />

nella Torah : « Non vendicarti… »<br />

Il Sifra spiega cosi’ : « fino a dove puo’ arrivare la potenza della vendetta ? Un uomo dice<br />

ad un altro : « Prestami la tua falce ». L’altro rifiuta. L’indomani, quest’ultimo chiede al<br />

primo : « Prestami la tua ascia ». Gli risponde : « Non te la presto, cosi’ come tu non mi<br />

hai prestato ». E’ per evitare un tale comportamento che e’ scritto : « Non vendicarti ».<br />

Partendo da questo esempio e’ possibile ragionare per analogia per tutti gli altri casi.<br />

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26<br />

Mercroledi 12 shvat 5773 - 23 gennaio 2013<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (QuArTA CHiAmATA)<br />

Hashem comanda a Moshe’ di stendere la mano sul mare affinche’ le acque ritornino<br />

sugli egiziani e il mattino seguente il mare torna alla sua condizione normale. Gli egiziani<br />

tentano di scappare ma Hashem li rovescia dentro al mare non rimanendo alcun<br />

superstite. Gli ebrei che procedono nel mare asciutto vedono gli egiziani morti sulla riva<br />

del mare e vedono inoltre la mano potente di Hashem che in quel giorno li ha salvati. Il<br />

popolo prova un sentimento di fede per Hashem e per Moshe’ il Suo servo.<br />

Moshe’ intona il cantico del mare, un brano poetico che descrive le imprese e i prodigi<br />

che Hashem ha fatto in quel giorno, annientando il faraone e tutto il suo esercito. Anche<br />

Miriam, sorella di Moshe’ e profetessa, prende il tamburello ; vedendola anche le altre<br />

donne prendono il tamburello e ballano.<br />

Moshe’ conduce il popolo ebraico fuori dal Mar Rosso dirigendoli verso il deserto di Shur<br />

per tre giorni. Non trovano l’acqua. Giungono a Mara’ e non possono bere quell’acqua<br />

essendo amara. Il popolo si lamenta con Moshe’ che subito si rivolge ad Hashem che gli<br />

indica una pianta. Moshe’ la prende, la getta in acqua e l’acqua diventa dolce. Hashem<br />

pretende dal Suo popolo che faccia quello che e’ giusto ai Suoi occhi, rispettando le Sue<br />

leggi e i Suoi decreti.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Rabbi Shneur Zalman affronterà adesso una difficoltà sollevata da ciò che ha illustrato<br />

prima, ossia che ogni anima ebraica proviene dalla saggezza divina (chiamata nel testo<br />

chochma ilaa, la saggezza superiore). Infatti le anime, che provengono tutte da una<br />

stessa fonte, dovrebbero avere tutte, di conseguenza lo stesso livello. Allora come si<br />

creano delle differenze tra le anime ebraiche?<br />

ovviamente esistono miriadi di tipi di gradazione di anime (neshamot), un livello<br />

sopra l’altro, all’infinito.<br />

Ad esempio le anime dei patriarchi e di moshe il nostro maestro sono molto<br />

superiori alle anime delle nostre generazioni, (che appartengono al) periodo che<br />

precede la venuta (letteralmente periodo dei “talloni”, ossia dei passi) del mashiach, le<br />

quali sono designate così poiché sono veramente simili ai talloni rispetto al cervello<br />

e alla testa.<br />

Così come la forza vitale presente nel tallone non può essere paragonata a quella che si<br />

trova nella testa e nel cervello, allo stesso modo, nessun paragone può essere fatto tra<br />

le anime delle presenti generazioni e quelle delle generazioni di un tempo.<br />

E la stessa differenza si constata ugualmente in ogni generazione: ci sono (coloro che<br />

sono) le “teste (le guide) delle migliaia d’Israel”, chiamati così poiché le loro anime sono<br />

del rango della “testa” e del “cervello” rispetto a quelle della massa e degli ignoranti.<br />

Allo stesso modo, queste distinzioni esistono tra nefashot e nefashot il livello d’anima di<br />

nefesh, poiché ogni anima è composta di nefesh, ruach e neshama.<br />

Così come il livello d’anima di neshama varia da un ebreo all’altro, allo stesso modo i


livelli di ruach e di nefesh.<br />

Le differenze tra le anime sono quindi molto marcate. Potremmo di conseguenza aspettarci<br />

di ritrovare la stessa diversità alla loro fonte.<br />

Tuttavia, la fonte di tutti i nefesh, ruach e neshama dal più alto al più basso livello, quello<br />

delle anime rivestite dal corpo degli ignoranti e dei leggeri fra i leggeri, deriva, se così si<br />

può dire, dal cervello superiore, che è chochma ilaa (la saggezza superiore).<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Non si ha il diritto di rimettere nel forno (forno elettrico o forno a gas) una pentola, che<br />

contiene una pietanza, che e’ stata appena tirata fuori dal forno o tolta dal fuoco.<br />

Se sono stati messi nel forno, prima dell’inizio dello Shabat, degli alimenti insufficientemente<br />

cotti, sara’ allora vietato, nel caso in cui e’ stato aperto il forno di Shabat o se si<br />

e’ aperto da solo, di richiudere il forno, fintanto che si teme che gli alimenti che sono nel<br />

forno non sono abbastanza cotti. In una cucina a gas, o in un forno elettrico, all’interno<br />

del quale e’ stato messo un bottone speciale per poterlo utilizzare durante lo Shabat,<br />

si avra’ il diritto di lasciare, prima dell’inizio dello Shabat, un piatto contenente degli<br />

alimenti sufficientemente cotti.Ma non si aprira’, di Shabat, la porta di questo forno, se<br />

esiste il timore che questa provochi la messa in funzione del forno ;di Shabat stesso, al<br />

contrario, sara’ vietato rimettere qualsiasi cosa in questo forno.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.305<br />

Ci e’ vietato portare rancore, ossia fissare nella nostra memoria il torto che qualcuno ci<br />

ha causato e di ricordarglielo, persino se ci si astiene dal vendicarsi. Questa proibizione<br />

e’ enunciata nella Torah con queste parole : « Non vendicarti e non portare rancore ».<br />

Il Sifri si esprime in questo modo : « Fino a dove puo’ arrivare la potenza del rancore ?<br />

Un uomo dice all’altro : « Prestami la tua falce ». L’altro rifiuta. L’indomani quest’ultimo<br />

chiede al primo : « Prestami la tua ascia ». Gli risponde : « Eccola. Non sono come te che<br />

non mi hai prestato la tua falce ».<br />

miTzvA’ PosiTivA n.11<br />

Si tratta del comandamento di studiare la Torah e di insegnarla. E’ cio’ che si designa<br />

con il nome Talmud Torah (studiare la Torah). Questo comandamento e’ dedotto dal<br />

verso : « Le inculcherai ai tuoi figli » :questo ultimo termine designa i tuoi allievi. I discepoli<br />

di un uomo sono chiamati dappertutto i suoi figli come e’ scritto : « E i figli dei<br />

profeti arrivarono ». Il Sifri spiega : « Le inculcherai » significa che le parole della Torah<br />

siano sempre chiare per te, di modo che se qualcuno viene a porti una domanda, tu non<br />

esiti nella risposta, ma al contrario sei in grado di rispondere immediatamente ». Questo<br />

comandamento e’ ripetuto piu’ volte : « Le insegnerete ; le eseguirete ;affinche’ imparino…<br />

». Nel Talmud viene ripetuta continuamente l’importanza di questi comandamenti.<br />

Le donne non sono obbligate a compiere questo comandamento poiche’ e’ scritto : « E le<br />

insegnerete ai vostri figli » letteralmente :ai vostri figli e non alle vostre figlie.<br />

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Jovedi 13 shvat 5773 - 24 gennaio 2013<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (QuinTA CHiAmATA)<br />

Il popolo ebraico si accampa a Elim dove ci sono dodici sorgenti d’acqua e settanta<br />

palme. Da li’ si spostano verso il deserto di Sin. Un mese dopo l’uscita dall’Egitto il<br />

popolo si lamenta con Moshe’ e Aaron per la mancanza di pane. Hashem informa Moshe’<br />

che fara’ piovere dal cielo del pane di modo che le persone potranno raccoglierne<br />

; di venerdi ci sara’ una doppia razione per lo Shabat. Moshe’ parla al popolo dicendo<br />

che Hashem accontentera’ le loro richieste, ma di non lamentarsi piu’ con lui e Aaron<br />

poiche’ cio’ equivale a lamentarsi con Hashem.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Per esplicitare il processo che realizza una tale pluralità fra le anime nonostante la loro<br />

fonte comune, rabbi Shneur Zalman ritorna adesso all’analogia del padre e del figlio (di<br />

cui si è servito precedentemente per illustrare la descrizione degli ebrei come “i figli di<br />

D-o” generati da chochma ilaa – il “cervello” di D-o, se ci si può esprimere così).<br />

Troveremo qui un breve cenno di questa spiegazione. La totalità del corpo del bambino<br />

ha come origine una goccia di seme la cui fonte si trova al livello del cervello del padre.<br />

Tuttavia, le numerose parti fisiche che costituiscono il corpo del bambino non sono<br />

uniformi. Sono al contrario molto differenziate, il cervello essendo la parte più elevata e<br />

le unghie dei piedi quella più inferiore.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Sara’ permesso rimettere sul fuoco una pentola che contiene una pietanza, che e’ stata<br />

appena tolta dal fuoco, solo se sussistono le condizioni seguenti:<br />

•Quando abbiamo tolto la pentola avevamo l’intenzione di rimetterla sul fuoco.<br />

•Non si deve lasciare in nessun caso la pentola, dopo averla tolta dal fuoco (non si<br />

smettera’ di tenerla);persino se abbiamo messo la pentola sul tavolo (o qualsiasi altro<br />

supporto asciutto, ma non per terra), non la si lascera’ neppure per un breve momento<br />

(si deve tenere fino a quando non viene rimessa sul fuoco). (Secondo l’uso sefardita,<br />

sara’ autorizzato rimettere la pentola sul fuoco persino se inizialmente non si aveva<br />

l’intenzione di rimettercela, tranne nel caso in cui e’ stata poggiata per terra, nel qual<br />

caso, secondo tutte le ipotesi sara’ vietato riporla sul fuoco.<br />

•Si avra’ coperto il fuoco sul quale si rimette la pentola con una lastra di amianto o<br />

materiale simile, o con qualsiasi altra lastra che si utilizza di solito durante la settimana<br />

non per la cottura, ma per impedire alle pietanze di raffreddarsi.<br />

•Gli alimenti che si trovano nella pentola devono essere stati sufficientemente cotti. Se<br />

fra questi alimenti si trovano dei volatili le cui ossa devono essere cotte molto bene per<br />

essere commestibili, si fara’ attenzione al fatto che anche queste ossa siano state cotte<br />

a sufficienza e quindi commestibili.<br />

•Gli alimenti non devono essere completamente raffreddati ;quindi si verifichera’ che<br />

siano ancora leggermente caldi. (Secondo l’uso sefardita, e’ necessario che la pietanza<br />

sia ancora calda, ad una temperatura minima di 71 gradi).


seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ PosiTivA n.209<br />

Si tratta del comandamento di rispettare i Maestri e di alzarci davanti ad essi per rendere<br />

loro omaggio, come e’ detto : « Alzati davanti ad una testa bianca e onora la persona<br />

vecchia ». Il Sifra commenta cosi’ questo verso : « Alzati e onora :il movimento di<br />

alzarsi deve manifestare la volonta’ di testimoniare il rispetto ». Le disposizioni di questo<br />

comandamento sono spiegate nel trattato talmudico di Kiddushin.<br />

Sappi che, nonostante questo comandamento sia rivolto a qualsiasi persona in<br />

generale,ossia onorare i Maestri,persino un uomo erudito e’ tenuto nei confronti di un<br />

altro che sta allo stesso grado di saggezza sua,di alzarsi per rispetto, cosi’ come i nostri<br />

Maestri hanno insegnato che : “I Saggi di Bavel si alzano l’uno davanti all’altro ». Questo<br />

comandamento concerne ancora di piu’ un allievo, che deve conferire molto piu’ rispetto<br />

al proprio Maestro piuttosto che a qualsiasi altro erudito in Torah ; oltre al rispetto che<br />

gli deve, deve temerlo, poiche’ i nostri Maestri hanno spiegato che il suo dovere nei<br />

confronti del proprio Maestro e’ superiore rispetto a quello che deve attribuire al proprio<br />

padre, che la Torah ci comanda di temere e di onorare. I nostri Saggi affermano riguardo<br />

a questo : « Fra suo padre e il suo Maestro, e’ il suo Maestro che primeggia ». Hanno<br />

anche spiegato che e’ vietato ad un allievo avere una controversia con il proprio Maestro;<br />

per controversia si intende che non puo’ opporsi al suo verdetto, di separarsi dalla sua<br />

scuola, e anche di andare a prodigare un suo insegnamento e di dare dei consigli senza<br />

la sua autorizzazione. Gli e’ vietato querelare con il proprio Maestro, di parlargli con<br />

collera,di giudicarlo sfavorevolmente, ossia di attribuire delle argomentazioni negative<br />

ai suoi atti o alle sue parole, poiche’ e’ possibile che le sue intenzioni non corrispondano<br />

(a quelle che gli si attribuiscono).I nostri Maestri dicono : « Colui che contesta<br />

il proprio Maestro e’ come se contestasse la Presenza Divina, cosi’ come e’ detto :Il<br />

gruppo di Korach, quando si sollevo’ contro Hashem… ». Colui che ha una querela con<br />

il proprio Maestro, e’ come se avesse una querela con la Presenza Divina, cosi’ come<br />

e’ detto : « Sono le acque della querela in cui i figli di Israele si erano querelati con<br />

Hashem » ;colui che protesta contro il proprio Maestro e’ come se protestasse contro<br />

la Presenza Divina, cosi’ come e’ detto : « Non e’ contro di noi che sono indirizzate le<br />

vostre proteste ma verso Hashem… ». Colui che immagina delle false accuse contro il<br />

proprio Maestro, e’ come se immaginasse delle false accuse contro la Presenza Divina,<br />

cosi’ come e’ detto : « E il popolo si mise a parlare contro Hashem e contro Moshe’ ».<br />

