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PDF, 1.888 KB - La Privata Repubblica

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Parimenti errato è la considerazione che la decisione<br />

(evidentemente temuta sfavorevole) sarà frutto<br />

dell’inserimento degli imputati in organizzazioni<br />

criminali come “Cosa Nostra” o c.d. “Banda della<br />

Magliana” o organizzazioni eversive della estrema destra.<br />

Conseguenza diretta della prima affermazione è stato<br />

l’insistente richiamo alla corte di assise al rispetto<br />

delle regole giuridiche nella formazione della propria<br />

decisione, per evitare che la sentenza sia uno strumento<br />

improprio utilizzato per raggiungere fini non compatibili<br />

con l’esercizio della giurisdizione ma propri della lotta<br />

politica tesa ad eliminare scomodi avversari politici<br />

come gli attuali imputati.<br />

Sul punto ritiene la corte che, in uno stato di diritto<br />

quale è quello italiano, dove il principio della<br />

separazione dei poteri e della autonomia della<br />

magistratura sono valori costituzionali, ipotizzare una<br />

simile evenienza è agghiacciante e fuori dalla realtà<br />

presupponendo, sulla base di un convincimento<br />

aprioristicamente formatosi per il solo fatto che nei<br />

confronti di taluni imputati è stata iniziata l’azione<br />

penale, una perversa mala fede nei confronti non solo dei<br />

giudici togati ma anche dei semplici cittadini che hanno<br />

avuto la ventura di essere sorteggiati come giudici<br />

popolari per questo processo. Né vale sostenere che la<br />

critica non è diretta al collegio giudicante perché la<br />

diversa angolazione della critica non sposta il problema<br />

stante la natura pubblica della accusa e gli obblighi su<br />

di essa gravanti.<br />

L’osservazione sopra fatta in ordine al richiamo al<br />

rispetto delle regole che sovrintendono alla decisione<br />

che sarebbero violate per fini politici in una con quella<br />

della personalizzazione del confronto con i singoli<br />

magistrati che hanno impersonato l’ufficio dell’accusa,<br />

malgrado il ripetuto richiamo del presidente della corte<br />

a rivolgersi impersonalmente all’ufficio della pubblica<br />

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