Tutto cio’ e’ molto chiaro, poiche’ nonostante la querela di Korach e le dispute dei figli<br />

di Israele, le loro accuse e i loro pensieri malvagi fossero in realta’ rivolti verso Moshe’,<br />

che era il Maestro di tutto Israele,la Torah li tratta tutti come indirizzati contro Hashem. I<br />

nostri Maestri affermano espressamente : « Il timore davanti al Maestro e’ paragonabile<br />

al timore davanti ad Hashem » .<br />

Impariamo tutto cio’grazie al comandamento secondo il quale dobbiamo rispettare i<br />

Maestri e i genitori, come viene spiegato nel Talmud; il timore dei Maestri non costituisce<br />

un comandamento a se’. Bisogna capire questo.<br />

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Venerdi 14 shvat 5773 - 25 gennaio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 16:57 | uscita 18:01<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (sesTA CHiAmATA)<br />

Hashem informa Moshe’ di aver ascoltato le lamentele del popolo e che provvedera’<br />

a far loro mangiare carne e pane. Quella sera si levano in volo le quaglie e ricoprono<br />

l’accampamento. Il mattino seguente si forma una strato di rugiada al di sotto della quale<br />

vi e’ una sorta di cibo. Moshe’ spiega loro che si tratta di pane che Hashem ha mandato<br />

loro : ognuno deve raccoglierne un OMER per ogni persona che vive nella sua tenda e<br />

non deve farne avanzare fino al mattino. Alcuni fra il popolo ne fanno avanzare e questo<br />

cibo si riempie di vermi, suscitando la collera di Moshe’. Viene menzionata la mitzva’ del<br />

rispetto di Shabat : nessuno deve uscire dal luogo in cui si trova. Il popolo chiama quel<br />

cibo particolare manna. Moshe’ comanda sia al popolo che a Aaron di mettere da parte<br />

una misura di manna per mostrarla alle future generazioni. Il popolo ebraico si ciba di<br />

manna per quaranta anni trascorsi nel deserto.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Queste considerevoli differenze si creano grazie alla presenza della goccia nella pancia<br />

della madre, durante i nove mesi della gravidanza. E’ questa fase di sviluppo fisico che<br />

produce la differenziazione dei membri: più un aspetto particolare della goccia originale<br />

si materializza, più diverge dal suo stato iniziale per diventare un’entità a tutti gli effetti,<br />

con le sue proprie caratteristiche fisiche. Dunque, nonostante tutti i membri derivino da<br />

una fonte comune, si creano delle differenze radicali fra loro durante il loro sviluppo.<br />

Un’altra idea può essere dedotta da questa analogia: nonostante le unghie siano la parte<br />

più insignificante del corpo del bambino, rimangono attaccate e unite alla loro fonte, il<br />

cervello del padre. Infatti, le unghie ricevono, anch’esse, come le altre parti del corpo del<br />

bambino, il loro flusso e la loro vitalità dal suo cervello. E dato che il cervello del bambino<br />

conserva l’essenza della sua fonte (il cervello del padre), e rimane costantemente legato<br />

ad essa, le unghie di questo bambino anch’esse rimangono legate alla loro fonte per<br />

mezzo del suo cervello.<br />

Lo stesso vale per le anime che, tutte quante, derivano dalla stessa fonte, Chochma<br />

Ilaa: la Saggezza superiore. Tuttavia, l’anima deve prima attraversare una moltitudine<br />

di mondi e di livelli per rivestirsi di un corpo fisico. E’ questa discesa, che è alla fonte<br />

delle modifiche che si operano per quanto riguarda il livello dell’anima così come della<br />

differenza fra le anime.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

In caso di necessita’, sara’ permesso essere meno severi e autorizzare a rimettere la<br />

pentola sul fuoco nei seguenti casi eccezionali :<br />

•Abbiamo lasciato il recipiente, mettendolo sul tavolo o su una sedia, ma in realta’<br />

avevamo l’intenzione di rimetterlo sul fuoco.


•In effetti non avevamo pensato di rimettere la pentola sul fuoco, ma non l’abbiamo<br />

lasciata per tutto il tempo.<br />

In questi due casi, se le condizioni enunciate nel paragrafo precedente sussistono, si<br />

potra’ essere indulgenti e sara’ permesso rimettere il recipiente sul fuoco.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.10 (adattata dal testo originale)<br />

Ci e’ vietato interessarci all’idolatria e studiare le sue pratiche, ossia imparare a conoscere<br />

le insanita’ e le superstizioni professate dai suoi fondatori, come ad esempio, che<br />

un determinato spirito sia sceso sulla terra in un certo modo e che si comportera’ in tale<br />

e tale modo; o che si bruci dell’incenso ad una tale stella e che se ci si mette davanti in<br />

tale o tale modo, reagira’ in tale o tale modo, e cosi’ di seguito. Il solo fatto di pensarci<br />

e di interessarsi a queste fantasticherie incita le persone ingenue a frequentarli e a<br />

servirli. Ecco il verso tramite il quale siamo stati messi in guardia rispetto a queste pratiche<br />

: « Non rivolgetevi agli idoli ». Il Sifra commenta cosi’ questo verso : « Se ti rivolgli<br />

ad esse, ne fai degli dei ». Il testo prosegue : « Rabbi Yeudah dice : Non ti rivolgere ad<br />

esse per guardarle ». Cio’ significa che persino il fatto di guardare l’aspetto fisico di<br />

questi idoli o di interessarsi alla loro fabbricazione e’ vietato, per non consacrare loro<br />

nessun nostro tempo.<br />

Nel Shoel Adam i nostri Maestri dicono:”E’ vietato leggere un’iscrizione sotto un’immagine<br />

o sotto un ritratto durante Shabat. Quanto all’immagine stessa, persino in un<br />

giorno della settimana, non e’ permesso guardarla, poiche’ e’ detto : « Non rivolgetevi<br />

agli idoli ». In che modo interpretare questo ? Rabbi Yochanan ha detto : « Non rivolgetevi<br />

a cio’ che e’ stato concepito nella vostra propria mente ». Questo divieto di pensare al<br />

culto idolatra viene ripetuto nel verso seguente: « Fate attenzione che il vostro cuore<br />

non venga sedotto, che non diventiate infedeli,al punto da servire(altri dei e rendere loro<br />

omaggio) ». Cio’ significa che se il tuo cuore ti porta a cadere nell’errore di pensarci, ti<br />

portera’ anche ad allontanarti dalla retta via e a servire veramente degli idoli. Riguardo<br />

a questo e’ detto anche : « Potresti anche portare i tuoi sguardi verso il cielo,e vedendo<br />

il sole, la luna,etc ». Hashem non vieta all’uomo di alzare la testa e osservare gli astri<br />

con i suoi occhi, ma ci vieta di osservarli con lo sguardo del cuore, considerando cio’<br />

che attribuiscono loro gli idolatri, in conformita’ con il verso seguente : « Non indagare<br />

circa le loro divinita’ e dire : in che modo questi popoli servivano le loro divinita’, voglio<br />

fare anch’io come loro ». Questo testo ci comanda di non interessarci al modo di servire<br />

gli idoli, persino se noi stessi non li serviamo, poiche’ tutto cio’ ci porta a smarrirci sulle<br />

loro tracce.<br />

Sappi che colui che trasgredisce questo divieto deve essere punito dal tribunale.<br />

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32<br />

Shabbat 15 shvat 5773 - 26 gennaio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 16:57 | uscita 18:01<br />

PArAsHA BesHALLACH in Breve (seTTimA CHiAmATA)<br />

Il popolo ebraico si sposta dal deserto di Sin seguendo le istruzioni di Hashem. Si accampano<br />

a Refidim dove non trovano acqua. Protestano con Moshe’ e Aaron ; Moshe’ chiede<br />

ad Hashem cosa deve fare, considerando che il popolo per poco non lo prendesse a<br />

sassate. Hashem gli ordina di prendere in mano il bastone e di battere in profondita’ la<br />

roccia di Khorev affinche’ l’acqua possa sgorgare e dissetare il popolo. Moshe’ chiama<br />

quel posto Massa e Meriva’ (allude al fatto che il popolo ha protestato e messo alla<br />

prova Hashem).<br />

A Refidim, Amalek attacca il popolo ebraico. Moshe’ ordina a Yoshua di andare a combattere<br />

scegliendo degli uomini. Moshe’, Aaron e Chur salgono in cima alla collina: quando<br />

Moshe’ aveva le mani alzate il popolo ebraico vinceva contro Amalek, ma quando le<br />

abbassava, vinceva Amalek. Le mani di Moshe’ diventano pesanti e Aaron e Chur dopo<br />

averlo messo a sedere su una roccia, sostengono le sue mani.<br />

Rimangono cosi’ fino al tramonto dando la possibilita’ a Yoshua di avere la meglio su<br />

Amalek, uccidendo i guerrieri piu’ forti.<br />

Hashem comanda a Moshe’ di scrivere questo avvenimento nella Torah poiche’ la Sua<br />

intenzione e’ quella di cancellare del tutto la memoria di Amalek da sotto i cieli.<br />

Moshe’ costruisce un altare e dice che Hashem sara’ in guerra con Amalek per tutte<br />

le generazioni.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Il secondo aspetto di questa analogia si applica anch’esso. Nonostante un’anima possa<br />

subire una discesa fino al livello più basso, tuttavia rimane unita alla sua fonte in Chochma<br />

Ilaa. Nell’analogia sviluppata, le unghie del bambino, attraverso il loro legame con<br />

il suo cervello, rimangono legate al cervello del padre. Allo stesso modo, le anime di un<br />

livello spirituale inferiore sono ugualmente legate alla loro fonte al livello di Chochma<br />

Ilaa attraverso il loro attaccamento con le anime dei Tzaddikim e dei Saggi della loro<br />

generazione da cui ricevono la loro vita spirituale. Infatti, le anime di un alto livello spirituale<br />

(che corrispondono nei termini dell’analogia al cervello del bambino) mantengono,<br />

persino in questo mondo fisico, il livello spirituale della loro fonte, il livello della “testa”<br />

e del “cervello”; è quindi per mezzo di queste anime elevate che le anime di un livello<br />

inferiore rimangono attaccate ed unite con la loro fonte divina.<br />

Per utilizzare una metafora, (l’anima è) simile al figlio che procede dal cervello di<br />

suo padre: persino le unghie dei suoi piedi esistono grazie alla goccia di seme uscita<br />

dal cervello paterno. In che modo le unghie sono create a partire da questa goccia?<br />

Per il fatto che ha dimorato nove mesi nel ventre di sua madre, scendendo di<br />

grado in grado, cambiando fino a che ( persino) le unghie esistono grazie ad essa.


Nonostante gli organi del bambino derivano tutti quanti dalla stessa fonte, si sviluppano<br />

in entità estremamente diverse come il cervello e le unghie.<br />

Inoltre, nonostante la goccia si sia sviluppata per diventare la sostanza delle unghie<br />

del bambino, tuttavia, è ancora attaccata ed unita in una meravigliosa e potente<br />

unità al suo essere ed essenza originario, la goccia di seme uscita dal cervello<br />

del padre.<br />

e anche adesso, nel figlio, le unghie ricevono cibo e vita dal cervello, le unghie del<br />

bambino ricevono la loro votalità dal suo cervello, il quale conserva la stessa sostanza<br />

della sua fonte, il cervello del padre. Dunque, le unghie del bambino sono legate, per<br />

mezzo del suo cervello, al cervello del padre.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Se ci si trova in una situazione tale che, a causa delle restrizioni espresse nel paragrafo<br />

precedente, non ci sarebbe nulla da mangiare di caldo per Shabat, si potra’ permettere,<br />

malgrado tutto, di essere ancora meno severi e di rimettere il recipiente sul fuoco, persino<br />

se lo si e’ lasciato,e che non si aveva l’intenzione di rimetterlo sul fuoco ; questa<br />

autorizzazione potra’ essere data tuttavia, solo se le tre altre condizioni (gli alimenti nel<br />

recipiente sono stati sufficientemente cotti, non si sono completamente raffreddati e il<br />

fuoco e’ ben coperto) sono scrupulosamente osservate. (Secondo l’uso sefardita, il divieto<br />

rimane persino se non ci sono altri alimenti caldi da consumare per quello Shabat).<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.47<br />

Si tratta del divieto di lasciare liberta’ di pensiero alla nostra mente al punto da ammettere<br />

opinioni contrarie a quelle insegnate dalla Torah. Al contrario, dobbiamo controllare<br />

le nostre riflessioni e circondarle con una siepe protettrice ; e’ cio’ in cui consistono i<br />

comandamenti positivi e negativi espressi nella Torah. Questo divieto e’ anche formulato<br />

: « Affinche’ non vi smarriate seguendo il vostro cuore e i vostri occhi ». seguire il<br />

proprio cuore significa entrare in contraddizione con i precetti della Torah ; seguire i<br />

propri occhi si riferisce alla mancanza di pudore, poiche’ e’ detto : « Sansone rispose<br />

a suo padre (procurami questa donna poiche’mi piace). Per mancanza di pudore si<br />

intende la continua ricerca dei piaceri e le soddisfazioni prettamente fisiche e di pensarci<br />

costantemente.<br />

miTzvA’ neGATivA n.60<br />

Si tratta del divieto di bestemmiare il Grande Nome di Hashem, che Egli sia elevato cento<br />

volte al di sopra delle parole dei miscredenti ! La Torah prescrive la lapidazione per colui<br />

che trasgredisce questo comandamento. Il Sifra spiega che chi bestemmia il Nome deve<br />

essere lapidato mentre colui che bestemmia uno degli appellattivi di Hashem riceve una<br />

punizione da parte del tribunale.<br />

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34<br />

Domenica 16 shvat 5773 - 27 gennaio 2013<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (PrimA CHiAmATA)<br />

Itro’, sacerdote di Midian e suocero di Moshe’, quando sente tutto quello che Hashem<br />

ha fatto per il popolo ebraico, prende Tzippora’ sua figlia, moglie di Moshe’ e i suoi due<br />

figli, Ghershom e Eliezer, e raggiunge Moshe’ nel deserto dove il popolo e’ accampato.<br />

Moshe’ esce incontro a suo suocero, si inchina e lo bacia e insieme entrano nella tenda;<br />

Itro’ dopo aver ascoltato tutte le vicende del popolo ebraico che Moshe’ gli racconta, si<br />

rallegra e benedice Hashem per aver salvato gli ebrei dalla crudelta’ degli egiziani. Aaron<br />

insieme a tutti gli anziani (ossia i Saggi) viene a mangiare davanti ad Hashem con Itro’.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Rabbi shneur Zalman adesso porterà la prova a partire dai testi dei nostri Saggi:<br />

così come è scritto nel Talmud (trattato niddà 31 A):” dal bianco della goccia di<br />

seme del padre sono formate le vene, le ossa e le unghie del bambino”.<br />

Anche secondo la Kabbala, esiste una relazione tra le unghie e il cervello:<br />

(nell’etz Chaim, shaar Hachashmal, è ugualmente insegnato a proposito del<br />

concetto esoterico dei vestiti di Adamo, nel giardino dell’eden, che questi (i vestiti)<br />

erano delle unghie (derivate) dalla facoltà cognitiva del cervello).<br />

Lo stesso vale, se così si può dire, per quanto riguarda la fonte di ogni nefesh,<br />

ruach e neshama della comunità d’israele in alto.<br />

Una metamorfosi si opera nell’anima attraverso un processo di sviluppo simile alla gestazione<br />

che trasforma la goccia di seme. Tuttavia, nel caso dell’anima, questa trasformazione<br />

consiste in una discesa di mondo in mondo e di livello in livello all’interno di<br />

ogni mondo.<br />

I dettagli di questa discesa saranno quindi descritti.<br />

L’anima attraversa, nella sua discesa da Chochma Ilaa (la Saggezza Superiore) verso il<br />

corpo umano, quattro mondi spirituali. Questi “mondi” nel processo di creazione sono (in<br />

ordine): Atzilut (il mondo di emanazione), Bria (il mondo di creazione), yetzirà (il mondo di<br />

formazione) e Assia (il mondo d’azione) (il loro acronimo è ABYA).<br />

La funzione e il significato di questi mondi saranno spiegati in dettaglio nel seguito del<br />

tanya; una breve <strong>presenta</strong>zione è sufficiente, in attesa, per capire questo passaggio.<br />

Atzilut (emanazione) è il mondo nel quale, dalla luce dell’Ein Sof, proviene un raggio. E’<br />

dunque il Divino stesso trasposto (se così ci si può esprimere) ad un livello inferiore ( e


questo per mezzo del tzimtzum). Per questa ragione, Atzilut resta ancora unito alla sua<br />

fonte, la luce dell’Ein Sof.<br />

Queste due caratteristiche di atzilut si riflettono nel suo nome. La parola Atzilut è legata<br />

etimologicamente a due radici: (a) il verbo “atzal”, che significa staccare, slegare, come<br />

nel verso (Bamidbar 11, 17):” Io (D-o) staccherò (una parte) dello spirito che è su di te<br />

(Moshè) e lo porrò su di essi (i settanta Anziani)”. Questo verso stabilisce che lo spirito<br />

profetico di cui erano dotati i settanta Anziani era solo un’estensione dello spirito di<br />

Moshè, e non un elemento nuovo. Allo stesso modo, Atzilut è un’estensione, su un piano<br />

inferiore, della luce dell’Ein Sof. (b) Atzilut ha la stessa radice di “etzel”, che significa<br />

vicino: si intende qui, l’unità di atzilut con la sua fonte.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

1)Se il recipiente nel quale si trovano questi alimenti sufficientemente cotti, si trova su un<br />

fuoco la cui fiamma e’ troppo piccola, sara’ permesso trasferire il recipiente su un fuoco<br />

la cui fiamma e’ piu’ forte, a condizione che questo fuoco sia ben coperto (con una lastra<br />

d’amianto o un materiale simile che viene generalmente utilizzata solo per impedire agli<br />

alimenti di raffreddarsi).<br />

2)Succede a volte che la lastra che copre il fuoco oltrepassi il bordo della superficie della<br />

fiamma, e spesso, si mettono dei recipienti, prima di Shabat, su questa parte della lastra<br />

che non e’ sopra la fiamma. In tal caso, sara’ autorizzato spostare, durante Shabat, i<br />

recipienti sulla lastra, e collocarli sulla fiamma, ma a due condizioni :a)gli alimenti nei<br />

recipienti sono stati sufficientemente cotti, e nel posto in cui si trovavano inizialmente i<br />

recipienti,la temperatura e’ di almeno 71 gradi.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

mizTvA’ neGATivA n.16<br />

Si tratta del divieto di sedurre, ossia di incitare (individualmente)un ebreo a praticare<br />

l’idolatria.Si tratta del seduttore, come e’ scritto nella Torah:”E che nessuno commetta<br />

piu’ nessun malfatto all’interno del popolo”. Colui che trasgredisce questa proibizione,<br />

ossia colui che cerca di portare un ebreo a fare l’idolatria, (persino se non ci riesce)<br />

merita di essere lapidato come e’ scritto nella Torah : « Dovrai farlo morire ». Quanto<br />

all’uomo che il seduttore tentava di indurre in errore, sara’ proprio lui a metterlo a morte.<br />

Il Sifra spiega che e’ un obbligo da parte della persona sedotta di ucciderlo.<br />

miTzvA’ neGATivA n.17<br />

E’ vietato alla persona indotta in errore di amare il seduttore e di acconsentire alle sue<br />

parole, persino se non agisce di conseguenza. Il Sifri spiega che il comandamento di<br />

amare il prossimo come se stessi non si applica al seduttore.<br />

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Lunedi 17 shvat 5773 - 28 gennaio 2013<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (seConDA CHiAmATA)<br />

Moshe’ si siede come giudice per ascoltare il popolo. Suo suocero Itro’ gli chiede per<br />

quale ragione lui e’ seduto e il popolo sta in piedi costretto ad aspettare dalla mattina alla<br />

sera. Moshe’ gli spiega che il popolo viene per sapere in che modo comportarsi e che<br />

lui da’ le istruzioni riguardo alle leggi di Hashem. Itro’ gli spiega che non e’ una buona<br />

strategia poiche’ risulta molto gravoso sia per Moshe’ che per il popolo. Gli consiglia di<br />

scegliere tra il popolo delle persone competenti in materia di legge, timorosi di Hashem<br />

e onesti, e di nominarli come giudici. Di nominare dei giudici per migliaia, per centinaia,<br />

per cinquantine e per decine; questi si occuperanno di ogni circostanza che saranno in<br />

grado di risolvere da soli. I casi piu’ importanti devono essere rivolti a Moshe.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Il mondo di brià (creazione), come il suo nome lo indica, è una creazione, e non più<br />

il Divino stesso. E’ la prima creazione in quanto yesh meain ossia ex nihilo, dal nulla:<br />

dall’”ain” (“il nulla”) viene un “iesh”, uno stato di esistenza. Tuttavia Brià rap<strong>presenta</strong><br />

ancora solo uno stato della creazione che non può ancora essere qualificato pienamente<br />

come “esistenza”.<br />

Yetzirà (formazione) è il mondo in cui ciò che è creato dall’ “ain” riceve una struttura ed<br />

una forma.<br />

Il mondo di Assia fa riferimento alla creazione nel pieno senso del termine. Tuttavia questa<br />

creazione rimane solo a livello spirituale, e il mondo finale della creazione (l’”assia”<br />

fisico), che comprende questo mondo materiale e tutte le sue creature, viene ad esistere<br />

solo dopo vari processi.<br />

Questi mondi formano insieme il seder hishtalshelut, “l’ordine di incatenamento dei<br />

mondi”, chiamato così ad immagine di una catena nella quale l’ultimo anello è attaccato<br />

al primo per mezzo degli altri anelli incatenati. Allo stesso modo, nel seder hishtalshelut,<br />

l’ultimo livello di Assià è legato al più alto livello in atzilut, essendo tutti gli altri livelli<br />

intermedi incatenati l’uno con l’altro.<br />

Durante la sua discesa a partire da Chochma Ilaa (la Saggezza Superiore, il livello più<br />

alto in atzilut), l’anima attraversa l’insieme del seder hishtalshelut e, come già è stato<br />

spiegato, questa discesa è all’origine della differenza fra le anime.<br />

Dopo queste indicazioni, possiamo riprendere lo stduio del testo:<br />

con la discesa (dell’anima) di livello in livello attraverso l’incatenamento dei<br />

mondi di Atzilut, brià, Yetzirà e assià della sua saggezza, benedetto egli sia, così<br />

come è detto.”Li hai fatti tutti con saggezza (chochmà)” (tutto proviene da chochmà,<br />

che è la fonte dell’insieme del seder hishtalshelut),


(grazie a questa discesa) i nefesh, ruach e neshama degli ignoranti e degli uomini<br />

di statura spirituale inferiore vengono all’esistenza.<br />

Dunque, il livello spirituale di ogni anima è funzione dell’effetto che ha avuto su di essa<br />

la discesa attraverso il seder hishtalshelut.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Nel caso in cui venisse a spengersi la fiamma sulla quale si trova la pentola, si avra’<br />

il diritto di mettere questa pentola che contiene degli alimenti sufficientemente cotti, e<br />

ancora caldi, al di sopra di un’altra pentola che contiene degli alimenti anch’essa posta<br />

sul fuoco (le condizioni di questa operazione verranno spiegate fra alcuni paragrafi). Se<br />

non si ha un’altra pentola, ma soltanto un altro fuoco non coperto come si deve, per<br />

poter mettere questa pentola su questo fuoco, sara’ permesso coprire questa fiamma<br />

con un oggetto che diminuisce il calore, e che di solito, non e’ usato in settimana per<br />

coprire il fuoco :ad esempio, si prendera’ un piatto in metallo, rovesciato, lo si mettera’<br />

sul fuoco, e si collochera’ la pentola su questo piatto. Se non si ha un altro espediente, a<br />

posteriori, sara’ permesso, se la fiamma si e’ spenta, di mettere la pentola su un fuoco<br />

coperto secondo i principi enunciati sopra, o altrimenti di coprire il fuoco e di mettervi<br />

sopra la pentola. E’ opportuno tuttavia sottolineare che sara’ vietato di Shabat avvolgere<br />

in delle coperte un recipiente, per mantenerlo caldo, persino se e’ stato inizialmente<br />

posto sul fuoco.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.18<br />

Si tratta del divieto che e’ stato comandato alla persona sedotta di indebolire la propria<br />

avversione verso il seduttore; al contrario, e’ suo dovere odiarlo e se non lo si fa, si trasgredisce<br />

un comandamento negativo, come e’ detto : “…non ascoltarlo”. (Nonostante<br />

la regola generale vuole che si abbandoni il proprio odio per soccorrere una persona, in<br />

questo caso non si applica).<br />

miTzvA’ neGATivA n.19<br />

Si tratta del divieto per la persona smarrita di assistere il seduttore se si trova in una<br />

situazione pericolosa, espresso in questi termini : « Chiudi il tuo occhio alla pieta’ ».<br />

(Nonostante la regola generale vuole che si presti soccorso al prossimo, in questo caso<br />

tuttavia non si applica).<br />

miTzvA’ neGATivA n.20<br />

Si tratta del divieto per la persona smarrita di difendere legalmente con argomentazioni il<br />

seduttore ; persino se conosce delle argomentazioni a suo favore gli e’ vietato riferirgliele<br />

poiche’ la Torah ci comanda di non risparmiarlo.<br />

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Martedi 18 shvat 5773 - 29 gennaio 2013<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (TerzA CHiAmATA)<br />

Moshe’ ascolta il consiglio di suo suocero e lo mette in pratica scegliendo all’interno del<br />

popolo delle persone adatte a ricoprire la carica di giudice. Il loro ruolo consiste nel giudicare<br />

i casi normali e di <strong>presenta</strong>re a Moshe’ solo quelli piu’ complicati. Moshe’ saluta<br />

suo suocero che decide di fare ritorno al proprio paese con l’intenzione di convertire la<br />

sua gente.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Rabbi Shneur Zalman spiegherà adesso il secondo aspetto dell’analogia. Così come<br />

nella metafora del bambino, le unghie rimangono attaccate alla loro fonte primaria (il<br />

cervello del padre) essendo continuamente nutrite dal proprio cervello, allo stesso modo<br />

per l’anima.<br />

Tuttavia, nonostante siano diventate delle anime di statura spirituale inferiore, le anime<br />

degli ignoranti rimangono attaccate ed unite in una meravigliosa e potente unità<br />

con la loro essenza originale, che è un’estensione di Chochmà ilaa (la saggezza<br />

superiore,<br />

poiché il cibo e’ la vita dei nefesh, ruach e neshama degli tzaddikim e dei saggi,<br />

le “teste” d’israele nella loro generazione.<br />

Ricevendo il loro cibo e la loro vita da coloro che simboleggiamo i livelli della testa e<br />

del cervello, tutti gli ebrei sono attaccati alla loro fonte nella Chochmà Ilaa, la Saggezza<br />

Superiore.<br />

Questo permetterà di capire il commento dei nostri saggi sul verso:” e per attaccarsi<br />

a Lui”, una domanda si pone: in che modo ci si può attaccare a D-o? come<br />

risposta i nostri Saggi dicono che “colui che è attaccato ad un erudito (della Torah)<br />

è considerato dalla Torah come attaccato alla shechinà (la Presenza divina)”.<br />

Questa affermazione sembra difficile da capire; in che modo il legame con un erudito<br />

della Torah può essere assimilato all’attaccamento alla Shechinà? Ciò che è stato<br />

appena detto permette di rispondere a questa domanda.<br />

Poiché attraverso l’attaccamento agli eruditi, i nefesh, ruach e neshama degli<br />

ignoranti sono attaccati ed uniti alla loro essenza originaria e la loro fonte nella<br />

saggezza superiore,<br />

(e così persino con D-o stesso poiché) egli e la sua saggezza sono uno, ed “e’ la<br />

Conoscenza….”<br />

(in quanto a coloro che peccano e si ribellano contro i saggi, in che modo ricevono


la loro vita e il loro cibo spirituali? La vita e il cibo spirituali possono arrivare solo a quelli<br />

che il donatore desidera vivificare e nutrire. Per rispondere a questa domanda, rabbi<br />

Shneur Zalman prosegue:<br />

il cibo del loro nefesh, ruach e neshama proviene dall’ ”aspetto dietro” (dalla<br />

dimensione più esterna) dei nefesh, ruach e neshama degli eruditi.)<br />

questa nozione può essere raffigurata dall’immagine di un uomo che dà un oggetto al<br />

suo nemico per necessità, in assenza di conseguenza di un vero e proprio desiderio di<br />

compiere questo gesto. Il disgusto con il quale dà, appare nella forma del dono: gira la<br />

schiena, getta l’oggetto da sopra le spalle. Allo stesso modo,la vita spirituale data contro<br />

cuore viene descritta comme data “da dietro”, proveniente da un livello superficiale del<br />

donatore.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

1)Dal punto di vista delle leggi dello Shabat, la piastra elettrica e’ considerata come un<br />

fuoco non coperto, persino se i fili elettrici sono coperti. Quindi sara’ vietato rimettere<br />

un recipiente che contiene degli alimenti su una piastra elettrica, a meno che si copra<br />

secondo i principi enunciati precedentemente.<br />

2)Tuttavia, questa indicazione non riguarda una piastra elettrica speciale per lo Shabat,<br />

che serve a mantenere il calore delle pietanze che vengono collocate sopra di essa.<br />

Questa piastra non serve in alcun modo alla cottura, e non si puo’ modificare la sua<br />

temperatura, e quindi non sara’ affatto necessario coprire questa piastra, a condizione<br />

che siano riempite le condizioni enunciate nei paragrafi che precedono.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.21<br />

E’ vietato alla persona smarrita di tacere qualsiasi accusa contro il seduttore che conosce<br />

e che potrebbe contribuire alla sua punizione.<br />

miTzvA’ neGATivA n.26<br />

E’ vietato profetizzare a nome di un idolo, ossia affermare che Hashem gli ha dato<br />

l’ordine di servire l’idolo o che l’idolo stesso gli ha dato questo ordine e gli ha promesso<br />

una ricompensa se lo esegue e lo ha minacciato di punizione in caso contrario, come i<br />

profeti del Baal e della Ashera’. La Torah non si esprime chiaramente sul divieto di profetizzare<br />

a nome di un idolo, ma ne prescrive la punizione : « …o se parlava a nome di<br />

una divinita’ straniera, questo profeta deve morire ». Si tratta di una messa a morte per<br />

strangolamento poiche’ la regola generale della Torah e’ la seguente : ogni volta che non<br />

viene specificato che tipo di morte deve essere applicata, significa che bisogna applicare<br />

lo strangolamento. E’ quindi vietato persino menzionare il nome di una divinita’ straniera.<br />

39


40<br />

Mercroledi 19 shvat 5773 - 30 gennaio 2013<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (QuArTA CHiAmATA)<br />

Siamo nel terzo mese da quando gli ebrei sono usciti dall’Egitto. Arrivano nel deserto del<br />

Sinai e si accampano davanti al monte. Moshe’ sale e Hashem gli ordina di annunciare<br />

al popolo in che modo Egli li aveva liberati dall’Egitto, e di considerare la grande opportunita’<br />

che Hashem da loro: ascoltare e rispettare le Sue leggi e diventare di conseguenza<br />

il Suo tesoro speciale fra tutti i popoli della terra e di diventare un popolo di sacerdoti e<br />

un popolo consacrato.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: seConDo CAPiToLo<br />

Dunque, persino coloro che si ribellano contro i Saggi ricevono da loro un certo livello di<br />

vitalità, poiché ogni anima, senza alcuna eccezione, deve essere attaccata alla sua fonte<br />

e alla sua radice, come è già stato spiegato. Tuttavia, il grado di vita che ricevono viene<br />

solo dal “piano esterno” delle anime dei saggi.<br />

Dopo aver concluso che ogni ebreo possiede un’anima santa che emana “dall’alto”<br />

(dalla Saggezza Superiore), e che persino la qualità (il rango o livello) di ogni anima<br />

particolare dipende solo dai fattori “dall’alto”, ossia dai fattori spirituali come la discesa<br />

dell’anima attraverso il seder hishtalshelut, Rabbi Shneur Zalman vuole sottolineare<br />

ancora quest’idea mostrando che nessuna azione di questo mondo fisico può alterare<br />

la sua qualità e il suo rango. Lo farà spiegando un insegnamento del Zohar che, ad una<br />

prima lettura, sembra contraddirla.<br />

in quanto a ciò che è scritto nel zohar e nel zohar Chadash, ossia che il fattore<br />

principale è il comportamento santo durante il concepimento, ciò che non è il<br />

caso dei figli degli ignoranti (e i loro simili),<br />

il Zohar spiega che gli ignoranti attirano per loro figlio un’anima di un livello inferiore.<br />

Ciò sembra indicare che un’azione prodotta in questo mondo eserciterebbe un’influenza<br />

rispetto al rango dell’anima. Rabbi Shneur Zalman spiegherà che questa concezione<br />

è erronea, poiché il Zohar non si riferisce all’anima stessa, ma semplicemente al suo<br />

“vestito” spirituale.<br />

La ragione è che non esiste nefesh, ruach e neshama sprovvisti di un vestito<br />

generato dal nefesh dell’essenza del padre e della madre.<br />

Tutti i comandamenti che un uomo compie, lo sono per mezzo di questo vestito,<br />

è per mezzo di questo vestito che l’anima acquisisce la capacità di muovere il corpo e di<br />

compiere i comandamenti che riguardano il mondo materiale; persino il flusso che gli<br />

viene accreditato dai cieli avviene per mezzo di questo vestito. Poiché l’anima è<br />

potentemente legata a questo vestito, lo Zohar vi fa riferimento, in questo contesto,<br />

come “ all’anima” stessa.


Quando un uomo si santifica, attira un vestito santo per l’anima di suo figlio e gli<br />

permette così di servire D-o più agiatamente.<br />

e persino se è un’anima elevata, ha bisogno della santificazione del padre nel<br />

momento del concepimento per ricevere un vestito santo.<br />

ma l’anima stessa, per opposizione al suo vestito, non è influenzata dalla santificazione<br />

dei suoi genitori; quindi, a volte, l’anima di un uomo di altissima elevazione scende<br />

per essere il figlio di un uomo di bassissimo livello…<br />

Tutto ciò è spiegato dall’Ari zal, nel Likutei torah, sezione vayerà e nel Taamei<br />

Hamitzvot sezione Bereshit.<br />

Dunque, il mondo fisico, i genitori stessi, non possono in alcun modo alterare la statura<br />

spirituale dell’anima. Persino l’insegnamento del Zohar, secondo il quale il rango<br />

di un’anima sarebbe principalmente determinato da un comportamento santo durante il<br />

concepimento del figlio, fa riferimento solo al “vestito” dell’anima. L’anima stessa emana<br />

“dall’alto”.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Tuttavia, se si tratta di collocare a priori, e non come precedentemente di rimettere<br />

soltanto, un recipiente contenente degli alimenti, sara’ vietato farlo, persino se questi<br />

alimenti erano gia’ abbastanza cotti e persino se si voleva solo renderli un po’ meno<br />

freddi. Se si vuole spostare una pentola sulla piastra elettrica da un punto caldo ad un<br />

punto ancora piu’ caldo, cio’ sara’ autorizzato solo se gli alimenti nella pentola sono<br />

abbastanza cotti, e cio’ in conformita’ alle condizioni precedentemente spiegate (la temperatura<br />

del punto di partenza deve essere di almeno 71 gradi).Questo problema si<br />

pone generalmente nel caso di una pentola nella quale sono state preparate le pietanze<br />

calde dello Shabat, se i fagioli secchi non sono abbastanza cotti o se ci sono delle ossa<br />

di pollo in queste pietanze.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.28<br />

Si tratta del divieto di ascoltare la profezia di un profeta che parla a nome di un idolo,ossia<br />

di intraprendere una controversia con lui, fargli delle domande e dirgli : « Quale miracolo<br />

hai realizzato e qual e’ la prova », esattamente nello stesso modo in cui faremmo<br />

con un profeta che parla a nome di Hashem. Al contrario, se ascoltiamo una persona<br />

profetizzare in nome di un idolo, dobbiamo avvertirla, cosi’ come dobbiamo fare con<br />

una qualsiasi persona che commette un peccato ; se persiste nelle sue dichiarazioni,<br />

dobbiamo fargli subire la punizione che merita secondo le regole della Torah senza prestare<br />

attenzione ne’ ai suoi miracoli, ne’ alle sue dimostrazioni. Questo divieto e’ tratto da<br />

queste parole della Torah : « Non ascolterai le parole di questo profeta ».<br />

41


42<br />

Jovedi 20 shvat 5773 - 31 gennaio 2013<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (QuinTA CHiAmATA)<br />

Dopo che Moshe’ riferisce le parole che Hashem gli aveva comandato di dire agli anziani,<br />

tutto il popolo all’unisono risponde: « Faremo tutto quello che ha detto Hashem ».<br />

Hashem dice a Moshe’ che verra’ da lui in una densa nube di modo che il popolo potra’<br />

ascoltare quando Egli parla con lui e affinche’ essi possano avere fede eternamente in<br />

Moshe’. Moshe’ comanda al popolo di prepararsi quel giorno e l’indomani poiche’ nel<br />

terzo giorno Hashem scendera’ sul monte Sinai alla presenza del popolo intero. Hashem<br />

comanda a Moshe’ di porre delle recinzioni attorno al monte poiche’ nessuno ha il diritto<br />

di salire o di toccare il monte; chiunque lo tocchi sara’ messo a morte. Sara’ permesso<br />

solo quando si udira’ il suono dello Shofar. Moshe’ comanda inoltre di non avere rapporti<br />

coniugali per questi tre giorni di preparazione.Al terzo giorno, la mattina presto, ci sono<br />

tuoni e lampi, sul monte una nube densa e un suono dello Shofar molto forte, al punto<br />

da far tremare il popolo che stava accampato. Moshe’ conduce il popolo ai piedi del<br />

monte che era tutto fumante.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Terzo CAPiToLo<br />

ognuno di questi tre livelli, nefesh, ruach e neshama, è composto da dieci facoltà,<br />

che corrispondono alle dieci sefirot superiori (manifestazioni divine), da cui derivano<br />

attraverso l’ordine di incatenamento dei mondi,<br />

le quali le dieci Sefirot sono divise in due categorie generali.<br />

Queste due categorie sono le tre “madri”, tre di queste Sefirot sono chiamate “madri”<br />

poiché sono la fonte delle sette altre Sefirot, e le sette “doppie”, i sette attributi divini,<br />

chiamati “doppie” poiché ogni attributo emozionale si manifesta sotto due aspetti, come<br />

verrà spiegato più avanti.<br />

Chochmà (la saggezza), Binà (la comprensione) e daat (la conoscenza) sono le<br />

tre Sefirot chiamate “madri”, e le sette doppie sono gli attributi emozionali chiamti “i<br />

sette giorni della creazione”: Chessed (la bontà), Ghevura (la severità), e Tiferet<br />

(la bellezza), etc. gli altri quattro sono: Netzach (la vittoria), Hod (lo splendore), Yessod<br />

(il fondamento), e Malchut (il regno).<br />

Questi sette attributi sono chiamati “ i sette giorni della creazione” poiché è tramite essi<br />

che D-o creò il mondo. Ogni giorno della creazione si manifestò un attributo divino<br />

particolare: il primo giorno, Chessed fu predominante, il secondo, Ghevurà, e così di<br />

seguito…<br />

Così come le dieci Sefirot sono divise in due categorie generali, allo stesso modo (le<br />

dieci facoltà) dell’anima dell’uomo sono divise in due categorie generali: sekhel<br />

(l’intelletto) e middot (le facoltà emozionali).


(la categoria) dell’intelletto comprende le tre facoltà intellettuali: Chochmà, Binà<br />

e Daat (<strong>Chabad</strong>); e le facoltà emozionali che portano gli stessi nomi delle sette sefirot<br />

che corrispondono loro: Chessed, Ghevura…., sono l’amore di D-o, la paura e il<br />

timore (di D-o), la glorificazione (di D-o), etc.<br />

L’amore e il Chessed (la bontà) sono legati poiché sono rispettivamente l’aspetto interiore<br />

(sentimentale) ed esteriore (pratico) dello stesso tratto caratteriale. La paura e il timore<br />

di D-o corrispondono a Ghevurà, poiché sono il suo aspetto interiore ed esteriore…<br />

<strong>Chabad</strong> (le facoltà intellettuali) sono chiamate le madri e la fonte delle middot, le<br />

facoltà emozionali, poiché le middot nascono da <strong>Chabad</strong>.<br />

A questo punto, bisogna spiegare brevemente la funzione delle facoltà Chochmà, Binà<br />

e Daat (il cui acronimo è <strong>Chabad</strong>), menzionate a più riprese nei capitoli che seguono.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Prima dell’entrata di Shabat, sara’ permesso mettere una pentola che contiene degli alimenti<br />

cotti su un forno elettrico che si mette in funzione automaticamente di Shabat, ma<br />

cio’ sara’ permesso solo se il forno e’ coperto da una lastra di amianto o con qualsiasi<br />

coperchio del genere. Ma lo Shabat stesso, sara’ vietato mettere la pentola sul forno,<br />

persino quando non funziona e persino se e’ coperto come si deve. Sara’ tuttavia permesso<br />

chiedere ad un non ebreo di mettere questa pentola che contiene degli alimenti<br />

sufficientemente cotti sul forno elettrico, quando non funziona, persino se non e’ coperto<br />

e persino se gli alimenti sono completamente raffreddati.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.27<br />

Si tratta del divieto di fare una falsa profezia, ossia di annunciare in nome di Hashem<br />

delle cose che Egli non ha detto o che Egli ha comunicato ad un altro facendo credere<br />

che il messaggio e’ stato rivelato a lui allorche’ non e’ vero. Questo divieto e’ espresso<br />

nel verso seguente:”Tuttavia, se un profeta avesse l’audacia di annunciare in Mio nome<br />

una cosa che non gli ho comandato di annunciare…”<br />

Colui che trasgredisce questo divieto e’ passibile di morte per strangolamento ; quando<br />

i nostri Maestri enumerano coloro che sono passibili di strangolamento, enumerano<br />

anche il caso del “profeta di mensogna”e aggiungono:”Tre (colpevoli) sono passibili di<br />

condanna a morte per mano di uomini…”. Ma il profeta che avra’ l’audacia di pretendere<br />

di parlare in Mio nome e’ colui che dice cio’ che non ha mai ascoltato, cio’ che<br />

non gli ho mai comandato, ma e’ ad un altro che ho comandato, e’ quindi colui che dice<br />

cio’ che non era stato detto a lui; e colui che parlera’ in nome di dei stranieri, e’ colui<br />

che profetizza in nome degli idoli. E il testo prosegue :…questo profeta merita la morte.<br />

43


44<br />

Venerdi 21 shvat 5773 - 1 febbraio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 17:06 | uscita 18:09<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (sesTA CHiAmATA)<br />

Hashem scende sul monte Sinai e Moshe’ sale in cima al monte. Hashem comanda a<br />

Moshe’ di riferire al popolo di non oltrepassare i limiti consentiti. Gli comanda di scendere<br />

e poi di risalire assieme ad Aaron.<br />

Moshe’ scende e riferisce al popolo le parole di Hashem :<br />

« Io sono Ado-nai tuo D-o che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto dalla casa degli<br />

schiavi.<br />

Non avrai altre divinita’ al Moi cospetto.<br />

Non userai invano il nome di Ado-nai il tuo D-o.<br />

Ricorda il giorno di Shabat per consacrarlo.<br />

Onora tuo padre e tua madre.<br />

Non uccidere. Non commettere adulterio. Non commettere un rapimento. Non testimoniare<br />

il falso contro il tuo prossimo.<br />

Non desiderare alcuna cosa che appartiene al tuo prossimo »<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Terzo CAPiToLo<br />

Chochmà, che è anche chiamata “barak hamavrik” (il lampo che illumina) produce il<br />

primo lampo dell’intelletto, tramite il quale si intravede l’idea nel suo aspetto essenziale.<br />

La costruzione interna, il contenuto dettagliato di quest’idea, tuttavia ancora non<br />

appaiono nella loro trasparenza.<br />

Dunque, proiettato verso la soluzione di un problema, si percepisce inizialmente, in un<br />

lampo intuitivo, che può essere risolto attraverso tale modo di ragionare.<br />

In questo istante, i dettagli della soluzione effettiva sono ancora ignorati. Eppure si sa<br />

che d’ora in poi il metodo risolutivo è stato scoperto e che bisogna solo svilupparlo.<br />

La facoltà di Binà (la comprensione) entra allora in gioco. Tramite una lunga e profonda<br />

riflessione, l’idea si schiarisce, i suoi dettagli appaiono e si cristallizzano, fino a quando<br />

diventa perfettamente chiara. I nostri Saggi descrivono la funzione di Binà con l’espressione<br />

“mevin davar mitoch davar” “capire (o dedurre ) una cosa da un’altra”. Ossia che<br />

ciò che era inizialmente condensato nel lampo intuitivo di Chochmà è adesso pienamente<br />

rivelato e perfettamente capito.<br />

Dopo che l’idea è stata capita in tutti i suoi dettagli e tutte le sue ramificazioni, può


essere oggetto di una profonda meditazione e colui che medita diventa in qualche modo<br />

un tuttuno con essa, superando lo stadio della sola comprensione. E’ alla fine di un tale<br />

processo che si può essere effettivamente sensibili ad un’idea. Ad esempio, la comprensione<br />

del valore di tale oggetto sveglierà un sentimento d’amore nei suoi confronti; se al<br />

contrario, si capisce il suo carattere nocivo, è un sentimento di timore che ne risulterà.<br />

Questa facoltà di farsi penetrare da un concetto fino a provarne un’emozione è chiamata<br />

Daat (la conoscenza). Questo termine si riferisce etimologicamente all’espressione del<br />

verso (bereshit 4,1):” E Adam conobbe Eva”, in cui il verbo conoscere denota l’attaccamento<br />

e l’unione.<br />

Si può ora riprendere lo studio del testo:<br />

la spiegazione (delle tre operazioni intellettuali descritte precedentemente) è la seguente:<br />

la facoltà intellettuale dell’anima razionale che concepisce ogni cosa (ossia la facoltà che<br />

percepisce l’idea nella sua essenza producendo il primo lampo d’illuminazione, come è<br />

stato spiegato poco prima)<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Di Yom Tov sara’ permesso cuocere su un forno elettrico in funzione gia’ dalla vigilia<br />

di Yom Tov, o che e’ regolato da un orologio che lo mette in funzione automaticamente<br />

durante Yom Tov; ma sara’ vietato abbassare o alzare la temperatura del forno, poiche’<br />

qualsiasi cambiamento di temperatura comporta, in genere, l’estinsione di un filo elettrico<br />

e l’accensione di un altro filo al suo posto.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.29 (adattata dal testo originale)<br />

Ci e’ vietato avere pieta’ di un falso profeta, ed esitare a metterlo a morte se profetizza<br />

in nome di Hashem. Non si deve avere alcun timore di punirlo, non appena la sua mensogna<br />

viene provata, come spiega il Sifri : non si devono tacere le accuse che vengono<br />

portate contro il falso profeta.<br />

miTzvA’ neGATivA n.14<br />

Si tratta del divieto di prestare giuramento invocando il nome di un idolo persino nelle<br />

nostre relazioni con gli idolatri; non possiamo neppure farli giurare usando il nome di un<br />

idolo, come i nostri Maestri hanno spiegato : « Non far giurare un idolatra con il nome del<br />

suo dio ». Ecco il verso : « Non menzionate mai il nome di divinita’ straniere: di modo che<br />

non facciate giurare un idolatra in nome del suo dio ». I Maestri aggiungono inoltre che e’<br />

proibito fare un voto utilizzando il nome di un idolo. Nel trattato Sanhedrin e’ scritto che<br />

non si puo’ neanche dire a qualcuno: aspettami presso questo idolo.<br />

Colui che trasgredisce questo divieto, ossia che presta un giuramento solenne invocando<br />

qualsiasi creatura che delle persone smarrite considerano come una divinita’, e’ passibile<br />

di bastonate da parte del tribunale. Nonostante non sia prevista la punizione delle<br />

bastonate, per decreto rabbinico, e’ vietato baciare un idolo,abbracciarlo,rendergli degli<br />

onori o avere altre manifestazioni di onore o di amore.<br />

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46<br />

Shabbat 22 shvat 5773 - 2 febbraio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 17:06 | uscita 18:09<br />

PArAsHA iTro’ in Breve (seTTimA CHiAmATA)<br />

Tutto il popolo vede i tuoni, i fulmini, il suono dello shofar e il monte che fuma. La rivelazione<br />

divina essendo troppo intensa per loro, chiedono a Moshe’ di parlare lui e non<br />

piu’ Hashem direttamente.<br />

Moshe’ li tranquillizza spiegando loro che Hashem si e’ rivelato in questo modo per<br />

elevarli spiritualmente e per fare in modo che il timore di Hashem sia sempre sui loro<br />

volti affinche’ non compiano dei peccati. Hashem comanda a Moshe’ di fabbricare un<br />

altare di terra su cui sacrificare i greggi e le bestie. Non deve essere costruito con pietre<br />

tagliate con arnesi di metallo, e non si deve salire sull’altare per mezzo di scalini di modo<br />

che non si scopra la nudita’ sull’altare.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Terzo CAPiToLo<br />

è chiamata Chochmà, (termine che è composto da due parole) koach ma, “la<br />

facoltà del che cosa”<br />

per quanto riguarda la facoltà di chochmà, ci si può interrogare: “Ma?” (“Che cosa?”<br />

“Che cos’è ?”), poiché a questo stadio, l’idea non è ancora limpida e logicamente comprensibile.<br />

e quando esprime quest’idea condensata dallo stato potenziale allo stato effettivo,<br />

ossia che riflette per mezzo del suo intelletto sulla soluzione grezza concepita da<br />

Chochmà, per capirla nella sua integrità,<br />

in altre parole, sono pensati l’insieme dei dettagli che costituiscono la totalità dell’idea<br />

particolare.<br />

Dunque, quando un uomo medita su un’idea nella sua pienezza e nella sua profondità,<br />

a partire dal concetto concepito nel suo intelletto, (in altre parole, quando capisce in<br />

modo dettagliato ciò che prima della sua riflessione non era altro che un concetto completamente<br />

privo di particolari, questo è chiamato Binà. (Binà è la facoltà che analizza<br />

i dettagli di ogni concetto e lo capisce “pienamente” e “profondamente”.<br />

(Chochmà e Binà) sono il “padre” e la “madre” che generano l’amore per D-o, così<br />

come il timore (yrah) e la paura (pachad) nei suoi confronti.<br />

(Yrah significa il timore, la cui espressione è principalmente intellettuale. Pachad è una<br />

paura risentita nel cuore).<br />

Poiché, quando l’intelletto dell’anima razionale medita e riflette molto profondamente<br />

sulla grandezza di D-o,<br />

in che modo riempie i mondi,<br />

ossia in che modo D-o anima l’insieme della creazione con una luce, una forza vitale


immanente (così come l’anima penetra e dà vita ad ogni organo del corpo), una forza<br />

vitale divina che riempie ogni creatura e si unisce ad essa, adattandosi al suo essere<br />

particolare.<br />

e in che modo avvolge tutti i mondi,<br />

agisce ugualmente sui mondi con una luce, una forza vitale divina troppo elevata per<br />

essere ricevuta interiormente. Questa luce trascendente esercita un’influenza senza<br />

essere risentita.<br />

O ancora, un altro aspetto della grandezza di D-o, ossia in che modo tutta la creazione<br />

è considerata come nulla davanti a Lui,<br />

quando medita e riflette profondamente su uno di questi aspetti della grandezza di D-o,<br />

il timore nei confronti della maestà divina nasce ed è risvegliato nel suo cervello<br />

e nel suo pensiero,<br />

ossia il timore e l’umiltà davanti alla sua grandezza Benedetto egli sia, che non<br />

ha né fine né limite,<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

1)E’ permesso chiudere il bottone di un forno a gas, se la fiamma si e’ spenta, per evitare<br />

una fuoriuscita di gas; tuttavia, fintanto che e’ possible, lo si fara’ in modo indiretto, ad<br />

esempio con il dorso della mano, o con il gomito.<br />

2)Non sara’ permesso, in alcun caso, utilizzare di Shabat, un forno a gas o un forno elettrico<br />

che sono regolati tramite un termostato, poiche’ quando si apre un forno di questo<br />

genere, si rischia di metterlo in funzione o di aumentarne la fiamma.<br />

3)Di Yom Tov, al contrario, sara’ permesso utilizzare un forno regolato da un termostato,<br />

ossia di aprirlo per collocarvi all’interno delle pietanze, o per verificarne il suo funzionamento<br />

o per tirare fuori una pietanza, e poi di richiudere il forno dopo l’utilizzo.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.8<br />

Si tratta del divieto di occuparci delle pratiche dei detentori dello spirito di Ov (tramite il<br />

quale si evocavano i morti) : questi ultimi bruciavano un certo insenso ed eseguivano un<br />

rituale specifico, poi apparentemente facevano ascoltare una voce che parlava da sotto<br />

l’ascella e che rispondeva alle domande che le venivano rivolte. Colui che trasgredisce<br />

questo divieto intenzionalmente e’ passibile di lapidazione, o in alcuni casi di recisione.<br />

Se ha trasgredito involontariamente dovra’ <strong>presenta</strong>re un certo tipo di offerta per la<br />

colpa certa. Queste sanzioni sono applicate solo a colui che personalmente si occupa<br />

di queste pratiche vietate.<br />

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48<br />

Domenica 23 shvat 5773 - 3 febbraio 2013<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (PrimA CHiAmATA)<br />

Hashem insegna a Moshe’ le seguenti leggi: se si acquista un servo ebreo, questo<br />

rimane al servizio del padrone per sei anni e nel settimo verra’ liberato. Se non era<br />

sposato andra’ via da solo; se aveva una moglie, sua moglie andra’ via assieme a lui;<br />

se il suo padrone gli da’ una moglie da cui ha dei figli, la moglie e i figli apparterranno<br />

al padrone e lui andra’ via da solo. Se lo schiavo desidera restare al servizio dopo i 6<br />

anni perche’ ormai affezionato a sua moglie e ai suoi figli, allora il padrone lo conduce<br />

dai giudici, lo avvicina ad una porta e gli fora l’orecchio con un punteruolo e lo schiavo<br />

rimarra’ al suo servizio fino al giubileo. Se un uomo vende sua figlia come serva, se<br />

non e’ gradita al suo padrone, che voleva prendersela come moglie, allora il padrone<br />

deve consentirle di essere liberata. Il padrone non puo’ venderla ad altre persone. Se<br />

invece il padrone voleva farla sposare con suo figlio, allora deve garantirle gli stessi diritti<br />

prescritti per le sue figlie.<br />

Se qualcuno colpisce un uomo uccidendolo, senza averne l’intenzione,l’assassino viene<br />

messo a morte.<br />

Ma se lo ha ucciso perche’ Hashem glielo ha fatto capitare a portata di mano, allora deve<br />

scappare verso una citta’ rifugio. Se si tratta di un assassino volontario allora si deve<br />

catturarlo e metterlo a morte.<br />

Chi colpisce il proprio padre o la propria madre deve essere messo a morte. Chiunque<br />

rapisce una persona e poi la vende, se si trova ancora in mano sua deve essere messo<br />

a morte.<br />

Chiunque maledice suo padre o sua madre deve essere messo a morte.<br />

Se degli uomini litigano e uno di loro colpisce l’altro con una pietra o con un pugno non<br />

uccidendolo, ma causandogli una convalescenza che lo porta a stare bene, allora, chi<br />

lo ha colpito e’ innocente e deve pagare tutto cio’ che ha perso (non potendo lavorare)<br />

e le spese mediche.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Terzo CAPiToLo<br />

in altre parole, un sentimento di umiltà e di vergogna si mescola al suo timore di D-o, in<br />

modo simile al timore che si prova in presenza di un saggio o di un tzaddik, timore che<br />

si traduce in uno stato di umiltà nei suoi confronti.<br />

e una paura di D-o viene generata nel suo cuore.<br />

Dunque, la meditazione sulla grandezza di D-o risveglia il timore e la paura nei suoi<br />

confronti, una manifestazione dell’attributo di Ghevurà.


Poi, questa contemplazione darà vita ad un amore per D-o (manifestazione dell’attributo<br />

di chessed), al punto che il suo cuore si infiammerà di un amore potente per<br />

D-o simile a delle fiamme ardenti, con una passione, un desiderio, una voglia e<br />

un’anima che languisce<br />

Ognuna di queste espressioni: “fiamme ardenti”, “passione” …, denota un livello<br />

d’amore differente per la grandezza di D-o, benedetto egli sia.<br />

e’ qui il senso della parola kalut Hanefesh (“una passione consumante dell’anima”)<br />

così come è detto:” La mia anima Ti desidera, sviene…” e “La mia anima<br />

ha sete di D-o…” e ancora “La mia anima ha sete di Te…”<br />

Questo amore per D-o è talmente intenso che l’anima rischierebbe di essere consumata<br />

dalle sue fiamme ardenti e di abbandonare il corpo. E di fatto, se questo pericolo non<br />

era anticipato e questo amore contenuto, l’uomo lascerebbe questo mondo. Ma frena la<br />

sua aspirazione affinchè la sua anima resti rivestita del suo involucro corporale, l’unica<br />

possibilità per lui di compiere la missione divina che gli è stata attribuita.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

E’ vietato mescolare degli alimenti non sufficientemente cotti in un KLI RISHON, poiche’<br />

e’ come se li si cuocesse. Sara’ ugualmente vietato ritirare questi alimenti dal KLI RIS-<br />

HON tramite qualsiasi utensile.<br />

Inoltre, sara’ vietato mescolare una pietanza, non sufficientemente cotta, se si trova<br />

sul fuoco, sia se il fuoco e’ coperto, sia che non sia coperto. Sara’ anche vietato ritirare<br />

questa pietanza da questo recipiente tramite un utensile. Allo stesso modo, tutte queste<br />

operazioni saranno vietate, persino se il recipiente non e’ piu’ sul fuoco, fintanto che sta<br />

ad una temperatura di almeno 45 gradi.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.9<br />

Si tratta del divieto di occuparci delle pratiche del Ydeoni, che costituisce ugualmente<br />

(come il comandamento precedente) una sorta di culto idolatra. Ecco in cosa consiste :<br />

si prende l’osso di un uccello il cui nome e’ Ydoa, lo mette nella sua bocca, si bruciano<br />

degli aromi, si fanno delle invocazioni e alcuni riti fino a quando si trova in uno stato di<br />

letargia e si cade in trans e che si preveda poi il futuro. Le sanzioni previste per la trasgressione<br />

di questo divieto sono le stesse del comandamento precedente.<br />

49


50<br />

Lunedi 24 shvat 5773 - 4 febbraio 2013<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (seConDA CHiAmATA)<br />

Hashem continua ad insegnare delle leggi a Moshe’ da riferire al popolo: se un uomo<br />

colpisce con un bastone il suo servo o la sua serva (si tratta di servi cananei) uccidendo,<br />

l’uccisione deve essere vendicata.<br />

Se due uomini litigano e colpiscono una donna incinta causando un aborto, il responsabile<br />

deve essere penalizzato economicamente. Se la donna dovesse morire a causa di<br />

questo, allora dovra’ risarcire il valore della donna.<br />

Se un uomo colpisce l’occhio del proprio servo cananeo e lo acceca, deve liberarlo come<br />

risarcimento del danno causato.<br />

Se un bue colpisce un essere umano uccidendolo, il bue deve essere lapidato e il padrone<br />

non ha alcuna colpa. Ma se il bue ha gia’ ucciso due volte e per la terza volta<br />

uccide, allora siccome il padrone e’ stato avvisato, vengono messi a morte sia il padrone<br />

che il bue.<br />

Se un uomo scava una buca senza coprirla e poi un bue o un asino cade dentro ad essa,<br />

il padrone della buca deve risarcire.<br />

Se il bue di un uomo colpisce il bue di un altro uccidendolo, i due uomini devono vendere<br />

il bue vivo e dividere il denaro della vendita e poi dividere il valore dell’animale morto.<br />

(Questa legge vale se il bue non aveva gia’ ucciso altre volte).<br />

Se un uomo ruba un bue o una pecora e poi lo uccide e lo vende, deve pagare cinque<br />

buoi per un bue e quattro pecore per una pecora.<br />

Se un ladro viene sorpreso mentre entra di soppiatto in un’abitazione e il proprietario lo<br />

uccide, non e’ considerato come un assassinio. Ma se questo avviene di notte allora e’<br />

considerato un assassinio.<br />

Il ladro deve risarcire e se non ha i mezzi economici per risarcire allora viene venduto<br />

come servo. Nel caso in cui viene trovata la refurtiva nelle sue mani, deve risarcire il<br />

doppio del valore.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Terzo CAPiToLo<br />

Questa sete di amore deriva dall’elemento del fuoco dell’anima divina;<br />

infatti, come i naturalisti lo spiegano, ed è scritto anche nel etz Chaim, l’elemento<br />

del fuoco è nel cuore,<br />

mentre la fonte dell’elemento dell’acqua e dell’umidità è nel cervello.<br />

e come è spiegato nel etz Chaim, porta 50, la fonte dell’elemento d’acqua è il livello


di Chochmà, che viene chiamato “l’acqua dell’anima divina”.<br />

Poiché il cuore è la sede dei sentimenti (il calore), diciamo che è la dimora dell’elemento<br />

del fuoco. Al contrario, il cervello, sede dell’intelletto “freddo”, della serenità e dell’intelligenza<br />

misurata, è la fonte dell’elemento dell’acqua.<br />

La stessa cosa vale per l’intelletto e i sentimenti dell’anima divina:<br />

l’ardore e la passione dell’amore provato verso D-o si esprimono nel cuore. Questa<br />

passione è così intensa che l’anima desidera lasciare il corpo (kalut hanefesh). Tuttavia,<br />

il cervello rimane freddo. La sua attitudine ad apprezzare in modo calmo una situazione,<br />

gli permette di capire che D-o ha per volontà che l’anima rimanga vestita del corpo per<br />

compiere la Torah e i comandamenti. Questa presa di coscienza raffredda, diminuisce<br />

l’ardore del cuore ed impedisce all’anima di consumarsi nel kalut hanefesh.<br />

Rabbi Shneur Zalman ha descritto fin’ora il processo di risveglio delle due middot principali:<br />

l’amore e il timore di D-o a partire dall’intelletto. E per quanto riguarda le altre?<br />

Le altre cinque middot sono tutte dei rami e dei derivati del timore e dell’amore<br />

(nascono quindi, anch’esse, da Chochmà e Binà), come viene spiegato altrove.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Persino se gli alimenti sono sufficientemente cotti, i nostri Saggi hanno vietato di mescolarli<br />

in un recipiente, o di ritirarli da questo recipiente con un qualsiasi utensile fintanto<br />

che il recipiente sta sul fuoco, persino se il fuoco e’ coperto. Allora, in che modo si potra’<br />

procedere per ritirare questi alimenti? Innanzitutto, si ritira il recipiente dal fuoco, si tiene<br />

il recipiente in mano, si ritira cio’ di cui si ha bisogno con un utensile, oppure, se ne versa<br />

il contenuto in un recipiente, e si rimette il recipiente al suo posto sul fuoco (facendo<br />

attenzione a rispettare le regole citate nei paragrafi precedenti). Se, poiche’ il fuoco non<br />

era coperto, era vietato rimettere il recipiente sul fuoco, si avrebbe il diritto di ritirare dal<br />

recipiente che sta sul fuoco gli alimenti di cui si ha bisogno, tramite un cucchiaio o un<br />

mestolo, a condizione che si tratti di alimenti sufficientemente cotti.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.7<br />

Si tratta del divieto di immolare una parte dei nostril figli all’idolo conosciuto all’epoca<br />

del dono della Torah con il nome Molech. Si trattava di un culto idolatra che consisteva<br />

nell’accendere un fuoco, ravvivarlo, e poi prendere alcuni dei propri figli, consegnarli al<br />

sacerdote incaricato di effettuare questo culto, poi farli passare al di sopra di questo<br />

fuoco da una parte all’altra. Le sanzioni previste per la trasgressione di questo divieto<br />

sono le stesse dei comandamenti precedenti.<br />

51


52<br />

Martedi 25 shvat 5773 - 5 febbraio 2013<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (TerzA CHiAmATA)<br />

Hashem continua ad insegnare delle leggi: se il bestiame di un uomo pascola in un campo<br />

di un altro, questo deve risarcirlo con la parte migliore del proprio campo. Chi appicca<br />

un incendio deve risarcire i danni provocati. Se un uomo da’ in custodia del denaro o<br />

degli oggetti e questi vengono rubati dalla casa del custode, se il ladro viene trovato,<br />

questo deve risarcire il doppio del valore della refurtiva. Se non si trova il ladro, allora<br />

il custode deve giurare di non aver usato cio’ che aveva in custodia e sara’ innocente<br />

(questa e’ la legge del custode gratuito). Se un uomo affida ad un custode un animale,<br />

e questo animale muore o si danneggia o scompare, allora il custode deve giurare di<br />

non aver usato l’animale e non deve risarcire nulla. Ma se si hanno le prove che e’ stato<br />

rubato, allora deve risarcire il proprietario (questa e’ la legge del custode retribuito). Se<br />

un uomo prende in prestito un animale e lo danneggia o muore, allora deve risarcire il<br />

valore dell’animale al proprietario tranne nel caso in cui il proprietario si trova assieme a<br />

lui. Se un uomo seduce una ragazza vergine non fidanzata e ha un rapporto con lei, deve<br />

versare una dote per sposarsela. Se il padre della ragazza rifiuta di darla in moglie al<br />

seduttore, allora deve versare una quantita’ di argento adeguata ad una ragazza vergine.<br />

La strega deve essere uccisa. Chi ha dei rapporti con un animale deve essere ucciso.<br />

Chi compie dei sacrifici ad una divinita’ deve essere ucciso. Non si deve far soffrire ne’<br />

verbalmente ne’ economicamente uno straniero. Non si puo’ maltrattare la vedova o<br />

l’orfano. Non si puo’ prestare denaro ad un ebreo con interesse.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: Terzo CAPiToLo<br />

Ciò che è stato detto fin’ora spiega perché Chochmà e Binà sono chiamate il “padre” e la<br />

“madre” delle middot, poiché è attraverso la riflessione di Chochmà e Binà che nascono<br />

le middot, i sentimenti. Così come la goccia di seme che deriva dal cervello del padre<br />

racchiude, in modo compresso e dissimulato, tutti i membri del corpo del bambino, il<br />

punto essenziale di un’idea comprende, in modo velato, tutti i dettagli di questa idea.<br />

E similmente alla madre che, a partire dal loro stato inizialmente dissimulato, rivela gli<br />

organi del bambino, e li porta ad uno stato di completamento, allo stesso modo, Binà<br />

rivela, estende, ed elucida il concetto in tutti i suoi dettagli.<br />

Ma qual è in queste condizioni la funzione di Daat, la terza facoltà intellettuale? Daat<br />

è, anch’essa, come è stato spiegato, madre e fonte delle middot. In che modo essa<br />

partecipa al processo della loro nascita? E’ ciò che sarà studiato ora.<br />

Daat (la conoscenza), la cui etimologia può essere trovata nel verso:”e Adam<br />

conobbe Chavà”, denota l’attaccamento e l’unione.<br />

Il concetto di daat applicato all’anima divina significa che (l’uomo) attacca il suo spirito<br />

con un legame fermo e solido, fissa il suo pensiero sulla grandezza di D-o, e non


distrae il suo spirito. In altre parole, l’idea concepita in Chochmà e sviluppata in Binà è<br />

pienamente integrata nello spirito attraverso l’esercizio di questa concentrazione, Daat.<br />

Poiché persino colui che è saggio (in riferimento alla facoltà di Chochmà) e dotato di<br />

intelligenza (in riferimento alla facoltà di Binà), per capire tramite queste la grandezza<br />

dell’ein sof Benedetto egli sia, se non attacca il suo spirito e non fissa fermamente<br />

e con costanza il suo pensiero sull’idea che ha capito,<br />

non genererà nella sua anima un timore ed un amore veri e propri, ma soltanto<br />

delle vane illusioni.<br />

Il suo amore e il suo timore di D-o saranno solo il prodotto della sua immaginazione.<br />

E’ possibile provare veri e propri sentimenti di timore ed amore solo attraverso Daat, la<br />

profonda concentrazione.<br />

Per questa ragione Daat è (la facoltà che dà) esistenza e vita alle middot, (ed è per<br />

questa ragione chiamata una “madre” delle middot poiché è solo attraverso essa che<br />

possono nascere delle middot pienamente vive e perenni)<br />

e comprende chessed e ghevurà, ossia l’amore e le middot che sono i suoi derivati,<br />

così come il timore e i suoi derivati.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Se si deve prendere dell’acqua bollita, calda, dal recipiente che sta sul fuoco, sara’<br />

sempre possibile essere meno severi e utilizzare un cucchiaio per ritirare l’acqua dalla<br />

pentola che sta sul fuoco (si fara’ ovviamente attenzione ad usare un cucchiaio neutro,<br />

ossia che non venga usato ne’ per la carne, ne’ per il latte). Se il fuoco e’ coperto come<br />

si deve, sara’ persino permesso di rimettere nella pentola cio’ che resta nel cucchiaio,<br />

a condizione che si abbia avuto l’intenzione di farlo inizialmente, quando e’ stata presa<br />

l’acqua, e che l’acqua che si trova nel cucchiaio non sia completamente raffreddata.<br />

(Secondo i sefarditi, bisognera’ prestare attenzione a non rimettere nel recipiente sul<br />

fuoco il cucchiaio bagnato persino se il sugo che vi si trova non e’ completamente raffreddato,<br />

poiche’ non raggiunge la temperatura minima di 71 gradi. Allora, in che modo<br />

si deve procedere a priori ? Si versera’ tutta il brodo del recipiente che sta sul fuoco in<br />

un secondo recipiente, e da questo secondo recipiente nei piatti; in caso di necessita’<br />

assoluta, si potra’ essere meno severi).<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.11<br />

Si tratta del divieto di fabbricare una stele presso la quale ci si riunisce per onorarla,<br />

persino se la si erige con lo scopo di servire Hashem; tutto cio’, per non imitare, nel<br />

nostro servizio di Hashem , gli idolatri, la cui usanza era quella di erigere delle steli e di<br />

collocarvi al di sopra i loro idoli. Colui che trasgredisce questo divieto merita le bastonate<br />

da parte del tribunale.<br />

53


54<br />

Mercroledi 26 shvat 5773 - 6 febbraio 2013<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (QuArTA CHiAmATA)<br />

Hashem continua ad insegnare delle leggi: non maledire i giudici. Non maledire il capo<br />

del tuo popolo. Non tardare ad offrire le primizie del raccolto e dare il primogenito ad<br />

Hashem sia dei figli che degli animali. Non si deve consumare la carne di un animale<br />

che e’ stato divorato. Non aiutare a produrre false testimonianze. Se si trova un animale<br />

bisogna restituirlo al leggittimo proprietario. Se l’asino del tuo nemico non sopporta il<br />

peso del carico che trasporta, bisogna aiutare il nemico il piu’ possibile.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: QuArTo CAPiToLo<br />

e in più di queste dieci facoltà abordate al capitolo tre, ogni anima divina ha tre<br />

vestiti,<br />

l’anima possiede tre poteri ausiliari che sono gli strumenti tramite i quali essa si esprime.<br />

Come dei vestiti, l’anima può utilizzarli a suo piacimento. Quando l’anima utilizza una di<br />

queste tre forze, si diche che ne è “rivestita”. E similmente a dei vestiti, che traducono<br />

la bellezza e la nobiltà di colui che li indossa, l’intelletto e i sentimenti dell’anima si<br />

esprimono attraverso questi poteri.<br />

Che sono: il pensiero, la parola e l’azione nei 613 comandamenti della Torah.<br />

Rabbi sheneur zalman adesso spiegherà in che modo l’anima divina si veste di questi tre<br />

vestiti, si esprime attraverso essi.<br />

Poiché quando un uomo compie tramite la’zione tutti i comandamenti che richiedono<br />

un atto fisico, ad esempio quando mette i tefillin o indossa dei tzitzit, etc…<br />

e con la parola, si accinge a studiare la spiegazione di tutti i 613 comandamenti<br />

e le leggi che li regolano,<br />

ossia quando la parola è impegnata nello studio della Torah che è l’esposizione dei<br />

comandamenti (ad esempio il trattato talmudico Berachot tratta dei comandamenti e<br />

delle leggi relative alle benedizioni, il trattato Shabat tratta dei comandamenti e delle<br />

leggi relative allo Shabat…).<br />

e con il pensiero, capisce ciò che è capace di capire nel Pardess (i quattro livelli<br />

d’interpretazione) della Torah,<br />

la parola Pardess, che significa letteralmente “orto”, è utilizzata qui come un acronimo<br />

delle quattro parole: Pshat, Remez, Drush, Sod, che significano rispettivamente il senso<br />

letterale, allegorico, omiletico ed esoterico, i quattro livelli d’interpretazione della torah.


Allora, tutti i 613 “memebri” della sua anima sono rivestiti dalle 613 mitzvot della<br />

Torah.<br />

Così come il corpo umano è composto da 248 membri e 365 vasi sanguigni, che corrispondono<br />

ai 248 comandamenti positivi della Torah e ai 365 comandamenti negativi (i<br />

613 comandamenti della Torah), l’anima comprende 613 membri spirituali, ogni membro<br />

corrispondente ad un comandamento particolare. Quando l’anima osserva l’insieme<br />

dei 613 comandamenti per mezzo dei suoi tre vestiti (il pensiero, la parola e l’azione),<br />

tutti i 613 membri dell’anima sono vestiti dei 613 comandamenti, ogni membro essendo<br />

rivestito dal comandamento che gli corrisponde.<br />

(bisogna notare qui la ripetizione molto significativa da parte di rabbi shneur zalman<br />

della parola “tutti”: “tutti i comandamenti che richiedono un atto fisico”, “la spiegazione<br />

di tutti i 613 comandamenti”, “tutto ciò che è capace di capire”. Se un comandamento<br />

particolare è omesso, il membro corrispondente dell’anima sarà privato del suo vestito).<br />

Dunque, in un senso generale, attraverso l’osservanza dei comandamenti per mezzo del<br />

pensiero, la parola e l’azione, l’anima intera si riveste di tutti i 613 comandamenti della<br />

Torah. Rabbi shneur Zalman adesso preciserà di quale vestito (il pensiero, la parola o<br />

l’azione) ogni componente dell’anima si riveste in particolare.<br />

in modo più dettagliato, i <strong>Chabad</strong> della sua anima (le sue facoltà intellettuali9<br />

sono rivestite della sua comprensione della Torah, che capisce nel Pardess (i<br />

quattro livelli d’interpretazione) secondo la sua attitudine intellettuale e la radice<br />

della sua anima in alto.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

In tutti i casi evocati precedentemente, quando si ha il diritto di ritirare degli alimenti o<br />

dell’acqua dal recipiente che sta sul fuoco, il cucchiaio o il mestolo che viene utilizzato<br />

deve essere ben pulito senza resti di cibo non cotti e senza la minima goccia fredda di<br />

un qualsiasi liquido persino se e’ cotto, e questo persino se il recipiente non e’ piu’ sul<br />

fuoco, quando si ritirano gli alimenti.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.35<br />

Si tratta del divieto di pronunciare delle parole facendo credere che hanno un effetto<br />

benefico o nocivo. Il Sifri spiega quanto segue: e’ come colui che incanta un serpente<br />

o uno scorpione; in altre parole, pronuncia davanti ad essi delle parole, affinche’, per<br />

cosi’ dire, essi non lo mordano. Colui che trasgredisce questo divieto riceve dal tribunale<br />

delle bastonate.<br />

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56<br />

Jovedi 27 shvat 5773 - 7 febbraio 2013<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (QuinTA CHiAmATA)<br />

Hashem continua ad insegnare delle leggi: non distorcere il giudizio di un povero durante<br />

il processo. Non accettare un dono di corruzione. Non opprimere uno straniero. Il ciclo<br />

agricolo si divide in sette anni:nei primi sei e’ consentito svolgere tutti i lavori relativi<br />

all’agricoltura, e il settimo anno si lascera’ a riposo la terra. Anche per quanto riguarda<br />

il ciclo settimanale e’ permesso svolgere i lavori durante i primi sei gioni, ma nel settimo<br />

giorno sara’ vietato poiche’ e’ un giorno di riposo. Non menzionare il nome di altre divinita’.<br />

Rispettare le tre feste: Pesach,Shavuot e Sukkot. Durante queste feste ogni uomo<br />

deve comparire davanti ad Hashem, nel Tempio di Gerusalemme per <strong>presenta</strong>re dei<br />

sacrifici. Non si deve cucinare un vitello nel latte di sua madre (si tratta della proibizione<br />

di mischiare la carne con il latte).<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: QuArTo CAPiToLo<br />

L’attitudine intellettuale è la disposizione generale di un individuo a capire; la radice della<br />

sua anima, essa, determina l’argomento della Torah per la quale ha migliore attitudine.<br />

Ad esempio, un uomo la cui anima si identifica al livello di Pshat è particolarmente<br />

predisposta a capire il senso primo della Torah. Un’anima che si identifica al remez, cercherà<br />

di raggiungere il senso nascosto delle parole, e così di seguito. Quando si capisce<br />

la Torah secondo la propria attitudine intellettuale, le facoltà di <strong>Chabad</strong> dell’anima sono<br />

rivestite dal vestito costituito dal pensiero della Torah.<br />

e le middot, che sono i sentimenti di timore e amore (per D-o), con le loro ramificazioni<br />

e i loro derivati, sono rivestite dal compimento dei comandamenti in<br />

atto e in parola, (in parola che significa) lo studio della Torah che equivale atutti<br />

i comandamenti (riuniti).<br />

L’affermazione di rabbi shneur zalman, secondo la quale capendo la torah, l’intelletto,<br />

facoltà dell’anima, si riveste del pensiero, non pone alcuna difficoltà poiché l’intelletto<br />

può capire la Torah solo attraverso il pensiero.<br />

Al contrario, ciò che è stato appena detto, ossia che i sentimenti sono rivestiti dal compimento<br />

dei comandamenti in atto o in parola, merita una spiegazione. Infatti, che legame<br />

esiste fra, da una parte, l’amore e il timore di D-o, e d’altra parte, l’azione e la parola? Il<br />

cuore è la sede dei sentimenti, in che modo questi si rivestono allora degli atti compiuti<br />

con le mani ( ad esempio, la posa dei tefillin), o tramite la parola (lo studio della Torah)?<br />

Rabbi Sheneur Zalman spiegherà dunque che la pienezza dell’osservanza dei comandamenti<br />

esige amore e timore di D-o. per dare a questa osservanza la perfezione generata<br />

dalla vitalità e la profondità dei sentimenti, bisogna in effetti essere impregnati d’amore<br />

e di timore di D-o.


Poiché l’amore è la radice del compimento dei 248 comandamenti positivi: derivano<br />

da esso e non hanno vera sostanza in sua assenza.<br />

Poiché colui che li compie con verità è colui che ama il nome di D-o e desidera<br />

veramente attaccarsi a Lui;<br />

è impossibile attaccarsi veramente a Lui se non attraverso il compimento dei<br />

comandamenti,<br />

che sono i 248 “membri del re” (di D-o, il re dell’universo), se così ci si può<br />

esprimere, come viene spiegato altrove.<br />

Così come ogni membro dell’essere umano è un ricettacolo per una forza particolare<br />

della sua anima che se riveste (ad esempio, l’occhio è un ricettacolo per la facoltà visiva,<br />

l’orecchio per la facoltà auditiva…), allo stesso modo, ogni comandamento è un ricettacolo<br />

per l’aspetto particolare della Volontà divina (Retzon haelion, la Volontà suprema)<br />

che se ne riveste. Ogni comandamento esprime in effetti la Volntà divina di vedere un<br />

certo atto realizzato, così come pure i dettagli della sua esecuzione. E’ dunque chiaro<br />

che compiendo i comandamenti, ci si lega a D-o, poiché essi sono la Sua volontà.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Se non si e’ assolutamente certi che gli alimenti che sono nel KLI RISHON sono interamente<br />

cotti, sara’ vietato coprire questo recipiente con un coperchio, con un piatto o con<br />

qualsiasi oggetto persino dopo aver ritirato il recipiente dal fuoco, poiche’ coprendo il<br />

recipiente, gli alimenti continuano a cuocere. Inoltre, se si e’ tolto il coperchio da un recipiente<br />

che contiene una pietanza calda con delle ossa di pollo, che puo’ essere consumata<br />

solo se ben cotta, sara’ meglio non rimettere il coperchio su questo recipiente, a<br />

meno che queste ossa non siano abbastanza tenere da poter essere consumate.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.38<br />

Si tratta del divieto di chiedere informazioni ai morti, cosi’ come se lo immaginano coloro<br />

che sono i veri morti nonostante mangino e provino delle sensazioni, pensando che verso<br />

colui che si veste e che agisce in un certo modo, il morto verra’ durante il sonno e dia<br />

delle informazioni riguardo a cio’ che essi vogliono sapere. Nel trattato di Sanhedrin i<br />

nostri Maestri dicono:« Cio’ consiste nel lasciarlo soffrire di fame, poi si andra’ di notte<br />

al cimitero di modo che lo spirito di impurita’ venga a posarsi su di lui (come ricompensa<br />

della sofferenza che ha provato astenendosi dal mangiare). Colui che trasgredisce<br />

questo divieto puo’ essere punito dal tribunale con le bastonate<br />

57


58<br />

Venerdi 28 shvat 5773 - 8 febbraio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 17:15 | uscita 18:17<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (sesTA CHiAmATA)<br />

Hashem spiega a Moshe’ che mandera’ un angelo per proteggere il cammino del popolo.<br />

Si deveprestare ascolto alla sua voce, non ribellarsi a lui perche’ equivarebbe a ribellarsi<br />

ad Hashem. Se si ascoltera’ la sua voce, allora Hashem sara’ il nemico dei loro nemici,<br />

e che combattera’ contro di loro. L’angelo condurra’ il popolo nella terra promessa e<br />

Hashem distruggera’ le popolazioni che vi abitano poiche’ sono idolatre. Non ci si deve<br />

prostrare alle loro divinita’ ne’ prestare loro culto. Si deve sradicare completamente<br />

l’idolatria, distruggendo i loro altari e i loro luoghi di idolatria.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: QuArTo CAPiToLo<br />

Dunque, l’amore provato per D-o si riveste di (si esprime nel) compimento dei 248<br />

comandamenti positivi; è la loro fonte vitale e la loro vitalità, ciò che conduce a compierli<br />

con la totaalità del suo essere. Poiché chi ama D-o e desidera attacrsi a Lui, compie i<br />

Suoi comandamenti, come un dovere verso un amico particolarmente caro, con piacere<br />

e zelo, e con tutto il suo essere.<br />

e il timore è la radice dell’osservanza dei 365 comandamenti negativi, poiché colui<br />

che teme D-o teme di ribellarsi contro il re dei re, il santo Benedetto egli sia,<br />

agendo in modo contrario alla Sua Volontà; e quindi si astiene da ogni cosa proibita<br />

da D-o.<br />

A questo stadio, la parola “timore” viene interpretata nel suo senso semplice, un timore<br />

davanti alla severità del divieto divino.<br />

o prova un timore più profondo: si vergogna davanti alla grandezza (di D-o), di<br />

sfidare gli occhi della sua Gloria che vedono tutto e di fare ciò che è male ai suoi<br />

occhi,<br />

ossia, tutte le cose abominevoli odiate da D-o, che sono le klipot e la sitra acharà<br />

(l’altro lato, che è l’opposto della santità),<br />

che traggono la loro vita dall’uomo qui in basso (in questo mondo) e hanno presa<br />

su di lui di modo che ricevono attraverso lui la loro vitalità per il fatto che trasgredisce i<br />

(uno dei) 365 comandamenti negativi.<br />

Quando un uomo trasgredisce un comandamento negativo, che D-o non voglia, attribuisce<br />

alle klipot une forza e una vitalità supplementari.<br />

Poiché le klipot e la sitra acharà dissimulano la divinità e la santità, e sono odiate da D-o,<br />

l’ebreo si guarda bene dal trasgredire i comandamenti. Prova un sentimento di vergogna


all’idea di commettere una trasgressione e di dare così vita e forza alle klipot. Dunque,<br />

il timore di d-o si riveste dell’ (ossia si esprime nella) osservanza dei comandamenti<br />

negativi, poiché ispira il rifiuto del peccato.<br />

Si vede adesso con chiarezza come l’amore e il timore di D-o si allacciano al compimento<br />

dei comandamenti, e in che modo le middot sono la fonte e la vitalità dell’osservanza<br />

dei comandamenti in atto e in parola.<br />

Rabbi Shneur Zalman ha spiegato fin’ora che l’anima divina ha tre vestiti: il pensiero,<br />

la parola e l’azione che rilevano dalla Torah e dai comandamenti. Adesso stabilirà che,<br />

contrariamente a dei vestiti fisici che hanno evidentemente meno importanza della<br />

persona stessa che li indossa, i “vestiti dell’anima” sono più elevati dell’anima che li<br />

“indossa”. Pensando e pronunciando delle parole di Torah, compiendi i comandamenti,<br />

l’anima si eleva ad un livello superiore. In effetti, la Torah e i comandamenti formando un<br />

tutt’uno con D-o, colui che indossa questi “vestiti”, si unisce di conseguenza a Lui. Nelle<br />

parole di Rabbi Shneur Zalman:<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

E’ permesso di Shabat mettere un pentolino che contiene una pietanza fredda o persino<br />

degli alimenti non sufficientemente cotti, al di sopra di un altro pentolino che sta sul<br />

fuoco, per rendere la prima meno fredda, a condizione che gli alimenti che si trovano in<br />

questo pentolino non possano raggiungere una temperatura di 45 gradi.<br />

Tuttavia, sara’ permesso mettere nel pentolino superiore una pietanza (liquida) che e’<br />

gia’ un po’ calda (ossia almeno 71 gradi), e che e’ sufficientemente cotta, o un alimento<br />

secco, persino freddo, persino se congelato se e’ abbastanza cotto, nonostante in questo<br />

modo possa diventare molto caldo. Ma non sara’ permesso coprire con coperte il pentolino<br />

superiore per non trasgredire il divieto di avvolgerlo, persino se il pentolino inferiore<br />

era coperto in questo modo prima dell’inizio di Shabat.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.36<br />

E’ vietato andare ad interrogare un necromante e di chiedergli un consiglio. Colui che<br />

trasgredisce questo divieto, ossia che consulta un detentore dello spirito di Ov non e’<br />

passibile di morte, ma rimane comunque una pratica vietata.<br />

miTzvA’ neGATivA n.37<br />

Si tratta del divieto di interrogare un Ydeoni e di chiedergli un’informazione. Il Sifra<br />

spiega che Ov e’ il ventriloquo che fa parlare il morto attraverso le sue ascelle, e l’Ydeoni<br />

quello che fa parlare un osso che ha messo nella propria bocca. Tutti e due sono passibili<br />

di lapidazione e chiunque li interroga infrange un divieto della Torah.<br />

59


60<br />

Shabbat 29 shvat 5773 - 9 febbraio 2013<br />

orAri Di sHABBAT : entrata 17:15 | uscita 18:17<br />

PArAsHA misHPATim in Breve (seTTimA CHiAmATA)<br />

Hashem promette che nessuna donna sara’ sterile o avra’ aborti nella terra in cui il popolo<br />

ebraico si sta recando (Israele);che suscitera’ il panico fra i nemici permettendo al<br />

popolo ebraico di impossessarsi della terra. Hashem comanda di non stringere alleanza<br />

con gli idolatri per non essere indotti a rivoltarsi contro di Lui. Il popolo, dopo aver ascoltato<br />

tutte le leggi dalla bocca di Moshe’, risponde : « Faremo tutte le cose che Hashem<br />

ha detto ». Moshe’ scrive tutte le parole di Hashem e la mattina presto costruisce un<br />

altare ai piedi della montagna e dodici steli per le dodici tribu’ di Israele. Dopo aver<br />

offerto vari sacrifici, Moshe’ legge davanti al popolo il libro del patto e il popolo risponde<br />

: « Faremo e ascolteremo tutto cio’ che ha detto Hashem ». Hashem comanda a Moshe’<br />

di salire sul monte per ricevere le tavole di pietra, la Torah e tutti i comadamenti; una<br />

volta salito, per sette giorni una nube ricopre il monte e il settimo giorno Hashem chiama<br />

Moshe’ che si trattiene sul monte per quaranta giorni e quaranta notti.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: QuArTo CAPiToLo<br />

nonostante questi tre “vestiti” della Torah e dei suoi comandamenti sono qualificati solo<br />

come vestiti per i nefesh, ruach e neshama,<br />

tuttavia, il loro livello (il livello dei vestiti della Torah e dei suoi comandamenti) è infinitamente<br />

più elevato e più grande di quello dei nefesh, ruach e neshama stessi,<br />

(poiché) come è scritto nello zohar, la Torah e il Santo Benedetto Egli sia formano un<br />

tutt’uno.<br />

Ciò significa che la Torah, che è la Saggezza e la Volontà del Santo Benedetto Egli sia<br />

(la Saggezza della Torah è l’espressione della saggezza di D-o, e la legge l’espressione<br />

della Sua volontà), e il Santo Benedetto Egli sia nella Sua gloria e la Sua essenza, formano<br />

un tutt’uno,<br />

poiché Egli è il Conoscente, la conoscenza, etc. come è scritto più in alto in nome del<br />

Maimonide.<br />

La Torah che è la Saggezza di D-o, formano dunque un tutt’uno con D-o stesso. Quando<br />

un ebreo la capisce e si unisce così ad essa, si unisce con D-o stesso.<br />

Si può dunque concludere che i vestiti del pensiero e della parola (lo studio della Torah),<br />

e dell’azione (l’osservanza dei comandamenti), sono uniti con D-o stesso, e quindi più<br />

elevati dell’anima.<br />

Tuttavia, nasce spontanea una domanda: in che modo si può dire che capire la Torah<br />

significa capire la Saggezza e la Volontà di D-o, allorchè la saggezza di D-o (come D-o<br />

stesso) trascende l’intelletto umano?


E nonostante il Santo Benedetto Egli sia sia chiamato Ein Sof (Infinito), e che “la Sua<br />

grandezza non può essere sondata” e che “nessun pensiero può carpirlo”,<br />

e lo stesso vale per la Sua volontà e la Sua Saggezza (sono infinite e inafferrabili),<br />

come è scritto:”La Sua intelligenza non può essere sondata”, e “Puoi tu trovare e capire<br />

D-o cercando?”, e “poiché i Miei pensieri non sono i vostri pensieri”,<br />

il pensiero umano non può quindi carpire il Pensiero divino. In che modo allora è possibile<br />

dire che colui che capisce la Torah carpisce la Saggezza divina?<br />

Rabbi Shneur Zalman risponderà che D-o ha “compresso” e ha “abbassato” se così<br />

si può dire, la Sua Saggezza, vestendola delle parole e degli oggetti fisici della Torah e<br />

dei comandamenti, per renderla afferrabile all’intelligenza umana e permettere così di<br />

legarsi a Lui.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Tuttavia, non sara’ permesso mettere al di sopra del pentolino che sta sul fuoco un pentolino<br />

che contiene una grande quantita’ di grasso congelato, poiche’ a priori e’ vietato<br />

far sciogliere qualsiasi cosa durante Shabat; sara’ permesso solo in caso di grande<br />

necessita’. Se, malgrado tutto, lo si e’ gia’ fatto sciogliere, questo grasso potra’ essere<br />

consumato. Allo stesso modo, non sara’ vietato mettere al di sopra di un recipiente che<br />

sta sul fuoco un recipiente che contiene un po’ di grasso che, scaldandolo, si mischia al<br />

resto degli alimenti che sono nel recipiente. Sara’ permesso anche scongelare del sugo<br />

che si ha l’abitudine di mangiare.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.34<br />

Si tratta del divieto di praticare la magia. Colui che trasgredisce questo divieto e’ passibile<br />

di lapidazione se lo ha fatto volontariamente e deve offrire un sacrificio per una colpa<br />

sicura se ha agito non intenzionalmente. Hashem dice : « Non lascerai vivere la strega ».<br />

miTzvA’ neGATivA n.43<br />

E’ vietato radersi le tempie, come e’ scritto : « Non tagliate in cerchio le estremita’ della<br />

vostra capigliatura». Lo scopo di questo divieto e’ anche quello di non imitare gli idolatri<br />

che avevano l’abitudine di radersi solo le tempie. Nel trattato Yevamot i nostri Maestri<br />

spiegano che radersi completamente la testa viene considerato come tagliare in cerchio<br />

le capigliature. Tuttavia, radersi completamente la testa non costituisce un’imitazione<br />

degli idolatri. Colui che si rade una sola tempia e’ passibile di bastonate e colui che<br />

si rade tutto il cranio e’ doppiamente passibile di bastonate. Questo comandamento<br />

negativo non e’ rivolto alle donne.<br />

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62<br />

Domenica 30 shvat 5773 - 10 febbraio 2013<br />

PArAsHA TerumA in Breve (PrimA CHiAmATA)<br />

Hashem comanda a Moshe’ di dire al popolo ebraico di prendere per Lui una teruma’<br />

(offerta) che consiste nel dare, con slancio generoso, oro, argento e rame,lana azzurra,<br />

porpora e scarlatta, lino e pelo di capra, pelli di montone tinte di rosso, pelli di tachash<br />

e legno di acacia, olio, spezie per l’olio dell’unzione e per l’incenso di erbe aromatiche,<br />

pietre di onice e pietre per l’efod e per il pettorale del Koen Gadol. Gli ebrei devono<br />

costruire un Santuario affinche’ Hashem risieda fra loro. Devono costruire un’arca lunga<br />

1,25 metri circa, larga 75 cm circa e alta 75 cm circa ;rivestirla di oro puro sia internamente<br />

che esternamente ; ai quattro angoli devono esserci quattro anelli d’oro (due<br />

su ogni lato);introdurre delle stanghe di legno di acacia rivestite d’oro negli anelli che<br />

serviranno per trasportarla. Una volta terminate la costruzione Moshe’ dovra’ mettere al<br />

suo interno la Testimonianza che Hashem gli dara’.<br />

TAnYA Con sPieGAzioni: QuArTo CAPiToLo<br />

riguardo a questo per rispondere alla domanda posta sull’evidente differenza tra<br />

l’intelligenza umana e la Saggezza divina, (i nostri saggi) hanno detto:” Lì dove trovi<br />

la grandezza del santo Benedetto egli sia, trovi la sua umiltà”.<br />

In altre parole, in che modo si può avvicinare la grandezza di D-o, “trovarla” ed unirsi ad<br />

essa? Attraverso la Sua “umiltà”: per il fatto che si è abbassato al nostro livello.<br />

D-o ha “compresso” la sua volontà e la sua saggezza nelle 613 mitzvot della<br />

Torah e nelle loro leggi,<br />

come è già stato spiegato, i comandamenti rap<strong>presenta</strong>no la Volontà divina. La legge,<br />

in quanto ad essa, è espressione della Sua Saggezza e della sua volontà: i principi che<br />

sono alla base della legge, sono la sua Saggezza, e la regola stessa da seguire la Sua<br />

Volontà (la Sua volontà è che la regola sia decisa in questo modo).<br />

e nelle combinazioni di lettere della Torah, i Profeti e gli Agiografi,<br />

le lettere e le parole delle Scritture veicolano la Volontà e la Saggezza di D-o. Persino colui<br />

che ignora il loro significato compie il precetto di studiare la Torah, semplicemente recitandoli.<br />

e la Volontà e la Saggezza divine sono ugualmente comprese nelle spiegazioni (di questi<br />

versi) che si trovano nelle haggadot e i midrashim dei nostri saggi, di memoria<br />

benedetta.<br />

D-o ha “compresso“ la sua Volontà e la Sua Saggezza affinchè ogni neshama, o persino<br />

i livelli di anime inferiori di ruach e nefesh, nel corpo dell’uomo, possano carpirli


col proprio intelletto.<br />

e compiere la Torah e le mitzvot, che sono la Sua Volontà e la Sua Saggezza tutto ciò<br />

che è possibile in azione, in parola e in pensiero,<br />

e così rivestirsi, con le sue dieci facoltà, di questi tre vestiti (il pensiero, la parola e<br />

l’azione che rilevano dalla Torah e dalle mitzvot).<br />

Per questa ragione la Torah fu paragonata all’acqua, (poiché) così come l’acqua<br />

scende da un livello elevato verso un luogo più basso,<br />

l’acqua che giunge ad un livello inferiore è la stessa di quella che ha lasciato la sua fonte<br />

al livello superiore. Al contrario, per esempio, della luce, di cui un solo raggio, e non la<br />

fonte stessa (il corpo luminoso), viene trasmesso. O ancora, al contrario dell’intelletto,<br />

poiché non è la fonte (lo spirito del maestro) che si traspone ad un livello inferiore (lo<br />

spirito dell’allievo), ma soltanto l’idea, ossia un prodotto di questa fonte.<br />

reGoLe Di sHABAT<br />

Quando due pentole stanno sul fuoco, l’una sopra l’altra, non sara’ permesso in alcun<br />

caso, dopo aver ritirato dal fuoco la pentola inferiore, mettere la pentola superiore al suo<br />

posto sul fuoco, persino se contiene degli alimenti sufficientemente cotti, o caldi ad una<br />

temperatura di almeno 71 gradi, persino se il fuoco e’ coperto come si deve, e persino<br />

se le due pentole stavano disposte in questo modo prima dell’inizio dello Shabat. Non<br />

sara’ permesso neanche avvolgere con delle coperte la pentola superiore, persino prima<br />

di Shabat, per conservarne il calore. Se quindi, si vuole ritirare dal fuoco la pentola<br />

inferiore, in che modo procedere con la pentola superiore? Si mettera’ questa pentola al<br />

di sopra di un altro recipiente che sta sul fuoco, e che contiene degli alimenti. Se non si<br />

ha un recipiente sul fuoco, sara’ permesso, persino durante lo Shabat, mettere sul fuoco<br />

un recipiente vuoto o un piatto di metallo e collocare la pentola superiore su questo<br />

recipiente vuoto o su questo piatto, a condizione che gli alimenti che sono nella pentola<br />

superiore erano sufficientemente cotti e che mantengano ancora un po’ di calore.<br />

(Secondo i sefarditi, la temperatura dovra’ essere di almeno 71 gradi). Si fara’ attenzione<br />

a non mettere questo piatto di metallo su una fiamma troppo forte che rischierebbe di<br />

arrossire il metallo.<br />

seFer HAmiTzvoT<br />

miTzvA’ neGATivA n.44<br />

Si tratta del divieto di radersi la barba. Cinque punti sono vietati: la mascella superiore<br />

destra, la mascella superiore sinistra, la mascella inferiore destra, la mascella inferiore<br />

sinistra e il mento. Colui che si rade i cinque punti della barba sara’ punito dal tribunale<br />

con 5 bastonate. Inoltre questo fatto di radersi la barba e’ un’usanza dei sacerdoti idolatri.<br />

Questo divieto non riguarda le donne.<br />

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5773<br />

200esimA HiLLuLA<br />

DeLL’ ADmur HAzAken,<br />

il primo rebbe di <strong>Lubavitch</strong>,<br />

autore del Tanya<br />

e del shulchan Aruch Harav<br />

QuesTo voLume è sTATo oFFerTo DA:<br />

Giampierro sonnino<br />

Gabriele rabba<br />

e emanuel Teshuba.<br />

Direttore del progetto e redazione : Aharon Fabio Leotardi de Boyon<br />

Design : zeldesign.com<br />

Questo progetto è autofinanziato.<br />

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